JuzaPhoto utilizza cookies tecnici e cookies di terze parti per ottimizzare la navigazione e per rendere possibile il funzionamento della maggior parte delle pagine; ad esempio, è necessario l'utilizzo dei cookie per registarsi e fare il login (maggiori informazioni).
Proseguendo nella navigazione confermi di aver letto e accettato i Termini di utilizzo e Privacy e preso visione delle opzioni per la gestione dei cookie.
Puoi gestire in qualsiasi momento le tue preferenze cookie dalla pagina Preferenze Cookie, raggiugibile da qualsiasi pagina del sito tramite il link a fondo pagina, o direttamente tramite da qui:
Cara Giulia, a quanto pare abbiamo tante cose in comune, così come con Domenico, una vita di musica e pellicola. Mi dispiace solo doverti dare la brutta notizia della morte di Hargrove circa tre anni fa
Quanto mi dispiace!!! Una persona davvero geniale ed umile allo stesso tempo! Adesso mi spiego l'uscita di una sua mega raccolta... Non ci pensavo proprio che fosse per quello
user33434
inviato il 03 Gennaio 2022 ore 9:45
Eh si, davvero è stato un brutto colpo anche per me, anche perché era giovanissimo.
Mi piace ricordarlo così con la sua risata alla fine del brano
user14408
inviato il 03 Gennaio 2022 ore 10:54
@Giulia
beh allora avrai apprezzato il fatto che quella canzone è in realtà una Bossa Nova (con una buona produzione alle spalle) ;-)
la mia camera oscura è tutta nel retro cucina con la lavatrice come base appoggio e la vasca office per tenere i bagni con il sous vide.
In conclusione: a pellicola (negativa) o in digitale la fotografia te la giostri un po' come vuoi, certo con la pellicola è un po' una rottura di scatole ma alla fine, nel bene o nel male, una certa dose, più o meno ampia a seconda dei casi, di post produzione ti può agevolare... seppure, ripeto, al prezzo di qualche rottura di scatole di troppo.
Io, che di rotture di scatole ne ho fin troppe già solo per conto mio, di certo non ne voglio altre da chicchessia, e men che meno le voglio dalla fotografia che per me è, e deve essere, solo fonte di relax e divertimento,
Cio premesso quindi io fotografo solo in diapositiva, e la mia creatività, abbastanza scarsa a onore del vero, la applico solo nella scelta delle varie immagini da concatenare fra loro nelle sequenze con le quali si caratterizzano le mie proiezioni in dissolvenza incrociata. Dissolvenze sempre rigorosamente prive di alcun tipo di sottofondo, sia esso musicale o parlato, perché è inevitabile che la sua presenza distoglie o, peggio ancora condiziona, l'attenzione dell'osservatore.
Devo ammettere che la pellicola mi incuriosisce molto, soprattutto quella a colori (negativo o diapositiva), proprio per questa caratteristica di schiettezza che la contraddistingue. Non nel senso di fedeltà rispetto al reale, o almeno non necessariamente, ma nel senso che gran parte del discorso viene affrontato e chiuso durante la ripresa, non è possibile migliorare qualcosa che non convince in partenza o non ripreso nel modo migliore. Chissà che prima o poi non mi decida a testarla. Va forse maggiormente verso un'essenzialità che, di questi tempi, per me è un pregio inestimabile.
A colori il vero incubo è la stampa: in casa è molto difficile avere costanza dì rendimento, anche ovviamente con bagni termostatati.
Ricordo che quando 50 anni fa stampavo a colori, la soluzione più efficace fu utilizzare il foto lab dì un amico dì mio padre, che stampava centinaia dì foto al giorno tutti i giorni, piuttosto che utilizzare il mio. Li era tutto sempre uguale e potevi fare bei lavori.
“ la mia camera oscura è tutta nel retro cucina con la lavatrice come base appoggio e la vasca office per tenere i bagni con il sous vide. „
No io avevo la "fortuna" di essere autorizzato ad usare il bagno di servizio (nel senso che ho detto: montare e smontare tutto quando esso non veniva utilizzato da altri/e, quindi diciamo dalle ore 22 in avanti). Per le gigantografie, nonostante vaschette da 40*50, già di per se poco manovrabili in quell'ambiente, avevo la pretesa ogni tanto di farne qualcuna (dopo 50 anni ne residuano ancora tre o quattro appese). Avevo tagliato in due longitudinalmente un canale di PVC da 30 cm di diametro, saldate due pareti sempre di PVC agli estremi e con i miei due/tre litri di acidi (una botta di vita perché 1 litro già era un impegno) avanti a far scorrere la stampa da destra a sinistra per il tempo dello sviluppo e del fissaggio. Una grande rottura di zebedei, a ben pensarci oggi, eppure nonostante la serata, anzi nottata, si concludesse alle prime ore del mattino (e poi al lavoro rimbambito) non vedevi l'ora di rifarti un'altra annusata di acidi il prima possibile.
Alle superiori ho avuto, grazie al prof di architettura, il primo contatto con la pellicola. Durante le ore delle sue materie invece di farci solo disegnare inutili solidi in prospettiva (cosa che fai in seconda superiore, e poi una volta appreso il meccanismo anche basta!) ci introdusse al magico mondo della CO.
La "magia" vera e propria allora era lo step finale, quando tutti quei passaggi, che sembravano dei rituali codificati di un'antica religione (e dire che quando ero in 4a superiore, nel 1993, di digitale si parlava assai poco), portavano un foglio apparentemente bianco a materializzare un'immagine nel bagno di sviluppo.
Qualche anno fa ho riprovato a rimettere in piedi una CO, complice una nikon FM2 trovata usata e comprata così, di slancio. Riuscii a recuperare quella del fotoclub che frequentavo allora, dismessa perchè quasi tutti gli iscritti avevano maturato la medesima conclusione di Alessandro, anche se alcuni apparecchi sentivano il tempo passato: l'ingranditore, per esempio, non stava su, e poco alla volta scendeva da solo. Poi mi venne il magone per la quantità d'acqua sprecata tra lavaggi e compagnia bella: ettolitri d'acqua.
Arrivai alla conclusione, infine, che sensore o pellicola non fosse nient'altro che una distinzione formale. Il sensore permetteva di fare le stesse cose della pellicola, con in più l'undo/redo, cosa che nella vita di tutti i giorni non esiste. E' una sensazione leggera, e forse un po' fifona, con quel che di vigliaccheria, il sapere che potrai tornare indietro, che non butterai via soldi, carta, reagenti, tempo, denaro, acqua... mi permette di pensare solo alla fotografia, e non alle spese che dovrò sostenere poi per vederla finita. Questa condizione, sono sincero, mi portò ad una situazione di blocco non indifferente: economicamente andava così così (non che adesso vada tanto meglio... )
Vero, per fortuna che, almeno sulla carta, di "inquinatori amatoriali" allora eravamo abbastanza in pochi. Però ogni tanto, con la scusa di fargli pesare la mia qualifica di cliente affezionato, qualche bottiglione glielo rifilavo al mio spacciatore. Se poi lui, che aveva tanto di laboratorio, li smaltisse come si deve o no, questo non mi era dato saperlo.
Si, ecco, pure quelli. E quelli scaduti, a bottiglioni.
Ero arrivato all'idea che dovevo sviluppare e stampare SOLO le foto migliori... però se non fai pratica, sviluppando e stampando prima anche tutte le altre, non avrai mai le capacità per sviluppare e stampare a dovere la foto migliore, se e quando mai ti capiterà di scattarla... Insomma: ero arrivato ad un vicolo cieco!
Che cosa ne pensi di questo argomento?
Vuoi dire la tua? Per partecipare alla discussione iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!
Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 252000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista.