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[ ... ] ricorre l'idea che nella fotografia si trasponga, quasi inevitabilmente, una parte di se stessi ... la manifestazione di tale trasposizione, per quanto il fenomeno possa o meno scaturire da una determinata intenzionalitá, presuppone un atto di conoscenza, ab-initio di lettura, d'una lettura del se, dunque dell'esserci.
E' un atto speculativo nella duplice accezione (specchio-ricerca) del termine, comunque caratterizzi e l'introspezione e una lettura terza. Ci si potrebbe chiedere quanto l'immagine possa condurre, al limite, ad una fatalitá ... estrema, solutoria quale quella di Narciso ( "la fotografia ultima"), destabilizzante, secondo un diverso grado, nella sovversione temporale di quest' Esserci narrata da Paul Aster .... (pre-testo).
Una "coincidenza spuria" dell' Essere e del Tempo, la cui destabilizzazione non rivela necessariamente una immediata deformazione (decostruzione) sul piano formale : qui la fotografia si arresta ma d'una resa che non è assoluta, perché qui precisamente puó assumere potenzialitá ulteriori, dispiegate dal contesto e, non meno, dalla coscienza dell'Io ...
La Fotografia allora assume una distanza (dal fotografo), direi meglio ... una autonomia linguistica, tanto piú si pone, e si irrigidisce, su quel limen della resa; e perché questo non divenga "Genere", tanto meno Stile, probabilmente converrá, sulla medesima liminaritá ed in modo comunque puntuale, procurare delle oscillazioni, fughe in avanti o retrocessioni inattese ...
Penso cosí ad una ineludibile porositá della Narrazione che, per osmosi, abita le stanze del racconto verbale, della scrittura e delle arti visuali.
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... un sincero, ancorché gentile, augurio di buona domenica a Voi tutti ...
"Sono anni che faccio lo stesso sogno, è notte e sono circondata dall'acqua.
Conosco il posto nel profondo, vorrei dire che è la mia città, ma non lo è.
L'atmosfera è pesante. Nuoto senza meta quando mi ricordo che devo salvare qualcuno, questa persona appare in mezzo al nulla o al tutto. La conosco, la tiro, la porto a riva. Guardo il cielo, le stelle mi dicono di non avere paura. Mi sveglio.
Il giorno dopo, sono nell'acqua, è notte. Qui è un mondo sull'orlo di un precipizio. L'urgenza di un gesto, di un grido. È un'oscillazione costante dal visibile all'invisibile, tra ciò che si rivela e ciò che scompare.
Sempre al limite della rottura che traduce la vulnerabilità del mondo che guardo.
Poi ci sono questi corpi come territori e questi luoghi che traboccano su questi corpi. Il mio occhio fa scorrere lentamente i personaggi che incrocio verso una storia dal clima inquieto,
Come i fantasmi di una società fratturata attraverso una sacra ricerca visiva.
Come le ombre del mio passato che cercano solo di essere rivelate per scomparire e rinascere.
E se fossero tutti me, una stessa persona dispersa che si sforza di trovare la sua unità."
Un'entità che sarebbe triste se non fosse del tutto insignificante
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