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“ @Quiete Ettore, punto illogico: la sostenibilità é un fatto oggettivo non negoziabile: alzare i livelli di inquinamento accettabile per legge e poi morire tutti di tumore, ti sembra veramente un'opzione? Punto di domanda „
Certo che no, però è quello che si sta facendo in virtù dei tanto decantati frutti del progresso, 24 mp compresi.
user207727
inviato il 23 Febbraio 2024 ore 14:51
“ Fino a prova contraria, siamo gli esseri più evoluti del pianeta „
Non c'è bisogno della prova, la frase è assolutamente sbagliata, siamo i più intelligenti, non i più evoluti. Purtroppo questa è una visione aberrante ed antropocentrica della natura.
Per chi vuole approfondire, in maniera comprensibile a tutti:
Slow_foto ci dai una grande notizia: se i più evoluti sono gli insetti e i nematodi, toccherà a loro salvare il pianeta. Finalmente stanotte dormo meglio. Basta con questo antrpoicentrismo per cui é colpa nostra se siamo vicini alla fine del pianeta e basta con questo antropocentrismo per cui tocca noi trovare la soluzione! Ci pensino quelli veramente più evoluti.
user206375
inviato il 23 Febbraio 2024 ore 15:25
Bel modo di confrontarsi.. Quel video spiega semplicemente che il la tua affermazione non è corretta. E avrei aggiunto altre cose ma dopo questo tuo ultimo commento rinuncio. Buona serata
Ragazzi con calma. Proviamo a fare un ragionamento. La teoria evoluzionistica é stata strumentalizzare per legittimare una serie di nefandezze. Ma non é un problema linguistico! La frase siamo i più intelligenti non i più evoluti dimostra che é un semplice fatto di definizioni e criteri. Se siamo I più intelligenti, ad esempio rispetto alle scimmie, significa che, avendo un progenitore comune, la nostra intelligenza é cresciuta di più, RISPETTO A QUESTO PARAMETRO quindi ci siamo evoluti maggiormente.
Mi fate capire dove volete andare a parare? Io sono pronto a darvela vinta: non siamo i più evoluti, ma i più intelligenti e probabilmente gli insetti ci sopravviveranno proprio perché più semplici.
Ma questo cambia qualcosa in quello che dobbiamo fare?
Siamo andati lontanissimo da quello che volevo discutere, ma pazienza. Provo ad entrare nel merito con domande alle quali do le mie risposte, così vediamo cosa ci divide davvero. 1 l' uomo che é l'animale più xxxx del pianeta é il principale responsabile del suo collasso? SI 2 Tocca all'umanità porvi rimedio? SI 3 il fatto che nei prossimi 10 anni 1,5 miliardi di poveri divengano abbastanza ricchi da diventare consumatori é una circostanza drammaticamente aggravante? SI 4 Siamo in grado, tecnicamente, nello stesso arco di tempo, di azzerare l'impatto ambientale, già catastrofico, di questa crescita dei consumi? NO 5 Esiste un potere politico planetario capace di rallentare in modo equilibrato e controllato questo aumento dei consumi e del danno ambientale?NO 6 Una guerra, un"epidemia o un altro evento che provochi la morte di un paio di miliardi di consumatori sono auspicabile? NO 7 Dobbiamo fare la fatica politica, culturale, economica, scientifica, come singoli, collettività, imprese, istituzioni di vincere una guerra contro il tempo riducendo l'impatto ambientale dei mercati maturi, con tecnologie meno inquinanti, da esportare anche nei paesi in via di sviluppo per costruire un modello di sostenibilità sociale e ambientale? SI 8 Abbiamo alternative migliori realistiche! NO
ADESSO MI PERMETTO DI CHIEDERVI GENTILMENTE DI DARE LE VOSTRE RISPOSTE E OVVIAMENTE DI AGGIUNGERE ALTRE DOMANDE CONCRETE SE NE AVETE
Circa poco dopo il minuto 6 del video gentilmente postato da Slow-Photo, il simpatico ed esperto relatore ci spiega che la mano degli scimpanzé è più evoluta in quanto è più cambiata e, in questa particolare accezione, si può dire più evoluta in quanto più cambiata.
Negli ultimi tremila anni 1) i consumi umani sono cambiati (cresciuti) più di qualsiasi animale? 2) L'impatto umano sull'ambiente è cresciuto più di quello provocato da qualsiasi altro animale ? 3) Abbiamo avuto uno sviluppo demografico enorme con concentrazioni di popolazione altrettanto enormi? 4) L'utilizzo di mezzi di produzione che a loro volta consumano risorse ambientali e inquinano è cresciuto senza paragoni possibili nel mondo animale? 5) Il potenziale bellico distruttivo che l'uomo ha acquisito, anche contro i propri simili, è cambiato (cresciuto) senza pari? 6) Esiste qualche altro animale che sia cambiato fino alla situazione in cui il 20% degli individui sono protagonisti dell'80% dei consumi? 7) Esiste nessun altro animale che sia cambiato fino al punto da mettere seriamente a rischio non solo l'umanità, ma la vita nell'intero pianeta?
Lo specifico contesto di questa conversazione attiene a questi temi, oppure siamo un gruppetto di accademici zoologi che confrontano l'evoluzione semplificatrice della tenia con le grandi trasformazioni dei nematodi o con il grande sviluppo del pollice delle scimmie?
Allora, nell'ambito di questa particolare conversazione, l'uomo è l'animale più evoluto nella particolare accezione di più cambiato, con la benedizione dell'esperto presentato da Slow_Foto.
Come spesso accade anche nelle scienze (ma non solo), è fondamentale definire l'unità di misura: è plausibile che i nematodi abbiano avuto un numero maggiore di trasformazioni molecolari, ma a noi interessa questo parametro o l'impatto che le trasformazioni hanno sull'intero sistema? Conta il fatto che gli americani hanno buttato solo una bomba nucleare a Hiroshima e una sola a Nagasaki o conta la devastazione che hanno creato?
Ripeto la domanda, perchè questa battaglia semantica? Se diciamo che i 7 'cambiamenti' descritti sopra sono accaduti perché siamo più intelligenti (pare ironico, ma non volevo) anziché perché siamo i più evoluti (tra l'altro le due cose non sono in contraddizione, anzi) cambia qualcosa in quello che dobbiamo fare?
Quiete ti rispondo ora così stemperiamo. Si, fotografo le persone in street, ed essendo uno da obbiettivi fissi, 23 o 35 in APSC mi trovo in loro prossimità. Lo evidenzio perché è una scelta di contatto umano ed anche un modo per entrare nel "loro" mondo. Ho il tempo per osservarli ma anche per rendermi visibile. Ma debbo dire che la sensazione è completamente diversa. Qualcuno che ti cerca perché vuole mostrarsi è un atto di fiducia e vulnerabilità. Vengono da noi perché hanno visto dei lavori, o perché altri hanno condiviso pareri positivi, o perché sentendoci al telefono si sono sentiti capiti. In breve, se esiste un breve coi sentimenti e le emozioni facciamo un viaggio assieme. Breve o lungo.
Juan Luca credo di capire, mi verrebbe da usare la parola complicità per descrivere come mi immagino il rapporto tra fotografo e soggetto volontario in un rapporto reciprocamente vantaggioso dove ognuno prende dall'altro. In strada, peraltro genere che ho praticato poco e che da poco mi attira di più, mi capita raramente che la persona si accorga e collabori; forse non per caso è successo nella mia foto che mi piace di più www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=4671083 In molti casi cerco di non essere visto perché ho la fissa della spontaneità. Scrivo troppo e quindi provo ad autolimitarmi ad una argomentazione Per anni mi è capitato di gestire dei focus group per capire l'opinione di panel rilevanti per i miei clienti. E la sfida è sempre quella di superare la fase iniziale nella quale. quasi sempre e quasi tutti, le persone - per compiacenza e non per malafede - rispondo quello che credono ci si aspetti da loro ... che quindi non è del tutto vero. Ci vuole un'oretta per iniziare a capire cosa fanno davvero (acquisti ad esempio) e per quali motivi reali principali.
'Rubare' le foto di persone, quando ci riesco, mi da la sensazione di poter scoprire come fanno a farcela 'veramente' senza la sovrastruttura volontaria del rappresentarsi.
Mi rasserena il fatto che quello che gli prendo non gli toglie nulla.
Stai escludendo a priori che l'osservatore possa scegliere se tenere conto o meno alla fine dell'esperimento del proprio "peso". Se è vero che tu vuoi la spontaneità, si realizza anche, alle volte, con la tua presenza. Se è vero, altrettanto, che non avviene, devi convenire che la tua vicinanza ti fa immergere nella situazione che sta vivendo. Questo è conoscenza. È scambio. Hai perso uno scatto ma hai "vissuto" in similitudine il momento. Scattare da lontano è un gesto che ruba letteralmente la vita del osservato perché VUOI mantenere le distanze, vuoi separarti, sei estraneo.
“ Scattare da lontano è un gesto che ruba letteralmente la vita del osservato perché VUOI mantenere le distanze, vuoi separarti, sei estraneo. „
Si, esatto, voglio vedere quello che è, indipendentemente da me.
“ Stai escludendo a priori che l'osservatore possa scegliere se tenere conto o meno alla fine dell'esperimento del proprio "peso". Se è vero che tu vuoi la spontaneità, si realizza anche, alle volte, con la tua presenza. „
No, non lo escludo a priori, anzi, lo immagino come un'esperienza interessante, dico che non è quello che capita a me, almeno non spesso e non è quello che cerco attivamente, posso però apprezzarlo quando accade.
“ Esiste una sola soluzione seria per lenire questo dolore „
Storiella ebraica: Un giovane affranto e depresso va dal rabbino: "Rabbino, Rabbino, non voglio più vivere!" "Morire non è una soluzione" "E dunque dovrò continuare a vivere così?" "Continuare a vivere non è una soluzione" "Ma allora?" "E chi te l'ha detto che c'è una soluzione?"
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