| inviato il 12 Marzo 2020 ore 14:55
non si vede nulla |
| inviato il 12 Marzo 2020 ore 15:00
uhmmm ragazzi, state bene attenti a quello che dite! Questa che state descrivendo è una reazione per molti versi legata alla fotografia digitale, un tipo di fotografia cioè che è privo di corpo, di fisicità insomma, e che vive quasi esclusivamente sul monitor di un computer! Con la pellicola è un poco diverso, innanzitutto perché viene sempre riconosciuta come più naturale rispetto a una immagine digitale, poi perché ha una sua proprio fisicità : una diapositiva o una stampa la tieni in mano, ne puoi cioè fruire semplicemente guardandola, non devi necessariaemte stare, isolato, davanti allo schermo asettico di un computer e, soprattutto, una immagine chimica può essere condivisa solo incontrando fisicamente le persone con le quali la osservi e quindi, se si tratta di un viaggio, nei volti delle persone che sono lì con te a osservare le tue fotografie puoi ritrovare, seppure solo in parte, le sensazioni , multisensoriali appunto, che hai provato quando eri in loco a osservare, a meravigliarti e a immortalare! |
| inviato il 12 Marzo 2020 ore 15:02
@Zuorro scripsit: «...omissis..A volte non scatto nemmeno tanto è bello quello che ho davanti e tanto so che non potrei riportare tutto quello che sto vedendo e sentendo in una sola immagine... omissis..» Sono completamente d'accordo. A me capita,avendo con me la fotocamera, di lasciarla spenta in presenza di numerosi bipedi che affollano il luogo in cui mi trovo. Lo scorso aprile faccio un viaggio automobilistico nella Grecia continentale. Sono per strada, decido di dare un occhio ai monasteri delle meteore. Un monastero, uno solo vidi. Pieno di orientali con cellulari “in corso d'opera fotografica”. Mi parevano un branco di ×... Non una foto ho scattato.... |
| inviato il 12 Marzo 2020 ore 15:11
Certo che lo é Paolo! Del tutto. E' proprio quello che stiamo dicendo. Non si guardano più le foto stampate tutti assieme ma davanti ad un mac con schermo 4k supercosato che ti restituisce immagini ancora più potenti (colori e saturazioni, dettagli e luminosità) di quanto già non siano state elaborate. Poi ci si trova delusi di fronte alla realtà. Ma non sto raccontando una favola ma mettendo assieme commenti vari che ho sentito (sia nei corsi base che in quelli avanzati) dai viaggiatori e dai fotografi (o presunti tale). |
user90077 | inviato il 12 Marzo 2020 ore 15:37
“ Questa che state descrivendo è una reazione per molti versi legata alla fotografia digitale, un tipo di fotografia cioè che è privo di corpo, di fisicità insomma, e che vive quasi esclusivamente sul monitor di un computer! Con la pellicola è un poco diverso, innanzitutto perché viene sempre riconosciuta come più naturale rispetto a una immagine digitale, poi perché ha una sua proprio fisicità : una diapositiva o una stampa la tieni in mano, ne puoi cioè fruire semplicemente guardandola, non devi necessariaemte stare, isolato, davanti allo schermo asettico di un computer e, soprattutto, una immagine chimica può essere condivisa solo incontrando fisicamente le persone con le quali la osservi e quindi, se si tratta di un viaggio, nei volti delle persone che sono lì con te a osservare le tue fotografie puoi ritrovare, seppure solo in parte, le sensazioni , multisensoriali appunto, che hai provato quando eri in loco a osservare, a meravigliarti e a immortalare! „ Non sono molto d'accordo: una buona foto, se originale o perché è un colpo d'occhio unico o perché è frutto di una creatività particolare, anche in fase di post produzione mi trasmette tantissimo anche sul monitor. E' certamente vero che una foto stampata (fare foto digitali non vuol dire non stamparle...) ha sempre qualcosa in più, ma se una foto si distingue, lo fa anche se nata in digitale e post prodotta. E se una foto è anonima, lo è anche quando stampata. |
| inviato il 12 Marzo 2020 ore 15:58
Choke67, le tue foto hanno il merito di spiegare praticamente cosa voglia dire evitare le solite inquadrature nel riprendere luoghi iconici. Ora, se questo le renda o meno foto, a differenza degli scatti più tradizionali, che invece sarebbero solo immagini, lo lascio decidere a chi crede che questa distinzione abbia senso. |
user90373 | inviato il 12 Marzo 2020 ore 16:10
Una fotografia scaturisce dall'incontro di due storie, quella del fotografante e quella del fotografato (inteso come elemento/i generico/i). La resa finale sarà prodotto dalla validità di ognuna di esse. Questa idea funziona per me, altri sono liberissimi di pensarla diversamente. |
| inviato il 12 Marzo 2020 ore 16:23
Parliamo anche di come la "fotografia di massa" (tutti a fare foto identiche nello stesso posto) rovini la fruizione del luogo a tutti? Cioè io vorrei vedere la Horseshoe bend e invece vedo una mandria di fotografi/fotografanti con lo sfondo della horseshoe bend. |
| inviato il 12 Marzo 2020 ore 16:26
“ Una fotografia scaturisce dall'incontro di due storie, quella del fotografante e quella del fotografato (inteso come elemento/i generico/i). La resa finale sarà prodotto dalla validità di ognuna di esse. „ Mi trovo; ma a dirla tutta credo mancherebbe poi l'aspetto rilevante relativo al lettore: la sua cultura, la sua collocazione temporale (coevo o meno rispetto allo scatto) .. etc etc etc .... Quindi il valore di un immagine dovrebbe essere fissata non solo dalla coppia che hai indicato ma anche dal momento "storico" (in senso lato) in cui viene osservata, alle mutazioni correlate, ed al soggetto che ne fruisce (per ora umano ma un domani chissà , qualche forma di automa critico con AI programmabile)! Già oggi le foto qui proposte e scattate nel secolo scorso dalla generazione nata analogica (cui appartengo) vengono lette da una popolazione giovane che ha occhi e conoscenza diversa, nuova, e può apprezzarle in modo diverso (meglio o peggio non ha importanza) rispetto al momento in cui furono prodotte. Interessante discussione! |
| inviato il 12 Marzo 2020 ore 16:31
Hai toccato il punto che mi ero prefisso come successivo, grazie!!!! |
user90373 | inviato il 12 Marzo 2020 ore 16:44
@ Cusufai Credo che nella "storia" del fotografante possa rientrare anche il tipo di lettore al quale farà, magari inconsciamente, capo. Poi i tempi cambiano per tutti, alcuni sono sempre in corsa per stare al passo, altri seguono ritmi più "umani" ma, pian pianino, si spostano anche loro. |
| inviato il 12 Marzo 2020 ore 16:57
Cercherò di essere chiaro, più di quanto non sia stato prima. Per me andare a Parigi e fotografare la Tour non ha senso. Non ne ha dal punto di vista fotografico, culturale, narrativo, estetico. LA SI GUARDA, questo sì. Che poi, statisticamente, vi sia qualcuno che ne ricavi anche una foto insolita, è del tutto insignificante rispetto al concetto. Sarebbero, comunque, tempo ed energie rubate ad altri temi fotograficamente molto più interessanti e personali. Il Topic parla di foto di viaggio, se non sbaglio. |
user90373 | inviato il 12 Marzo 2020 ore 17:22
@ Tiber Se la mia storia di fotografante è "giovane" subirò il fascino della Tour, o di chi per essa. Più avanti, maturando, il rapporto cambierà e sarà la Tour stessa ad accompagnarmi a scoprire "il lato nascosto". |
| inviato il 12 Marzo 2020 ore 17:49
Preferisco quelli che si fotografano con lo sfondo la Tour, almeno l'intento è chiaro. La funzione documentativa dell'immagine, del ricordo del loro passaggio: "anch'io l'ho vista" |
user90373 | inviato il 12 Marzo 2020 ore 23:56
“ @ Choke67 ...... però mi chiedo, alle Lofoten, in Islanda etc... non ci sono le persone, la gente del luogo com'è? Come passano il tempo...? Perché chi ha la fortuna di fare certi viaggi non me lo fa mai vedere...? „ Non serve andar lontano per notare questo tipo di "dimenticanze". Basta pensare a Castelluccio abitato solo da fiori di lenticchia, oppure Manarola e Cinque Terre tutte, sempre alle prese con albe e tramonti "mozzafiato", notturni con mare setoso, onde impetuose che si frangono contro qualsivoglia tipo di ostacolo. |
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