JuzaPhoto utilizza cookies tecnici e cookies di terze parti per ottimizzare la navigazione e per rendere possibile il funzionamento della maggior parte delle pagine; ad esempio, è necessario l'utilizzo dei cookie per registarsi e fare il login (maggiori informazioni).
Proseguendo nella navigazione confermi di aver letto e accettato i Termini di utilizzo e Privacy e preso visione delle opzioni per la gestione dei cookie.
Puoi gestire in qualsiasi momento le tue preferenze cookie dalla pagina Preferenze Cookie, raggiugibile da qualsiasi pagina del sito tramite il link a fondo pagina, o direttamente tramite da qui:
Eh si. Lo scrissi tempo fa : ma quanti cloni di Martin Parr ci sono in giro? E sono tutti bravi, come anche questo. É chiaro che, con uno stile così preponderante, si fa fatica ad avere una strada personale che non ricordi subito Parr.
Invece mi piace. Devo dire che la prima cosa che mi é venuta in mente è stato : molto “trumpiano”. Mi sembra ( senza voler scatenare un altra inutile polemica ) la perfetta fotografia dell' America oggi : uno paese allo sbando, incattivito, menefreghista, diviso su qualsiasi cosa.
In un certo senso Jeremy Paige si colloca nella tradizione di Robert Frank e del suo "The Americans" (1955-56); nel rappresentare appunto la "Deep America".
Ovviamente ci sono anche evidenti differenze; del resto la realtà che rappresenta certo non è la stessa dell'America degli anni '50 (e tempo che non sia cambiata in meglio). A parte quella ovvia dell'uso del colore, Jeremy Paige usa molto di più il registro del grottesco; e quì scatta l'analogia con Martin Parr... però in Paige (perlomeno in alcune sue foto) ci vedo più cattiveria, che in questo caso non considero affatto negativamente, è legata alla spietatezza delle realtà che fotografa.
Forse è solo una mia impressione ma in Parr percepisco un fondo di ironica bonarietà verso i suoi soggetti. In alcune foto di Paige vedo un inclinazione molto differente.
“ E' un po' che non segnalo nessuno e oggi ho l'ispirazione con questo autore Giapponese: ikko narahara „
Paul Reas non lo conoscevo e mi piace. Trovo un po ingeneroso l'accostare sempre a Parr. In fin dei conti alcuni lavori sono dello stesso periodo e entrambi usano molto il flash che non è nemmeno stato da loro inventato. Ovvio che certe situazioni risulteranno avere dei richiami. Certo Parr ha un passo in più e soprattutto è diventato più famoso, magari potrebbe essere lui che si è ispirato all'altro.. Io per esempio ci vedo similitudini anche con Steel Perkins ed allora che facciamo? Poi c'è l'omino sovraesposto come Parke.. insomma le similitudini esistono da sempre, oggi vediamo più facilmente ennemila immagini ma una volta era diverso.
Jeremy Page lo conoscevo, ed è un grande. Quando uno scrive questo ha per forza la mia stima. Se poi è pure bravo.. Al giorno d'oggi, quando tutti scattano foto, cerco di trovare un senso di umiltà, umorismo e inventiva nelle mie foto. Mi piace pensare alle mie foto semplicemente guardando la parte centrale di un film, senza mai conoscere l'inizio o la fine ma avendo quel tanto che basta per riempire gli spazi vuoti per te. Non raccontare la storia completa è ciò che mi propongo di creare, lasciando che lo spettatore faccia il lavoro di interpretazione della fotografia per se stesso.
Concordo. Quell'anno vi fu pure Kieslowski (Film blu nella trilogia). Visto anche i Protagonisti. Credo che pochi come Altman abbiano raccontato al meglio l'America e le sue contraddizioni
Vuoi dire la tua? Per partecipare alla discussione iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!
Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 251000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista.