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Si fa presto a dire street


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avatarsenior
inviato il 21 Agosto 2025 ore 11:49

Prima di entrare nel discorso street, farei una parentesi sulla fotografia e sulle immagini che sono pubblicate sui social.
Ho differenziato Fotografia da Immagini sui social proprio perchè la fotografia ha le sue regole e avendo regole si possono rispettare o non rispettare. Le Immagini sui social sono immagini che ogni persona ritiene di pubblicare. Ora la differenza tra qualche decennio fa e oggi è che una volta si facevano fotografie e le si mettevano negli album, o nelle scatole delle scarpe per conservarle, oggi si pubblicano senza tanti ripensamenti, un po come ha fatto la moda dal tanto coprire al tanto scoprire e anche la morale è cambiata. Anche le fotografie che abbiamo negli album o nelle scatole delle scarpe alla fine sono immagini.
Quindi nulla è meglio dell'altro sono solo cose diverse.

Per la street è stata fatta tanta strada tra le foto di Henri Cartier-Bresson e Robert Doisneau ad oggi.
Tutto si concentrava sulla cattura del "momento decisivo":
l'attimo fuggente in cui tutti gli elementi della scena (persone, luce, composizione) si allineano in modo significativo. L'approccio era discreto, il fotografo era un "The Passenger" (riferimento a Iggy Pop non casuale, ma molto più attuale) che osservava la vita urbana in modo quasi invisibile, cercando di non influenzare la scena. Spesso si scattava in bianco e nero per enfatizzare le forme, le ombre e le emozioni.
Non sto a parlare dell'evoluzione tecnica che ha di fatto influenzato anche il modo di scattare foto, dalla lastra ai rullini di pellicola al digitale, perchè ci si perderebbe in tecnica inutilmente per una visione della street più generale.
La street photography di oggi è molto più diversificata e meno vincolata a regole rigide.
Si sono sviluppati diversi stili:
L'approccio "in-your-face": Fotografi come Bruce Gilden si confrontano direttamente con i soggetti, usando il flash a distanza ravvicinata per creare immagini crude e potenti, mettendo il soggetto a disagio per catturare un'emozione autentica.
Il colore: Mentre il bianco e nero dominava il passato, fotografi contemporanei come Saul Leiter (sebbene attivo già nel '900) e Alex Webb hanno reso il colore una parte integrante della narrazione, usandolo per creare atmosfere, stati d'animo e composizioni complesse.
L'umorismo e il surreale: Molti fotografi moderni, come Matt Stuart, cercano il lato ironico e inaspettato della vita quotidiana, creando immagini che suscitano un sorriso o una riflessione.
Il "documentario sociale": Un filone che si avvicina al fotogiornalismo, come l'approccio di Martin Parr, che documenta la cultura, i costumi e i comportamenti umani con un occhio critico e spesso satirico.
E non finiscono qui.
Con la comparsa degli smartphone e dei social media, la street photography si trova a confrontarsi con nuove sfide.
Consenso e Diritto all'Immagine: La facilità di scatto e l'immediata condivisione online hanno sollevato importanti questioni etiche e legali riguardo alla privacy e al consenso delle persone ritratte. Mentre la legge (in molti paesi) permette di fotografare persone in luoghi pubblici, il dibattito etico su "cosa è giusto fare" è molto acceso.
Il Ruolo dei Social Media: Piattaforme come Instagram hanno reso la street photography un genere accessibile a tutti, creando una comunità globale ma anche un'enorme mole di contenuti. Questo ha sia democratizzato il genere, sia generato una saturazione e, a volte, una ricerca di "like" a discapito della qualità e del significato.

In sintesi, la street photography è passata da un genere di nicchia, praticato da un'élite di fotografi con mezzi limitati, a un'attività di massa, democratizzata dalla tecnologia. Se da un lato ha perso in rigore e mistero, dall'altro ha guadagnato in accessibilità e diversità di stili, continuando a essere uno specchio in continua evoluzione della società e della condizione umana.

Se devo essere sincero io oggi ne faccio molto poca e abbino l'architettura urbana alla gente in momenti di vita normale e che ai più può sembrare banale, ma è quel momento che io ho visto e che ho ritenuto fosse significativo come documentazione di una mia uscita fotografica. Molto semplicemente un'immagine che poi finisce nel calderone dei social, senza voler essere un'opera d'arte o una trasmissione di uno stile che mi caratterizzi da tutti.
Per questo non giudico se una foto è street o meno, ma soltanto se mi ha comunicato qualcosa.
In sintesi non la bella foto, ma la foto buona, anche se si tratta di street o altro.






avatarsenior
inviato il 21 Agosto 2025 ore 11:58

Concordo con Stylo, rispetto al fatto che ci sia un confine labile fra street, fotogiornalismo, reportage, life phothography…. Sono definizioni che rappresentano prospettive diverse attorno ad un elemento assolutamente comune: raccogliere il contenuto delle fotografie a partire dalla strada, cioè dallo spazio pubblico . Questo è ciò che le accomuna. Poi naturalmente hanno finalità diverse e in questo si differenziano anche notevolmente.

Se vedo un'evoluzione negli ultimi decenni, mi pare sia una certa perdita della centralità dell'"evento", del cosiddetto "momento decisivo". Oggi si rappresentano moltissimo anche le "pause" fra un'azione e un'altra. Perché queste spesso servono a leggere le "atmosfere", cioè a dare un senso anche all'ambientazione.

Recentemente ho citato una galleria di un autore che amo moltissimo, Bruce Davidson. Nel suo lavoro Brooklyn Gang (1959) ci sono pochissimi "eventi", nessuno particolarmente significativo. Ci sono molte "pause" e molte "inazioni".
Ma è un lavoro tuttora straordinario nel suo sapere raccontare "la strada".

www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=5112368

avatarjunior
inviato il 21 Agosto 2025 ore 12:09

A proposito di Cartier-Bresson:
“Quando mi interrogano sul ruolo del fotografo ai nostri tempi, sul potere dell'immagine, ecc. non mi va di lanciarmi in spiegazioni, so soltanto che le persone capaci di vedere sono rare quanto quelle capaci di ascoltare”

Certo ne è passato di tempo da 'Images à la sauvette' del 1952 alla 'Street photography' di massa. La difficoltà maggiore credo sia proprio nel trovare il bandolo della matassa, per così dire Sorriso

avatarsenior
inviato il 21 Agosto 2025 ore 12:20

Se vedo un'evoluzione negli ultimi decenni, mi pare sia una certa perdita della centralità dell'"evento", del cosiddetto "momento decisivo". Oggi si rappresentano moltissimo anche le "pause" fra un'azione e un'altra. Perché queste spesso servono a leggere le "atmosfere", cioè a dare un senso anche all'ambientazione.


Bella riflessione,sono d'accordo

avatarsenior
inviato il 21 Agosto 2025 ore 12:27

Certo ne è passato di tempo da 'Images à la sauvette' del 1952 alla 'Street photography' di massa. La difficoltà maggiore credo sia proprio nel trovare il bandolo della matassa, per così dire


@Micomer
Non è che si deve cercare qualcosa di univoco che spieghi cosa è successo, basta accettare che le cose son cambiate e prenderne atto. Poi per ogni uno di noi il bandolo è cosa diversa (personale) e la matassa è cosa sociale, quindi la soluzione sta in noi e nella società in cui viviamo.

avatarsenior
inviato il 21 Agosto 2025 ore 12:41

Se vedo un'evoluzione negli ultimi decenni, mi pare sia una certa perdita della centralità dell'"evento", del cosiddetto "momento decisivo". Oggi si rappresentano moltissimo anche le "pause" fra un'azione e un'altra. Perché queste spesso servono a leggere le "atmosfere", cioè a dare un senso anche all'ambientazione.


@Ale Z

"Oggi si rappresentano moltissimo anche le "pause" fra un'azione e un'altra."
Autori come:
Saul Leiter (1923-2013), Eugène Atget (1857-1927), Helen Levitt (1913-2009), Robert Doisneau (1912-1994)
Credo che le loro opere siano piene di "di momenti di pausa".
In sintesi, mentre il "momento decisivo" di Cartier-Bresson ha dominato la narrazione della street photography per decenni, fotografi come Saul Leiter (con il colore e l'astrazione), Eugène Atget (con l'assenza), Helen Levitt (con il suo sguardo intimo) e Robert Doisneau (con la sua poetica della vita quotidiana) hanno sempre lavorato su un piano diverso: quello delle "pause" e delle "atmosfere", anticipando un trend che è diventato centrale nella street photography contemporanea.

Condivido le due strade, ma non che è prerogativa solo della street moderna.

avatarsenior
inviato il 21 Agosto 2025 ore 13:36

Lo dico? Lo dico.
La street photography non esiste.

Mi spiego meglio.

A mio avviso, i veri generi della fotografia sono molto più basilari: il paesaggio, il reportage, la ritrattistica, l'architettura, e pochi altri. Ognuno di questi ha una sua precisa logica, una sua storia e delle regole (più o meno) definite.

La street, invece, è un'altra cosa. È un "sovra-insieme," un contenitore.

Quando fotografo un volto in mezzo alla folla, non sto facendo street, sto facendo un ritratto in un contesto urbano.
Quando documento una manifestazione o la vita di un quartiere, non sto facendo street, sto facendo reportage in un contesto urbano.
Quando catturo una scena con architetture e geometrie, non sto facendo street, sto facendo fotografia di architettura in un contesto urbano.

La parola "street" in realtà non descrive il cosa, ma il dove.
Le foto fatte fuori dalle città allora cominciamo a chiamarle "outdoor"?

avatarsenior
inviato il 21 Agosto 2025 ore 13:50

Condivido le due strade, ma non che è prerogativa solo della street moderna.

È vero, Ivo. Ma è una tendenza, quella di scegliere i momenti "inattivi", che è cresciuta moltissimo nel tempo, specie nella "pratica di massa" della foto in strada.

avatarsenior
inviato il 21 Agosto 2025 ore 14:00

La street photography non esiste.

Un pensiero ragionevole che semplifica l'eterna discussione su questo concetto.

L'aspetto surreale risuona anche nelle foto di paesaggi di HCB:
artblart.com/2012/05/02/exhibition-henri-cartier-bresson-the-geometry-

E molto spesso gli elementi dell'immagine “rimano” tra loro, come in questo caso le costole del bambino con i raggi della ruota del carro:
onlineonly.christies.com/s/henri-cartier-bresson-decisive-moments/madu

avatarsenior
inviato il 21 Agosto 2025 ore 14:07

La street photography non esiste.

Fin qui mi pare che la discussione abbia evitato di dare una definizione rigida di "street photography" e credo che questo sia l'atteggiamento giusto. Ma se una cosa non sappiamo definirla con precisione, allora possiamo anche dubitare che esista… Sorriso

Se dovessi io darne una definizione minima, direi: un genere fotografico che ha come unico focus l'interazione fra le persone e fra le persone e il loro ambiente, quando si svolge in un contesto pubblico.

Se non ci sono questi come elementi centrali, allora parliamo d'altro.

avatarsenior
inviato il 21 Agosto 2025 ore 14:22

un genere fotografico che ha come unico focus l'interazione fra le persone e fra le persone e il loro ambiente, quando si svolge in un contesto pubblico.


Non potremmo comunque definirlo nel reportage?

avatarsenior
inviato il 21 Agosto 2025 ore 14:23

Che ci siano o meno persone, non mi sembra importante, l'importante è che non sia banale e ripetibile all'infinito.

avatarsenior
inviato il 21 Agosto 2025 ore 14:25

Ma è per questo che ho affermato che c'è una relazione intrinseca tra i due generi

Poi se vogliamo approfondire ulteriormente,il reportage è un racconto svolto con una serie di immagini,la street si ferma a una.


avatarsenior
inviato il 21 Agosto 2025 ore 14:27

Il recente scomparso Berengo Gardin non faceva forse anche lui street?
Ovviamente parlo delle foto che non fanno parte di reportage strutturati

avatarsenior
inviato il 21 Agosto 2025 ore 14:27

A mio avviso, i veri generi della fotografia sono molto più basilari: il paesaggio, il reportage, la ritrattistica, l'architettura, e pochi altri. Ognuno di questi ha una sua precisa logica, una sua storia e delle regole (più o meno) definite.


@Sigmarco se la metti su questo livello la questione allora esiste solo la fotografia, ovvero immagine prodotta con una macchina fotografica, già se prodotta con le ibride (ma si potrebbe anche estremizzare se non con un banco ottiho a lastre di vetro con gelatina fotosensibile) potrebbe essere esclusa dal chiamarla fotografia, se poi fatta col cellulare ancora meno. Ma quando invece di sintetizzare si semplifica, è solo per la non conoscenza e la non voglia di capire che si usa semplificare, qualcuno dice per comodità ma è sempre la volpe che afferma che l'uva è acerba...

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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