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Esposizione a Destra


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avatarjunior
inviato il 10 Aprile 2013 ore 22:54

Per riuscire ad esporre a destra correttamente io uso la misurazione spot in quanto tutte le altre modalità tendono ovviamente a spostare l'istogramma a sinistra in quanto mediano tra punti più chiari e punti scuri ;-)

nella pratica faccio così: misurazione spot con lo zoom al max per l'obiettivo usato sul punto più luminoso della scena; poi compenso sovraesponendo di +n stop in base al soggetto che ho misurato (in genere tra +2 e +3 stop)

se il soggetto misurato deve essere bianco puro imposto +3 stop e se poi vedo ampie zone bruciate (dipende anche dal modello di fotocamera che si usa)riduco a +2
per soggetti non bianchi puri allora basta +2 stop ;-)

comunque si deve poi sempre guardare l'istogramma sapendo che piccole parti eventualmente indicate come bruciate in realtà non lo sono se si è scattato in RAW e sono comunque recuperabili Cool

Vi consiglio questa lettura sul sistema zonale applicato al digitale per comprendere al meglio quanto ho detto qui sopra:

www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=336306

avatarsenior
inviato il 11 Aprile 2013 ore 2:54

io misuro l'esposizione "corretta" per il soggetto che mi interessa, al netto del fatto che l'esposimetro mi dà valori per farmi ottenere il grigio medio, poi vado a vedere le zone con le alte luci se stanno in un +2 e se si espongo uno stop in più a destra. questo però lo faccio raramente perché ultimamente sto scattando foto con tempi veloci che mi impediscono di fare questi ragionamenti

avatarsenior
inviato il 14 Aprile 2013 ore 12:10

Questa la teoria. Ma in pratica?
Significa misurare l'esposizione sulle parti scure?
oppure misurare su quelle chiare e aumentare poi di 1 o 2 stop fino ad arrivare al limite dx?
Voi come fate? Con la compensazione di esposizione o agendo su Tempi/Diaframma/ISO?
O esponendo su parti scure?
Grazie
Stephen


In pratica le esposizioni non si fanno sui toni scuri col digitale , ma sui toni chiari .
Una volta con l'analogico il problema erano i neri bruciati, oggi in maniera diametralmente opposta ( visto che scattiamo non più in negativo ma in positivo ) il sensore cede sulle alte luci più che nelle ombre.
Una volta quindi si sovraesponeva magari per salvare delle ombre altrimenti irrecuperabili e in fase di sviluppo facilmente si riprendeva il controllo delle luci , oggi il discorso è speculare e contrario.
Questo è il consiglio per degli scatti in cui è necessario affidarsi all'esposimetro della macchina, in scene in cui abbiamo il pieno controllo dell'esposizione ( staticità della scena, cavalletto e tempo! ) dovremmo studiare completamente, o quasi, una scena ( consiglio per la 101esima volta il negativo di Adams a questo proprosito ) .
Dato che la matematica non mi è mai piaciuta, e credo non piaccia a molti, mi eviterei di scrivere tutte le misurazioni dell'esposizione tramite spot per poi farne una media, diciamo che utilizzando un esposimetro spot,per avere una perfetta esposizione , dovremmo puntarlo verso il grigio medio della scena ma questo è molto difficile da individuare ( quasi impossibile praticamente ) quindi un metodo veloce può essere puntarlo verso la zona con valore più alto e dargli +2 e 1/3 di stop e avremo circa il massimo di bianco leggibile dal sensore senza perdita di dettaglio... ( chiaramente le cose cambiano molto col tempo perchè i sensori sviluppati oggi hanno una gamma decisamente superiore a quelli di 10 anni fa )
Spero di aver fatto un riassunto comprensibile e ti rimando sempre ad Adams che sapeva veramente come esporre una scena Sorriso io rischio di diventare noioso e incomprensibile. Ad ogni modo l'argomento è a mio parere poco trattato e poco valorizzato (visto che "scriviamo con la luce" ) , nonchè complesso e difficile da affrontare.
Michele

avatarsenior
inviato il 14 Aprile 2013 ore 12:12

Vi consiglio questa lettura sul sistema zonale applicato al digitale per comprendere al meglio quanto ho detto qui sopra:

">www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=336306

Ho letto ora di te dready, come mai consigli un libro derivato e non l'originale di Adams per imparare ad usare il sistema zonale? Comprendo che Adams scrivesse di "negativo" appunto, ma è facilmente leggibile in chiave positiva il suo libro...
Comunque De gustibus....MrGreen

avatarjunior
inviato il 15 Aprile 2013 ore 21:40

Perchè questo libro è scritto in modo molto semplice, fatto ai giorni nostri e seppur partendo dalle basi di Adams (l'autore era un suo allievo) le rivede in ottica del digitale ;-)

avatarsenior
inviato il 16 Aprile 2013 ore 7:19

Come giustamente asserito, questo tipo di esposizione, a pelare il limite dei bianchi, con istogramma dunque spostato a destra a sfiorare la barra del clipping, è la migliore in questo mondo del digitale; ma?..perché?

Il motivo del perché è meglio esporre a destra per avere la massima gamma dinamica è dovuto, semplicemente, e come sempre, ad un motivo tecnico, di hardware: la curva di trasferimento Luce/ Segnale di un sensore digitale è, in pratica, lineare, mentre in pellicola NON è lineare.

Questa linearità di risposta del sensore alla quantità di luce che riceve, fa sì che in digitale, per la massima qualità d'immagine, NON bisogna mai sottoesporre.

E non bisogna mai sottoesporre perché nel primo diaframma al limite della bruciatura dei bianchi, sempre per questa linearità di risposta, c'è la META' DEL SEGNALE UTILE che fa la fotografia, la fotografia, come informazione di gamma tonale è racchiusa in un diaframma, uno solo, in un diaframma c'è mezza fotografia, e quel diaframma va "salvato", mai tagliato, per avere la miglior qualità possibile ed il minor rumore, mentre ne posso tagliare tranquillamente altri, quelli che danno molto meno contributo d'informazione tonale: mai sottoesporre!

Vediamo il motivo.

Un sensore medio può registrare, per sua natura tecnologica, una scala dinamica di circa 10 diaframmi, e, con i nuovi sensori, questo valore è in aumento, siamo ormai verso i 14; considerando di scattare come si deve, in RAW, molte fotocamere hanno una profondità di colore a 14 bit, ma per comodità di conti, consideriamo di avere 12 bit, e con fotocamera che ha 10 diaframmi, 10 eV di gamma dinamica, tanto no cambia nulla.

Un'immagine a 12 bit registra 2 alla dodicesima variazioni discrete di tono (per comodità, toni) ovvero 4096 toni.

Dato che la scala tonale registrabile è di 4096 toni (o grigi in B&N) ed il sensore della fotocamera può registrare l'informazione su un'ampiezza (scala dinamica) di 10 diaframmi, posso pensare di avere 4096/10 = circa 410 (409,6) toni registrabili per ogni diaframma (valore di luminosità) dell'immagine, ovvero 410 toni scuri registrabili per un diaframma di variazione di luminosità nella parte più scura dell'immagine, verso il nero, e su, su fino agli stessi 410 toni chiari registrabili per l'ultimo diaframma di variazione luminosa, nella parte più chiara della fotografia, verso il bianco.
Ovvero una uniforme distribuzione di toni sui vari livelli di illuminazione (diaframmi 6 nel nostro caso, con 683 toni ciascuno) che costituiscono la nostra immagine.

NON È COSÌ !

Perché? Perché il sensore non porta a quella distribuzione, dato che la sua curva caratteristica (= l'andamento della quantità del segnale elettrico in uscita del sensore in risposta ai vari livelli delle quantità di luce incidente) è praticamente lineare, sia esso CCD o CMOS, e dato che per ogni diaframma che chiudo, la luce sul sensore dimezza, e se dimezza la luce, anche il segnale del sensore dimezza, dunque meno luce incidente, meno segnale ovvero meno toni.
Partendo dal valore disponibile di 4096 toni, tutta la luce disponibile per il sensore, e sottoesponendo di un diaframma, vicino al bianco, ovvero riducendo alla metà la luce disponibile, al primo diaframmane tocca la metà dei toni disponibili, ovvero 2048, al secondo la metà della prima metà e cosi via; abbiamo la situazione seguente, per i nostri 10 diaframmi:

Grigi chiarissimi nei toni molto alti, a pelare il bianco, disponibili 2048 toni
Grigi molto chiari 1024
Grigi chiari 512
Grigi medi 256
Grigi medi scuri 128
Grigi scuri 64
Grigi più scuri 32
Grigi molto scuri 16
Grigi scurissimi 8
Grigi al limite del nero 4

Il sensore poi ha un suo rumore di fondo, più o meno costante: nelle zone chiare c'è più segnale, ci sono molti più toni, ed, a parità di rumore, il rapporto segnale/rumore è dunque migliore; nelle zone scure, con molto meno segnale, molti meno toni, il rapporto segnale rumore è molto più basso, peggiore; in pratica c'è molto meno rumore sui grigi chiari che sui grigi scuri, come tutti sappiamo, e questa è la motivazione.

A parte i conticini, alla luce delle nuove informazioni di cui sopra vediamo cosa succede, le conseguenze pratiche relative all'esposizione:

L'esposizione giusta, quella che dà la migliore scala tonale, deve "pelare" i bianchi, senza sfondarli, per utilizzare tutta la gamma dinamica disponibile prima di bruciarli, lì vicino, in quella parte di esposizione a luce chiara il sensore ci lavora meglio e ci registra più toni a parità di quantità disponibile di luce.

- Perché è quella giusta?

Perché se espongo e:

- non uso un diaframma in basso, l'ultimo, verso il nero, ovvero espongo con istogramma spostato a destra, perdo solo 4 toni.

- non uso quello in alto, il primo, ovvero espongo con istogramma spostato a sinistra, sottoespongo di un diaframma perdo 2048 toni: sottoesponendo di un solo diaframma, ho perso la METÀ della gamma tonale disponibile, ho perso META' del segnale utile dell'immagine, mentre se sovraespongo senza bruciare i bianchi, posso perdere l'ultimo diaframma, verso il nero, ma in quello i toni utili sono solo 4, un'inezia, in quel diaframma così scuro non c'è praticamente nulla di segnale utile per l'immagine.

- la foto, vista in RAW appare chiarina, ma e' normale, e le ombre sono più aperte, facilitando il lavoro di fotoritocco.

- dato che in quella condizione di esposizione, istogramma che pela a destra, l'immagine è globalmente più chiara, ed il rapporto segnale/rumore del sensore è più alto per toni chiari, in quella condizione abbiamo anche il minimo contenuto di rumore nella fotografia.

Altre importanti implicanze pratiche:
- Dobbiamo scurire quell'immagine un po' chiarina, convertendo il RAW in TIFF, dobbiamo togliere quel poco di luminosità in più, ma la riduzione di luminosità va fatta in RAW, lavorando col programma di conversione , utilizzando i regoli di luminosità e contrasto, riportando l'immagine nella norma e mantenendo al meglio la gamma tonale, e NON sul TIFF, dopo la conversione, dato che così taglio gamma tonale, soprattutto lavorando a 8 bit.

Sperando tutto chiaro, saluti cordiali

avatarsenior
inviato il 16 Aprile 2013 ore 10:33

Ottima spiegazione! Il recupero delle ombre è sempre stato critico per me, ora so il perché..;-)

avatarsenior
inviato il 16 Aprile 2013 ore 19:29

Un bel ripassino... L'avevo già letta questa spiegazione ma, correggetemi se sbaglio, il termine giusto dovrebbe essere che la registrazione (distribuzione) per i sensori digitali è esponenziale (non lineare) e invece in pellicola è lineare.
Sono infatti tutte potenze in base 2:
2^2=4
2^3=8
...
2^11=2048

Detto questo, dal punto di vista pratico, supponendo di averne il tempo, la procedura sarebbe quindi:
- scattare su treppiede e lv (per comodità quest'ultimo, supponiamo un paesaggio)
- raw + jpeg settato a zero come parametri
- verificare il clipping delle alte luci (che sia al limite o che quelle poche clippate non siano rilevanti)
- ripetere (da qui l'importanza del treppiede per ripetere l'esatta inquadratura)

Giusto? Oppure la verifica si può fare sul raw diretto?

avatarsenior
inviato il 16 Aprile 2013 ore 20:06

Penso che sia meglio fare la verifica sul raw in quanto il jpeg dovrebbe contenere più bianchi bruciati per via della compressione, alcuni di questi recuperabili con il raw.

avatarjunior
inviato il 16 Aprile 2013 ore 20:12

Ciao, se usi la misurazione spot per esporre a destra devi misurare sul punto più chiaro della scena e sovraesporre (quanto dipende da macchina a macchina). Certo è che con animali in movimento è abbastanza un casino, soprattutto se le condizioni di luce variano velocemente...

Non ho ancora provato la tecnica matrix+compensazione+controllo istogramma/alte luci, probabilmente è la scelta migliore e più rapida!

Ciao,
Mattia

avatarjunior
inviato il 16 Aprile 2013 ore 20:37

il termine giusto dovrebbe essere che la registrazione (distribuzione) per i sensori digitali è esponenziale (non lineare)

No, credo il sensore nativamente sia lineare. Poi tutto cio' che ha a che fare con la luce viene tradizionalmente misurato su scala logaritmica percui si faccia una trasformazione. Forse anche perche' l'occhio ha una risposta non lineare alla luce.

Per la tecnica, non bisogna trascurare la praticita'. Anzi, direi che qualsiasi tecnica uno voglia usare per esporre a dx debba essere prima di tutto pratica e immediata. Meglio uno scatto sottoesposto o normale che uno scatto perso perche' si stava calcolando di quanto aumentare l'esposizione...

avatarsenior
inviato il 16 Aprile 2013 ore 21:12

No, credo il sensore nativamente sia lineare.


Confermo.
Non a caso la distribuzione dei livelli di luminosità è irregolare lungo la gamma dinamica offerta dal sensore. ;-)

avatarjunior
inviato il 21 Aprile 2013 ore 21:57

Grazie a tutti per i contributi.
Esporre sulla luce e poi compensare mi sembra "strano" ma diversamente apparirebbe grigio.
Proverò a fare prove tra esposizione matrix e spot ....
Vedremo.
Grazie ancora a tutti.

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