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Carlo Mollino è stato un eccellente architetto, un buon pilota , un buon sciatore ,un disegnatore di auto da corsa , uno straordinario dilapidatore di patrimoni , un dandy ovviamente e tra le altre cose un eccellente fotografo. La fotografia è stato il passatempo nascosto di Mollino : fotografo' per anni prostitute , ballerine , signorine da night nella sua casa passatempo ( non era nemmeno sua ) di Torino con la polaroid.
Il prodotto fu un libro postumo che è stato rieditato qualche anno fa , con una bella copertina rossa in tessuto ( ovviamente senza l'orribile sovracopertina ) , con una serie di piacevolissime foto di nudo , ben eseguite , erotiche senza essere mai volgari , Dannunziane.
Alla domanda su quale segno vorrebbe lasciare nella storia della fotografia risponde:
«Aver cercato di vivere con quelli che fino ad allora la fotografia si era accontentata di vedere. Aver il coraggio di dire ciò che non era stato detto: che non è accettabile per il fotografo essere solo un voyeur. Aver cercato di vedere ciò che non era stato visto. Aver cercato il di trarre da situazioni di vita vissuta un'opera, per quanto imperfetta. Non aver mai rinunciato a vivere usando la fotografia come scusa. Aver voluto eliminare qualsiasi distanza dal mio soggetto. Aver voluto mettere in pratica, a mio rischio e pericolo, un'antica verità: il mondo non è fatto di ciò che vediamo, ma di ciò che siamo.»
se una bibbia non può mancare in qualsiasi libreria, in quella fotografica per me la bibbia è questo. L'edizione italiana che ho non è gran che come qualità, ma comunque sufficiente. Il contenuto sopperisce al gap.
“ Carlo Mollino è stato un eccellente architetto, un buon pilota , un buon sciatore ,un disegnatore di auto da corsa , uno straordinario dilapidatore di patrimoni , un dandy ovviamente e tra le altre cose un eccellente fotografo. La fotografia è stato il passatempo nascosto di Mollino : fotografo' per anni prostitute , ballerine , signorine da night nella sua casa passatempo ( non era nemmeno sua ) di Torino con la polaroid. „
Tra gli scritti qui riportati, redatti per quest'ultima edizione (a parte ovviamente quello di Basilico), ho trovato particolarmente interessante quello di Roberta Valtorta, in cui, tra l'altro, fa menzione del riferimento costituito da Anonyme Skulpturen dei coniugi Becher:
Di questo rapporto ne parla anche Angela Madesani: www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=1712082#8017446 (L' user39791 che commenta i miei post è Filiberto, un prezioso utente di questo forum, oltre che autentica colonna della sezione sui fotografi significativi sia storici che contemporanei, e che purtroppo si è cancellato)
Tra le fotografie riportate in questo libro, a costo di passare per poco orignale, ho scelto questa, giustamente celeberrima, presa in Viale Luigi Sturzo:
A mio parere Gabrielo Basilico è, tra i fotografi, il miglior interprete del genius loci della Milano contemporanea.
Per questo progetto Basilico non utilizzò il banco ottico Linhof, che sarebbe stato lo strumento abituale per i suoi lavori successivi, ma una Nikon F2 con un Nikkor 28mm f/3.5 PC:
Complice altra discussione sui fotoreporter di guerra, ho rispolverato questo libro edito nel 1995. Un viaggio fotografico abbastanza corposo attraverso le dittature del secolo scorso in Europa fino agli anni della Liberazione. Il fascismo e' raccontato, non senza una velata ironia, per quanto fosse possibile, dalle immagini di Adolfo Porry Pastorel. Nato a Roma nel1888 da una famiglia cosmopolita, fonda l'agenzia Vedo e costituisce uno dei pochi, se non il solo, occhio fotografico che non fosse quello "ufficiale" dell'Istituto Luce. Spostandoci ora in Germania, meta' anni 20 circa, mi ha colpito la serie di ritratti di August Sander, a persone dei piu' diversi mestieri e ceti sociali. In queste foto riprese a Colonia nel libro sono affiancati un notaio e un disoccupato.
Les ateliers wombat è una straordinaria casa editrice , con una particolarità' : non produce libri. Produce invece degli splendidi cofanetti di fotografi che vanno per la maggiore ( si passa B. Gilden a Kubrick , a W. Klein ecct ecct ) e fotografi emergenti. In questi cofanetti , stupendamente confezionati , avrete una breve storia dell'artista , varie foto stampate modello libro e qualche foto stampata su prestigiosa carta fotografica dentro una velina. Il tutto numerato in 500esimi.
Il costo non è modesto, il risultato è straordinario.
si possono trovare o in librerie sofisticate ( per lo piu' Parigine) , o a Festival fotografici ( Arles ), o sul loro sito.
Joel Meyerowitz per chi non lo conoscesse è uno dei monumenti della fotografia del 900 che arriva fino ad oggi. Il suo passaggio dal bianco e nero al colore , dalla fotografia street a una piu' ragionata con cavalletto giocando sulle luci, ai ritratti lo mette su un piedistallo unico dove la poliedricità' la fa da padrone.
Il libro che vi propongo è questo :
Una monografia molto costosa ( siamo sui 600 € ) edita Phaidon , con tutto il percorso del Fotografo con una chicca : la foto piu' famosa di Meyerowitz ben stampata e firmata. Oltre a questo c'è anche un DVD.
In questo documentario del 2006 www.dailymotion.com/video/x1s6qjj_storia-della-fotografia-episodio-4-r a partire da 22:02 si vede Meyerowitz in azione sulla Fifth Avenue con una Leica analogica a telemetro. Racconta di quando, di ritorno a New York da Parigi, ha dovuto superare (o meglio adattare al nuovo contesto) la teoria del "momento decisivo" di HCB che appunto aveva precedentemente adottato: "L'Europa di Cartier-Bresson aveva la dolce organizzazione delle strade, dei parchi e delle piazze parigine, quell'eleganza e quella dimensione. New York è un fermento di energia: i suoi grattacieli, l'acciaio, il vetro, il marmo... brilla ed è dinamica. Ma essendo tanto grande e dinamica le persone si incrociano in continuazione ed ognuno conosce il proprio spazio: possono passarsi accanto, a pochi centimetri di distanza, senza toccarsi. Ci avviciniamo gli uni agli altri. Mi piace l'idea di arrivare molto vicino a qualcuno e con un gesto o un movimento della testa dissuaderli dall'idea che io li stia fotografando; così pensano 'non è interessato a me' e mi ignorano".
A partire da 43:00 narra di quando ha cominciato a usare il colore in un'epoca in cui la convenzione, secondo cui la Fotografia d'Autore dovesse tassativamente essere in bianco e nero, era molto forte: "...il contenuto cambiava: non si trattava più di qualcosa al centro che rappresentava il contenuto ma di tutto. ... continuavo a dirmi: 'questi sono quadri fotografici, sono quadri generali'. Non farò foto legate ad un evento, cercherò di lavorare senza una gerarchia, senza un soggetto al centro e dell'altro sullo sfondo". Mostra il banco 8x10 pollici che ha cominciato ad usare all'epoca.
E' un libro a cui faccio il filo da tempo, ma ormai ha raggiunto quotazioni impossibili per le mie tasche. Insieme a " La Strada" di Golberg - De Lellis,rimarrà un sogno proibito.
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