| inviato il 20 Settembre 2024 ore 18:10
E vuoi mettere la soddisfazione di averci speso pure un sacco di soldi? ********** ********** E certo! Quella è la parte migliore... |
| inviato il 20 Settembre 2024 ore 18:12
Il termine si presta a subire ironiche considerazioni, ma l'argomento, in fin dei conti, è piuttosto banale; in realtà ci si rese presto contro che la stampa digitale poneva problemi di qualità generale e durabilità nel tempo che proprio il tempo aveva dimostrato non esistere o, comunque, non essere cosi evidente per le stampe B/N ottenute da pellicole; molte di queste sicuramente duravano da decine e decine di anni, mentre le prime stampe inkjet si dissolvevano in pochi mesi. Quindi, al di là del termine altisonante e risibile, l'archiviazione, specialmente di prodotti destinati alla esposizione, ad archivii, alla compravendita doveva necessariamente utilizzare standard qualitativi un po' piu rassicuranti e meno effimeri; quindi stampanti a più inchiostri capaci di di creare particelle molto piccole, fornite di molti inchiostri per adeguate sfumature di colore ( tali da rendere una foto migliore e più appetibile al mercato. Chi ricorda le prime stampe ottenute?), inchiostri a pigmenti capaci di impregnare bene le carte senza espandersi casualmente in profondità e di buona durata ( non assicurata, come sappiamo bene da quelli dye, che pure sono molto migliorati anch'essi nel tempo) e poi carte specifiche senza azzurranti, fatte in cellulosa o o cotone e che garantiscono migliore qualità di risultato e durata. Infine personale esperto e professionale in grado di tarare, e utilizzare al meglio gli strumenti.Tutto qui...e non è poco: che poi buoni imbonitori possano drogare e indirizzare il mercato, è problema noto. |
| inviato il 20 Settembre 2024 ore 22:19
A. Pollastrini è una delle pochissime teste funzionanti di questo forum. Risulterà ostile od amtipatico a molti, ma in quello che scrive ogni volta, c'è sempre concretezza ed almeno “una” (UNA) spiegazione tangible, constatabile. |
| inviato il 20 Settembre 2024 ore 22:49
Ma scusate, alla fine delle finite, dal puro lato pratico "fine art" semplicemente significa il processo di stampa abbinato ad un tipo di carta, ad esempio con inchiostri a pigmento su tipi di carta di altissima qualità. Tutto qua, non mi perderei in traduzioni o ipotesi o trollaggio vario, alla fine nell'uso comune, questo è il significato. Come ad esempio una stampante a 12 colori per garantire una più vasta gamma di sfumature viene definita una stampante per stampe in fine art ( cosa che non è quella a 4 colori ) |
| inviato il 20 Settembre 2024 ore 22:56
Se non si fa confusione tra stampa certificata ed Arte, la questione è molto semplice. La certificazione è un documento di attestato, il che non vuol dire che è scientificamente testato ed approvato, in quanto se per citare un nome Epson certifica i suoi inchiosti per durata di 100 anni e lo dichiara nell'anno 1990 solo dopo esame scientifico nel 2090 si può avere un risultato scientifico ed accertato. Quindi è di fatto una presunzione basata su calcoli del produttore Epson. Per il Marketing 100 anni è una durata che equivale a più di una vita, quindi per chi legge è eterna finche vive. Per le assicurazioni di opere d'arte invece il produttore Epson da una sua valutazione da tener presente per il calcolo del costo assicurativo. Quindi solo dopo i 100 anni si possono trarre conclusioni. Se l'opera ai 100 anni non ha una perdita di qualità superiore ad una certa percentuale che dovrebbe essere dichiarata, ma che potrebbe anche non essere dichiarata e quindi inclusa dall'assicurazione nei suoi contratti. Poi c'è da fare attenzione a come si è conservata l'opera d'arte. Il resto sono solo parole che possono essere verificate dopo il secolo di vita della stampa, Buona attesa PS: Quindi dopo 100 anni se la stampa si deteriora in modo grave Epson ha preso in giro tutti ad opera d'arte. Invece per il significato di "Stampa Fine Art" è da intendersi come un procedimento che usa tutte le tecniche e materiali di alta qualità nell'ambito della stampa digitale. Per "Fine Art" invece come termine generico è solo una parte del termine Stampa Fine Art preso per discutere se una stampa è sufficiente per definire arte quello che si vede. In questo caso, è solo un modo per parlare/scrivere tanto senza poi giungere a una conclusione condivisa da tutti. |
| inviato il 20 Settembre 2024 ore 23:03
“ Ma scusate, alla fine delle finite, dal puro lato pratico "fine art" semplicemente significa il processo di stampa abbinato ad un tipo di carta „ Questo significa che “ Fine Art ” in italiano non ha nulla a che fare con il termine inglese, ma è un'espressione italiana per indicare un certo processo di stampa, per così dire? A quanto pare sono in pochi a rendersene conto. |
| inviato il 20 Settembre 2024 ore 23:19
@Pizza Diavolo non tagliare le frasi, in quello che avevano scritto c'erano anche i pigmenti (inchiostri) che sono loroo quelli che hanno vita minore rispetto alle carte moderne, che poi sono in alcuni casi plastiche che non si strappano e si sciolgono, in alcuni casi non bruciano facendo fiamma ma si alterano solo nella forma. Quindi non è solo la carta. Giusto però affermare processo di stampa. Il termine inglese tradotto in italiano dovrebbe avere lo stesso senso, se poi è interpretato in modo errato non è colpa della traduzione, ma da chi la interpreta in modo personale. |
| inviato il 21 Settembre 2024 ore 10:23
Bah. Come si fa a sapere se una vernice di auto terra ' per tutta la vita dell' automobile senza sfogliare? Esistono metodi di collaudo e test che stressano il campione e danno una misura della vita prevista. Ogni oggetto oggi è progettato e costruito per durare ed avere una vita minima garantita. Non vedo perché i processi di stampa non dovrebbero avere una certificazione. In fondo, si stampa per consegnare ai posteri Siamo noi che tendiamo a caricare di significato termini che significano altro. In meccanica il termine lavorazione centesimale indica una lavorazione più fine della carpenteria metallica. Ma nessuno pensa che il tecnico in sala metrologia sia un artista |
| inviato il 21 Settembre 2024 ore 11:36
Non credo vi siate letti il mio intervento. Condensiamo: le mie primissime stampe fatte con stampanti a 6 colori dye non professionali e carta qualunque fatte 20 anni fa avevano POCHE SFUMATURE e oggi NON ESISTONO PIÙ da tantissimo tempo Le stampe successive fatte più di 15 anni fa con stampante professionale a più inchiostri a PIGMENTI e carta di BUONA QUALITA sono migliori, più ricche e naturali e appese in una veranda senza tende e oscuranti da 15 anni e NON SONO SBIADITE NEANCHE UN PO'. Ripeto, in veranda dove prendono luce tutto il giorno. Da 15 anni e più. poi, in ogni campo nell'industria vengono fatti STRESS TEST che sottopongono i materialisti ad USURA COME SE fossero invecchiati . Ci di può credere fino in fondo? NO, ma comunque si stabilisce che sono migliori e possono durare nel tempo decisamente di più. E questo è già un buon risultato. Le mie prime stampe si dissolvevano all'aria in 2/3 mesi. Oggi stanno alla luce da 15 anni e chi lo sa quanti altri anni dureranno.. Le prossime probabilmente fatte con ultimi materiali dureranno fino a che me ne andrò e oltre E se non esposte tutto il giorno alla luce ma chiuse in archivi potranno durare almeno 100 anni. |
| inviato il 21 Settembre 2024 ore 12:07
Insomma FINE ART indica solo stampe fatte da personale esperto che utilizzi al meglio macchine e materiali che assicurino un lavoro ben fatto e durevole. Quindi vengono esclusi i laboratori sotto casa con personale non esperto che stampi con macchine non certificate inchiostri compatibili e non testati , carte non note etc. Insomma FINE ART è una garanzia di avere lo stato dell'arte in questo momento del trattamento delle proprie foto. Per un bene non eterno mi sembra già un buon risultato. Faccio un ulteriore esempio: le stampe a colori di 35 anni fa fatte alle mie figlie piccoline sono, anche se tenute in album, tutte sbiadite Erano stampate da un laboratorio che utilizzava materiale Kodak.. Le stampe fatte da me col Cibachrome oltre 40 anni fa sono ancora perfette, niente sbiadimento e slittamenti di colori. E allora la cosa già la si sapeva. Erano delle fine art ante litteram? |
| inviato il 21 Settembre 2024 ore 12:21
“ E se non esposte tutto il giorno alla luce ma chiuse in archivi potranno durare almeno 100 anni. „ Per questo esistono i vetri museali che oltre al riflesso filtrano la luce riparando quello che gli sta dietro |
| inviato il 21 Settembre 2024 ore 13:02
Esatto, ma è già evidente la differenza di durata tra materiali diversi. Questo il succo della faccenda. Non si può pretendere di avere stampe perfette e durevoli con una schifezza di inchiostri compatibili, non a pigmenti e una carta qualunque. Io che ho sempre stampato fin dalla mia prima foto digitale, l'ho provato sulla mia pelle. |
| inviato il 21 Settembre 2024 ore 13:16
Cercando anche su dizionari anglofoni ho visto che il termine "fine art" non si limita a "belle arti" intese come ramificazioni dell'arte, ma è possibile utilizzarlo come "maestria" o "massima capacità". Quindi non credo sia sbagliato parlare di "stampa fine art" intesa come qualità massima raggiunta al momento dal settore della stampa digitale. Negare che esista una qualità migliore ed una peggiore, sarebbe come dire che i rullini e le carte fotografiche per la stampa analogica siano tutti uguali, ma leggendo qua sul forum non mi sembra affatto così. |
| inviato il 21 Settembre 2024 ore 13:16
Però a me è sempre venuto un pensiero, ovvero, spendo 25000e per una Araki, quindi è anche una sorte chiamiamolo investimento, quindi magari lasciato in eredità al mio futuro nipote se mai esisterà ( mio figlio ora è piccolino). Se un quadro si può comunque restaurare garentendone un'ipotetica eternità, la fotografia può comunque essere fisicamente restaurata? oppure ad un certo punto si chiama chi detiene i negativi o RAW e:" guarda me la devi ristampare perchè è tutta usurata pagando solo i costi vivi di stampa"? Oppure le si lascia così, marcire nel corso dei secoli. |
| inviato il 21 Settembre 2024 ore 13:34
Il futuro della stampa fine art è il ritorno ai sali d'argento |
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