| inviato il 24 Agosto 2025 ore 15:05
Esatto Mario ed esatto GKorg. |
| inviato il 24 Agosto 2025 ore 15:07
E esatto Rombro |
| inviato il 24 Agosto 2025 ore 15:11
“ La street a mio avviso non ha più nulla da dire. Ripete sempre se stessa anche se in diverse maniere e stili. „ Non necessariamente dipende da come la si interpreta, se la si fa solo ripetitiva e stanca, vecchietto sulla panchina, barbone che dorme, pescivendolo al mercato, passante sotto la pioggia... sì ripete sempre sé stessa ma se la si interpretasse come studio e analisi della società in evoluzione la street avrebbe ancora molto di nuovo da dire. Per questo motivo io preferisco parlare di "fotografia sociale", di una fotografia che indaga, che studia, che interpreta la società, un po' sulla linea tracciata da J. Thomson con "Street life in London" nel 1877 o J. A. Riis con "How the other half lives" nel 1890. |
| inviato il 24 Agosto 2025 ore 15:40
La fotografia di Thomson io la definirei reportage/documentazione. Non street. Come i lavori di Dorotea Lange. Questo genere affronta ed approfondisce delle tematiche sociali. Pone dei quesiti e dei punti di vista. Non lavora tanto sulla singola immagine ma più sull'insieme del progetto. In genere la street guarda più all'effetto, all'immagine straniante, piuttosto che al concetto. Punta più sull'effetto estetico della singola immagine piuttosto che al significato o ai significato di un insieme |
| inviato il 24 Agosto 2025 ore 15:44
“ In genere la street guarda più all'effetto, all'immagine straniante, piuttosto che al concetto. Punta più sull'effetto estetico della singola immagine piuttosto che al significato o ai significato di un insieme „ È proprio questo il problema della street: ognuno ne dà una propria definizione che non coincide mai completamente, o almeno in buona parte, con quella degli altri. Non esiste una definizione univoca di street, qui ad esempio tu poni molto l'accento sull'aspetto estetico e meno al significa altri direbbero l'esatto contrario. |
| inviato il 24 Agosto 2025 ore 15:44
Gabriele, è un po' tutta la fotografia che soffre di questa cosa...non è un problema della sola street. |
| inviato il 24 Agosto 2025 ore 15:46
Non stiamo alle definizioni dei generi in modo preciso perché altrimenti non se ne esce più. Dire che la street agisce più sull'estetica che sul concetto, sul significato, non è definire esattamente un genere, che non è possibile, ma ne da un'idea sufficiente per parlarne, o scriverne |
| inviato il 24 Agosto 2025 ore 15:59
Hai ragione Gabriele ma già dire che agisce maggiormente sull'estetica è darne una definizione, incompleta comunque già inizia a definirla, e non tutti si è d'accordo su questo aspetto. C'è da dire che, differenze personali a parte, è un genere che comunque allo stato attuale stimola molto le discussioni "costringendoci" a pensare sulla street in particolare e sulla fotografia in generale con un forte riferimento al nostro fotografare. |
| inviato il 24 Agosto 2025 ore 16:09
Mario, Se si ha timore di dare delle definizioni, pur nella consapevolezza che per fortuna i generi non sono a compartimenti stagni, allora finisce ogni possibile discussione Nella fotografia contemporanea i generi quasi non esistono più. Ma delle basi di interpretrazione condivise ci devono essere e le si danno per discuterne e approfondire |
| inviato il 24 Agosto 2025 ore 17:05
Per me una delle definizioni migliori rimane il titolo della raccolta di Cartier-Bresson di ottant'anni fa (più o meno), che gli americani con il solito sguardo più alle vendite che al contenuto hanno stravolto in "The Decisive Moment" . La raccolta aveva per titolo "Images à la sauvette" e non affronta né il perché né il dove, ma solo il come (in fretta e di nascosto) . Il momento decisivo non c'entra una beata mazza perché può anche riferirsi ad una foto 'staged'. |
| inviato il 25 Agosto 2025 ore 0:26
Resto del parere che c'è sempre di mezzo il come non il cosa, che il problema è semplicemente il "linguaggio". Barboni o gatti o qualsiasi altro soggetto inserito in qualsiasi genere si voglia, si possono fare, ma la forza e l'intento di chi lo fa non deve essere solo dentro la sua anima ma deve migrare anche in quello che produce. In poche parole ripeto ancora una volta che il proprio modo di raccontare un "evento" deve essere superiore all'evento stesso. Avete presente il discorso di "quinto potere" provate a leggere quelle poche righe senza l'enfasi dell'attore e la capacità del doppiatore? Sarebbero le solite parole di spegnere la TV perchè fa male. Si deve sviluppare un proprio modo di vedere. |
| inviato il 25 Agosto 2025 ore 11:27
Quello che mi affascina di questo genere fotografico e dell'approccio di alcuni fotografi che amo, è la capacità di vedere l'ordine nel caos.. In una scena appartenente normale e confusa, riuscire ad individuare simmetrie, ridondanze, elementi che rompono schemi, per cui quando vedi lo scatto ti risulta tutto incredibilmente armonioso. Che poi dipende anche dal famoso "momento decisivo" in cui fare click. Perché l'armonia è frutto di una frazione di secondo. |
| inviato il 25 Agosto 2025 ore 11:53
Piermarioadorno centra il punctum. La stragrandissima maggioranza di chi porta la fotocamera appresso a prendere aria ( per primo io ) ed a scattare non si concentra oltre, manca l'occhio fotografico come diceva quello. Mio figlio da piccolo con una usaegetta mi stracciava facendo piccoli riquadri di vita ed impressioni in "36 fotogrammi su 50 secondi ", azzeccandone come senso ed inquadratura oltre il 90% . Io manco morto. Lui poi ha smesso. |
| inviato il 25 Agosto 2025 ore 16:34
“ In genere la street guarda più all'effetto, all'immagine straniante, piuttosto che al concetto. Punta più sull'effetto estetico della singola immagine piuttosto che al significato o ai significato di un insieme „ Un po' generico come concetto ma sono d'accordo. Nella street dovrebbe funzionare bene la sola immagine singola anche se ovviamente una raccolta, se le immagini sono ben selezionate, funziona meglio. Un insieme di immagini è un "reportage", un "portfolio" uno studio sociale ecc. PERSONALMENTE considero la street la considero più una definizione di "forma" che di contenuto. Semplificando trovo che nella street spesso sia più "la visione del fotografo" a prevalere dove magari il motivo dello scatto è la posa del soggetto che riprende un manifesto pubblicitario sullo sfondo. Il che non è detto che sia un male, anzi... Soprattutto quando come dice RobBot: “ In poche parole ripeto ancora una volta che il proprio modo di raccontare un "evento" deve essere superiore all'evento stesso. „ Nei reportage sociale possono funzionare benissimo foto più "impersonali" e meno "estreme". Detto questo chi fa street deve essere un buon "osservatore" per cui in qualche modo credo che se uno è bravo si possa porre anche domande più "filosofiche" su cosa sta fotografando e su che aspetto della realtà interessi porre l'accento. Tanto per citarne uno Martin Parr fa ottime foto che funzionano bene singolarmente come "street" e che raccolte insieme documentino ottimamente gli aspetti "grotteschi" della nostra società. Poi come si diceva sopra foto belle/brutte si possono fare per ogni genere. La street è forse più insidiosa in quanto se fotografo "male" il monte Fuji o una top model, la foto sarà di poco conto ma il soggetto darà comunque una "motivazione" allo scatto. Almeno agli occhi della massa....Se fotografo invece un tizio anonimo seduto sulla panchina senza metterci del mio, senza metterci qualche minimo "significato" si rischia davvero di fare una foto "senza senso"... |
| inviato il 25 Agosto 2025 ore 17:13
Secondo me molta roba di Martin Paar è proprio “così così” senza sapere chi è e cosa fa o vedere il progetto di cui fa parte. E non vedo il motivo perché una foto dovrebbe stare in piedi da sola. Ma anche qui parliamo di dettagli perché io stesso a volte non so dove tirare la riga tra street e reportage. E chi se ne frega alla fine Alla fine mi pare esca solo una cosa: ognuno gli dà il suo significato e va bene così. Alla fine parliamo della stessa cosa con alcuni piccoli dettagli su cui la vediamo diversamente e che non levano comunque l'essenza di quello che è. Sull'ultima parte sono d'accordo. In altri generi è il soggetto a fare la foto. Nella street è la quotidianità, quindi è più difficile farla diventare interessante. C'è comunque tutto una parte della street che si basa sull'evento straordinario (mi viene in mente il diavolo di Matt Stuart or le scarpe giganti di Mejerowitz), da non confondere secondo me col momento decisivo, e dove l'occhio del fotografo ha meno importanza. Rimango comunque dell'idea che tutto può avere valore nel giusto contesto. Non so se seguite mermelstein su Instagram. Sta postando robe da anni che, isolata dal contesto, è roba inutile. Ma presa nell'insieme secondo me è geniale. |
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