| inviato il 31 Gennaio 2016 ore 9:00
Ecco il dramma del forum, il suo grosso patema: diaframmi, iso, cavalletti, filtri e lastrine, tempi e templi mentali ove rinchiudersi a girare con l'illusione di ''scegliere'', la composizione, i terzi, la regola aurea, le albe e i tramonti, l'ora blu... Ci serve davvero questa ''tecnica''?lo chiedo ancora, sapendo che qualcuno ha ''nasato'' cosa intendessi, altri no, altri nemmeno han provato a leggere, frettolosi di rispondere. Ci serve davvero, o ci rende solo degli abili esecutori? E via, tutti bravissimi a scegliere un 14 piuttosto che un 21, magari illudendosi di variar prospettiva, chiudere a 16 ragionando su diffrazione e iperfocale, scegliere oculatamente un filtro da 120 Euro piuttosto che uno da 79, decidere il tempo provando varie triadi espositive diverse, esporre a destra rischiando di bruciare per aver il miglior rapporto segnale rumore possibile, tutto questo applicarsi mentalmente... per riprodurre. Per replicare quanto il senso estetico ci impone, quanto vediamo e percepiamo come bello. Quanto ''abbiamo imparato'' a percepire come bello. Attenzione, il mio non è un dispetto alla competenza tecnica, non è uno scacco al ''saper fare'' o al (differente) saper ''quando saper fare''. La mia è una provocazione volta a quelli che si nutrono di fotografia, che respirano immagini e che concentrano ogni sforzo e ogni attimo a discutere di questioni tecniche e null'altro. Una battaglia contro degli alti, saturi e setosi mulini a vento forse ( ), sulla quale non riesco a darmi però pace. |
| inviato il 31 Gennaio 2016 ore 10:57
soldi permettendo, è più semplice avere un'ammiraglia con un parco ottiche sensazionale, piuttosto che impegnarsi con una compatta a fare immagini. e spesso, se i soldi non si hanno, si è comunque traviati verso il desiderio di avere un corredo estremo. tutti quanti siamo un po': - atrezzamatori - fans di alcune marche - tecnicisti - computeristi dimenticandoci troppo spesso che l'immagine è la, e che è l'amore per l'immagine che ci fa fare foto interessanti. |
| inviato il 31 Gennaio 2016 ore 11:52
Quanti qui, rispondano sinceramente, seguivano il panorama fotografico, erano cioè interessati alla fotografia (in una qualunque delle sue forme) da prima di acquistare la magica reflex (o mirrorless come va di moda ora)? è una curiosità: conosco tanta, tantissima gente appassionata di musica che non suona, ma poche persone appassionate di fotografia che non fotografino. |
| inviato il 01 Febbraio 2016 ore 10:43
non so da cosa derivi, ma sembra che il valore di una foto sia direttamente proporzionale alle difficoltà passate per ottenerla. "Ah, io mi sveglio alle 5 del mattino per prendere quei fatidici 30 secondi di aurora, imposto in manuale qualsiasi cosa, su un dirupo, in equilibrio su un piede solo, bendato. E con una mela in bocca". Come se fosse la difficoltà nell'ottenere la foto a sintetizzarne il valore, quanto meno autoriale. Quindi i coniugi Becher hanno fatto foto che non valgono nulla perchè si sono presi il loro tempo e hanno fotografato delle strutture, che mica scappano quelle. O vediamo gli automatismi di una tecnologia come un impedimento, una castrazione, un qualcosa che facilita, quindi toglie nobilità all'atto di fotografare. Non importa che foto si scatti, anche al gattino seduto sulla sedia in casa, però se scatti in manuale, beh, ce la sai, mica discorsi. Veniamo incatenati dalla tecnica, schiavi di orizzonti dritti, di risolvenza e crop al 200%, persi totalmente nel web, che invece di aiutare a trovare informazioni e una (quasi) retta via, diventa sempre più un marasma di dati e pareri, ahimè non moglio mancare di rispetto, buttati a caso. |
| inviato il 01 Febbraio 2016 ore 11:53
Per me la fotografia è un momento di svago e di piacere . Non sono uno di quelli che fa alzate o percorsi proibitivi per una foto. Una meta di vacanza non è scelta in funzione delle foto che ci posso fare. Penso di avere una infarinatura tale da orientarmi nel mondo della fotografia e un gusto personale che mi fa dire se una foto mi piace o no indipendentemente da quanto sia popolare o piaccia agli altri. Detto questo, penso che la tecnica serva eccome. Ma da i suoi frutti dove c'è terreno fertile. L'occhio si allena, ma se non c'è ..... Poi c'è il discorso dell'aria fritta....e per fare un paragone con la musica, domandate a Muti cosa pensa di Allevi e di Bocelli. Penso che per la fotografia sia lo stesso; il talento è un dono di Dio...(anche la furbizia!) e sta a noi riconoscerlo o meno. |
| inviato il 01 Febbraio 2016 ore 12:06
La tecnica serve conoscerla, e deve essere un mezzo, non il fine. Il talento è frutto di qualcosa di ben più complesso di un "dono" casuale di nascita. Comprende sì, la predisposizione, ma occhio, sensibilità e quant'altro possono essere sviluppati. Conta l'impegno e, purtroppo, anche quanto tempo si può dedicarvi. O voglia. Parlando poi di "successo", contano fattori ambientali e personali, in cui la fortuità ha un peso. |
| inviato il 01 Febbraio 2016 ore 12:09
Un paio di giorni fa, complice un viaggio in treno, ho letto At Work di Annie Leibovitz. Per sua stessa ammissione, le sue competenze "tecniche" sono state scarsissime per un lungo periodo. Periodo in cui sfornava servizi e copertine per Rolling Stone... Riferendosi a questi lavori in BN lei infatti parla dei "miracoli" fatti dal tecnico che, tirando i negativi, faceva uscire le immagini iconiche che tutti conosciamo. Giunta al colore, le sono apparse immediatamente chiare le lacune tecniche. Facendo a questo punto un "avanti veloce" arriviamo alle sue foto della Regina Elisabetta, abbondantemente post prodotte (tutti o quasi gli sfondi sono stati aggiunti in seguito, sopratutto nelle foto in esterna visto che la Regina non ne ha fatta manco una...). A mio avviso tutto ciò evidenzia il fatto che il peso che può avere la tecnica (e l'atrezzatura) va rapportato anche al genere ed allo scopo. 35mm bianco e nero senza grandi competenze tecniche ma nel camerino di Mick Jagger, è un conto, se sei nel 1970, Hardware e competenze hollywoodiane per la Regina ai giorni nostri, è un altro. Oltre al genere, c'è anche un discorso di committenza. Non sono certo che Rolling Stone oggi metterebbe in copertina le stesse foto del 1970 (qualitativamente intendo) ma potrebbe anche essere, fa molto rock'n'roll... Di certo non lo farebbe Vogue però! |
| inviato il 01 Febbraio 2016 ore 13:29
Anche se le foto piallate di Vogue e altri magazine fanno veramente stomaco.. |
| inviato il 01 Febbraio 2016 ore 13:36
@Fabrizio: confondi la tecnica, con l'approccio. Sono due cose molto differenti. E comunque anche scattando a mano libera, senza filtro e cavalletto, in base a ció che si sta fotografando e si vuol tramettere é necessario l'utilizzo di una tecnica/metodo. |
user14286 | inviato il 01 Febbraio 2016 ore 19:07
“ Ci serve davvero questa ''tecnica''?lo chiedo ancora, sapendo che qualcuno ha ''nasato'' cosa intendessi, altri no, altri nemmeno han provato a leggere, frettolosi di rispondere. „ sinceramente non vedo nessun significato trascendente nel tuo quesito, banale quanto la risposta che merita: metti la macchina in automatico e scatta, scatta e ancora scatta; lascia fare tutto alla macchina in tutte le situazioni. Dopo, visualizza le foto e trai le tue conclusioni. |
| inviato il 01 Febbraio 2016 ore 21:26
Credo, semplicemente, che sia indispensabile conoscere (bene!) la tecnica che ci permette di ottenere quello che vogliamo (o quello che ci viene richiesto, in caso di committenza). |
| inviato il 02 Febbraio 2016 ore 9:13
infatti: “ La tecnica serve conoscerla, e deve essere un mezzo, non il fine. „ Mi auto-cito. E' inquietante. Forse Fabrizio prova a spiegare che in molti, invece di intenderla come uno strumento (la tecnica), ne fanno sfoggio? Una dimostrazione di "forza" quasi... Cioè, non sono contro alla tecnica, ci mancherebbe, ma se si punta tutto e sempre solo su questo, perde di forza lo scatto, notevolmente. Se vedo un panning bellissimo ma senza contenuti, posso dire si sa fare il panning a regola d'arte, ma non "che gran foto!". Non è tutto, assolutamente. |
| inviato il 02 Febbraio 2016 ore 9:58
Ho due conoscenti, entrambi amanti della chitarra classica. Il primo autodidatta brillante ed estremamente talentuoso, il secondo con meno talento "esplosivo" ma con anni e anni di conservatorio musicale alle spalle. Entrambi riescono a suonare virtuosismi o pezzi classici ad alta difficoltà e robe che ad ascoltarle sembrano incredibili, ma il primo le suona in modo meno pulito e delicato rispetto al secondo, il quale invece sembra che danzi tra un tasto e l'altro, tra una corda e l'altra. La differenza sostanziale sta nella preparazione e nell'esperienza. Il primo non ha un metodo di approccio preciso, impara. Non più a casaccio, come i primi tempi naturalmente, ma seguendo un metodo autodidatta che è efficace, si, ma non del tutto. Il secondo invece ha una tecnica di studio e di pratica ben precisa, collaudata, quasi scientifica oserei dire, che gli permette di padroneggiare il pezzo classico da suonare nonostante il suo talento non sia così immediato come l'altro. Il primo "vede" le note già ad orecchio, il secondo ha bisogno del pentagramma o delle tablature, necessariamente. Non credo che nella fotografia (o in moltissimi altri campi) sia tanto diverso. La cultura fotografica e l'esperienza fanno la differenza rispetto al puro "talento" o alla pura "creatività", i quali però hanno un ruolo altrettanto importante. Io posso immaginare una scena o un soggetto, o posso intuire, vivendo una situazione, uno scatto da fare, ma saperlo rendere come vogliamo è una questione più tecnica che creativa. |
| inviato il 02 Febbraio 2016 ore 10:01
La tecnica è al servizio delle idee del fotografo. Più sono avanti, più tecnica serve per esprimersi al meglio. Rimane il fatto che di tecnica ne basta davvero poca..proprio le basi. Come le attrezzature..se ne hai molta per tutte le evenienze, fatichi meno, ma non fai ricerca. Una buona macchina serve? certo ti aiuta..ma se non sai cosa devi fotografare..sei nei guai. |
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