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SE vuoi ho lastre dei primi novecento con foto sportive. Maratona, corsa etc.. ce la facevano..
io.per ridere l'ho gia fatto. Hasselblad e 160 e son finito a fotografare il campionato italiano di tambass. (all'aperto e luce buona)... si fa... eccome si fa..
Tempo fa portai il 300-h f 4,5 a Venezia di sera per esperimento. Risultato: zero foto venute... ci sarebbe voluta la D780 ad 1.000.000 di iso; ma per la gloria della scienza non desisto
Lorenzo1910: parlavo di ASA proprio perché mi riferivo a Tokyo 1964. Per un lungo periodo si trovava sulla confezione spesso la doppia indicazione ASA/DIN. Bella e dinamica la tua foto. Come si è capito la penso come Paolo: non basta imporsi un paio di paletti per sentirti vintage, ci vuole ben altro! Però ognuno ha l'immagine di sé stesso che desidera e gioca come gli pare. Forse, però, un argomento così farlo diventare un post e una discussione mi sembra nobilitarlo eccessivamente. Ma va bene così, tanto per fare due chiacchiere tra amici...
Forse, però, un argomento così farlo diventare un post e una discussione mi sembra nobilitarlo eccessivamente. Ma va bene così, tanto per fare due chiacchiere tra amici...
Non posso che concordare. Come esperimento personale può essere anche interessante, ma non vale l'apertura di un thread specifico. Ne sarebbe valsa la pena se Jacopo avesse deciso di provare un salto nel passato per cercare di provare quella sorta di sensazione di incertezza, ancora oggi legata all'uso della pellicola, che.in effetti sarebbe stato un bel esperimento, ma così, col paracadute digitale sempre.pronto, è un esperimento che vale si e no il tempo che trova!
Intendiamoci Jacopo: non intendo certo stare qui a sindacare le tue intenzioni, e ci mancherebbe altro, ma da convinto estimatore quale io sono della pellicola, e da consapevole utilizzatore della stessa, il tuo mi sembra un approccio un tantinello superficiale.
Spero mi perdonerai la franchezza caro Jacopo, ma credo che la pellicola, e se vuoi anche tutto il rituale legato al suo uso, meritino un poco più di rispetto o almeno di comprensione.
Tranquillo, apprezzo sempre moltissimo la sana franchezza. Con la pellicola ho chiuso anni fa: non sopportavo di non sapere subito se avevo sbagliato lo scatto (Canon FX prima e T90 dopo). Ora col digitale vedo subito e scelgo sul momento: una meraviglia ! E con i settaggi e la macchina giusta (D200 prima e D700 in aggiunta dopo), ho anche tutta la resa che mi piace senza spese di pellicole e rullini da portarmi dietro... e qui chiudo il discorso analogico. Ecco il resoconto della giornata Come era prevedibile non ne e' venuta fuori una, nel senso purista della sacra nitidezza imperante: con la luce che avevo, bloccato a 800 iso e f 4,5 ottenevo, pure sottoesponendo abbastanza sempre in manuale, 1\80, ossia 4 volte sotto il limite di sicurezza, il micromosso regnava ovunque. Ma non ne avevo il minimo dubbio viste le precedenti esperienze espositive indoor: ci vuole il 2,8.
In realta' miravo ad altro.
E' stata un'esperienza preziosa .... direi assai "formativa". Invece di seguire l'azione con l'af e scattare quando occorreva, qui ho DOVUTO ragionare molto di piu'; e' stato un approccio diverso, come appunto immagino facessero gli antichi nel 1964.
Ecco cio' che ne ho ricavato dal problema auto-impostomi, per chi avra' la pazienza di seguirmi Dati --> 1) Posizionamento: accovacciato per terra a 2 metri dalla linea di bordo. 2) Distanze di maf: 12 metri dal centrocampo e 18-20 metri dal portiere. 3) Iperfocale utile senza perdere troppo in dettaglio con il 300 mm ad f 4,5: un raggio di circa 50-80 cm attorno al soggetto. Svolgimento --> Dato l'ottantesimo di secondo e la maf a disposizione, l'unica soluzione era dimenticarsi l'abusato congelamento delle azioni dinamiche e concentrarsi in altri ambiti... Ambito 1 - il portiere: quello sta sempre abbastanza fermo e qualcosa becco Ambito 2 - puntamento obiettivo e previsione di passaggio in relazione all'iperfocale osservando con l'occhio non impegnato nel mirino cosa succede attorno per cogliere l'attimo utile, ad esempio il punto d'elevazione massimo in un colpo di testa, dove per un istante tutti stanno fermi, oppure quando si sta per tirare un calcio d'angolo, o quando uno si blocca un microsecondo per invertire direzione, o ancora l'espressione di un giocatore che si muove lento lontano dall'azione... Ambito 3 - silhouette piedi dei giocatori in controluce, loro riflessi specchiati sul pavimento in linoleum lucido e dinamica della palla che rotola Ambito 4 - spettatori attenti Ambito 5 - primi piani dei giocatori disimpegnati che passavano davanti a me (col 300 mm vengono bene) Ambito 6 - panchina ed indicazioni dell'allenatore Ambito 7 - mosso creativo degli atleti con i capelli lunghi su sfondi scuri ed uniformi, ed eventuale panning Ambito 8 - mio mal di schiena a stare un'ora col 300-H in mano acquattato a terra Risultato --> 1) Mi sono addestrato a prevedere l'azione moooooolto piu' efficacemente che non con l'AF attivo... della serie che tanto poi c'e' lui a recuperare la mia pigrizia e distrazione 2) Ho eliminato pippe mentali di nitidezza estrema e maf perfetta rivalutando l'iperfocale, inquadratura, composizione e rapporto di contrasto e stacco del soggetto con lo sfondo 3) Scatto meno e piu' consapevolmente (avevo eliminato apposta la raffica) 4) Ho considerato soggetti e situazioni piu' marginali alla pura azione di gioco, ma comunque significative e alcune assai creative e stimolanti, che prima manco vedevo 5) La mia gia' infinita stima verso gli antichi Dei dell'analogico e' ulteriormente cresciuta, anche se preferisco il digitale 6) Mi sono divertito un sacco e penso che ripetero' l'esperimento con altri obiettivi manuali alla prossima partita, dato che ne avro' una a settimana per tutto l'anno 7) Ho imparato a sbagliare tutto e riprovare all'infinito, con calma e senza scoraggiarmi e ad usare la temuta modalita' M, cambiando i tempi velocemente a mano a seconda della luce variabile, con molti errori iniziali ma anche con graduali raffinamenti e successi.
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