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Siamo fotografi o produttori di immagini?


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avatarsenior
inviato il 29 Settembre 2012 ore 19:37

Sì, la bravura del fotografo sta appunto in questo, rappresentare la realtà!

Basta essere coscienti di seguire una corrente superata da 2 secoli...;-) Si è scoperto che nelle arti figurative si può esprimere molto di più della semplice realtà.

user1856
avatar
inviato il 29 Settembre 2012 ore 19:43

Quindi la ragazza è come a sinistra?
Cioè vista di persona ha la pelle gialla?

WOW! :)

avatarjunior
inviato il 29 Settembre 2012 ore 19:49

Non noto la pelle gialla (deformazione professionale evidentemente, la gente normalmente non ragiona in termini di bilanciamento del bianco...) e la signorina è più naturale a sx! Evidente che non è una cinese, quindi è reale.
Continui a filosofeggiare sulla realtà: a dx non è lei, a sx sì.
Questo è innegabile: a sx c'è solo un fattore di luce che il sensore vede a quel modo, per cui è una realtà illuminata.
L'associazione mentale di realtà rimane, lei non è una cinese.
Per quanto riguarda il mio discorso, al limite bastava un minimo di bilanciamento del bianco (PP al servizio della fotografia) e rimaneva una fotografia...
Se devo scegliere, meglio l'ambiente giallognolo (non solo la pelle...)che la finzione a dx.

avatarsenior
inviato il 01 Ottobre 2012 ore 10:11

la fotografia E' sempre menzogna...già in fase di scatto.
Scattando scegliendo la composizione, la luce, e tutti i fattori fotografici, diamo un "mood" imponiamo all'osservatore una chiave di lettura nostra.
faccio un esempio, Zabriskie point, immagino che tutti lo conosciate, e chi c'è stato , sa bene che vi arriva un parcheggio piuttosto brutto ma che tutti i fotografi, anche presenti nel forum, che hanno immortalato quel punto della death valley lo eliminano, lasciando intendere che quelle formazioni rocciose siano nel "nulla".

Non è forse mentire?
Non è intendere la realtà come volgiamo noi che la riprendiamo?

anche un fotoreporte mente, componendo scegliendo i soggetti ecc...
Chiunque abbia un'amico fotoreporter potrà confermare che a volte, badabene a volte, le foto sono più drammatiche delle situazioni effettive.


Quindi la fotografia ha sempre mentito, per svariate ragioni, ma lo ha sempre fatto.
Ma noi ci limitiamo a vedere la "menzogna" solo nella post produzione....
Ciao
LC

avatarjunior
inviato il 01 Ottobre 2012 ore 10:38

Banalmente io la penso così: ogni foto è un'immagine. Ogni foto è tale se creata A PARTIRE da una macchina fotografica (poi potermmo disquisire il limite di post produzione che fa passare da foto a foto-artistica/foto-dipinto, ecc).
La post produzione è parte integrante, DA SEMPRE, della fotografia. Troppa post produzione denota solo o incapacità di scatto del fotografo (che dovrebbe migliorarsi) o precisi gusti stilistici del fotografo stesso (soggettivo).
E, a me sembra davvero un concetto naturale: la fotografia non è MAI reale. Realistica, forse, ma mai specchio della realtà. Ci sono numerosi esempi di manipolazione della realtà a livello fotografico dovuti a semplici inquadrature diverse (c'è un esempio famoso con dei soldati in cui, a seconda del crop, sembra che: 1 il soldato stia dando da bere a un uomo, 2 un altro soldato stia puntando alla testa dell'uomo un fucile, 3 sono vere entrambe le cose).
La base è che, SECONDO ME, bisgonerebbe cercare di migliorarsi in modo esponenziale in fase di scatto, in modo da ridurre la post produzione al minimo (tranne, come detto prima, per quei casi in cui sia ovvia e necessaria una pesante postproduzione).

avatarjunior
inviato il 04 Novembre 2012 ore 19:59

A mio avviso la fotografia e' cambiata nel senso che alla fotografia classica si è aggiunta la fotografia di postproduzione,che prima non tutti praticavano ma che affidavano spesso ai tecnici di stampa, ma ciò non è' un male secondo me. È' una questione di identità . C'è chi è' fortunato e riesce a immortalare momenti degni di considerazione e chi si concentra molto su come rendere bella una foto " normale". C'è chi ha il senso della composizione e chi scatta e può comporre( fino ad un certo punto dopo) , ma per me non è' un male assolutamente .oltre questi ci sono almeno altre 10 incognite che danno una direzione ad ognuno di noi ma la cosa che mi piace ricordare in questo momento di grande influenza della postproduzione e' la frase di un fotografo che stimo tantissimo che 5 anni fa mi disse...." Se stai imparando a scattare in Manuale, la tua postproduzione non dovrà mai superare una percentuale minima di correzioni, altrimenti perché farlo"... Oggi a distanza di 5 anni e di 2 di fermo totale da parte mia per motivi personali, ho trovato il mondo sottosopra , lo accetto per carità , ma continuo a pensare a quella frase e nel frattempo studio un po' di postproduzione ;-)

avatarsenior
inviato il 04 Novembre 2012 ore 20:13

Per me la domanda è lecita, e per un motivo semplicissimo: la potenza e le possibilità offerte dalla tecnologia sono infinitamente superiori anche solo rispetto a 10 anni fa.

Ho visto in più occasioni cosa può fare PS in buone mani, ed è impressionante. Eeeek!!!

avatarsenior
inviato il 04 Novembre 2012 ore 20:38

Io non mi stancherò mai di pensare così: l'arte è espressione e come tale ognuno di noi la vede e la sente in maniera personale.
L'artista non si pone ( o non si dovrebbe porre) il problema se gli altri apprezzeranno il proprio lavoro o no.
Lui esegue quel che sente e che vede.
Che sia una scultura, una foto, un quadro, una sinfonia...
Sta poi a noi partecipare alle sue emozioni o no.

avatarsenior
inviato il 04 Novembre 2012 ore 20:39

Ciao Marco, io non amo definirmi un "fotografo" .. preferisco considerarmi un paesaggista.
Il legame con il paesaggio, la luce ed il racconto fotografico che il paesaggista vuol comunicare attraverso i suoi lavori va discretamente oltre quanto hai detto nel tuo post di apertura: congelare l'attimo.
No .. concetto che - forse - può esser valido per un reportage, uno scatto di avifauna o un ritratto glamour ma che difficilmente trova fondamento nella fotografia di paesaggio.

Il genere è pre-visualizzazione, preparazione meticolosa delle condizioni che porteranno la luce a "dipinger" gli elementi così come il paesaggista se li è immaginati.
Alla tua domanda: siam fotografi o produttori di immagini, quindi io rispondo con un secco "io sono un paesaggista, punto". :-P

user6021
avatar
inviato il 05 Novembre 2012 ore 1:08

Secondo me, la questione è su come si utilizza la PP. Per me la foto va fatta al momento dello scatto cercando di cogliere un'immagine il più definitiva possibile. Quindi se la PP serve per definire e migliorare (leggermente....) l'immagine che avevo in testa al momento dello scatto allora va anche bene. Se al contrario giro scattando a raffica portando così a casa tonnellate di Mb scattate a casaccio (più o meno) e poi con la PP tiro fuori immagini spettacolari solo grazie alla mia perizia nell'usare il programma, allora non sono più un fotografo ma faccio computer art.
@Lordcasco... Non sono mai stato a Zabriskie Point, ma mi chiedo una cosa, non sarebbe più semplice andare (magari a piedi..) fino alla fine del parcheggio e da lì scattare? Oppure fare qualche decina di metri (sempre a piedi) e così eliminare a priori quella bruttura? Ripeto non conosco il posto e magari è impossibile fare quello che dico....

avatarsenior
inviato il 05 Novembre 2012 ore 5:01

Marco_56 forse intuisco quello che vuoi dire ma secondo me vai oltre:
ci sono 3 aspetti che secondo me stai mescolando
1. la tecnica
2. la capacità di usare correttamente la tecnica per esprimersi già in ripresa
3. la percezione che il risultato sia una foto e non GRAFICA - è questo che tu cerchi di dire secondo me con "immagine" -

1. la tecnica: ok si può migliorare anziché fare 4000 braketing e poi correggere in ps. ma non ha a che vedere con l'essere fotografi o meno. certo se si sbagliano tutte le inquadrature e si deve sempre croppare... ma uno che non ha gusto per la composizione e l'inquadratura sa, secondo te, correggere una inquadratura sbagliata in pp? secondo me NO. e poi se il risultato è bello espressivo e rappresenta quello che voleva il fotografo a me non interessa nulla di come lo ha ottenuto, se con il giocattolino L, con photoshop, con la macchina magica o altro. il fotografo è tale se sa esprimersi con la fotografia. così come il chitarrista rock si esprime con le dita il plettro la chitarra l'ampli scelto e tutta la catena di effetti. sono SCELTE.

2. la capacità di usare la tecnica in modo espressivo: sapere quando aprire di più il diaframma, usare tempi lenti per un mosso, inquadrare dal basso o dall'alto ecc. non sono cose che puoi correggere in pp e se puoi siamo al punto 1. vuole dire che hai coscienza artistica e fotografica. quindi niente da dire

3. ecco questo è l'aspetto che per me è discriminante: sto facendo una fotografia o GRAFICA? ovvero: guardando il risultato, ho la percezione che quello che vedo sia una possibile realtà raccolta da uno strumento ottico, oppure mi sembra semplicemente grafica fatta da zero? questo è molto importante perché sono due forme d'espressione che puntano a comunicare in modo molto diverso; la grafica, l'arte di disegnare, dipingere e insomma creare ex novo una immagine, non ha la pretesa di essere irriconoscibile da quello che l'occhio umano vede - tranne nei casi come il neorealismo -. chi guarda riceve emozioni che prescindono totalmente da quanto vero sembri il dipinto: dalla pennellata o il tratto, dalla luce che si è data, dal significato simbolico, e tanti altri elementi. la fotografia - eccettuato certa fotografia molto astratta, che si faceva anche con scie di luce in camera oscura e che è l'equivalente di una immagine grafica fatta con photoshop - si basa sull'ILLUSIONE che ciò che rappresenta sia vero, per quanto assurdo possa sembrare. ed è proprio la percezione che non sia stata disegnata l'immagine ma catturata dalla realtà - tipicamente con un'ottica - che ti fa credere a quella illusione.

esempio: se vedo un cubo di metallo gigantesco che rimane sospeso su una spiaggia e proietta un'ombra incombente, angosciante... e lo vedo in una immagine dipinta, o di computer grafica... non mi soffermo a stupirmi che sia stato possibile sospendere un cubo gigante nel cielo su una spiaggia. mi concentro direttamente sul suo significato simbolico. Se vedo un ritratto fiammingo, per quanto dettagliato e verosimile, mi soffermo più sulla pennellata, sull'effetto di luce scelto. Non mi chiedo se veramente è reale ciò che vedo. Do per scontato che sia artefatto per quanto verosimile.

Se vedo una immagine fotografica in cui 3 -4 persone con aria minacciosa con dei cartelli con scritte ostili a qualcuno sono protese al di sopra dell'osservatore e guardano oltre, riprese dal basso, io ho subito la percezione che quello che vedo sia "reale", mi immagino una folla dietro anche se magari la folla NON c'è. mi faccio subito una idea del tutto infondata su uno scenario che è illusorio.
ci sono anche giochi di illusione prospettica che possono portare ad avere foto come l'immagine del cubo sulla spiaggia e perdi mezz'ora a chiederti come cavolo sia stato possibile mettere un cubo in quella posizione ma quello è più un aspetto ludico della foto. se la foto è significativa ne ha anche un simbolico in quel caso e quindi si sovrappone un po' al linguaggio grafico ma con quell'aspetto più inquietante ed emozionante della apparente realtà.

questa è per me la distinzione fondamentale che non bisogna perdere.

l'idea però che la fotografia deve o rappresenti di per sè la realtà è totalmente sbagliata. il verismo si è dimostrato irrealizzabile anche in letteratura. e onestamente trovo che sia totalmente insignificante come arte, una disciplina che si limita a fare vedere la realtà. ci sono sicuramente delle artefazioni più × di altre - come l'eccessiva saturazione dei colori che porta ad avere una immagine da catalogo commerciale - ma anche i maestri che citavi tu, sono stati dei meravigliosi interpreti della realtà. già isolando un soggetto con un diaframma più aperto tu dai una interpretazione. tagliando una parte della scena la dai - e quanto è usata dai giornalisti faziosi in politica questa tecnica - nella scelta del momento - un politico attento per 3 ore chiude gli occhi un secondo per stanchezza e il fotografo della parte avversa lo ritrae in quel momento per descriverlo affaticato o disinteressato - nel decidere anche solo di fare bruciature e mascherature in sviluppo. ma guarda poi che le foto in b&n almeno per metà si facevano in camera oscura poi non ha senso tirare fuori generi peculiari come il foto giornalismo per parlare di tutta la fotografia. e tra l'altro anche in quel campo le artefazioni ottiche sono state infinite. e quante immagini meravigliose sono state costruite e non erano istantanee. persino nella scelta di una diapositiva stai dando una interpretazione: velvia 50 che satura da morire i colori e tende al caldo, o kodakchrome 25 che tende ai toni freddi?

per me chi si sente "t*fato" da chi non sa fare foto solo perché questi riesce a compensare con photoshop i suoi errori tecnici e fare foto ruffiane con tanti effetti, se sa fotografare non ha ragioni di preoccuparsi perché saprà esprimere qualcosa che l'altro non è in grado di trasmettere anche se i più saranno all'inizio catturati solo dall'effetto tamarro. se invece non si ha qualcosa in più allora tutto quello che si aveva era la tecnica, che non ha più valore artistico di per sè, di sapere avvitare un bullone.

avatarsenior
inviato il 05 Novembre 2012 ore 5:18

a tal proposito: per prendere in giro un po' gli amici che facevano un uso esagerato di instagram con 2000 effetti su foto totalmente insignificanti, ho pubblicato sulla mia pagina facebook la mia ... versione delle tipiche foto da instagram, fatta ovviamente in photoshop, cornice inclusa. la potete ammirare qui MrGreen

user1756
avatar
inviato il 05 Novembre 2012 ore 8:21

Un'altro approccio alla questione
potrebbe essere tra
riproduzione e interpretazione

riproduzione la tendenza a riprodurre gli elementi come si sono presentati all'occhio/mente

interpretazione partendo sempre da una cosa reale e da come si è presentata all'occhio/mente ma con successivi interventi per creare interazioni e legami piu forti o nuovi tra i vari elelmenti della composizione o tra solo alcuni elementi
dando molta forza o prevalenza ad alcuni creando quando ci si riesce un messaggio

con la precisazione questi non sono campi netti hanno molte sfumaure intermedie dove spesso si creano posizioni variegate

;-)

Ps per i successivi interventi si puo intendere anche in fase di scatto e dopo lo scatto
cosa del resto gia praticata anche con le pellicole
oggi l'infomatica ofre molte piu possibilita di intervento sia in ripresa che in post
sono cambiate solo le quantita
ma i concetti rimangono i medesimi

user1756
avatar
inviato il 05 Novembre 2012 ore 10:39

Continuo

molti in questo forum e non parlo dei presenti perche se sono intervenuti su questo 3d
il problemo lo sentono, ma di tanti altri alle prime armi e non alle prime armi

quando vedono una immagine esultano per i colori la nitidezza generale e particolare la saturazione ecc...
dimenticando quasi del tutto il messaggio contenuto dell'imagine ammesso che ci sia,la composizione eccc...

quando si interviene sulle luminosita sul crop Hdr e quant'altro si incomincia ad entrare piu o meno nel campo dell'immagine cioe con un messaggio che puo essere diverso per il paesaggista, il ritrattista ecc...
anche lo still life ha in se un messaggio se fatto bene che va oltre l'aspetto materiale
e qui per fare un esempio si prenda le nature morte sia in fotografia che in pittura quando sono riuscite comunicano un qualcosa che cattura e alcuni la chiamiamo bellezza

;-)

avatarjunior
inviato il 05 Novembre 2012 ore 20:39

Io penso che qualora si voglia considerare la fotografia un'arte allora nella fotografia deve necessariamente essere presente una forte componente emotiva, raggiungibile con una moltitudine di strade possibili, anche laddove ciò possa produrre immagini in disaccordo con la mera rappresentazione della realtà.
La foto pubblicata dei fanciulli vietnamiti in fuga dai soldati americani riesce ad essere coì carica di significati sia per la scena in se ma anche per una serie di tecniche ed accorgimenti utilizzati in fase di scatto e di post-produzione. Pensiamo anche solo al viraggio in b/n o all'inquadratura stretta sul gruppo di bambini.
Riferendosi alla pittura e prendendo ad esempio il rinascimento italiano, non si può non convenire che la bellezza nelle opere michelangiolesce non stia tanto nella perfezione anatomica raggiunta ma nel saper infondere paura, rabbia, gioia, estasi e tutta una infinita sfuamtura di emozioni nei volti delle sue opere.
Cosi in Caravaggio la rappresentazione della realtà passa assolutamente in secondo piano rispetto aall'uso delle ombre, dei neri e delle luci.


Che cosa ne pensi di questo argomento?


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