| inviato il 12 Giugno 2025 ore 11:32
Dipende |
| inviato il 12 Giugno 2025 ore 11:49
“ Trovo i ritratti non posati fatti a persone consapevoli più interessanti „ Il problema non è l'essere messo o meno in posa, ma il rapporto che viene instaurato tra fotografo e fotografato |
| inviato il 12 Giugno 2025 ore 11:58
“ Il problema non è l'essere messo o meno in posa, ma il rapporto che viene instaurato tra fotografo e fotografato „ In qualche caso sì, in qualche caso no. Immagina quando devi fotografare qualche vip e ti danno giusto 10 o 15 minuti o se fotografi, per dire, la famiglia reale di Gran Bretagna: che rapporto vuoi/puoi instaurare? |
| inviato il 12 Giugno 2025 ore 12:38
Nel mio caso esiste sempre un rapporto con chi fotografo che può essere una conoscenza di lunga data ma anche un contatto nato sul momento. Se non c'è il ritratto rubato. |
| inviato il 12 Giugno 2025 ore 13:48
“ “ Il problema non è l'essere messo o meno in posa, ma il rapporto che viene instaurato tra fotografo e fotografato ? In qualche caso sì, in qualche caso no. Immagina quando devi fotografare qualche vip e ti danno giusto 10 o 15 minuti o se fotografi, per dire, la famiglia reale di Gran Bretagna: che rapporto vuoi/puoi instaurare? „ Se mi posso permettere, ti consiglio di guardare questo breve documentario su Rai Play: www.raiplay.it/programmi/threeminutes?wt_mc=2.www.cpy.raiplay_prg_Thre che tratta proprio questo argomento, non per essere assolutisti o irragionevoli verso altri punti di vista, ma il ritratto, come lo intendo io, non può prescindere un rapporto, anche quando si fotografano dei reali, anche quando si hanno a disposizione pochi minuti, se vuoi scattare un ritratto, è imprescindibile una relazione. Buona visione. |
| inviato il 12 Giugno 2025 ore 15:20
Cosa intendi per rapporto? Io penso sia un concetto molto vasto che va dall'amicizia fino all'incontro casuale che inizia e finisce rapidamente magari con uno scambio di e-mail come mi è capitato spesso |
| inviato il 12 Giugno 2025 ore 15:35
“ Se mi posso permettere, ti consiglio di guardare questo breve documentario su Rai Play: www.raiplay.it/programmi/threeminutes?wt_mc=2.www.cpy.raiplay_prg_Thre che tratta proprio questo argomento, non per essere assolutisti o irragionevoli verso altri punti di vista, ma il ritratto, come lo intendo io, non può prescindere un rapporto, anche quando si fotografano dei reali, anche quando si hanno a disposizione pochi minuti, se vuoi scattare un ritratto, è imprescindibile una relazione. Buona visione. „ Secondo me non si instaura nessun rapporto fra fotografo e fotografati e si vede chiaramente. Gli attori arrivano, posano, se ne vanno. A volte c'è proprio uno scambio minimo di battute. Le foto vengono bene perché sono attori che avranno posato decine, più probabilmente centinaia ed a volte migliaia di volte. Ad un certo punto si vedono una serie di foto fatte ad attori diversi tutti con lo stesso schema luci e lo stesso fondo, alla fine usciranno foto praticamente identiche per tutti. Prova con gente presa a caso e poi vedi cosa esce in tre minuti (ma pure 10 o 15): esce quello che tu fotografo vuoi che esca, non esce la persona (perché non la conosci). Poi se per rapporto intendiamo lo scambio di quattro parole in inglese un po' stentato per dare delle indicazioni, allora sì, si instaura un rapporto. |
| inviato il 12 Giugno 2025 ore 16:20
Anche per me c'è troppa enfasi sul presunto rapporto. Nel mio modo di fare ritratti c'è piuttosto la creazione mentale di un personaggio e mi cimento su quello, che non è necessariamente il personaggio reale ma quello che risponde alla mia idea. E allora tutto diventa funzionale alla rappresentazione di quel personaggio. Vi suggerisco un esercizio, una prova: una sessione di ritratto senza scambiare una parola col soggetto ripreso se non Delie indicazioni su come mettersi. Vedrete che il risultato non necessariamente è diverso da un'altra sessione più empatica. Nel rapporto empatico c'è piuttosto il rischio che il soggetto prenda la mano e che il fotografo perda le briglie, con un risultato diffferente da quello che aveva in mente |
| inviato il 12 Giugno 2025 ore 18:19
“ Prova con gente presa a caso e poi vedi cosa esce in tre minuti (ma pure 10 o 15): esce quello che tu fotografo vuoi che esca, non esce la persona (perché non la conosci). „ Io da nessuna parte ho scritto che debba uscire la persona, ho scritto che un ritratto per essere tale non può prescindere dal rapporto tra fotografo e fotografato. Senza pretendere di scrivere verità assolute, ma semplicemente riportando esperienza e studi, per me non c'è ritratto senza relazione e non c'è relazione senza tempo. Il tempo, nel ritratto, è un ingrediente invisibile, ma non ha un termine di minimo o massimo ed è quello che esce nel documentario che ho condiviso, mi dispiace che reputi le foto tutte uguali, personalmente vedo i suoi lavori in altri termini. |
| inviato il 12 Giugno 2025 ore 18:21
“ o da nessuna parte ho scritto che debba uscire la persona, ho scritto che un ritratto per essere tale non può prescindere dal rapporto tra fotografo e fotografato. Senza pretendere di scrivere verità assolute, ma semplicemente riportando esperienza e studi, per me non c'è ritratto senza relazione e non c'è relazione senza tempo. Il tempo, nel ritratto, è un ingrediente invisibile, ma non ha un termine di minimo o massimo ed è quello che esce nel documentario che ho condiviso, mi dispiace che reputi le foto tutte uguali, personalmente vedo i suoi lavori in altri termini. „ assolutamente corretto e sacrosanto. stabilire una relazione, un rapporto non significa fare chiacchere o chissa cosa. |
| inviato il 12 Giugno 2025 ore 18:23
“ Vi suggerisco un esercizio, una prova: una sessione di ritratto senza scambiare una parola col soggetto ripreso se non Delie indicazioni su come mettersi. „ e quello secondo te non vuol dire instaurare un rapporto di relazione? E' per questo che dicevo che uno "scatto rubato" non è un ritratto. Comunque a ognuno la propria filosofia della fotografia, è argomento vasto, da studiare e provare, provare, studiare, vivere e provare ancora, confrontare, sbagliare e riprovare ancora.. |
| inviato il 12 Giugno 2025 ore 18:39
Quando parlano di rapporto lasciano intendere che si crea un rapporto di complicità, mentre per me il fotografo registra una propria idea . Comunque per approfondire queste tematiche non tecniche posso suggerire di leggere dal blog di Efrem Raimondi e di vedere i video di Tony Thorimbert. Nella loro diversità, si possono prendere tanti spunti di riflessione e capire qual è il proprio approccio migliore. Una ricetta per tutti non c'è |
| inviato il 12 Giugno 2025 ore 20:15
Io che faccio solo ritratti non in posa la vedo molto più semplice. Faccio regolarmente ritratti a musiciste e musiciste prima, durante e dopo i concerti. Sanno che sono lì, fanno quello che fanno abitualmente, e io scatto. Sia in interno che in esterno ma senza flash ( così torno alla domanda iniziale ). C'é un rapporto con loro? Si e va dall'amicizia alla conoscenza di quel momento con tutte le varianti che stanno nel mezzo. |
| inviato il 13 Giugno 2025 ore 10:49
Senza voler offendere nessuno e senza alcuna presunzione, il discorso del rapporto fotografo soggetto è un tantino sofistico. Personalmente mi verrebbe più che altro da dire che un buon ritratto può venir fuori dall'empatia che viene a crearsi tra fotografo e soggetto, per trovare la quale a volte può bastare anche solo uno sguardo. Se il soggetto è abituato ad essere fotografato ed il fotografo abituato a cogliere l'espressività, basta un gesto d'intesa da parte di entrambi per capire qual è il momento giusto per tirare fuori qualcosa di buono. Parlare di rapporto mi sembra una cosa che va un po' troppo nel personale, magari come concetto più accostabile ad uno shooting che non al singolo scatto |
| inviato il 13 Giugno 2025 ore 10:50
D'accordo. |
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