| inviato il 01 Marzo 2017 ore 14:17
Frequento costantemente la natura sin dal giardino della casa in cui sono nato. Le cetonie dorate e le farfalle che frequentavano le rose sono state le prime creature che ho osservato. La fotografia e' iniziata per me con l'adolescenza e sin dai primi ritratti femminili per me lo scopo e' da sempre ritrarre la bellezza quando non sa di essere osservata e percio' si comporta in modo naturale. Mi vergognerei di attirare un'aquila legando un piccione o un fagiano davanti a un capanno perche' questo falsificherebbe il comportamento naturale del soggetto. Trovo noiose e tutte uguali quests foto, che del resto non mi interessano in alcun modo. Se frequentassi quei capanni cercherei di ritrarre almeno i soggetti in volo. Tuttavia "de gustibus non est disputandum..." ci sono bellissimi uomini che si sono scelti donne tutt'altro che belle... contenti loro, contenti tutti |
| inviato il 01 Marzo 2017 ore 14:33
“ Il fotografo che studia la specie, si apposta, effetua sopralluoghi è un fotografo che si sta creando i presupposti per uno scatto migliore. Non un fotografo wild migliore. „ Scusa ma non sono per niente d'accordo.. È proprio lì che il fotografo wild fa la differenza su un altro che passeggia con il tele in mano.. Non x la foto migliore che ne può uscire ma è lo studio alla base che fa la differenza.. |
| inviato il 01 Marzo 2017 ore 14:35
Azz...Questa ragione mi era scappata... E' (con tutto il rispetto) un'affermazione sconcertante! |
| inviato il 01 Marzo 2017 ore 14:37
E' mia opinione, e rispetto l'altro punto di vista capendone il valore, che la differenza la facciano le foto (composizione + momento + contesto + soggetto), le intuizioni e le capacità dell'umano che sta dietro la macchina. Uno che va a spasso col tele in mano può essere più wild e capace di un altro che rimane una settimana senza lavarsi in un buco per fotografare un pettirosso. |
| inviato il 01 Marzo 2017 ore 14:38
mi spiego meglio.. la foto fatta al volo da quello che passeggia col tele in mano e trova x cxlo x dire un rapace o un airone che non si è accorto di lui e porta a casa lo scatto, porta cmq a casa uno scatto wild, è innegabile, ma il fotografo wild (categoria di cui non faccio spesso parte se non in qualche occasione) avrà conosciuto i perchè e i per come quel soggetto si trovasse lì e potesse fotografarlo.. x cui, sì, la foto sarà uguale ma il fotografo wild sarà dal punto di Wild migliore del passeggiatore.. ma cmq.. sono balle che avanzano secondo me.. |
| inviato il 01 Marzo 2017 ore 14:40
No, io trovo impensabile pensare che lo studio dei comportamenti della specie e del suo habitat per te non abbiano rilevanza...Lo dico con il massimo rispetto, ma è una cosa impensabile... Poi magari ti trovi il tizio che giustizia per 4-5 secondi di fila con i suo 14 scatti al secondo un povero airone fermo che è li pietrificato in attesa dell'ineluttabile... |
| inviato il 01 Marzo 2017 ore 14:46
“ No, io trovo impensabile pensare che lo studio dei comportamenti della specie e del suo habitat per te non abbiano rilevanza...Lo dico con il massimo rispetto, ma è una cosa impensabile... Poi magari ti trovi il tizio che giustizia per 4-5 secondi di fila con i suo 14 scatti al secondo un povero airone fermo che è li pietrificato in attesa dell'ineluttabile... „ Io non ho mai affermato niente del genere. Anzi è assolutamente vero. Sto dicendo che il concetto di wild lo determinano l'animale (libero vs cattività) e l'habitat. Tutto il resto sono tecniche fotografiche per ottenere lo scatto (mi apposto, lo attiro, lo uccido - vedi certe macro assurdamente tollerate, pago 50€ per usare i miei tele da 10mila € su una cincia, uso i capanni, me li creo, capanni acquatici, galleggianti....etc). |
| inviato il 01 Marzo 2017 ore 14:49
In riferimento a questa tua frase, purtroppo trovo molte cose che a mio avviso non vanno “ Il fotografo che studia la specie, si apposta, effetua sopralluoghi è un fotografo che si sta creando i presupposti per uno scatto migliore. Non un fotografo wild migliore. " „ Per il mio modo di veder questa disciplina cambierei la frase così "Il fotografo che studia la specie, si apposta, effetua sopralluoghi E' un fotografo NATURALISTA migliore." |
| inviato il 01 Marzo 2017 ore 14:53
Si ci può stare, sono interpretazioni. Sempre come provocazione: non penso che il fotografo italiano citato prima abbia studiato e vagato per le foreste di mezza Polonia alla ricerca del bisonte europeo, ma posso sbagliare. |
| inviato il 01 Marzo 2017 ore 15:01
“ non penso che il fotografo italiano citato prima abbia studiato e vagato per le foreste di mezza Polonia alla ricerca del bisonte europeo, ma posso sbagliare. „ No ma ti posso assicurare che non ha scattato quelle foto in un tour organizzato...Cercati la sua intervista in cui spiega come ha realizzato il lavoro sull'orso bruno...Si capanno...Si appostamenti...Ma quanti giorni? quante notti? Quanto è entrato in sintonia con l'animale prima di ottenere quegli scatti? E poi si vede dal risultato...Porca vacca se si vede...Guarda un pò se i suoi scatti non si differenziano da tutti quegli scatti scandinavi dell'orso che trovi in giro (anche qui)... |
| inviato il 01 Marzo 2017 ore 15:06
Io sono fermamente convinto che nella fotografia naturalistica almeno 2/3 dello scatto li faccia la preparazione a monte e la conoscenza dei soggetti, che sono spesso e volentieri fasi molto più complesse che non la semplice operazione di far scattare la macchina. Non ho assolutamente nulla contro i vari capanni a pagamento, oasi, workshop, ecc.. (a parte in quelle situazioni dove si attuano pratiche molto poco etiche... , in quei casi avrei parecchie cose in contrario) possono sicuramente essere un ottimo modo per chi è alle prime armi di ottenere dei risultati e iniziare ad avvicinarsi ad una passione che, soprattutto agli inizi, risulta piuttosto ostica, se possono aiutare a far avvicinare le persone alla natura e insegnare il rispetto per essa ben vengano i capanni a pagamento, le oasi, i workshop, ecc.. (purtroppo però non sempre è cosi..). Premesso questo però, mi sembra assurdo sostenere che la foto fatta in quelle condizione (soprattutto capanni a pagamento) vale come quella fatta dopo magari settimane di appostamento e mesi di preparazione, certo per un osservatore inesperto possono sembrare del tutto simili ma per me fotografo che voglio raccontare con le mie immagini la natura c'e un abisso tra le due foto, anche perchè proprio per quanto sostengo all'inizio se mi trovo gia la pappa pronta 2/3 della foto li ha fatti qualcun'altro per me... |
| inviato il 01 Marzo 2017 ore 15:09
Approfondirò i suoi scatti e ti ringrazio per la segnalazione. Da quello che ho visto, e proprio per le motivazioni a cui fai riferimento, le sue foto saranno sempre e comunque "di altro livello". Che ci stia 5 minuti, 3 notti, che prenda la neve o si faccia portare dalle guide. |
| inviato il 01 Marzo 2017 ore 15:15
“ Lui usa capanni, talvolta anche esche (è innegabile, spesso servono)...Ma nei suoi lavori c'è sempre una forte contestualizzazione degli habitat in cui le specie ritratte vivono... „ Ho conosciuto personalmente Stefano ed avuto una piacevole chiacchierata con lui sui temi di fotografia naturalistica. Per me, parere personale, ma credo condiviso da molti qui sul forum, una fotografia vale di più a livello emozionale se il soggetto era difficile da fotografare, se si sono fatte ore di ricerca/appostamento oppure se semplicemente è stato colto un attimo mai più replicabile. Parlando con Unterthiner si capisce come per il professionista veda la fotografia. Più vende, meglio è (e ciò non a voler ledere il valore emozionale che lo scatto ha per il fotografo!) ed una foto che vende è una foto che impressioni, che sappia creare stupore che abbia per primo emozionato l'autore stesso. Ho visto molti suoi lavori e, parere personale, in alcune occasioni ha usato capanni (anche se credo che le esche non le abbia mai utilizzate!) o è andato a parare su soggetti di facile ripresa per trovare l'"originale" laddove altri vedono soggetti fatti e rifatti che non ha ormai più senso fotografare (esempio i cervi o gli stambecchi). Ovvio che la percezione di fotografia naturalistica cambia a seconda del soggetto, io per esempio non potrei mai fare come ha fatto lui (magari a tirar fuori foto come quelle comunque! ), visto che il mio interesse principale non è spettacolarizzare o far vedere dal mio punto di vista ciò che vedo tutti i giorni, ma piuttosto stare a contatto con il soggetto, capirne i comportamenti, conoscere la sua biologia, e se è una specie confidente avvicinarmi con cautela al suo mondo, facendomi notare ma non disturbandolo nelle sue mansioni quotidiane. In tal senso mi ritrovo di più con la fotografia di Bruno d'Amicis, fotografo abruzzese che stimo molto e che ho avuto, anche in questo caso, il piacere di conoscere. Ad ogni modo stimo molto entrambi, così come tutti quelli che dedicano il proprio tempo alla salvaguardia della natura o al comunicare la bellezza dell'ambiente che ci circonda, che lo facciano con foto da capanno o derivanti da ore di caccia vagante. IMHO |
| inviato il 01 Marzo 2017 ore 15:18
mah,il concetto wild è del tutto opinabile e sicuramente abusato. ognuno ha la sua giusta teoria e gli animali sono wild finchè liberi però ci sono anche sottili distinguo che sono sopratutto legati alla filosofia del fotografo. è innegabile che le migliori foto si fanno dai capanni preparati o dove gli animali sono alimentati ed è anche comprensibile dare del cibo ai passeriformi in inverno.non trovo personalmente comprensibile dare cibo ai rapaci ma questa è una mia vecchia regola. i predatori NON dovrebbero essere sfamati altrimenti si altera l'equilibrio ambientale.pochi sanno che ad esempio un astore come il famoso asterix ha un territorio che varia da 800 a 3500 ettari in base al cibo che offre.si tratta quindi di 8/35 km2 dove l'astore svolge un compito fondamentale di selezione per conto di madre natura(non quella di ciao darwin )......se noi lo sfamiamo con i piccioni poi ci troviamo i boschi invasi da roditori ,gazze e ghiandaie.... quindi le foto fatte ad asterix sono wild perchè il soggetto è libero ma secondo me il lavoro wild lo ha fatto Paolo Taranto che ha studiato il soggetto,piazzato capanni ecc ecc.......tu ed io potremmo anche andarci in frac o con la camicia bianca..basta schiacciare un bottone. io ho la mia etica e NON ho una foto ad un rapace in queste condizioni.del resto neppure ho un astore nella mia galleria.l'ho visto più volte,mi sono piazzato più volte ma non l'ho mai fatto. però a me la scorciatoia asterix non interessa. questo non per snobismo ma perchè so che finanzio un danno alla natura. NON A CASO alimentare un carnaio non autorizzato è illegale e se ti beccano ti fanno passare la voglia. 10 carnai autorizzati in italia non fanno danni seri,se ce ne fossero 1000 sarebbe un disastro. io non partecipo a questo gioco. credo che il gusto sia cercare e trovare gli animali ,credo che il sale sia conoscerli e sapere dove trovarli,vivere la natura. altrimenti si tratta solo di schiacciare un bottone . idem per le cince della val roseg,quando cominciai a fotografare ci sarei anche andato,oggi non mi passerebbe neppure per la mente. qualche volta vado nei capanni per passeriformi se ho un attrezzo nuovo e voglio provare 300 scatti ma la mia ambizione mira a ben altro. detto questo tutto lecito e degustibus. concludo come ho iniziato,la parola wild è abusata ma anche opinabile. basta che non andiate a sant'alessio |
| inviato il 01 Marzo 2017 ore 17:52
Grazie per avere animato la discussione. Steff veramente esiste una legge che vieta i l'alimentazione dei rapaci selvatici? Sai il riferimento? Personalmente non ho la possibilità nella mia zona non è possibile ma so di persone che nel proprio fondo hanno il carnaio, fatto noto anche alle guardie forestali della zona. |
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