| inviato il 23 Dicembre 2016 ore 10:55
Ci sono dei belli spunti di pensiero fotografico su una questione del genere. Fino a poco tempo fa la mia linea di pensiero è sempre stata "la foto deve essere realistica e riprendere l'originale" ma è una visione che lentamente si è cambiata, già a cominciare dal bilanciamento del bianco. Ho cominciato a cambiare poi il livello di impatto dei colori, le profondità dei neri, la quantità dei dettagli, lo sharpening ed adesso mi ritrovo ad avere delle foto che sono molto belle da vedere, ma per il momento i colori sono sempre rimasti quelli originali, magari giusto un po' migliorati. Con l'ultima foto che ho caricato ho cambiato completamente un colore che a mio avviso complimenta perfettamente il tipo di foto (la foto è "barca ancorata", l'ultima che ho caricato nelle mie gallerie, se vi interessa posso caricare anche quella senza cambio colore) ed è la prima volta che lo faccio così aggressivamente. Rappresenta ancora la realtà? non proprio, però non è neanche completamente stravolta come alcune foto che si vedono con filtri e compagnia cantante. Alla fine credo di aver capito questo: E' giornalismo: foto flat, no post E' advertisment: colori boostati (possibilmente originali), poca post (o molta) E' Arte(dal proprio punto di vista personale): fai m'po' come cazz ti pare |
| inviato il 23 Dicembre 2016 ore 11:05
Le tre categorie finali sono mescolabili tra loro in ogni dosaggio possibile. |
| inviato il 23 Dicembre 2016 ore 11:12
Simone, vedi che già inizi a crearti delle regole? L'importante è che siano regole TUE, cioè che tu senti di dover utilizzare o meno in riferimento a quello che tu vuoi che quelle foto dicano, non semplicemente applicate perché ti è stato imposto di farlo. Poi la "taratura fine" è sempre possibile, come suggerito dall'ultimo intervento di Paolo Iacopini |
| inviato il 23 Dicembre 2016 ore 11:29
Semplicemente non si possono mettere regole. Le uniche regole sono quelle che servono per vivere in comunità, che sia famiglia comune o nazione. E' impossibile imbrigliare la vita, la cultura, l'arte. Voler sempre definire i confini, mettere paletti etc non lo condivido. Anche definire le categorie (giornalismo, reportage etc etc ) è un nostro limite per creare schemi (che non esistono) nel nostro cervello per semplificare la nostra comprensione. La realtà è molto più melting pot di quanto vorremmo nella nostra semplicità. Ergo, fate (faccio) come mi pare. Se vi (mi) garba bene, altrimenti riflettere. |
user90373 | inviato il 23 Dicembre 2016 ore 11:52
In tutto questo "Melting pot" senza regole è anche inutile creare categorie come la fotografia, la pittura, il cinema, la musica, la cucina, la moda, tutta roba contagiosa, altrimenti non ci sarebbe contaminazione che, non solo crea ibridi di dubbio valore, ma contemporaneamente svaluta le basi dalle quali prende vita. |
| inviato il 23 Dicembre 2016 ore 12:22
adesso, come direbbero a Napoli, ti stai allargando troppo |
| inviato il 23 Dicembre 2016 ore 12:25
“ Semplicemente non si possono mettere regole. „ Però senza mettere qualche regola in un linguaggio rischiamo che quando ci parlano nostra madre o un nostro amico, la nostra comprensione del discorso sia la medesima di quando ci abbaia il cane del vicino. Le regole come le intendo io sono un codice con cui cifrare e decifrare un'immagine riducendo al minimo il rischio di interpretare in modo errato il messaggio che quell'immagine dovrebbe trasmettere. Poi, ripeto, se chi l'ha realizzata non voleva trasmettere nessun messaggio, ma solo lasciare che quell'immagine suscitasse sensazioni "personali" in ciascun osservatore, è liberissimo di non porsi regole, ma almeno mi faccia capire qual'è il suo intento. Posso capire che per il tuo modo di fotografare e, soprattutto, di proporre le tue foto tu non senta la necessità di porti regole, ma certe categorie come il reportage non sono affatto schemi che non esistono, perché quando leggo un servizio sulla guerra in Siria mi aspetto quanto meno che non sia corredato da foto scattate in Guatemala, mentre seguendo il tuo ragionamento diventerebbe lecito anche questo comportamento: ma con quale scopo e quale utilità? |
| inviato il 23 Dicembre 2016 ore 12:32
dovrei risponderti con il commento di sopra. Stiamo parlando di fotografia. Se hai bisogno per sostenere il tuo pensiero di fare esempi di Guatemala in Siria e di abbaiar di cani non ce la faccio a seguirti. Parliamo come mangiamo. Alla fine della storia (scatto +post) c'è un immagine. Che sarà bella o brutta, comunicherà emozioni oppure no, sarà utilizzabile in un testo/contesto oppure sembrerà un corpo estraneo. |
| inviato il 23 Dicembre 2016 ore 12:50
Il discorso è trito e ritrito... In ambito reportagistico occorre un rigore che in tutti gli alti ambiti non è oggettivamente richiesto...Poi sta ad ognuno crearsi delle proprie "regole"... Personalmente non stravolgo i colori e non tolgo-aggiungo nulla dalle scene...Mi limito a cambiare contrasti e ad ampliare la gamma dinamica... (anche se molti mi accusano di fare chissà chè sui miei scatti) |
| inviato il 23 Dicembre 2016 ore 13:10
“ E' giornalismo: foto flat, no post E' advertisment: colori boostati (possibilmente originali), poca post (o molta) E' Arte(dal proprio punto di vista personale): fai m'po' come cazz ti pare „ Più o meno... I documenti non riguardano solo il giornalismo e non è che in quel campo la post debba essere zero, non dovrebbe togliere/ aggiungere elementi o comunquecambiare in modo significativo il senso dell'immagine. Il concetto di arte dal punto di vista personale è talmente vago da sconfinare nell'insignificante, diciamo che se vuole essere arte prima o poi dovrà passare dalle mani di un critico competente che al minimo chiederà che si è voluto esprimere, il famoso perchè che spesso abbiamo citato in questi casi, a quel punto ci vuole una risposta convincente, frasi come "è una mia interpretazione personale" o "ho voluto trasmettere le mie emozioni" servono solo all'apertura immediata della botola |
| inviato il 23 Dicembre 2016 ore 13:21
l'apertura immediata della botola...credo che ti ruberò spesso questa espressione |
user90373 | inviato il 23 Dicembre 2016 ore 14:34
@ Paolo Iacopini “ adesso, come direbbero a Napoli, ti stai allargando troppo „ Mi ricorda il periodo del sesso libero, libero si, ma con le donne degli altri. |
| inviato il 23 Dicembre 2016 ore 14:40
“ dovrei risponderti con il commento di sopra. Stiamo parlando di fotografia. Se hai bisogno per sostenere il tuo pensiero di fare esempi di Guatemala in Siria e di abbaiar di cani non ce la faccio a seguirti. „ Non riesci a seguirmi o non vuoi? Perché non mi pare un pensiero così astruso: tu gradiresti leggere un articolo sulla guerra in siria che utilizzasse, per corroborare le proprie tesi, foto che invece sono state eseguite durante un'azione di lotta ai narcotraffici in Sudamerica, solo per il fatto che, tanto, chi vuoi che se ne accorga? L'unico modo per dare credibilità a certi contesti è quello di definirne le regole, così che chi pensa di aggirare quella credibilità ne paghi le conseguenze, almeno rimettendoci la faccia; questo è innegabile. Ovvio che l'immagine "artistica" è un'altra cosa, ma, come suggerisce Caterina, anche questa dovrà essere giustificata in qualche modo |
| inviato il 23 Dicembre 2016 ore 15:04
Ma che film avete nella vostra mente ? fate un esempio serio e ne discutiamo |
| inviato il 23 Dicembre 2016 ore 15:38
Stiamo parlando di etica... Al giorno d'oggi credo che tutti sappiano che la foto potrebbe essere "manipolata". Quindi non c'è bisogno di attaccare nessuna etichetta con tale dicitura sulla foto che pubblichiamo. Nessuno pretende che sia equivalente al "negativo" originale. Anche se ovviamente il fotografo gioca spesso sul fatto che l'oggetto rappresentato venga poi percepito come reale. Se però contestualizziamo la nostra foto in determinati ambiti più "reportagistici". Allora li sussistono regole, comportamenti etici condivisi che vanno aldilà della visione singola del fotografo. Certo le regole non sono fisse e possono evolvere col tempo... Comunque pensate a tutta la diatriba della post presente nelle foto di McCurry... Se le sue foto fossero state percepite come visioni personali di un artista non ci sarebbe stato di sicuro tutto il casotto che ne è (comprensibilmente) seguito... Poi che uno come filosofia personale abbia una sua personale soglia che non vuole oltrepassare... apriamo un altro topic perché con l'etica secondo me c'entra poco e niente... |
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