user148740 | inviato il 07 Maggio 2018 ore 14:52
Scusate ma quindi si può dire che qualsiasi cellula del nostro corpo contenga comunque intelligenza? Senza un cervello che analizzi? Quindi quello che chiamiamo istinto non viene del tutto codificato nel cervello |
| inviato il 07 Maggio 2018 ore 15:12
Dipende molto dal tipo di "organizzazione interna" che gli organismi hanno costituito nel corso dell'evoluzione; gli animali superiori hanno fondamentalmente "delegato" la decodifica dei segnali ad un organo apposito, il cervello, ma anche gli organismi unicellulari devono potersi rapportare, tramite segnali e risposte adeguate, al mondo esterno, anche solo per la ricerca delle fonti di alimentazione; così ci sono ad esempio mixomiceti che, quando si trovano nello stadio unicellulare ameboide, si muovono alla ricerca di cibo riconoscendo e scartando i percorsi già fatti (i mixo sono la mia passione, per la macro, quando si trovano nello stadio finale e formano un unico plasmodio visibile e in genere coloratissimo, mentre realizzano le strutture che poi produrranno le spore , vedi questi www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1143417) |
| inviato il 07 Maggio 2018 ore 16:23
è molto difficile dire cosa è l'intelligenza, sempre che si stia cercando proprio quella. il termostato in un certo senso è intelligente perchè abbassa o innalza la temperatura a senso e non a caso. Quindi la valvola è l'unità anatomo-funzionale dell'intelligenza? Sicuramente i vegetali sono in grado di comunicare tra loro e con il mondo, non si scambiano sms ma praticano per quel che gli compete e necessita. |
user148740 | inviato il 07 Maggio 2018 ore 17:18
al di là di comunicare nel video che hai postato è per me molto bella la ricerca del palo da parte del fagiolo (che a quanto pare è una fagiola), anche que dici che è semplicemente una risposta automatica ai suoi sensi (che da quel che ho capito ancora non abbiamo identificato bene)? Sembrerebbe quasi una ricerca quindi una cosa più strutturata |
user14286 | inviato il 07 Maggio 2018 ore 20:38
qui però si sta spostando l' asse della discussione, confondendo la razionalità con l' intelligenza. I comportamenti descritti possono essere definiti razionali, nel senso che hanno un fine preciso, ma avvengono autonomamente; l' intelligenza invece presuppone capacità di discernimento, scelta, valutazione, quindi consapevolezza... |
user148740 | inviato il 07 Maggio 2018 ore 21:09
Si mi chidevo appunto quanto possa definirsi autonoma la ricerca del palo da parte del fagiolo, vedendo il filmato non sembrerebbe |
| inviato il 07 Maggio 2018 ore 22:11
se si parla di intelligenza, come dicevo, si tratta di qualcosa che non mette daccordo nessuno nella sua definizione. Ne ho sentite di tutti i tipi e nessuna mi è sembrata soddisfacente. Occorre considerare che quando si vuole definire qualcosa, non si deve identificare quello che è di più ma quello che è necessario perchè esso sia. Quindi non si deve cadere nell'errore della quantità (quello è + intelligente di quell'altro) ma occorre trovare l'elemento qualitàtivo che possa determinare che quello e questo è intelligente. Si parla di intelligenza anche riferendosi ai computer e dire se lo si fa impropriamente oppure no ci riporta di nuovo alla definizione di intelligenza su cui non si trova un accordo. Razionalità, consapevolezza, coscenza... siamo in un campo minato. Possiamo definire forse come un umano intende determinarsi per denotare d'essere consapevole di sè. Mi domando se fatto questo possiamo applicare quella che abbiamo appena identificato come (l'umana) consapevolezza di sè ad una pianta di fagioli. |
| inviato il 08 Maggio 2018 ore 8:15
Il fatto che le piante possano riconoscere i "parenti stretti", all'interno di una comunità di conspecifici come nel caso del ravastrello, sembrerebbe confermare che una qualche forma di consapevolezza ci sia anche tra questi organismi, cosa che per altro sarebbe comunque necessaria anche solo per rapportarsi all'esterno, ad esempio per attivare meccanismi di difesa, dai parassiti o altro, solo quando necessari e spesso localizzati solo "dove" necessari; mi viene in mente il caso della Mimosa pudica che chiude le pinnule della foglia quando questa viene toccata, ma solo se toccata da un "agente esterno"; tra l'altro la velocità con cui il meccanismo si propaga a tutte le pinnule della foglia è compatibile solo con quella di un impulso elettrico, come avviene tra il cervello e gli organi periferici degli animali (un meccanismo idraulico, data la sottile capillarità dei vasi interni alla foglia, sarebbe di gran lunga più lento), ma, nelle piante, dov'è un cervello che possa generare impulsi elettrici ad hoc? Evidentemente, se vogliamo capire il "comportamento" di tutti gli esseri viventi dobbiamo smettere di ragionare basandoci unicamente sulla fisiologia animale, ma sempre considerando che le "basi comportamentali" devono per forza di cose rimanere comunque simili. |
| inviato il 08 Maggio 2018 ore 8:58
insomma una peer to peer invece di una client-server? credo che parlare di consapevolezza nel caso di piante sia forse un po' eccessivo. Le piante hanno (secondo me) un "istinto" che le porta a cercare cio' che a loro serve e ad evitare cio che per loro e' dannoso. Lo fanno naturalmente con i loro tempi. La coltivazione sinergica si basa in gran parte su questo assunto. Hazelip e Mollison sono gli autori di riferimento. |
| inviato il 08 Maggio 2018 ore 9:10
Qui parliamo di consapevolezza come sinonimo di io, di anima piu' o meno? In tal caso non esiste risposta certa, ognuno di noi ha esperienza del proprio io di tutto il resto non puo' avere certezza, sono solo supposizioni che lo aiutano a leggere il mondo. |
| inviato il 08 Maggio 2018 ore 9:24
è probabile che utiliziamo termini grossolani. Aristotele è stato il grande suddivisore. Lui per capire le cose le divideva in tante cose più piccole e poi le raggruppava a senso. Questa in sintesi è la filosofia occidentale che poi ha originato le scienze. Oggi parlare di un termine generico come intelligenza può essere imbarazzante se vogliamo specificare qualcosa di più. Intendevi forse l'intenzionalità? la capacità associativa? la memoria? la possibilità di provare piacere o dolore? un cocktail di queste ed altre componenti ma dosate in una maniera ben precisa? Quindi è corretta l'osservazione di Alessandro sulla consapevolezza. Quale? il riconoscimento di sè? e se di questo si tratta, come e in quali circostanze ci sembra che questo riconoscimento del sè sia valido? Se ci riconosciamo di fronte ad uno specchio? non stiamo forse privilegiando un senso a noi umani particolarmente congeniale, ovvero la vista? |
| inviato il 08 Maggio 2018 ore 9:48
Che tutti gli altri organismi viventi abbiano elaborato solamente una forma più o meno sviluppata di "consapevolezza" materiale, mentre l'uomo si è avventurato anche in un tentativo di ricerca di qualcosa che possa andare oltre, è probabilmente vero; non mi risulta che ci siano altri organismi che manifestino segnali di una qualche domanda sull'al di là o sull'anima ecc., nemmeno tra quei primati (scimpanzè) che sembrano aver sviluppato una certa "elaborazione del lutto" |
| inviato il 08 Maggio 2018 ore 10:57
mah.. Daniele.. penso a quei cani che restano vicino alla tomba del padrone morto. Sono numerosi tra gli animali anche gli episodi di evidente dolore dimostrato dopo la morte del compagno. Significa secondo me che e' presente una certa comprensione del fatto che ci si spegne. |
| inviato il 08 Maggio 2018 ore 12:08
Certo, questo è un esempio per nulla raro tra gli animali domestici, soprattutto se si tratta di specie sociali come il cane; però la comprensione di una mancanza non significa automaticamente che l'animale creda anche in qualcosa che viene dopo la morte, ma solo che spera di veder rispuntare il suo padrone "vivo" come se si fosse assentato temporaneamente o semplicemente addormentato, o che abbi9a capito di essere stato "abbandonato". Anche l'uomo è partito sicuramente da queste esperienze per poi elaborare i suoi concetti riguardanti la ricerca del dopo la morte; semplicemente non credo che gli animali siano ancora giunti a questo stadio, perché implica meccanismi di pensiero di tipo filosofico che non mi pare si osservino negli animali |
| inviato il 08 Maggio 2018 ore 12:54
Allora chi non crede nell'aldilà è un animale? |
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