| inviato il 10 Maggio 2016 ore 11:51
personalmente sono d'accordo con Lordasco. imparare le regole è un passo importante per conoscere meglio ciò che puoi fare ed aiutare l'occhio a vedere alcuni aspetti che prima ignoravi. è anche un metro di misura per poter leggere le foto. come ogni cosa è fondamentale avere dei punti di partenza. questo non impedisce a chi ha talento di distinguersi dalla massa conoscendo o non conoscendo tali regole. le due cose non si annullano a vicenda. |
| inviato il 10 Maggio 2016 ore 13:24
Premesso che la sezione aurea esiste dalla notte dei tempi e tutto ciò che è stato antropizzato rispetta le regole, penso che studiare sia utile per capire perché la percezione umana, compreso il bello estetico, è influenzata da determinati principi compositivi. Secondo me la composizione in ambito fotografico è la sfida più importante che ognuno deve saper affrontare ogni volta che pigia il pulsante di scatto, almeno all'inizio del percorso, poi diventa automatico. La composizione è l'elemento più importante di cui si serve chi ci tiene a comunicare un messaggio, si tratta dell'elemento fondamentale del linguaggio, inteso anche in senso generale perché investe tutti i campi dell'espressione, artistica e non. Analizzare la composizione equivale all'analisi del periodo in linguistica. Pertanto una volta apprese le regole il fotografo è tenuto ad utilizzarle per comunicare l'immagine che ha in mente, che non corrisponde necessariamente a ciò che l'obiettivo inquadra (comprendendo anche la post-produzione specialmente la taglierina). Il linguaggio si eleva ad espressione artistica quando riesce a proporre qualcosa di nuovo, in contrasto apparente o "oltre" le comuni regole, in realtà l'artista che riesce a padroneggiarle propone solo una performance virtuosa delle stesse. |
| inviato il 10 Maggio 2016 ore 14:06
“ Allora quelo che io dico è: impariamo le regolette, poi le sovvertiamo come meglio crediamo, ma le abbiamo imparate. „ Mi trovi pienamente d'accordo con questa filosofia. è il motivo per cui vorrei evolvere il mio modo di scattare, da semplicemente istintivo, a qualcosa di più consapevole “ Il punto è che se avessi avuto le regolette in testa, nel momento in cui andavo a scattare questa scena non l'avrei mai neanche vista, in quanto sarei rimasto li ed avrei cercato di fare una foto con una composizione "perfetta" per i libri, e del tutto noiosa per chiunque l'avesse vista (ammesso che non sia noiosa anche questa). „ Hai perfettamente ragione, secondo me non le hai dovute pensare perché oramai le hai assimilate perfettamente Quando da bimbo impari ad andare in bicicletta, spesso sbagli e cadi, poi con l'esperienza fai tuo il senso dell'equilibrio e da lì in poi non hai più bisogno di concentrarti per andare in bici, semplicemente lo fai e basta Comunque grazie a tutti per gli interventi che trovo molto interessanti “ imparare le regole è un passo importante per conoscere meglio ciò che puoi fare ed aiutare l'occhio a vedere alcuni aspetti che prima ignoravi. „ Sono perfettamente d'accordo anche io. Senza sapere certe cose magari alcune piccolezze che poi rendono più piacevole la foto non le riesci nemmeno a notare. Semplicemente vedi due foto simili: una ti piace e una no e non sai dire il perché Poi penso anche io che non ci siano regole ingessate per fare fotografia, ma prima di rompere gli schemi li devo almeno conoscere, almeno io la penso così.. se no non mi rendo nemmeno conto di romperli E sono anche convinto che ci sono persone che sono naturalmente più portate e altre meno, come in tutte le cose |
| inviato il 10 Maggio 2016 ore 16:26
Ho letto le varie risposte e non condivido il pensiero di chi non appoggia lo studio della composizione quando, con molta probabilità anche lui un occhio gliel'ha dato in passato. Molte volte da principiante non si capisce il perchè di una foto venuta male, o comunque che non ti resistuisce quel "bello" che ti aveva fatto scattare la foto. Studiando non da mulo ma da curioso, si capiscono tanti errori fatti, dove si può migliorare e dove si può trasgredire. Secondo voi uno che non ha mai letto e studiato, potrà mai esprimersi correttamente? Infine sarò vero che l'arte da luogo a tantissime forme di espressione libere e fantasiose, ma tutti i grandi e non, hanno dovuto studiare per potersi esprimere come meglio credevano. salut |
| inviato il 10 Maggio 2016 ore 16:44
A titolo di esempio , i grandi pittori hanno cominciato copiando chi prima di loro aveva elaborato e definito i dettami dell'estetica in generale, non solo della composizione ... acquisiti quei dettami hanno elaborato non solo un proprio gusto ma un proprio riconoscibile stile, che a mio avviso è quello cui dovrebbe aspirare ogni persona che voglia "fare arte". Può esser vero che in arte le regole ferree non esistono, ma dire che non serva studiare e che si debba andare esclusivamente a sensazione senza quasi sapere il perché si ottengono determinati risultati è quantomeno opinabile. Aggiungo anche che se le regole costituiscono un freno, probabilmente non le si è assimilate a sufficienza  (masterlight, questa affermazione non è diretta a te ma a quelli che ai tuoi workshop pretendono di conoscere tutto perché conoscono le regole e non riescono ad pensare oltre) My 2 cents |
| inviato il 10 Maggio 2016 ore 16:56
Concordo con gli ultimi commenti. “ Può esser vero che in arte le regole ferree non esistono, ma dire che non serva studiare e che si debba andare esclusivamente a sensazione senza quasi sapere il perché si ottengono determinati risultati è quantomeno opinabile. „ Credo che simili affermazioni siano state espresse, come spesso accade, allo scopo di creare inutili flame. Basta vedere il modo con cui sono state poste. Gli utenti a cui ti riferisci non sono nuovi a questo tipo di cose. |
| inviato il 10 Maggio 2016 ore 18:01
Rileggendo un po' i passaggi precedenti sono sempre più convinto che le regole, esistono da sempre, come la matematica, ci sono sempre state, poi noi con il nostro studio nei secoli, le abbiamo codificate. Qualsiasi cosa che viene descritta da un'immagine ed è "significativa" segue delle regole. Non ci limitiamo magari alle quattro regolette, certo, vediamo in un senso più ampio, laddove la composizione potrebbe essere non importante il soggetto lo diventa e avere un soggetto importane diventa la "regola". Tutto quello che va al di fuori delle regole/regolette, non è più comunicazione, non è più fotografia come mezzo espressivo comune, condivisibile, ma diventa solo un gioco di autocompiacimento fine a se stesso. Prendiamo la fotografia come linguaggio parlato...io parlo con una foto emotiva o un bel paesaggio, parlo, comunico qualcosa...come se mi esprimessi a parole. Se il mio linguaggio è codificato allora chi guarda la mia foto capisce, se la mia foto non si può codificare, allora parlo, ma non dico nulla, parlo una lingua incomprensibile...solo per me? Onestamente non credo. Credo che sia incomprensibile per tanti, ma tanti. Ciao LC |
| inviato il 10 Maggio 2016 ore 18:41
“ Se il mio linguaggio è codificato allora chi guarda la mia foto capisce, se la mia foto non si può codificare, allora parlo, ma non dico nulla, parlo una lingua incomprensibile...solo per me? Onestamente non credo. Credo che sia incomprensibile per tanti, ma tanti. „ Sì, ma conviene sapere LE lingue più che UNA lingua: Oggi non è più così in valore assoluto, ma fino a poco tempo fa (prima che si "occidentalizzasse" per moda), una foto vista da te o da un giapponese poteva essere percepita in maniera diversa. Per "noi", un'immagine ha uno svolgimento da sinistra a destra. Per "loro" da destra a sinistra. Di contro un'immagine che si svolge nel senso opposto induce inquietudine. Si usa anche nel cinema per dare un certo tono alla scena, o per identificare il buono ed il cattivo là dove va sottolineato che c'è un buono ed un cattivo. Li metti di fronte, e di solito il buono è a sinistra e guarda verso destra. Ecco, in Giappone vale/valeva l'opposto. Valle a "spiegare" certe foto apparentemente cupe che cupe non erano agli occhi del fotografo.... Concludo con: www.wired.it/internet/web/2016/04/22/emoji-non-hanno-significato-unico |
| inviato il 10 Maggio 2016 ore 18:51
Il problema di queste cosiddette "regole", credo, è che molti le prendono davvero come tali e una volta apprese non sono più capaci di liberarsene (a nessuno è mai capitato di leggere commenti demenziali a una foto del tipo "è sbagliata perché non rispetta la regola dei terzi"?... Ecco). Personalmente le trovo molto interessanti, ma sono anche convinto che piuttosto che finire così sia meglio, molto meglio, non conoscerle affatto. Mi piace quello che scriveva su questo tema più di settant'anni fa un altro grande (oltre al già citato Feininger), Edward Weston, nell'articolo "Seeing photographically": "Today's photographer need not necessarily make his picture resemble a wash drawing in order to have it admitted as art [si riferisce al pittorialismo, ndr] , but he must abide by 'the rules of composition.' That is the contemporary nostrum. Now to consult rules of composition before making a picture is a little like consulting the law of gravitation before going for a walk. Such rules and laws are deduced from the accomplished fact; they are the products of reflection and after-examination, and are in no way a part of the creative impetus. When subject matter is forced to fit into preconceived patterns, there can be no freshness of vision. Following rules of composition can only lead to a tedious repetition of pictorial clichés." |
user68299 | inviato il 10 Maggio 2016 ore 18:58
“ Il problema di queste cosiddette "regole", credo, è che molti le prendono davvero come tali e una volta apprese non sono più capaci di liberarsene (a nessuno è mai capitato di leggere commenti demenziali a una foto del tipo "è sbagliata perché non rispetta la regola dei terzi"?... Ecco). Personalmente le trovo molto interessanti, ma sono anche convinto che piuttosto che finire così sia meglio, molto meglio, non conoscerle affatto. „ +1 |
| inviato il 10 Maggio 2016 ore 19:40
-0,5 Studiare le regole rimanendo imprigionati in esse non è "eticamente" diverso dal non studiarle affatto e errare (inteso nel senso di vagare) cercando di usare un proprio senso estetico non allenato. Personalmente credo che se ci si vuole elevare si debba conoscere la regola E come sovvertirla .... ma il processo di apprendimento più naturale è quello che va dallo studio all'estro, non il contrario. Almeno questo è quanto vale per me, che ho cominciato a dedicarmi alla fotografia qualche anno fa e ancora mi reputo studente  |
| inviato il 10 Maggio 2016 ore 19:53
“ Studiare le regole rimanendo imprigionati in esse non è "eticamente" diverso dal non studiarle affatto e errare (inteso nel senso di vagare) cercando di usare un proprio senso estetico non allenato. „ Che si alleni il proprio senso estetico lo davo per scontato in ogni caso. |
| inviato il 10 Maggio 2016 ore 19:56
Ottimo Larry, condivido quello che dici. “ . Personalmente le trovo molto interessanti, ma sono anche convinto che piuttosto che finire così sia meglio, molto meglio, non conoscerle affatto „ e rischiare di non farti capire da nessuno? Rischiare che il tuo linguaggio sia così incomprensibile che rimani a parlare da solo davanti allo specchio? No. Non credo. Non confondiamo poi il concetto nella foto che però viene codificato tramite le regole e il non aver nulla da dire. Infine...posso non dire nulla, ma lo posso dire in modo molto forbito, elegante e colorato. Allora sarà una foto priva di significato ma bella esteticamente. Ho molte cose da dire, ma non so come esprimerle, oppure il mio linguaggio è talmente basilare, infantile, che si perdono le sfumature del concetto. Potremmo in linea di massima riassumere i promessi sposi con "ci stanno due che se vojono sposà, però c'è n'artro, uno forte, che je piace 'a pischella...insomma impiccia imbroja ... alla fine questi due se sposeno!!!!" ecco, oppure leggere il romanzo che segue le regole, cosa è meglio? Manzoni aveva talento, questo è ovvio. @Shambola, ovvio non mi limito ad una sola lingua, certo, le lingue sono molte, ma tutte hanno degli schemi logici, codificati. Ciao LC |
| inviato il 10 Maggio 2016 ore 19:58
No,i promessi sposi no. Questa te la boccio |
user35763 | inviato il 10 Maggio 2016 ore 20:17
Nella pittura un fenomeno interessante,poiche' restituisce un risultato particolarmente personale,ispirato,inedito, fuori da schemi e scuole,privo di legami con la realtà culturale e accademica è quello della naivetè,e dei naif. La naivetè necessita di una lettura critica diversa,non si puo' collegare il naif a correnti e influenze,contemporanee o passate, visto che nella sua "ingenuita'" e inconsapevolezza le ignora. In cio' è spesso la sua forza visiva. La storia dell'arte -a cominciare da Rousseau il doganiere- propone molte di queste figure atipiche e "isolate". In tali casi il talento e la capacita' di affabulazione compensano le lacune tecniche e culturali,e le stesse lacune tecniche si fanno espressione. Probabilmente anche nella fotografia si potrebbe parlare di naivetè per alcuni nomi noti. |
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