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Perentorio e poco incline alla pietas Pollastrini. Stona non poco il rimando ad una sorta di selezione naturale.Che rigetto nella sua totalità. Preso nelle sue particolarità ha però una sua accezione comprensibile. Queste dipendenze creano un danno di violenza alla società.Se il drogato/a ruba,violenta,uccide,è arduo accettarne la fragilità a sua giustificazione.A poco serve chiamare a difesa improbabili e fumose ferite dell'anima. Improbabili e fumose perchè,ovviamente,non visibili.E non tutti elaborano il senso di queste vite.Davanti ad una violenza subìta la reazione non è sempre da buon samaritano.Per ovvie ragioni. La pericolosità sociale di costoro è dettata dalla dipendenza e dalla necessità di procurarsi il denaro per l'acquisto delle sostanze.Il danno deve poi essere risarcito alla società.E,parlare di recupero in situazione di detenzione,è assai arduo. E umani lo siamo anche quando chiediamo giustizia per il danno che costoro recano al tessuto sociale. Le vittime non stanno sempre da una parte sola. Tema complesso e non di certo propenso alle semplificazioni. Torto e ragione si scambiano rapidamente posto e,questo intercambiarsi muta,e radicalmente,la prospettiva. Ed il perdono,anche per chi ha un diverso sentire,non è scontato.
“ Sara non è 'morta per scelta', è stata vittima di un sistema che non offre risposte, che schiaccia i più fragili e li abbandona in una spirale senza uscita. „
No.Risposte ne ha avute.E l'esito per lei è stato nefasto. E non tutti sono Sara.Non tutti hanno alle spalle storie di abbandono e di sopraffazione.A poco serve chiamare quale attenuante una presunta debolezza costitutiva.Che è da provare ed è assai ostica nella sua pretesa di giustificare la violenza inferta. Si intravede nel tuo approcio una liquefazione,una strisciante scomparsa della colpa.A prescindere.Forse che la vittima è sempre innocente?
@ Gerry Io non ti ho detto di fare la prova se si apre, io non lo posso aprire e, non faccio più di tanto per aprirlo, se sei interessato alla mia richiesta fai in modo di, non lo so, fai tu. Fatto sta che alcuni li apro, il tuo no, è molto probabile che essendo i tuoi importanti, non si aprono perché si fanno desiderare, quindi interessa più a te che a me, regolati. Un saluto, in evidenza, si legge subito.
Ho visto la prima mezzora di racconto, guarderò anche la seconda e la terza parte. Già dal suo modo di fotografare avevo compreso il carattere di Francesco, ogni tanto fa bene fermarsi a riflettere. Deve essere un gran bravo ragazzo!
“ È difficile ma non impossibile dal Congo al Senegal, dalle periferie più difficili Tor della monaca a Scampia in Italia basta crederci. „
Soliti propositi altisonanti.Condivisibili certo. Tutti a proporre,tutti che vogliono amare il prossimo.Ma nessuno sa esserne il primo. Quando il "diverso" urta le nostre esistenze restiamo soli con il nostro egoismo.
“ “Incontro con l'altro, è l'altro che interroghiamo e che ci interroga, è il nostro specchio rovesciato, è il non conosciuto e il non conoscibile. Il teatro è il laboratorio in cui tale conoscenza oscura può darsi per enigmi, per lampi”. (Marco Martinelli) „
Già.E poi?Dopo l'interrogazione?Ognuno per la propria strada.. Dichiarazione fumosa.Enigmi?Lampi?
Scusami per non dire altro Tarallucci per quelli come te non ne vale la pena perché non sono in grado di comprendere. Superficiali e ignoranti , a Roberto Saviano gli è stato chiesto se rifarebbe tutto la sua risposta è stata non lo so . Informati invece di dare aria alla bocca.
Anni 70 "Stefania si è sciolta nella luce" da quello che ho letto qui, e quello che è passato nel tempo da quel giorno ad oggi, è che ogni uno di noi si rifugia nelle proprie paure, causando poi reazioni diverse, dalla negazione del problema, alla più violenta repressione del solo mettersi in dubbio.
Almeno lei non reggendo la complessità della sua sensibilità ha avuto il coraggio di affrontarsi anche nelle zone più buie di se stessa, per poi sciogliersi nella luce accecante alla fine del tunnel.
Tante storie come questa e di storie di morte di amici parenti o conoscenti che son passate ci hanno fatto trascorrere questi lunghi anni, ma quello che sta succedendo oggi è l'abituarsi alla morte altrui come una notizia noiosa e che diventa banale perchè ormai troppo vista.
Questa è solo la mia testimonianza e non proseguo oltre, è solo quello che penso e che ho vissuto. Ogni uno legga quello che vuole, il tempo darà risposte a chi si fa domande, quelli sicuri che non si fanno domande, non avranno risposte e resteranno ignoranti.
“ Tutti a proporre,tutti che vogliono amare il prossimo.Ma nessuno sa esserne il primo. Quando il "diverso" urta le nostre esistenze restiamo soli con il nostro egoismo. „
E' il frutto di tutte le società complesse (non solo capitalistiche), quelle divise in "classi sociali" o in "caste"; paradossalmente, quelle che pretendono di imporre il proprio modo di vita come "unico" modello da seguire; quelle in cui la gente cerca un ipotetico "senso della vita" perchè la vita non è più capace di viverla realmente ed essere felice. Paradossalmente, però, nelle società "arcaiche", come quella degli Inuit di inizio '900, mancano completamente lo stress e le tensioni, le disuguaglianze, l'arrivismo e l'egoismo, tipici delle società complesse, perché presso quelle popolazioni vigono valori che a qualunque occidentale, ateo o credente che sia, farebbero ribrezzo, del tipo: il prossimo lo si ama perché anche noi, presto o tardi, avremo bisogno di lui. E' la reciprocità, non la carità com'è intesa da 2000 anni a questa parte, che elimina disuguaglianze ed egoismo. Non ci sono molte pubblicazioni che affrontano questo argomento, almeno non tra quelle recenti (probabilmente sono troppo scomode per essere pubblicate dalle Case Editrici più conosciute e troppo "distintive" per essere pubblicate dalle Case minori, che poi ne rimarrebbero "bollate" a vita come Editrici "di nicchia" e senza futuro), ma qualcosa di autori più datati lo si trova, come "Kabloona - L'uomo bianco" di Gontran de Poncin, basato su un'esperienza vissuta tra il 1938 e il 1939 e pubblicato la prima volta nel 1941, in tempi che la modernità considera ormai "arcaici" e che perciò non creano più timori per possibili tentativi di emulazione sociale.
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