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Mi ricordo il quadernone della maestra... Ho dato uno sguardo ieri un piccolo ripasso,che mi sono gia' scordato. Nel primo caso sarebbe presente il riferimento all'azione specifica oltre alla connotazione temporale ,invece nel secondo è sempre riferito al tempo ma anche al luogo e per comodità mi riallaccerei al into inglese,con senso di dentro un luogo recintato.Dopo una veloce lettura,"a fare" appare piu' generico,riferito al fatto di scattare o meno(facoltativo), mentre nel fare,semprerebbe riguardare l'esito della foto,all'interno del famoso progetto...e quindi forse piu' l'esecuzione. Riallacciandosi al primo caso, la foto in questione non farebbe parte del progetto, non essendo in o nel o into.
user90373
inviato il 10 Aprile 2019 ore 22:28
Riassunto: cosa ci spinge a scattare foto che poi finiranno nel cestino non tanto per errori in fase di ripresa quanto per errata valutazione della situazione a monte?
In alcuni casi, i limiti fisici: se scatti con una compattina, la profondità di campo enorme rende più facile avere qualche elemento di disturbo (a cui non si fa caso) nello sfondo.
Forse lo scorrere del Tempo e la presenza nel luogo.Potrebbe essere la metafora di un segno da tracciare su un'ipotetica mappa,un po' come il gps che invia un segnale lassu' e poi rimbalza,si scaricano tutti questi numeri che sono convertiti in informazioni e sul display si legge brevemente un messaggio.Si parlava da qualche parte anche di sabbie,piccole particelle frutto dell'erosione e con valore x associativo. Nella" street radical chic" alle volte alcune persone riescono anche a scovare una combinazione di eventi nella casualità... Ci sono anche esempi o modi diversi di interpretare gesti apparentemente simili,se poi interviene il supporto tecnologico e il suo influsso o l'influenza culturale ,è facile perdersi nei meandri della discussione,in bilico fra pragmatismo ed esistenzialismo.Fortunatamente c' è chi attraverso la lettura del portfolio, semplifica la questione con qualche taglio.
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