| inviato il 08 Agosto 2016 ore 10:23
Bel dibattito.Nei toni e negli argomenti. |
| inviato il 08 Agosto 2016 ore 10:24
Vai Caterina, preparati allora. Trenette incluse |
| inviato il 08 Agosto 2016 ore 10:25
Molto OT: Caterina si sanno già le date per Helmut Newton? Se può interessare qui in zona a Lucca c'è la mostra di "Magnum sul set" non sono ancora riuscito a vederla ma promette bene. Ciao |
| inviato il 08 Agosto 2016 ore 10:40
Helmut Newton da l 14 settembre al 22 gennaio, mi tengo pronta |
| inviato il 08 Agosto 2016 ore 11:07
Allora Caterina: giubotto catarifrangente, ombrellino (marcato Nikon o Canon, vedi tu), megafono di buona qualità. Prepara tutto, mi raccomando, per tempo |
| inviato il 08 Agosto 2016 ore 11:39
il colore. ..... brutta bestia se non lo si conosce. tutto è relativo in funzione di ciò che si vuole esprimere ma se si vuole essere fedeli alla realtà bisogna studiarsi la gestione del colore e possibilmente anche lo spazio colore Lab. essendo quest'ultimo uno spazio colore assoluto e conoscendo i numeri relativi alle varie situazioni fotografiche il pericolo di sbagliare è molto minore. |
| inviato il 08 Agosto 2016 ore 12:06
Warhol dal 21 ottobre al 26 febbario, quindi periodo buono per le due mostre dal 21 ottobre al 22 gennaio. Segnalo inoltre l'apertura gratuita il 15 Agosto di 7 mostre e di alcune parti del palazzo normalmente visitabili a pagamento. |
| inviato il 08 Agosto 2016 ore 12:21
Grazie Caterina, per Newton farò l'impossibile, warhol già visto a Pisa 2 o 3 anni fa. Ciao Marco |
| inviato il 08 Agosto 2016 ore 13:02
Mi sono reso conto di essere andato nuovamente fuori tema. Provo a riprendere il filo: se vado ad una mostra di un autore con un nome altisonante dopo aver mangiato spaghetti alle vongole, secondo voi cambia la mia capacità di percepire correttamente i colori? |
| inviato il 08 Agosto 2016 ore 14:00
IO mi accontetnto di Elliott Erwitt al forte di Bard!! |
| inviato il 08 Agosto 2016 ore 14:06
Nel mirino anche quella, speriamo di farcela da qui a Novembre |
| inviato il 08 Agosto 2016 ore 14:38
Son vongole avariate sì, ma il marcio è stato coperto con un bel timbro clone. |
| inviato il 08 Agosto 2016 ore 14:40
quindi tutto ok |
| inviato il 08 Agosto 2016 ore 16:00
Quante mezze verità, bugie, illusioni (e chi più ne ha, più ne metta) si nascondono nel nome che diamo alle cose! Nell'era della pellicola lo si chiamava "sviluppo e stampa"; un nome da cui si traeva l'idea scontata che "ci dovesse essere per forza", altrimenti la fotografia sarebbe rimasta invisibile. Giusto, però chi aveva manico da vendere, forzava la mano anche su quello e lavorava di sovrapposizione tra diapositive (ma nell'800 c'era chi già lo faceva con le lastre), sbianca sui negativi, esposizioni differenziate con maschere varie ... e anche qui, chi più ne ha, più ne metta; però, chiamandolo "sviluppo e stampa", nessuno si scandalizzava, a meno che non si pretendesse di far volare il classico asino! Questo era vero al punto che la maggior parte delle persone considerava "fotomontaggio" solo le immagini ricavate materialmente con forbici e colla, ma non quelle ottenute da doppie esposizioni ecc. Oggi si chiama "postproduzione"; vorrei tanto sapere chi è il genio della lampada che ha coniato quel termine, perché fa subito venire in mente qualcosa di "successivo" alla fotografia già conclusa, qualcosa di assolutamente aggiuntivo, ma non necessario (è infatti risaputo che tutti siamo in grado di "vedere" direttamente un RAW ), mentre invece anche la più banale preimpostazione "on camera", che restituisca un JPG visibile, è già postproduzione, lo si voglia ammettere oppure no! Anche nell'era della pellicola si poteva benissimo ricorrere alle "preimpostazioni", quelle delle macchine di sviluppo e stampa automatiche dei laboratori a cui si rivolgeva oltre il 90% di chi si fermava al fatidico "click", mentre il rimanente 10% si faceva fare stampe "professionali" da professionisti (appunto) che decidevano di testa propria in che modo elaborare il tutto (dubbio atroce: i professionisti dello sviluppo erano forse tutti "taroccatori"?). Ma allora mi (e vi) domando: ma tutti quelli che non si accontentavano delle stampe non professionali "automatiche" e si dotavano di una camera oscura, in cui ottenere le immagini secondo parametri personali, erano anche questi solo dei "taroccatori"? Il problema di fondo è sempre il medesimo: non sono gli strumenti che utilizziamo a decretare se un'immagine sia ancora una fotografia, ma il tipo di risultato che ci prefiggiamo nell'utilizzarli. Uso e abuso non sono la stessa cosa, però quello che rimane da sempre difficile è stabilire in modo oggettivo quale sia il limite tra i due; da questo punto di vista trovo che la scelta di affidarsi unicamente alle preimpostazioni della fotocamera, solo per non venire tacciati di essere dei taroccatori, sia come nascondere la testa sotto la sabbia; o come il bambino che non ruba i biscotti per non essere punito, però mangia impunemente quelli che gli offre il fratello perchè, in fondo, è stato lui a rubarli (le preimpostazioni della fotocamera non esistono per opera dello Spirito Santo, c'è qualcuno che le ha elaborate al posto nostro e ce le offre come "biscotti rubati"). | |

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