| inviato il 28 Gennaio 2015 ore 17:22
si avevo capito, era una battuta la mia | 
| inviato il 28 Gennaio 2015 ore 17:25
Avevo capito anch'io, Matteo. Speravo in un tuo contributo alla discussione. | 
| inviato il 29 Gennaio 2015 ore 21:14
Concordo in pieno con Marchetti, è un pò che seguo l'argomento e da inesperto mi sembra di percepire poche argomentazioni costruttive e qualche ovvietâ. Senza offesa, non ho certo voglia di polemizzare ma ad oggi a parte pochi mi hanno dato consigli concreti sull'argomento. Mi sono appoggiato ad associazioni ornitologiche e a studiosi del territorio (anche loro usano la reflex) per trovare quelle informazioni che qui raramente si trovano. Scusate lo sfogo ma non bastano le buone intenzioni e l'etica. |   
| inviato il 25 Marzo 2015 ore 22:43
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| inviato il 11 Maggio 2015 ore 17:15
Intervengo su questo tema perché penso sia veramente importante, per chi come me si avvicina a questo tipo di fotografia, ritrarre un animale qualsiasi esso sia in qualsiasi momento della sua vita è una cosa da fare sempre con le dovute attenzioni, sicuramente scambiarsi opinioni sulle tecniche di avvicinamento e mimetismo ci mette in condizioni di evitare errori e di non disturbare, per questo penso che sia molto importante, condividere le nostre esperienze per permetterci di raggiungere il risultato nel migliore dei modi...ringrazio Claudio che ha iniziato questa discussione.....devo dire che mi sta facendo lavorare molto sulla ricerca di informazioni relative all'avvicinamento di uccelli al tramonto...cosa che si rende difficile in quanto veniamo facilmente individuati.... nel momento che arriviamo sulla sponda.... |  
| inviato il 11 Maggio 2015 ore 21:59
Grazie Domenik. Il link apre contenuti veramente interessanti per la nostra discussione. È un contenuto centrale riconoscere che il troppo amore o interesse ai nostri amati soggetti pennuti possa arrivare a impedirgli di riprodursi. Una volta, qualche anno fa, ignorai il cartello che avvisava della vicina nidificazione, e per pochissimo non calpestai alcuni nidi di avocetta che stavano su una strada interna di una grande salina. L'amore morboso distrugge chi amiamo. | 
| inviato il 12 Maggio 2015 ore 8:52
Ho seguito la discussione e vorrei precisare alcune cose. Ho fatto parte per molti anni della Lipu, che ora ho abbandonato perché mi è sembrato che, a parte rare e lodevoli persone, più che un'associazione per la tutela e la diffusione della conoscenza dell'avifauna, fosse una loggia massonica tra "esperti" che non vogliono rendere più di tanto pubblica la loro conoscenza. Sarà che hanno paura che la gente disturbi gli animali, ma hanno poca voglia di condividere e, per quanto riguarda il rapporto con altri appassionati che non sono al loro livello, si limitano a organizzare sporadiche escursioni in luoghi dove per vedere gli uccelli non basta neppure un cannocchiale munito di oculare 60x. Detto questo, non è che questi naturalisti si facciano più di tanti scrupoli a usare, magari per scopi di censimento, richiami di tutti i tipi e, soprattutto, in tutti i periodi dell'anno. Mi è parso di capire che, quando lo fanno loro, va sempre bene, mentre quando lo fanno gli altri no. Lo stesso vale per l'avvicinamento ai nidi, eccetera. Passando all'argomento "disturbo" da parte dei fotografi, vorrei citare un luogo dove è abbastanza facile trovare limicoli e uccelli acquatici, anche rari: si tratta di uno specchio d'acqua situato a ridosso della pista di accelerazione di un grande aeroporto. Se si va a fotografare lì, occorre mettersi qualcosa per ripararsi le orecchie, perché il baccano è davvero insopportabile, ma le foto vengono molto bene, anche senza alcun mimetismo. Non credo che in luoghi come questo (vi posso dire che ve ne sono tanti in giro per il nostro paese) si possa parlare di disturbo da parte dei fotografi. Un'altra notazione riguarda i capanni e il cibo dato agli uccelli per attirarli. Io credo che dare del cibo con costanza, per un certo periodo, per fare in modo che gli uccelli frequentino un luogo dove si sono approntate delle postazioni fotografiche più o meno stabili sia molto pericoloso, più pericoloso dello spavento occasionale provocato da qualcuno che, magari durante una passeggiata, tenti di avvicinarsi al pennuto di turno, facendolo scappare. Il pericolo deriva dal fatto che l'uccello si abitua al cibo e, quando si sospende la somministrazione perché si sono finite le sedute fotografiche, non trovandolo più, può rischiare di morire. Questo accade in particolare in inverno: visto che c'è cibo, l'uccello non si sposta dal quel luogo e, quando non lo trova più, crepa perché non ce la fa, per il freddo, a migrare altrove. Infine, è difficile parlare di disturbo da parte dei fotografi quando ci sono spiagge libere dove nidificano, a esempio, i fratini, nelle quali la gente fa scorrazzare tranquillamente, senza guinzaglio né museruola, pitbull e rottweiler: in quei casi, a correre seri pericoli, non solo i fratini, ma anche i fotografi. Un saluto a tutti. | 
| inviato il 12 Maggio 2015 ore 9:22
Ho letto buona parte degli interventi di questo interessante post e lo trovo importante perchè ogni fotografo naturalista esperto e no deve assolutamente porsi una domanda del genere. Ovviamente ci sono approcci ed opinioni diverse ma quello che deve sempre prevalere è il buon senso e la massima attenzione nel non fare qualcosa di sbagliato che possa arrecare danni ai soggetti. Purtroppo c'è chi per spirito di emulazione o semplicemente per ignoranza non ne tiene conto e le conseguenze possono essere gravi per cui, se non si sa bene cosa si sta facendo, come ha appena scritto anche Guidoalpino, molto meglio rinunciare alla foto. Ovviamente non parlo di essere talebani ma di usare semplicemente il buon senso.. | 
| inviato il 13 Maggio 2015 ore 14:09
Ringrazio Lupolu e Memy per gli interessanti spunti. Dopo un inizio lento, la discussione sta finalmente decollando. L'attività di fotografia naturalistica è comunque assimilabile a una forma evoluta di attività venatoria. Concordo sul fatto che vada affrontata con misura e buon senso. | 
| inviato il 14 Maggio 2015 ore 7:06
Sull'intervento di Lupolu ho un'obiezione da fare...sicuramente anche chi studia gli uccelli o gli animali in genere crea loro un disturbo, sarebbe impossibile fare il contrario, ma ci sono due importanti differenze con la maggior parte dei fotografi: hanno una conoscenza più approfondita, quindi il rischio di fare danni è inferiore, e agiscono per scopi scientifici, di tutela e di conservazione, che, in qualche misura, giustificano il disturbo arrecato, almeno fino ad un certo punto! Poi si può discutere su quale sia il limite di queste azioni e se, a volte, questo limite non venga superato o se alcune azioni non vengano portate avanti per gloria personale più che per ricerca, ma il punto di partenza, comunque, a mio parere non può essere assimilato! Riguardo al discorso dei fratini penso che ci sia una differenza tra chi arreca disturbo inconsapevolmente e chi lo fa deliberatamente per fotografarli al nido...il risultato per l'animale è lo stesso, ma chi conosce la situazione dovrebbe cercare di evitare di aggiungere stress ad un animale già pesantemente stressato dalla situazione stessa, perché anche qui la finalità del disturbo arrecato non è tale da giustificarlo! | 
| inviato il 14 Maggio 2015 ore 9:12
@Davide Ferretti “ Riguardo al discorso dei fratini penso che ci sia una differenza tra chi arreca disturbo inconsapevolmente e chi lo fa deliberatamente per fotografarli al nido... „ La legge italiana prescrive guinzaglio e museruola per i cani pericolosi (pitbull e rottweiler), quindi a chi li lascia scorrazzare liberi sulla spiaggia non assocerei il termine "inconsapevolmente". Oltrettutto il cane le uova e i fratini se li mangia, il fotografo no (almeno quelli che conosco io non mangiano fratini ). “ agiscono per scopi scientifici, di tutela e di conservazione, che, in qualche misura, giustificano il disturbo arrecato „ “ alcune azioni non vengano portate avanti per gloria personale più che per ricerca „ Ecco, mi pare che ci siano molti casi in cui vale di più la seconda ipotesi che la prima. Lungi da me difendere il comportamento di certi fotografi che, per catturare un'immagine rara, sono disposti a tutto, ma non me la sento neppure di accettare tout court quello che viene fatto dai cosiddetti "esperti". Ho visto fotografi parlare a voce bassa per non disturbare svassi in un nido situato in una zona piena di bambini che gridavano e "naturalisti esperti" abusare di richiami, anche in periodo di accoppiamento, solo per il gusto di vedere se un dato uccello c'era o meno. Anche sugli scopi avrei qualcosa da dire, e qui si tratta di democrazia contro oligarchia: se non ci fossero i fotografi, che fanno vedere al mondo le bellezze della natura, per gli "studiosi ed esperti" la natura stessa dovrebbe essere totalmente cintata e riservata a loro esclusivo uso e consumo, e a tutti gli altri mortali resterebbero da ammirare le autostrade e i centri commerciali. | 
| inviato il 14 Maggio 2015 ore 11:25
“ Vorrei lanciare questo argomento per riflettere sul comportamento in natura di noi fotografi. Molti di noi hanno da dire la propria esperienza e opinione in proposito. „ Nessun fotografo dopo aver speso soldi in attrezzatura fotografica è così sprovveduto da muoversi in modo tale da disturbare gli uccelli. I rompicoglioni, scusate il termine brutale, sono tutt'altri personaggi: da quello che porta il cane a sgambare nella riserva faunistica alle famigliole che entrano nella riserva faunistica schiamazzando. Questi si che veramente disturbano e andrebbero allontanati, ma i fotografi quando mai si comportano in modo così selvaggio |
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