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La cultura serve?







avatarsupporter
inviato il 03 Marzo 2015 ore 13:29

Credo che la cultura artistica sia fondamentale non solo per fare ma anche semplicemente per apprezzare la fotografia.
Ricordo quando appena dopo aver comprato la prima reflex inciampai (letteralmente, erano posate per terra) in una serie di monografie di grandi autori in svendita presso una piccola libreria, ci tornai più volte e presi tutte quelle che trovai, cambiarono profondamente il mio approccio alla fotografia.
Poi come mi è stato detto su questo forum " non è necessaria la cultura fotografica per fare belle foto" , alla fine il punto credo sia questo, se si ci vuole fermarsi alla bella foto oppure no. Chi frequenta questo gruppo immagino di no.

avatarsenior
inviato il 03 Marzo 2015 ore 13:36

Un punto ben toccato Caterina.

Restando all'esperienza personale, alcune letture, alcuni incontri, hanno nel tempo inciso non poco nel mio modo di vedere, di intendere alcuni aspetti, cosa che si è poi inevitabilmente riflessa, tanto nel vivere quotidiano che nello specifico dell'approccio con la fotografia.

Ma sia anche detto, e la domanda resta quindi irrisolta, che le mie fotografie brutte erano prima e brutte sono rimaste dopo! MrGreen

C'è comunque un altro episodio particolare, relativamente recente, che c'entra con questa discussione, e ha pure un senso pratico evidente: adesso sono di corsa e di passaggio. Magari più tardi....

avatarjunior
inviato il 03 Marzo 2015 ore 14:50

Parto prendendo spunto da alcune frasi che ho trovato nei vari interventi

1-
Per questo ho antipatia anche per la cultura prodotta dalla critica
. La critica viene spesso osteggiata perché considerata distruttiva ma in realtà senza un dibattito critico serio non saremmo in grado di valutare e leggere approfonditamente delle opere non sapremmo collocarle nel loro periodo storico di riferimento insomma riusciremmo a vederne i significati forse più profondi. In poche parole anche la critica è cultura.

2-
Non serve
Il primo uomo che ha cotto un alimento sul fuoco ha fatto della cultura, chi ha inventato la ruota a fatto cultura, chi ha trovato il modo di imprimere un'immagine su una pellicola ha fatto cultura. In breve senza cultura credo molte cose non sarebbero possibili

3-
più che altro serve il talento
Hendrix ha imparato a suonare la chitarra senza fare nessuna scuola, il padre di un mio amico che non è andato oltre le medie sa curare i bonsai senza che nessuno gli abbia insegnato nulla in proposito. Secondo me il talento è un ottima base di partenza e chi ne ha tanto può andare molto più velocemente di altri.
Ma anche queste persone solo con il talento non vanno da nessuna parte. Come dice Scianna il talento va innaffiato e la cultura è un ottimo concime.

In poche parole la cultura secondo me serve in fotografia come nella vita.
Con cultura non penso solo allo studio della fotografia e dei grandi fotografi ma anche a esperienze personali, scambi di opinioni, capacità di osservare cosa c'è oltre al recinto della fotografia.
La cultura è forse quell'esperienza pratica o teorica che accresce le nostre conoscenze anche insinuando in noi domande e dubbi.

avatarsenior
inviato il 03 Marzo 2015 ore 15:34

Oltre a chiedersi "la cultura serve?", potrebbe essere meglio aggiungere "a chi?".

- Al critico, all'editore e a chiunque debba, a vario titolo, scegliere e commentare le immagini: sicuramente serve.

- All' autore delle foto : può servire come fonte d'ispirazione (o di omologazione, se è usata per prevedere la reazione dell'editoreMrGreen); ma non è indispensabile.

- A chi scrive sui forum ? Anche qui dipende dal genere. Se uno parla di attrezzature e commenta, per es., la maneggevolezza o la facilità di accesso ai comandi, non contano molto i libri letti: l' utilità del commento dipende soprattutto dall'esperienza di chi scrive (mentre la sua inutilità dipende dalla ripetizione dei messaggi pubblicitari, o di quanto letto in altri post).

- Se invece uno si mette a scrivere di aberrazioni e schemi ottici, forse farebbe bene ad accertarsi di avere la preparazione necessaria, per capire cosa sta dicendo. O che almeno sia in grado di passare un semplice test come il primo in questa pagina: www.bobatkins.com/photography/quiz/index.html .

Parere personale Sorriso

avatarsenior
inviato il 03 Marzo 2015 ore 16:24

Giusta precisazione Gabriele, ma non hai letto con attenzione il post introduttivo ;-)

E in più: oltre al "a chi", ho aggiunto volutamente anche "a quale scopo", proprio per delimitare il nostro campetto di chiacchiere in modo sufficientemente accurato Sorriso

Condivisibili le tue opinioni peraltro, con qualche riserva sulla seconda a mio parere: altri possono esere i terreni sui quali può incidere. Sottili e certamente poco quantificabili, ma tutt'altro che irrilevanti. Sempre un parere eh... Sorriso

avatarsupporter
inviato il 03 Marzo 2015 ore 17:30

Gabriele, concordo con Francesco sulle riserve al secondo punto, un semplice esempio, basta pensare a quanto solo ci possa imparare a livello di linguaggio osservando le opere domandandosi non come ma perché sono state fatte.
Sul fatto che sia indispensabile o meno per l'autore, dipende... ti rimando al mio precedente intervento;-)

user39791
avatar
inviato il 03 Marzo 2015 ore 17:39

Provo a vederlo sotto un altro aspetto il rapporto fotografia - cultura. Come hanno detto tanti illustri e capaci critici la fotografia intesa come linguaggio è morta a metà degli anni 80 quando si è persa la fede assoluta nell'immagine fotografica. Il digitale gli ha tolto anche il collegamento inequivocabile tra la realtà e la rappresentazione della realtà, il negativo fotografico. L'arte paradossalmente la può fare rinascere come linguaggio se riesce a far sì che la fotografia smetta di essere uno strumento dell'artista e diventi solo espressione della sua creatività. Il fotografo torna ad essere fotografo, non più artista che si serve della fotografia. Fotografo che opera dentro ad una società che vive della sua riproduzione, quindi da fotografia come documento a fotografia come esistenza.

user20639
avatar
inviato il 03 Marzo 2015 ore 17:58

Asino chi legge!
Scusate carissimi tutti,
forse ci siamo dimenticati di dire che la cultura aiuta a stare insieme, aiuta a comprendere l'altro, quindi è necessario parlare di culturE e non di una sola. Dove nascono le culture si parla di civiltà, di conoscenze e rispetto dell'altro, per poter comunicare e capirsi. Se ci prendiamo la briga di conoscere solo la nostra cultura autoctona, avremmo solo fatto un passo, ma non conosceremo nulla di tutto il resto. Per dire, c'è anche la cultura che non è necessario fotografare nulla. Il detto socratico: "so di non sapere" è oggi più che mai attuale.

Comunque, l'uomo, con tutta la sua cultura, con tutto il suo sapere, conoscenza....., con tutta la storia che abbiamo imparato nelle scuole, con tutte le scoperte e con tutto il suo progresso, con tutte le sue immagini e con tutto il suo amore, dove sta andando?
Ci crediamo, grandi e indispensabili, siamo arroganti....
Invece, la nostra filosofia è quella del virus, un semplice organismo che è molto più antico dell'uomo stesso, ma che imitiamo alla perfezione.
Prendiamo questo pianeta, ci moltiplichiamo a dismisura, consumeremo tutte le risorse fino a rimanere alla fame e quando avremo consumato il corpo, dove abiteremo.....? Sarà la nostra fine. (Questa deduzione è ben prima del del film Matrix e da ambienti più autorevoli).
Allora, quale cultura? O ci manca qualcosa d'altro?
Ho 54 anni e quando sono nato, nel 1961 eravamo in 3 miliardi, ora siamo più di 7,2 miliardi....

Aggiungo un'osservazione: la terra dopo la catastrofe prodotta dall'uomo, non dimenticherà di rigenerarsi, anche se gli umani non esisteranno più (siamo apparsi da poco e se scompariremo sarà perchè non siamo stati in grado di sviluppare delle culture in grado di perpetuarci), quindi, il problema non sarà il pianeta in genere, ma esclusivamente dell'uomo.
Se quello che è più importante è la vita, la vita si espanderà fra esseri che meritano e che hanno imparato il valore dell'esistenza. Potrete dire, queste cose non ci interessano e non centrano con la fotografia: vi sbagliate.


avatarsenior
inviato il 03 Marzo 2015 ore 18:03

Molte idee interessanti, ultima, solo in ordine cronologico, quella di Filiberto...
E mi fa ovviamente molto piacere che il tema, condotto nelle più svariate direzioni, possa comunque costituire uno stimolo per molti...

Voglio riportare a un piano, perdonatemi, terra terra. Con un esempio, ancora una volta direi banalotto (a volte, anche nella banalità ci sono cose da leggere... Sorriso ).

Qualche anno fa, a Lisbona. Prima volta nella città.
Grande fascino, ma feeling poco immediato (sarà capitato anche a voi).
Un paio di giorni in giro. Scatti modesti, da "turista". Vabbè, capita a tutti di essere mosci.
Poi, terzo giorno, entro al Berardo Museum, luogo di grande, vivo interesse (arte moderna e contemporanea).
Nella libreria del museo trovo cose nuove (per me), autori di secondo piano forse, comunque, fotografi sostanzialmente sconosciuti.
Dopo aver sfogliato diverse cose (e prima di qualche acquisto), dopo aver osservato tanta poetica di varia natura, tanto linguaggio espresso con personalità e forza, la domanda è inevitabile: "ma che robe sto facendo?!?"
Com'è come non è, nei giorni successivi il numero di clic tende a calare e la qualità (nei miei goffi limiti ovviamente) sale. I punti di vista si fanno meno anonimi, la città comincia a parlare un pò di più...

Esempio, questo, non troppo calzante in verità: quel breve passaggio al Berardo non è che abbia accresciuto di colpo la mia cultura o conoscenza. Men che meno, aumentato le mie sensibilità.
Quel che c'era era già lì, quel che mancava non era certo arrivato di colpo.
Però una contaminazione, un raffronto, una spinta energica fosse anche solo all'orgoglio...

Ecco: pensato su scala di una vita, dello stratificarsi di impulsi che addobbano le nostre sensibilità...

Ecco perchè io penso che tutto quello che ci ha arricchito, consapevolmente o meno, quando portiamo il mirino all'occhio un pò si fa sentire.
E quello che abbiamo dentro possiamo mettercelo. Quello che non abbiamo (o non abbiamo "ancora") no

(EDIT) L'ultima di Leoconte avrei dovuto dire, ma quando ho iniziato a scrivere ancora non c'era. Perdonami Leoconte ;-)

avatarsenior
inviato il 03 Marzo 2015 ore 18:26

Francesco, avevo letto, ma non ho resistito alla tentazione di aggiungere i casi su cui ho un'opinione più precisa (editori/commentatori e frequentatori di forum). Sottolineando implicitamente di essere molto in dubbio proprio sulla parte che riguarda il fotografo.

Non rientrando nella categoria, posso solo basarmi sulle informazioni disponibili sugli autori che seguo con particolare interesse. Alcuni hanno studiato, altri no. Alcuni, come Weston (per dirne uno), non hanno fatto grandi studi, ma sono stati profondamente immersi nell'ambiente culturale locale; di sicuro, conosceva bene l'arte pittorica e la fotografia di chi lo aveva preceduto, altrimenti molte delle sue opere non si capirebbero. Altri sono stati a pieno titolo esponenti di un movimento culturale che abbracciava anche altre discipline: vedi Aaron Suskind e l'espressionismo astratto. In quei casi, l'inserimento in una corrente culturale è un aspetto essenziale, più che un aiuto all'ispirazione.

Esempio che personalmente considero opposto: il giovane Salgado è stato benestante e istruito; ma in un senso diverso da quello che probabilmente intendi. Non ha studiato l'arte e i grandi maestri dell'arte visiva, bensì l'economia, le diseguaglianze e i problemi ambientali. Magari le sue immagini le avrebbe potute realizzare anche uno con meno conoscenze; ma di sicuro le sue conoscenze, unite all'ambiente culturale francese, lo hanno aiutato a scegliersi bene i progetti cui ha dedicato vari anni, e anche a suscitare il giusto interesse al ritorno.

Questi esempi sembrano andare nella direzione di un "sì, serve", più che di un no. Condivido totalmente le osservazioni di Caterina. Ma i generi fotografici sono tanti; e il caso di un perfetto ignorante, che non sa nemmeno dell'esistenza di Martine Frank o Alexadr Rodchenko, ma si mette a sfornare immagini che conquistano, non è affatto impossibile.


avatarsenior
inviato il 03 Marzo 2015 ore 18:59

Il fatto è che confondiamo cultura con sapere.
Io credo che la cultura non sia ciò che so, ma quello che riesco a farci.
Se sono un "secchione", ma non ho ancora capito come rielaborare ciò che studio, potrò solamente ripetere il libro "a pappagallo" (o rifare pari pari la foto di Weston); la cultura è un insieme di conoscenza e immaginazione messe a lavorare insieme. Solo così
tutto quello che ci ha arricchito, consapevolmente o meno, quando portiamo il mirino all'occhio un pò si fa sentire.

ed è questo che rende possibile
il caso di un perfetto ignorante, che non sa nemmeno dell'esistenza di Martine Frank o Alexadr Rodchenko, ma si mette a sfornare immagini che conquistano

(anche se io toglierei quel "perfetto", perché comunque deve avere anche delle conoscenze seppur minime ed epidermiche).
Se hai questa capacità, ogni aumento di conoscenza, non necessariamente settoriale, può solo farti crescere. Se conosci un sacco di cose, ma questa capacità non ce l'hai sei solo un'enciclopedia ambulante

avatarsenior
inviato il 03 Marzo 2015 ore 19:01

Quel che c'era era già lì, quel che mancava non era certo arrivato di colpo.
Però una contaminazione, un raffronto, una spinta energica fosse anche solo all'orgoglio...

Ecco: pensato su scala di una vita, dello stratificarsi di impulsi che addobbano le nostre sensibilità...

Ecco perchè io penso che tutto quello che ci ha arricchito, consapevolmente o meno, quando portiamo il mirino all'occhio un pò si fa sentire.
E quello che abbiamo dentro possiamo mettercelo. Quello che non abbiamo (o non abbiamo "ancora") no


Penso che Francesco abbia mirabilmente sintetizzato quello che è anche il mio pensiero.
Visto poi che siamo in tema di esempi, ne faccio uno anch'io:
Concerto su musiche di Vivaldi. Al termine riesco a scambiare due chiacchiere col primo violinista (famoso). Mi confessa, da non fiorentino, di essersi quasi rovinato pur di poter prendere casa a Firenze, vicino al Ponte Vecchio. Io penso subito ad una sala prove/concerto particolarmente adatta alla sua musica e sparo una serie di domande di cui ancora mi vergogno. Lui sorride e mi dice: "niente di tutto questo, anzi per il mio lavoro la città è scomodissima, con un aeroporto inadeguato. Quello che mi lega a Firenze è stato, soprattutto, l'aver scoperto che una semplice passeggiata tra la cupola del Brunelleschi, il palazzo della Signoria, gli Uffizi, è lo stimolo più efficace per migliorare la mia arte".

avatarsenior
inviato il 03 Marzo 2015 ore 19:04

P.S. Se circoscriviamo invece la questione alla fotografia di paesaggio (che è il genere che preferisco), devo aggiungere un particolare: non sono un esperto, ma non mi è quasi mai capitato di vedere belle foto di paesaggio in cui non ci sia traccia di altri autori.

Mi spiego meglio: nel paesaggio ciascuno ha il proprio stile e le proprie specificità; ma è come se ciascuno, prima di scattare, si sia guardato per bene i grandi classici o i buoni autori del momento, e in qualche modo li riprenda, pur facendo cose diverse.

Solo in rari casi non si ha questa impressione; e sono i casi in cui l'autore vuole fare intenzionalmente il contrario degli altri. Vedi Franco Fontana (possibilmente in esposizione dal vivo).

avatarsenior
inviato il 03 Marzo 2015 ore 19:33

Rieccomi per la consueta rubrica del tutto & il contrario di tutto a suffragio della mia tesi che sì serva ma non a tutti.

Permettetemi di fare un esempio banale. L'ignorare la regola dei terzi può produrre due effetti diametralmente opposti: farmi comporre foto che non funzionano, oppure farmi comporre foto che hanno un punto di vista decisamente inedito e proprio per questo funzionano.

Oppure potrei comporre istintivamente con la regola dei terzi senza conoscerla perchè ho una particolare propensione agli equilibri naturali. Terza ipotesi, proprio perchè detesto le opzioni binarie.

Non a caso un bambino, che ancora ignora dettami e regole, spesso ha intuizioni sorprendenti....

E l'apertura mentale, che mi sollecitava come argomento Francesco.merenda in uno dei primi post, che ruolo gioca? Tantissimo. Leggere libri, frequentare mostre, che effetto può dare? Per un certo tipo di persone fertili è crescita. Per altre è seguire come banderuole al vento e trovarsi oggi a far macro, domani still life e dopodomani un tutorial sull'hdr. Tutte cose che proabilmente realizzerà benissimo, ma quanto è capacità di riprodurre e quanto costruzione di Se?

Innesto una complicazione (o una dimostrazione). Prendiamo questo thread, e notiamo come l'approccio alla stessa domanda abbia preso strade molto differenti nelle risposte. Chi emula, chi ammira, chi studia. E sono tutte persone che ricadrebbero nella categoria "fruitori della cultura", che a sua volta è quindi frammentata in una galassia.

Vedo poi un rischio nella cultura se non domata (o se somministrata al tipo-banderuola piuttosto che al tipo-open-minded) : che sia un circolo autoreferenziale. Spesso mi sono chiesto se il guardare foto di un determinato genere sia una causa od un effetto. Ovvero se guardo qualcosa perchè mi piace o perchè mi sto abituando a guardare quel genere. Scrivendo la mia risposta al thread sui fotografi che mi hanno influenzato mi sono reso conto che "visti da lontano" sono tutti parenti. Bianco e nero, reportge, ecc. Chiaro che W.E.Smith e Scianna non fanno "le stesse foto", ma in una visione più ampia sono decisamente più accomunabili che Terry Richardson e Cartier Bresson.

Spotify suggerisce (spesso con successo) musica sulla base di ciò che abbiamo ascoltato. Ottimo per soddisfare il proprio orecchio con qualcosa di verosimilmente altrettanto piacevole, terrificante per ampliare i propri orizzonti. Mi è capitato di cercare un pezzo di una cantante molto pop su richiesta di un'amica che non ne ricordava il nome, quindi ho ascoltato un pò di pezzi di diverse cantanti dello stesso genere per trovarla. Da lì in poi i suggerimenti di Spotify hanno preso una deriva girl-pop che discostava clamorosamente dai miei gusti..... E' un bene? Un male?

Non lo so. Ho più dubbi di quando ho iniziato a scrivere questo post, e mi sembra una cosa moooolto positiva.




user46920
avatar
inviato il 04 Marzo 2015 ore 0:09

Ragazzi.... non sento mio il ruolo di "moderatore", ma avendo aperto la discussione, fatemelo fare un pochettino!

ti tocca... purtroppo ti tocca .. un pochetto !!! ;-)

Leoconte:
forse ci siamo dimenticati di dire che la cultura aiuta a stare insieme, aiuta a comprendere l'altro, quindi è necessario parlare di culturE e non di una sola.
... le culture sono 7 miliardi ormai Sorriso
comunque hai ragione, trovo che una delle cose più difficili da fare a volte sia comprendere l'altro (parlo per esperienza personale)



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