RCE Foto

(i) Per navigare su JuzaPhoto, è consigliato disabilitare gli adblocker (perchè?)






Login LogoutIscriviti a JuzaPhoto!
JuzaPhoto utilizza cookies tecnici e cookies di terze parti per ottimizzare la navigazione e per rendere possibile il funzionamento della maggior parte delle pagine; ad esempio, è necessario l'utilizzo dei cookie per registarsi e fare il login (maggiori informazioni).

Proseguendo nella navigazione confermi di aver letto e accettato i Termini di utilizzo e Privacy e preso visione delle opzioni per la gestione dei cookie.

OK, confermo


Puoi gestire in qualsiasi momento le tue preferenze cookie dalla pagina Preferenze Cookie, raggiugibile da qualsiasi pagina del sito tramite il link a fondo pagina, o direttamente tramite da qui:

Accetta CookiePersonalizzaRifiuta Cookie

Vivian Maier







avatarjunior
inviato il 01 Settembre 2015 ore 22:19

Nel film documentario, uno dei 10 più visti


E' tra i 10 più visti perchè l'avrò visto o semplicemente tenuto come sottofondo mentre facevo altro... almeno 10-15 volte MrGreen

Credo che ciò che l'ha messa sullo stesso piano dei grandi fotografi sia il fatto che molti di questi siano venuti dopo di lei facendo foto molto simili e nell'arte l'aspetto temporale è fondamentale.

avatarsenior
inviato il 02 Settembre 2015 ore 0:06

Forse qualcuno l'avrà già letto su Facebook, altri no. Riporto queste considerazioni, che non sono mie, perché le condivido al 100%.
In fondo non dice una cosa del tutto insensata chi avanza il sospetto, sottovoce e tra le righe, che Vivian Maier possa anche non essere esistita.

È stata troppe cose tutte insieme, troppi stili, troppi generi, troppe poetiche fotografiche, troppi fotografi e alcuni di loro perfino successivi a lei.

È stata troppe cose senza esserne nessuna in particolare, come se il personaggio "Vivian Maier" non fosse altro che il prodotto di un'operazione meta-fotografica, un esperimento, una verifica condotta da "qualcuno", che ha riunito sotto un'unica etichetta una serie di fotografie provenienti da raccolte di fotografi diversi.

Andrebbe sgombrato un equivoco prodotto da una certa enfasi sorta intorno alla sua figura.
Vivian Maier non è improvvisamente uscita dall'anonimato per accomodarsi ipso facto nell'olimpo dei più grandi fotografi del novecento.

Rimane - e in questo caso vorrei essere creduto: uso il termine nella sua accezione più alta e positiva che esista - una splendida fotoamatrice.

Vivian Maier è stata un po' Friedlander senza essere Friedlander, un po' Fred Stein senza essere Fred Stein, un po' Kubrick senza essere Kubrick, un po' Weegee, un po' Winogrand, un po' Lisette Model, un po' Helen Levitt, un po' Robert Frank, un po' Diane Arbus, un po' Berenice Abbott, un po' Walker Evans, senza essere Weegee, Winogrand, Lisette Model, Helen Levitt, Robert Frank, Diane Arbus, Berenice Abbott, Walker Evans.

E tanti altri.

È stata un po' tutti senza essere nessuno di loro.
Ed è proprio questa la sua particolarità e l'essenza stessa del "mistero" che aleggia intorno alla sua figura: come possa essere esistita una fotografa rimasta nella più totale oscurità e capace di incrociare gli stili di quasi tutti i più grandi fotografi della sua epoca senza conoscerli.
Alcuni addirittura successivi a lei.

Anche la circostanza dell'aver scattato migliaia di rullini lasciandone una moltitudine non sviluppati è un topos fotografico, che si rifà all'esperienza di Winogrand.

Osservando le foto di Vivian Maier ci si accorge di una certa discontinuità.
L'intero corpus manca di omogeneità, più che di una certa coerenza di fondo che invece non manca. Prevalgono a volte intenzioni e stili divergenti, malgrado le sue fotografie esprimano una freschezza, una sicurezza e un bilanciamento davvero impressionanti.

Spero sia evidente che sto facendo un discorso spinto al limite.
Anch'io come tutti vorrei dare per scontato che Vivian Maier sia realmente esistita e che sia stata quell'austera bambinaia con la passione per la fotografia che tutti raccontano.

Rimane un fatto, però: che l'entusiasmo per la scoperta dei suoi archivi non deve far gridare al miracolo.
Vivian Maier non è un ritrovato maestro del ventesimo secolo: è stata semplicemente una straordinaria fotografa che però non ha detto nulla di nuovo e la cui presenza non ribalta la storia della fotografia e non mette a soqquadro le gerarchie.

È stata una donna che ha coltivato la passione nel proprio isolamento, in mancanza di quei riscontri oggettivi che aiutano chiunque a compiere un percorso di crescita e di maturazione, anche se alcune fotografie di Vivian Maier sono scatti davvero eccezionali, per equilibrio, armonia, esattezza finale.

Ma perfino la stessa figura di John Maloof si presta a dubbi e interrogativi.

Sappiamo che nel 2007, all'epoca del ritrovamento, era un agente immobiliare, ventiseienne, giovanissimo.
Una persona che potremmo supporre priva di quella necessaria cultura fotografica e di quell'esperienza visiva che lo possano portare a comprendere appieno il valore di un'opera sterminata come quella che si è trovato fra le mani.

40.000 fotografie mai viste da nessuno, non pre-giudicate da altri, non storicizzate, sulle quali Maloof ha operato autonomamente le prime selezioni da mostrare al pubblico.
A questo punto sarebbe necessario e perfino obbligatorio vederle tutte e 40.000.
Per capire in che modo Maloof sia stato capace di individuare nell'immenso magma quel corpus di immagini così perfettamente rispondenti alle poetiche fotografiche degli anni '40, '50 e '60.

Sono tutte così?... Guardando alcuni tra i provini a contatto non sembra.
E dunque: in quanta parte avrebbe contribuito un John Maloof alla costruzione dell'opera della Maier?...

Voglio dire.
Maloof è un ragazzo del ventunesimo secolo. Se non conosci profondamente gli stili, le intenzioni, le poetiche appunto della fotografia del novecento... credi di essere capace di valutare - con gli occhi di allora e non con quelli del mondo di oggi - un così vasto repertorio di immagini del secolo scorso?...

Oggi la fotografia è tutt'altra cosa rispetto a quella di sessanta, settant'anni fa, mentre Maalof - ripeto: un agente immobiliare di 26 anni - ha saputo cogliere con precisione assoluta nel lascito della Maier fotografie perfettamente rispondenti alle poetiche e agli stili di Friedlander (in particolare gli autoritratti), di Kubrick, di Weegee, di Helen Lewitt, di Fred Stein e di tutta la fotografia americana della metà del secolo scorso.

Anche la figura di John Maloof fa parte di un mistero che non riesce a convincermi del tutto.

Tutta insieme è una storia troppo bella, troppo giusta, con troppe variabili che si incastrano con troppa perfezione per essere vera. Anche se la storia ci ha insegnato che volte i miracoli accadono veramente.

avatarsenior
inviato il 02 Settembre 2015 ore 0:15

Chi l'ha scritto quest'articolo Carlo?

Cmq Maloof è stato aiutato da un paio di curatori, la selezione non è soltanto opera sua.

Questo articolo è interessante soprattutto quando parla di un genere polverizzato, che denota una certa discontinuità... ma non dimentichiamoci che lei era una persona disturbata.

Infine, mi sento di condividere di meno l'alone di complottismo che riflette l'articolo.

avatarsenior
inviato il 02 Settembre 2015 ore 0:28

In realtà non si sa molto della sua infanzia e gioventù , credo vissuta in Francia. Magari le sue conoscenze tecniche le ha avute in quel periodo. Oppure , come dice qualcuno, noi siamo solo un mezzo col quale si esprime il divino....( e non limitiamoci alla sola fotografia , se qualcuno ha visto il colpo di tacco di Meggiorini....)

user46920
avatar
inviato il 02 Settembre 2015 ore 9:24

Se non ricordo male lei fotografa fin da "piccola" ed in Europa era in contatto con quel mondo sembrerebbe da sempre ...

Oggi serie di Vivian ...
in bagno



altra



... autoritratto

avatarsenior
inviato il 02 Settembre 2015 ore 10:03

L'autoritratto mi fa chiedere: perchè?
cioè quando li faceva (e nè ha fatti moltissimi) cosa cercava?
Mi lasciano in dubbio, ho sfogliato il libro che nè contiene diversi, spesso lei è girata le espressioni non sono praticamente mai felici anzi, a volte sembra distaccata altre quasi a disagio








avatarsenior
inviato il 02 Settembre 2015 ore 10:39

Mi chiedevo quando sarebbe arrivato i-Felix MrGreen
Certo, fa effetto vedere scatti del genere senza una progettualità alla SB, frutto solo del talento.
Bisogna anche dire che le foto del passato (anni 40, 50) tendono a riportarci a l'age d'or della fotografia, stimolando una sorta di romanticisimo e di indulgenza.

user46920
avatar
inviato il 02 Settembre 2015 ore 11:08

L'autoritratto mi fa chiedere: perchè?
cioè quando li faceva (e nè ha fatti moltissimi) cosa cercava?

in alcuni (quelli in strada soprattutto) sembra che stia osservando una scena nel riflesso (come nelle due che hai postato) che non comprende lei, ma le persone intorno ... chissà per quale motivo questi rimandi immortalati ??

tipo questo

qui con un buon riflesso rivelatore




... in questa sembra quasi che sorrida



avatarsenior
inviato il 02 Settembre 2015 ore 12:11

La "confusione", ripeto, c'è quando quella che dovrebbe essere la tua opera viene sviluppata, selezionata e stampata da altri, senza il tuo minimo intervento: non è mica una cosa da poco.
Credo sia impossibile farsi di lei un'idea sicura e definitiva.

avatarjunior
inviato il 02 Settembre 2015 ore 12:30

Certo un articolo postato su FB diviene un nuovo oracolo di Delfo....mi mancava in questo mondo di disadattati che se non si vestono tutti allo stesso modo e frequentano gli stessi social sono vittime della depressione. Io dico..ma godetevi in pace questo splendido spaccato della società americana in quella epoca ormai distante per noi.
Ma perché Van Googh non era disturbato? Eppure la sua pittura è sublime.
Anche gli scrittori scrivendo libri cercano altro ogni nuovo romanzo. Criticare l'evoluzione artistica di VM nel corso degli anni mi pare quantomeno irrispettoso e abbastanza fuori dalle righe.
Anche dalla divina commedia c'è differenza tra l'inferno e il paradiso... certo chi non l'ha letto non può fare commenti.

avatarjunior
inviato il 02 Settembre 2015 ore 12:51

Certo un articolo postato su FB ...

Caro Skyler ... crudo ma condivisibile.
Troppe parole, quando invece l'Autore stesso, faceva parlare le immagini.
Talvolta le faceva urlare, come i suoi Autoritratti.
Si, Autoritratti no selfie.

user46920
avatar
inviato il 02 Settembre 2015 ore 15:28

La "confusione", ripeto, c'è quando quella che dovrebbe essere la tua opera viene sviluppata, selezionata e stampata da altri....Credo sia impossibile farsi di lei un'idea sicura e definitiva.

concordo e secondo me, basterebbe che per correttezza vengano esposte al pubblico solo gli scatti originali , senza troppe "inutili" re-interpretazioni di terzi: quì c'è il documento originale. punto.

avatarsenior
inviato il 02 Settembre 2015 ore 17:40

Troppe parole, quando invece l'Autore stesso, faceva parlare le immagini.
Purtroppo, se devo credere a quello che dice il documentario e l'autore della "scoperta Maier", ti sbagli: a nessuno, tranne rarissime e casuali eccezioni, aveva mai mostrato quelle immagini e sono dell'idea che se vuoi "farle parlare" allora devi mostrarle...altrimenti parleranno dopo di te e non grazie a te. Preferisco rimanere affezionato all'idea che non volesse comunicare agli altri: è affascinante questo, se parliamo di fotografia.

avatarjunior
inviato il 02 Settembre 2015 ore 18:32

Può darsi che mi sbagli, come dici tu seguendo il filo del documentario.
Tu stesso ci ricordi però che le ha mostrate.
Forse a persone che non hanno colto il peso delle sue opere.
Oppure i tempi non erano maturi per quel tipo di opere.
E se anche fosse, che non le ha mostrate mai, nessuno scatta foto, scrive poesie, compone musica perché non vengano mai condivise.
Se non le distruggi e le conservi in un cassetto, culli l'idea che prima o poi qualcuno le troverà e parleranno di te e per te della tua visione del mondo.
Comunque sia, per me una grande narratrice per immagini.

avatarsenior
inviato il 02 Settembre 2015 ore 18:46

Certo un articolo postato su FB diviene un nuovo oracolo di Delfo....

Si può essere d'accordo o meno con il brano che ho estrapolato dalla pagina Fotografia: il nuovo Cassetto. Di sicuro, a differenza delle verità che vengono elargite qui, quel pezzo suscita domande e fa riflettere parecchio su questi presunti fenomeni della fotografia. E, parlando della Maier, è innegabile che sia più forte l'eco suscitata dalla vicenda che il lascito fotografico che le viene attribuito. Poi ognuno è libero di pensarla come vuole, eh, ma per confutare l'ipotesi de "il nuovo Cassetto" dovrebbe dimostrare altrettanto senso critico, un bagaglio culturale di spessore (e comprovato) e una conoscenza della storia della fotografia di pari livello. Almeno. Sennò torniamo al "mi piace"/"non mi piace" di cui s'è abbondantemente disquisito nelle scorse settimane.

E poi cos'ha Facebook, non vi pare degno di ospitare contenuti di qualità? Beh, presto la piattaforma di Zuckenberg diffonderà contenuti giornalistici e condividerà i profitti con gli editori. Il primo giornale a produrre contenuti specificatamente per Facebook sarà il New York Times. Che è il paradigma dell'autorevolezza giornalistica mondiale. O no?

Che cosa ne pensi di questo argomento?


Vuoi dire la tua? Per partecipare alla discussione iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!

Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 253000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista.





RCE Foto

Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info)


 ^

JuzaPhoto contiene link affiliati Amazon ed Ebay e riceve una commissione in caso di acquisto attraverso link affiliati.

Versione per smartphone - juza.ea@gmail.com - Termini di utilizzo e Privacy - Preferenze Cookie - P. IVA 01501900334 - REA 167997- PEC juzaphoto@pec.it

www.juzaphoto.com - www.autoelettrica101.it

Possa la Bellezza Essere Ovunque Attorno a Me