| inviato il 18 Ottobre 2015 ore 21:05
sulla stampa linea top: un 30x45 costava 18 euro linea professionale un 20x30 sugli 8 euro parliamo di tecnico che stampava di persona le tue foto singolarmente io utilizzavo quel servizio ora praticamente la metà |
| inviato il 18 Ottobre 2015 ore 21:05
“ @Gian Carlo F " Il massimo della sofisticazione fu la stampa delle diapositive con il mitico Cibachrome, ma costava una fucilata!" Io per diversi anni (più o meno tra il 1985 e i primi anni '90) ho fatto stampare Cibachrome Metal da diapositive 6x9 Sorriso Costosissimo, soprattutto nei grandi formati che usavo, dal 30x45 al 50x70, ma il risultato era strabiliante per i colori accesi e il forte contrasto. I costi erano compensati dal fatto che quelle immagini poi le vendevo in tirature limitate o anche in copia unica: goo.gl/WIc8Sr Altra cosa straordinaria del Cibachrome: nessun degrado dei colori, perché si trattava di coloranti azoici. Credevo non esistesse più, ma leggo che oggi si chiama Ilfochrome: it.wikipedia.org/wiki/Ilfochrome „ Pensa che quelle stampe sono perfette ancora oggi. Il processo mi pare fosse basato sul togliere strati di colore dalla carta |
| inviato il 18 Ottobre 2015 ore 21:08
Comunque le dia che mi si sono conservate meglio nei decenni sono state le Kodakchrome e, soprattutto, le Ectachrome (sviluppate da Kodak) |
| inviato il 18 Ottobre 2015 ore 21:12
alcune parti nere delle mie kodachrome si sono staccate fisicamente |
| inviato il 18 Ottobre 2015 ore 21:12
@Gian Carlo F “ Pensa che quelle stampe sono perfette ancora oggi. Il processo mi pare fosse basato sul togliere strati di colore dalla carta „ C'era sia la carta che il "metal" che poi era un supporto plastico. Ne ho ancora molte di quelle stampe in casa. All'inizio avevo provato a stampare il Cibachrome in camera oscura (su carta) ma era difficilissimo, servivano attrezzature professionali, con tank e vasche a temperatura precisa e costante, e guai a sbagliare i tempi, non perdonava. Lasciai perdere quasi subito e cercai un buon laboratorio. A Modena c'era Diachrome, bravissimi, ma purtroppo chiusero già prima della fine degli anni '90. |
| inviato il 18 Ottobre 2015 ore 21:18
“ C'era sia la carta che il "metal" che poi era un supporto plastico. Ne ho ancora molte di quelle stampe in casa. All'inizio avevo provato a stampare il Cibachrome in camera oscura (su carta) ma era difficilissimo, servivano attrezzature professionali, con tank e vasche a temperatura precisa e costante. Lasciai perdere quasi subito e cercai un buon laboratorio. A Modena c'era Diachrome, bravissimi, ma purtroppo chiusero già prima della fine degli anni '90. „ io avevo usato la carta ed avevo acquistato una Hobby lab motorizzata e termostatata, ma ti dico, i costi erano altissimi. Sicuramente, come per il colore da negativo, conveniva farlo fare a dei buoni laboratori |
| inviato il 18 Ottobre 2015 ore 21:20
“ alcune parti nere delle mie kodachrome si sono staccate fisicamente „ guardate qui, scansione da 3818x2546, crop 100%
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user53566 | inviato il 18 Ottobre 2015 ore 21:23
Quando aprivi il tubetto del rullino per caricarlo, che profumo! Mi ci sono intossicato! |
| inviato il 18 Ottobre 2015 ore 22:12
Correva l'anno 1971 Praktica Super Tl con 50mm Jena Pancolar f1,8 e Ectachome I colori sono rimasti perfetti
 1971_72_xx_DIAP_124 by Gian Carlo Fusco, su Flickr |
| inviato il 18 Ottobre 2015 ore 22:23
Come succede spesso in questo forum (non solo questo), l'autore pone una domanda e poi sparisce, intanto il topic va avanti da solo grazie ai "bei ricordi del tempo che fu". “ Avevamo imparato a previsualizzare lo scatto in maniera impeccabile! Nessuna foto o quasi era sottoesposta o mossa! „ Eri obbligato, non sempre lo si faceva perché era una regola di buona fotografia, ma obbligato non solo per l'alto costo della singola foto, ma anche perché se ti eri fatto 200 km per fare una gita e dopo una settimana ti accorgevi che avevi cannato gli scatti, non tornavi sul posto a ripetere gli scatti. Inoltre, come già detto da qualcuno, non sempre un rullino lo iniziavi e lo finivi in giornata, ma magari facevi cinque o sei scatti qui, ed altri in un altro posto, quindi poteva rimanere in macchina per mesi, soprattutto chi scattava meno come me. Ecco perché, già nel 1979 quando iniziai ad affiancare le dia alla pellicola b/n che sviluppavo in proprio, avevo preso l'abitudine di catalogare ogni singolo rullino con lettere e numeri di sequenza. Infatti, i primi due rullini, "A" e "B" sono dei rullini Kodachrome. Visto che il sistema Kodachrome era piuttosto costoso ed occorreva sempre spedire i rullini a Milano, passai ai rullini dia normali che facevo sviluppare in striscia e non intelaiati, perché me li intelaiavo personalmente (usavo telaietti Gepe ed altri), così potevo catalogare in modo sequenziale le dia leggendo il numero impresso sotto o sopra il fotogramma. Eh sì, ero già un fanatico pignolo allora!  Giorgio B. |
| inviato il 18 Ottobre 2015 ore 22:36
Anch'io le poche dia 24x36 che scattai (concerti dei CCCP Fedeli alla Linea e documentazione per la tesi di laurea) le feci sviluppare in striscia e poi le inserii nei telaietti Gepe, si spendeva meno e poi si potevano scartare senza ritegno quelle venute male. Mai fatto Kodachrome, che però sapevo fosse la scelta di professionisti e artisti. Mitico il volume "Kodachrome" di Luigi Ghirri: www.minimaetmoralia.it/wp/luigi-ghirri/ |
| inviato il 18 Ottobre 2015 ore 22:56
“ avevo provato a stampare il Cibachrome in camera oscura (su carta) ma era difficilissimo, servivano attrezzature professionali „ Non era esattamente così........ Il Cibachrome ti permetteva la stampa diretta (da dia) a 20 gradi con una discreta tolleranza di gradi. Mentre gli altri processi di stampa a colori dovevi avere per forza un sistema di sviluppo termostatizzato con tolleranza molto bassa, niente luce rossa e (preferibilmente) un analizzatore di colore per bilanciare le filtrature ed evitare di sprecare carta, tempo e soldi! Ho stampato il colore per una quindicina di anni (1982/1997) passando da diverse soluzioni, ma sempre e solo stampa. Il processo E6 per le dia (escluse Kodachrome) ed il C41 per le negative a colori, l'ho sempre delegato ai laboratori. Naturalmente stampo tutt'ora in casa fino al formato A2+(43x64) con tutt'altro procedimento, ma rigorosamente con monitor profilato e stampante Epson Stylus Pro 3880. Lo spettrofotometro eye one pro è per me irrinunciabile oltre che per profilare il monitor, per creare profili ad hoc di tutte le carte che uso per la stampa! Dimenticavo l'ultimo passaggio, anche le mie attuali reflex sono state profilate con il color checker ed i profili caricati su LR che trovo abbia un modulo stampa fantastico |
| inviato il 18 Ottobre 2015 ore 22:58
Trystero certi tuoi "passaggi" mi hanno fatto spuntare la lacrimuccia..... |
| inviato il 18 Ottobre 2015 ore 23:01
Su su dai non piangete eh, che oggi potete andare a nozze con uno scatto |
| inviato il 18 Ottobre 2015 ore 23:08
Per rimanere in tema...... i costi erano alti allora, ma volendo fare le cose per bene, lo so sono tutt'ora. La fase riguardante lo scatto oggi è decisamente a basso costo, quasi a costo zero per chi fa migliaia di scatti al mese |
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