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Io sono per la foto manipolata. Costruita, gestita. L importante è il risultato finale e quello che vuoi comunicare. Perché arte è comunicazione. Però stimo anche chi la vede diversamente. Cogliere l attimo quando accade ha dentro di sé una profonda filosofia. Forse nella Street il secondo approccio è più genuino.
@Leone Giuliano, se ci pensi il paragone potrebbe essere fatto anche con loro
@Robbymo83, arte è comunicazione, ma narrare quello che sta accadendo è lo stesso? Manipolare ciò che si ha attorno rientra nell'arte di comunicazione, un pò come usare l'hdr insomma?
Non dico di aver ragione io eh, sto solo cercando di capire
@John la tua domanda è interessante. Per me si, manipolare rientra nell'arte di comunicare. I pittori da sempre usano gli strumenti del design per manipolare l'osservatore e per costruire unità, gerarchia ecc. Non saprei inoltre vedere una fotografia paesaggistica senza hdr (leggasi doppie esposizioni).che poi non è l unico modo di alterare la scena otlriginale e nemmeno il più evidente.
quindi trovate lecito alterare la scena per poi raccontare qualcosa che effettivamente non esisteva?
uso le hdr ma dal mio punto di vista è solo una sistemazione di quello che c'era, di quello che è stato fotografato, far vedere ad altri ciò che i miei occhi hanno visto, non è quindi la creazione di ciò che non c'era prima.
Si però già il bianco e nero ( e per altro hai fatto dei lavori molto belli secondo me) è una netta Alterazione della realtà.e quello che esprimi e trasmetti con il bianco e nero è una interpretazione, una scelta. Allontanarsi dalla realtà e quindi dal documentario secondo me è l'affermazione della soggettività e della tua singolare visione del mondo. Per me tutto questo è molto più interessante rispetto alla mera descrizione.
(grazie) giustissimo è un interpretazione di ciò che ho visto, non una creazione di ciò che prima non esisteva.
Una volta in un'uscita fotografica con degli amici, di notte, ho fatto una lunga esposizione, a scatto terminato, i più vecchiotti mi hanno "rimproverato" dicendomi che quella non era ciò che stavamo guardano, avevano ragione, non era ciò che l'occhio umani riusciva a vedere, ma le cose c'erano, ho solo "dato più luce".
quello che voglio dire è che si possono usare mille tecniche diversa per esprimere quello che si vede ma è pur sempre quello che si vede.
E' un argomento "ciclico". Io pure la pensavo come te ma se vai a scavare a fondo e non ti "fissi" sulla tua idea ti accorgi che il confine è sempre più labile. In primisi le foto del passato non è detto non fossero costruite, semplicemente non sappiamo come siano andate le cose. Se poi interpreti la tua visione in modo radicale anche l'HDR spinto, il bianco e nero, le doppie esposizioni, la post esagerata nel paesaggio ect etc non dovrebbero esistere. A volte ci sono tramonti con colori spettacolari ma solo chi vede quel tramonto in quell'istante sa se quelli erano i colori originali o spinti in post. Idem con le pose. Sono stato al lago inle l'anno scorso e le foto ai pescatori le ho fatte scattando al volo dalla barca senza organizzare niente. Eppure tu per la tua esperienza penseresti siano preparate. Solo il racconto le rende reali. Ma, se ci pensi, pure il racconto ha sempre la stessa fonte cioè me quindi se voglio mentire con la foto mentirò anche col racconto. Inoltre ormai in oriente ma soprattutto in Africa o in america latina se non porti qualche caramella o paghi qualcosa in molti villaggi nemmeno entri. Queste sono le conseguenze delle orde di fotografi che girano il mondo, me e te compresi. Per alcune popolazioni è un modo di integrare il reddito senza sforzo.
Jhon la fotografia non è realtà ma neanche mezogna. ha ragione chi dice che il confine è labile. il fotografo interferisce sempre con la scena a meno che non sia visto. Si pone il quesito se sia più onesto farsi vedere o nascondersi, se è etica una candid camera. Personalmente, se fotografo per me, non mi riesce neanche di chiedere una posa, altro che scendere le scale. Ma non è che io faccio giusto e chi non fa come me sbagli. gurda questa graduazione di interferenze: 0. candid camera. 1. scattare in un luogo pubblico in cui alcuni non si accorgono di te. 2. scattare in una strada dove persone che si fanno gli affari loro ti vedono. 3. scattare da lontano ad un gruppo di persone consapevoli dello scatto. 4. ritratto a persone isolate a 5 metri. 5. ritratto ravvicinato. 6. richiesta di posa per un ritratto. 7. disposizioni ambientali per un soggetto da ritrarre. 8. trucco e ambientazione per ritrarre. 9. richiesta di recitazione al soggetto. 10. foto studio con modella. Come vedi, non c'è una demarcazione netta ma una graduazione. Credo che nell'immagine comunque si riversi il processo che la produce e ogni autore ha la sua idea di cosa sia fotografare.
Il fotografo c'è sempre nelle sue foto e lo si vede attraverso di esse. Quindi la cosa + importante, credo sia scattare sentendosi in pace con sè stessi.
mmh, non significa che siccome la maggior parte delle opinioni le abbiamo attraverso le immagini e i media la fotografia è + reale della realtà. Attenzione, è una provocazione.
Oliviero sta solo dicendo che è la nostra realtà ad essere illusoria perchè ce ne stiamo della realtà di seconda mano, quella non vista direttamente e quindi dicendo La fotografia è più reale della realtà , sta sott'intendendo che la nostra realtà è piuttosto fittizia.
Max57, se fotografo per me io arrivo fino al punto 5. Sono consapevole però di interferire nello scatto a cominciare dal punto 1.
Avevo dimenticato la faccina. E' un mio approccio, mi piace rubare al volo gli scatti di quella poca street che faccio. Certo che anche gli scatti costruiti, non si dovrebbe intuire che lo sono e non dovrebbero essere spiegati da titoloni tirati per il collo o adattati alla bisogna !
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