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Differenze sviluppo digitale/pellicola


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avatarsenior
inviato il 04 Gennaio 2022 ore 11:50

... però se non fai pratica,


E comunque una volta iniziato un acido, che ne trattassi una o cento, sempre era soggetto ad un certo deperimento, per cui tanto valeva usarlo.

In ogni caso, mi ripeto e pur con tutte le rotture di..., la soddisfazione che ho rpovato in CO col digitale non mi è mai più capitato, nonostante oggi, applicandosi e conoscendo il programma, si possano fare cose egregie e senza neppure tanto sforzo.

avatarsenior
inviato il 04 Gennaio 2022 ore 11:54

Il colore poi aveva componenti micidiali, con il Cibachrome si faceva anche una inversione della carta, quindi sbianca con un acido mica male, bisognava stare attenti agli occhi...

user14408
avatar
inviato il 04 Gennaio 2022 ore 12:01

Arrivai alla conclusione, infine, che sensore o pellicola non fosse nient'altro che una distinzione formale. Il sensore permetteva di fare le stesse cose della pellicola, con in più l'undo/redo, cosa che nella vita di tutti i giorni non esiste.


La "magia" vera e propria allora era lo step finale, quando tutti quei passaggi, che sembravano dei rituali codificati di un'antica religione



ecco cosa manca. per chi ha il privilegio di non dover campare con la fotografia. sviluppare un raw per me è quasi più avere spunti, una ricerca a tavolino, interessante, ma scattare con la pellicola e sviluppare, a me, da altre sensazioni, forse proprio la magia del rituale che si rinnova. Io poi ho da tempo adottato una modalità di ripresa che lascia ampi margini all' imprevisto. ovvero: so esattamene cosa farò, non so cosa verrà fuori. quel pizzico di imprevedibile che puoi scoprire solo "dopo", alla fine.

[mode pippone ON]
come dice Flusser sono superfici significanti, impronte che aprono orizzonti di senso. Dice ma perchè ,un sensore non cattura a sua volta una immagine? certo, ma se il mezzo non è neutrale e che lo specifico intrinseco va oltre il contenuto che veicolano ( come dice McLhuan) ecco che la valenza di un processo è quasi ontologicamente differente.

ovvero, per me, è più divertente scoprire questo abitare il momento fotografico.

[mode pippone OFF] SorrisoSorriso



avatarjunior
inviato il 04 Gennaio 2022 ore 12:35

Tony, 50 anni fa i laboratori stampavano di continuo, da ingranditore, e soprattutto i chimici erano sempre freschi. Quando ho iniziato a stampare io il colore, la pellicola era già in netto calo rispetto al digitale e la stampa era già nella fase dell'automatismo totale, quindi niente ingranditore con la testa colore e soprattutto, i chimici erano spesso vecchi o esauriti perché si stampava pochissimo. Ergo, la qualità delle stampe era pietosa. Tant'è che stavo per abbandonare l'idea del colore analogico. Finché non ho visto stampare seriamente il colore da ingranditore, con l'analizzatore per canali, con filtri, con bagni freschi e stretto controllo delle temperature. Tutte cose che ovviamente si possono fare sui piccoli numeri. Dispendioso come tempo e con necessità di un elevato know-how, ma assolutamente gratificante nel risultato. Bisogna avere la fortuna di trovare qualcuno che lo faccia ancora con questi criteri. Pochi, ma ci sono...

avatarjunior
inviato il 04 Gennaio 2022 ore 12:45

Nel lavello, a parte l'acqua, spesso ci finiscono acidi a gogo.... a meno che uno non li smaltisca (ma dove?)


Io porto i miei chimici all'amico Domenico che raccoglie tutto in 3 taniche da 50 litri (liquidi per il BW, per il colore e per le diapositive) che poi consegna ad una ditta specializzata in smaltimento di rifiuti speciali. Credo gli costi un centinaio di euro all'anno o poco più. Del resto ha voluto mettere tutto a norma, compreso il ricambio d'aria e l'uso dei DPI, visto che la sua camera oscura è registrata nel sito Ilford "darkroom locator" e la mette a disposizione (gratuitamente) a chi volesse usufruirne.

P.s.
Spesso si parla di acidi, impropriamente. L'unico vero acido è l'acido acetico del bagno di stop. In realtà un acido debole che si usa diluito, per giunta. Ciò che è molto più aggressivo è l'iposolfito nei fissaggi nonché gli idrossidi (basici) che si usano prevalentemente per il colore. Quindi, il BW, per dirla tutta, inquina molto meno.
Per dovere di cronaca, l'iposolfito presente negli scarti della camera oscura in ragione di alcuni millilitri, è molto meno tossico, ad esempio, dell'ipoclorito che le innocue massaie riversano a litri nelle tubature di casa tutti i giorni. Però quelli che inquinano sono gli utenti delle camere oscure...MrGreen

avatarjunior
inviato il 04 Gennaio 2022 ore 12:47

Maceric, stupendo pippone. Poetico e filosofico allo stesso momento! ;-)

avatarsenior
inviato il 04 Gennaio 2022 ore 13:12

"Sempre che la pellicola desse un limite più stretto a questi interventi, mi chiedevo se questa limitatezza facesse sforzare di più i fotografi a cercare soggetti che valeva davvero la pena di inquadrare."...quello che si faceva in analogico lo si fa in digitale a patto che si abbia una buona conoscenza dei programmi di p.p e non si vada per tentativi. La differenza è che se in digitale sbagli qualche passaggio o non sei convinto del risultato non devi ripetere tutto daccapo. La resa fotografica tra digitale è analogico è altro storia. Sicuramente il fotografo in era analogica era più riflessivo prima del click.

avatarsenior
inviato il 04 Gennaio 2022 ore 13:44

Però quelli che inquinano sono gli utenti delle camere oscure...


Eccerto! MrGreen

Comunque per un periodo avevo provato vie miste: sviluppo rullino nella tank, e scansione per decidere quale foto, casomai, meritasse lo sviluppo. Però non so... o era la FM2 o io miope, ma nessuna delle foto aveva quel quid necessario a far partire un minimo di approfondimento. MrGreen

A quel tempo mi informai meglio, scoprendo che esisteva pure un ingranditore digitale: scattavi con la macchina digitale, ma usavi questo ingranditore per stampare la foto direttamente sulla carta fotografica, come si fa con un negativo. Il fatto che la cosa non abbia preso piede, però, la dice lunga...

avatarsenior
inviato il 04 Gennaio 2022 ore 14:27

" Ciò che è molto più aggressivo è l'ipoclorito di sodio nei fissaggi.." che io sappia e' iposolfito. Scusami Giulia, piu' che altro la mia e' deformazione professionale Triste Si porta con se gli alogenuri di argento non reagiti alla luce.

avatarjunior
inviato il 04 Gennaio 2022 ore 14:35

sviluppo rullino nella tank, e scansione per decidere quale foto, casomai, meritasse lo sviluppo. Però non so... o era la FM2 o io miope, ma nessuna delle foto aveva quel quid necessario a far partire un minimo di approfondimento. MrGreen


Non mi pronuncio sulla tua miopia ma escluderei che il problema fosse la FM2. Magari era la scansione non all'altezza?


A quel tempo mi informai meglio, scoprendo che esisteva pure un ingranditore digitale: scattavi con la macchina digitale, ma usavi questo ingranditore per stampare la foto direttamente sulla carta fotografica, come si fa con un negativo. Il fatto che la cosa non abbia preso piede, però, la dice lunga...


Guarda, se la scansione del negativo può avere un minimo di senso, scattare in digitale per poi stampare da finto ingranditore, è proprio demenziale. È forse per questo che non ha preso piede? ;-)


avatarjunior
inviato il 04 Gennaio 2022 ore 14:36

Simone, hai ragione, è iposolfito. Sorry Ho corretto!
È comunque un sale, non un acido... Il senso era quello Cool

avatarsenior
inviato il 04 Gennaio 2022 ore 14:40

scattare in digitale per poi stampare da finto ingranditore, è proprio demenziale.


In realtà garantiva una profondità di nero a quel tempo irraggiungibile dalle allora stampanti a getto. Poi il gap è stato colmato, e il progetto è defunto. Una stampa chimica, comunque, ha sempre quel quid in più di una getto.

avatarsenior
inviato il 04 Gennaio 2022 ore 14:53

"È comunque un sale, non un acido... Il senso era quello" ah ok Cool

Era ed e' ancora abbastanza comune la stampa fotografica da file (nativo o da scansione pellicola) con tecnologia lambda. Non so se sono tutti uguali, quello della Durst veniva anche chiamato "digingranditore". Sono comunque macchine di dimensioni e costi fuori portata per il singolo fotoamatore.

Dimenticavo : " Una stampa chimica, comunque, ha sempre quel quid in più di una getto. "
Anche per me

avatarsenior
inviato il 04 Gennaio 2022 ore 16:59

Spesso si parla di acidi, impropriamente


Si, certamente, a parte il bagno di arresto (leggeremente acido) il rivelatore e il fissaggio non sono acidi.
Più che altro parlando di acidi -allora- era una specie di "sineddoche da camera oscura" per indicare il complesso di liquidi necessari per far emergere la figura latente -sia dalla pellicola, sia dalla carta fotografica- ma ovviamente senza alcun riferimento alla natura chimica degli stessi.

avatarjunior
inviato il 04 Gennaio 2022 ore 17:15

"sineddoche da camera oscura"


Chapeau!
Che piacere vedere che esiste ancora gente che tratta la lingua italiana con i guanti! ;-)

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