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hai mai stretto la mano ad una persona?


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avatarsenior
inviato il 22 Aprile 2016 ore 10:02

Conosco un signore di circa settant'anni che partecipa a Consigli di Amministrazione, e quasi sempre saluta le componenti di sesso femminile del Consiglio di Amministrazione con un baciamano.

Gente d'altri tempi.


avatarsenior
inviato il 22 Aprile 2016 ore 10:13

Tuttavia, vi sono tecniche per "dominare" questo tipo di distorsioni e addirittura esaltarne le potenzialità: penso ad esempio ad una foto ad una modella cercando di slanciare le gambe.


quindi riuscendo a dominare i fattori della distorsione prospettica si potrebbe anche "modellare" il proprio soggetto diminuendone difetti e amplificandone pregi?

avatarsenior
inviato il 22 Aprile 2016 ore 10:26

diciamo che il fotografo dovrebbe riuscire a conoscere le focali grandangolari nel ritratto e dominarle, sfruttandole a proprio favore. Non parlo di pregi e difetti delle persone, ma di risultati estetici della foto: pregi della foto e di ciò che riesce e vuole trasmettere ed il suo valore artistico

Nell'esempio delle gambe, se voglio trasmettere ad esempio erotismo in chi guarda, posso sfruttare il grandangolo per amplificare determinate caratteristiche. Possono esserci centomila esempi ovviamente.

avatarsenior
inviato il 22 Aprile 2016 ore 10:28

@Davidthegray:
nella valle dell'Omo, non si fanno soltanto foto a pagamento ;-)

avatarsenior
inviato il 22 Aprile 2016 ore 11:44

ma soprattutto:
>centra<
o
>c'entra< ?!


io centro tu centri egli centra, voce del verbo centrare a. C. il bersaglio, nel linguaggio milit., inquadrarlo, fare sì che si trovi nel centro di uno spazio delimitato dai punti di caduta delle varie salve; più comunem., colpire in pieno il bersaglio, soprattutto con riferimento al tiro di artiglieria e al bombardamento aereo. C. il tiro, portare le salve dei proiettili a cavallo del bersaglio anche se questo non è materialmente colpito.

quindi si può usare sia l'elisione di "ci entra", utilizzantro il verbo entrare, sia il verbo centrare. in tutti e 2 i casi avrai una descrizione metaforica.
cosa c'entra questo argomento? = come ci entra dentro questo argomento?
cosa centra questo argomento? = come colpisce il bersaglio questo argomento?
________________________________________________


Paolo.rapy
la prospettiva è data unicamente dalla distanza. osserva l'immagine sottostante.



noterai che non è possibile osservare completamente le orecchie a causa della prospettiva.
Se qualcuno avesse dubbi che questo dipende solo dalla distanza e che quindi l'uso del grandangolo è solo la conseguenza di accorciare la distanza provi ad avvicinarsi allo specchio.
Avvicinatevi allo specchio fino a toccarlo con la punta del naso. Non potrete osservare interamente le vostre orecchie per via della prospettiva. www.tgcom24.mediaset.it/binary/getty/52.$plit/C_2_articolo_1051603_lis

il topic punta alla discussione, sul fatto che come nella nostra vita abbiamo differenti distanze interumane, così nel linguaggio fotografico delle distanze occorre tenere conto.

Interessante la questione di fotografare un etiope o un estraneo.
Noto che all'etiope il bacino glie lo dai se te la sei sposata o se sei amico.
Spesso, fotografare a distanza ravvicinata uno sconosciuto crea reazioni difensive, di disagio, di stupore. Riportare un'immagine ravvicinata ha l'effetto di darne forte presenza. Perchè fare questo? con che intenzioni?
Il fotografo non può esimersi d'essere presente nell'immagine, anche se non compare.
Quindi nello sguardo di chi è ripreso compare il fotografo, la reazione al momento dello scatto, che può essere ostile o compiacente secondo il rapporto con l'altro.

avatarjunior
inviato il 22 Aprile 2016 ore 12:10

Non fotografo persone ma le vedo con gli occhi e vedo le situazioni in cui si inseriscono. Io ho visto una cosa che mi ha dato fastidio ( ripeto, MI): vedere una foto rubata ad una signora che conosco e che è una clochard. Ecco in quel momento ho capito le parole di P. Pellegrin, quando parla di empowerment : fotografare comunicando la dignità della persona . Questa, per me , è la condicio sine qua non per fare una foto che comunichi qualcosa della persona ritratta e che si astenga dal soggettivismo Dell'autore.
Fare foto a detenuti, prostituite ( quelle da strada) travestiti, tossici, delinquenti, ma anche vittime, persone in lutto .. Ecco tutte ipotesi che ho visto dove una foto perfetta tecnicamente , vuoi anche cin le migliori intenzioni, non era in grado di dare dignità al ritratto.
Mi capita di vedere foto di amici- reali- che vanno magari in India cercando foto alla cm curry : anche li, non sempre vedo instautarto un legame tra le parti .
Ripeto è il mio punti di vista e i giudizi riguardano l"esperienza maturata in circoli fotografici con persone che conosco realmente e chebsinoccupano di reportage.

avatarjunior
inviato il 22 Aprile 2016 ore 12:18

Giannilux, sottoscrivo in buona parte. Ma il confine tra il reportage (che può essere denuncia, può essere semplice valorizzazione della persona, può essere un affettuoso cogliere la bellezza della diversità) e la "pornografia della povertà" è sottile. Io non so sempre catalogare i miei scatti in questo senso. Mi chiedo sempre se io, ritratto al posto del soggetto, apprezzerei l'essere fotografato, e che diffusione vorrei che quella foto avesse. Ma non è sempre semplice darsi una risposta.

user39791
avatar
inviato il 22 Aprile 2016 ore 12:26

La realtà a volte è brutta, cattiva, ingiusta, bastarda, ecc... In questo momento lo è in modo particolare per tante persone. Il fotografo che fotografa questa realtà è brutto, cattivo, ingiusto, ×, ecc...? Se lo fa per una manciata di like forse si, se lo fa per denunciare o anche solo per documentare secondo me no. Se lo fosse bisognerebbe mettere al rogo milioni di foto che hanno raccontato guerre, miseria, povertà, diversità, ecc.

avatarsenior
inviato il 22 Aprile 2016 ore 12:26

Giannilux, condivido in larga misura e sottolineo un'equivalenza
grandangolo = maggiore difficoltà.
A volte è possibile entrare in vicinanza ma non è semplice se si vuole farlo con un'etica e con un senso. posto 2 immagini, ma non vorrei passare per quello che dice come si fa. sono immagini ravvicinate più dovute alla circostanza.
primo caso, sono dentro la folla, quella donna l'ho vista per 3 secondi, avevo la fotocamera in mano all'altezza della mia faccia, focale 17 apsc (28 eq ff) img2.juzaphoto.com/001/shared_files/uploads/1679345.jpg
stessa focale, questo sconosciuto è chiaramente compiaciuto d'essere ripreso img2.juzaphoto.com/001/shared_files/uploads/1550838.jpg
solo per dire che si può fare, ma non sempre.

avatarsenior
inviato il 22 Aprile 2016 ore 12:59

c'è da dire che la street è una cosa e i ritratti un'altra, nel senso che nella street si "perdonano" determinate distorsioni a vantaggio di una realtà di strada che il fotografo racconta. La foto di strada risponde a dei canoni comunicativi molto spesso diversi dal ritratto classico.

Giannilux, condivido in larga misura e sottolineo un'equivalenza
grandangolo = maggiore difficoltà.


Concordo pienamente ed è cio' che stavo cercando di dire

Questa foto ad esempio, pur essendo un ritratto, l'ho fatta col grandangolo, praticamente immerso nella scena. Il mio intento era di fare un ritratto/street: un ritratto "da strada", evitando però il piu' possibile le distorsioni prospettiche. Anche la PP è stata finalizzata a trasmettere queste sensazioni:

www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1788259


Quel giorno mi intrufolai in quel gruppo di colored per cercare di trarne delle "caratterizzazioni". Alcuni mi chiamavano loro stessi per farsi fotografare, altri non volevano assolutamente.

avatarsenior
inviato il 22 Aprile 2016 ore 13:08

Dario, spesso si appiccicano etichette di comodo per inserire oggetti in un contenitore.
Ma cosa sia un ritratto è ben codificato, sia in senso generale, sia in fotografia.
la street la puoi fare sia con ritratti sia senza, così il reportage, il B/N può accogliere ritratti ma anche no, il glamor contempla ritratti.
le categorie si intersecano e dire che una street o un reportage cancella la denominazione ritratto costringerebbe a dire che questo non è un ritratto. amicidellimmagine.files.wordpress.com/2015/01/ritratti-mccurry-200x300
quindi non ci facciamo mettere il paraocchi dalle etichette.

avatarsenior
inviato il 22 Aprile 2016 ore 13:13

No no, sapevo di poter essere frainteso in questo senso.
In realtà volevo dire quello che sostieni anche tu. Vi sono dei canoni teorici che poi il fotografo è chiamato ad infrangere a suo piacimento, proprio perchè la fotografia è arte e l'arte cozza con la codificazione.

Dice sempre il mio coach: impara più che puoi la tecnica per poterla infrangere

avatarsenior
inviato il 22 Aprile 2016 ore 13:20

io centro tu centri egli centra, voce del verbo centrare a. C. il bersaglio, nel linguaggio milit., inquadrarlo, fare sì che si trovi nel centro di uno spazio delimitato dai punti di caduta delle varie salve; più comunem., colpire in pieno il bersaglio, soprattutto con riferimento al tiro di artiglieria e al bombardamento aereo. C. il tiro, portare le salve dei proiettili a cavallo del bersaglio anche se questo non è materialmente colpito.

quindi si può usare sia l'elisione di "ci entra", utilizzantro il verbo entrare, sia il verbo centrare. in tutti e 2 i casi avrai una descrizione metaforica.
cosa c'entra questo argomento? = come ci entra dentro questo argomento?
cosa centra questo argomento? = come colpisce il bersaglio questo argomento?


Non era necessaria la didascalia.
esempio: "andai al piano superiore e ho visto un gatto appisolato sulla scala"
Il senso lo si capisce ugualmente, ma impropriamente sono stati adoperati tempi diversi per i verbi.




cosa c'entra nella Tecnica, nella Composizione e in altri temi una domanda del genere...?
c'entra, c'entra...
La fotografia è comunicazione? la fotografia veicola emozioni della nostra vita reale?
hai visto che c'entra. ;-)


oppure

cosa centra la Tecnica, la Composizione e altri temi in una domanda del genere...?
centra, centra...
La fotografia è comunicazione? la fotografia veicola emozioni della nostra vita reale?
hai visto che centra. ;-)




Cosi' funzionerebbe, difendendo la tua posizione ;-)



avatarjunior
inviato il 22 Aprile 2016 ore 13:33

Ripeto, il mio giudizio non è riferito a niente che ho visto in questo forum, nessuno si senta chiamato in causa.
Secondo me è giusto documentare , sacrosanto, però a mio giudizio, sulla base dell'esperienza chenho maturato dagli anni '70 circa in qualitá di fotoamatore:
1. Dare dignità a chi è rappresentato è fondamentale non solo dal punti di vista etico ma dal punti di vista estetico. Per me una foto bella è quella che micie qualcosa ,anzi che mi dice una storia , tra il rappresentante e il rappresentato, grazie alle sciensceltentecniche ed estetiche rispetto a quella realtà che ha voluto rappresentare. Ricordo le serie di un mio amico che si era occupato degli omosessuali a Roma , quando venivano chiamati invertiti che gli costò parecchio ... Insomma, la foto mi dice qualcosa grazie alle scelte tecniche ed estetiche dell'autore a prescindere dal suo fine, fosse pure per i like. La mia sensibilità mi porta invece a rifiutare quelle rappresentazioni della realtà in cui le scelte tecniche ed estetiche enfatizzano lo squilibrio tra le parti.Le foto di abu grahib le ricordate? A me dicono do dignità negata, anche dal fotografo. Questo è un caso limite in cui la comunicazione si volge in un senso contrario alle imtenzioni di chi li aveva potere e controllo.
E il discorso della lunghezza focale di ooo è vero anche se, come onestamente afferma, non è Una regola scientifica. Dipende dalla situazione rappresentata.
2. Vale sempre il "per me " e il fatto che non pretendi di avere ragione. Più ci penso più ho spunti.
3. Penso che al di là di inevitabili e giustissimi soggettivismi ci sia un punto limite oltre il quale le scelte estetiche e tecniche si confrontano con il fotografo. Sono abbastanza bravo per raccontare questa storia ? Rischio di essere frainteso? Provare è obbligatorio , riuscirci ènuna variabile. Allora, e concludo , se cerco di tirare le fila del mio ragionamento sconclusionato, la comunicazione tra autore e oggetto fotgrafico- i.e. Soggetto fotografato- è legata a quello tra il fatto fotografico- cioè la produzione fotografica- e lo spettatore però mi sembrano su piani diversi. Se nel primo caso, secondo me, una buona foto nin può esimersi dal dare dignità al soggetti , nel secondo caso le scelte tecniche e estetiche usate dall'autoredevono essere sufficientemente chiare da rendere evidente e trasparente questo aspetto nell'osservatore. Perché, secondo me, solo così arriva il messaggio che l'autore voleva dare. Se fossi cinico direi che la comunicazione deve essere onesta e chiara: le foto di abu grahib sarebbbo comunicative per lo spettatore, seppur in maniera diversa dagli auspici dell'autore. Ma io non rinuncio alla mia etica, che peraltro mi suggerisce di avere un giudizio di largo spettro, per tener contro del contesto in cui la comunicazione ha luogo.

Mi scuso per la lunghezza gli errori del t9 e della spontaneità delle riflessioni

avatarsenior
inviato il 22 Aprile 2016 ore 14:12

Caneca, ah, perchè ho usato 2 verbi differenti, ora ho capito. si è vero, ho sbagliato, dovevo usare un unico verbo.

Giannilux, il livello comunicativo però prescinde dal soggettivismo.
vi ricordate quando Jake esce dalla sua criocella, Cameron ha voluto usare una focale corta per darci il senso di quella ripresa, la vicinanza, la ristrettezza del soggetto in quella cella. Una proprietà di linguaggio cinematografico superiore a quanto io non sappia usare l'italiano.MrGreen


Che cosa ne pensi di questo argomento?


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