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Il segno nella fotografia digitale


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user250123
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inviato il 03 Giugno 2024 ore 0:33

C'ERA UNA VOLTA

Quando c'era il Re - e solo la pittura - era tutto molto più semplice, almeno dicono. Nell'epoca della forma-mentis aristocratica tutti sapevano che ad essere "reale" era solo sua Maestà, ed il Re - con il suo reame - non si chiamavano così mica per niente! La corte era una "rappresentazione" [un teatro] ed i cortigiani, non importa di quale grado fossero, dei teatranti consci di essere dei teatranti alla mercé degli eventi e della volontà del Sire. Lo stesso abbigliarsi agghindandosi a più non posso era una messa in scena consapevole e volontaria ancora totalmente estranea al concetto di "moda". La situazione non disturbava la psiche generale perché, essendo il Re un'emanazione della volontà dal Grande Orologiaio stesso, non c'era poi tutto questo spazio per farsi delle domande e, laddove non fosse arrivato il realismo del Re, ci pensava la Chiesa con la sua "rappresentazione" dell'oltre umano.

Onestamente non ci ravvedo alcuna recondita semplicità, sembra piuttosto che il cartesianesimo a parte figurarsi modi sempre nuovamente "contemporanei" per girare e rigirare la frittata non sia mai andato oltre il funzionalismo che - nel nostro discorso - può essere accostato al cognitivismo. Ora: non è che il cognitivismo non esista - o non funzioni - ma delle due l'una: o è una specie di circolo vizioso sempre uguale a se stesso oppure è una spirale che in qualche maniera avanza, come già ben descritto nei frammenti di Eraclito, il quale a sua volta però è stato talmente tante volte interpretato per quel maledetto "panta rei" da non riuscire più a "vedere" né chi sia il fiume, né chi sia l'acqua, né chi li stia osservando. Ciò, ritengo, "rappresenti" bene il paradosso implicito di qualsiasi approccio dualistico alla prova del tempo.

user250123
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inviato il 03 Giugno 2024 ore 8:53

PENSARE

Ed allora: c'era una volta - e c'è ancora - la "forma", cruciale per le vite umane e non umane. Il "meccanismo" di questa vaga entità rimane ampiamente sotto-teorizzato nella comprensione comune perché dinnanzi ad esso ci siamo sempre scontrati con quello che, il buon Tolstoj, definiva il "pensar pesante". Tuttavia la forma, come "la basilare intenzionalità del maiale e la palpabile materialità della sua carne" (cit. Tolstoj), è qualcosa di reale non solo per la sua efficacia intrinseca ma anche per come viene sfruttata nei processi dinamici che amplificano tale efficacia. Ergo: è assolutamente arbitrario ritenere che le digressioni sulla forma riguardino più la fotografia che la norcineria perché i due contesti non sono auto-generativi e quindi sono delle mere secondità [Peirce] . Le strane modalità attraverso le quali la forma circola attraverso di noi possono essere "a loro volta attraversate" esclusivamente per mezzo di strumenti concettuali che contemplino la possibilità di re-difinire che cosa sia il "pensiero" stesso.

user250123
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inviato il 03 Giugno 2024 ore 12:29

SCRIVERE

Dice: o vivi o scrivi. Rispondo che, tale modalità di figurarsi il mondo è - per quanto non clinica ma solo metaforica - una buona rappresentazione del narcisismo patologico, di un Narciso che ha rotto gli argini e contempla tutto come proiezione del proprio sé dualistico. Sarà sufficiente uscire di casa e guardare, nella vita naturale, come "si mangi e si cachi" nel medesimo tempo. Il relazionale è inscritto nel dinamico quanto il dinamico nel relazionale e, allo stesso modo, le forme che noi propaghiamo ci propagano a loro volta rendendo inverosimile qualsiasi possibilità di misurazione "pura" di qualsiasi manifestazione fenomenica. Sullo scrivere apro e chiudo con un piccolo cammeo nel quale voglio ricordare il regista - nonché pittore - David Lynch che, prima negli anni '90 e poi venticinque anni dopo, seppe usare piuttosto abilmente la metafora dell'energia elettrica in salsa "formale" [forma] nella serie Twin Peaks. Ma ora è tempo di trovare una nostra metafora, un pochino meno coreografico-cinematografica e più facilmente "visibile" all'occhio della semiosi e di chi ancora legge, e vive. Tranquilli, comunque, che non userò i maiali di Tolstoj giacché la società, nel frattempo, è diventata troppo sensibile - e trasparente - per concedersi un tale lusso.

user250123
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inviato il 04 Giugno 2024 ore 7:49

CAUCCIÙ

Con un poca di pazienza arriveremo anche in questa analitica a contemplare il "bug", concetto che mi ha incuriosito e per un attimo distratto, ma - per riportarlo nel nostro stato di cose - "vedremo" anch'esso come un frutto del simbolico e quindi parleremo di Freund e della sua ottima analisi del lapsus linguae, con annessi e connessi. Questa "metafora" ci permetterà di ragionare in allineamento senza uscire dal tema delle forme. Ora però, dopo averne scartate mentalmente moltissime, introduciamo un'altra metafora - dicevo "pratica" - al fine di poter osservare macroscopicamente la fenomenologia intrinseca alla propagazione delle forme stesse. Ho scelto il "caucciù" perché lo trovo adeguato a capire meglio il particolare tipo di corrispondenze isomorfiche [vedi voce ISOMORFICO] che in primo luogo resero possibile il suo boom.

Sotto diversi aspetti, il boom del caucciú che ha interessato l'intero mondo è stato il prodotto di una serie di congiunture tecnico-scientifiche, “naturali-culturali” e imperiali [colonizzazione] . La scoperta della vulcanizzazione [caucciù+zolfo] associata all'invenzione e alla produzione in massa di automobili e di altre macchine ha catapultato il caucciú sul mercato internazionale salvo poi abbandonarlo con l'introduzione di plastiche "più moderne" (plexiglass, etc.). Nel trattarlo vorrei essere il meno descrittivo possibile, limitandomi ad individuare i punti chiave e lasciando a chi legge il piacere dell'approfondimento. Per quanto di mia competenza vedremo come il concetto della possibile "economia del caucciù" sia formalmente [forma] emerso dallo status quo [patterning] antecedente.

user250123
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inviato il 04 Giugno 2024 ore 8:57

APPUNTI SUL CAUCCIÙ

Storia:
- Il boom del caucciù ha trasfigurato significativamente lo status "natura-cultura" di alcune regioni sud-americane, specialmente amazzoniche, facendo sorgere "dipendenze" a doppio senso tra stranieri e popolazione autoctona;
- questo boom, tuttavia, finisce all'improvviso dopo che le plantule di caucciú dell'originario bacino amazzonico, prelevate dai naturalisti inglesi, iniziano ad attecchire nelle piantagioni del Sud-Est asiatico di fatto trasferendo tutta la produzione in Asia;

Tutte queste interazioni sono state, in qualche misura, mediate e rese possibili da elementi formali tra i quali - inerentemente al solo caucciù - notiamo basicamente che:

- il caucciù ricade nella forma;
- esiste una specifica configurazione [dei vincoli] della possibile distribuzione degli alberi del caucciú;
- questa specifica configurazione è ciò che ha reso possibile agli alberi di caucciù di sopravvivere ai patogeni specifici di una specie come i parassiti fungini (ad es. peronospora sudamericana);
- visto che la configurazione del parassita è endemica in tutto l'habitat naturale del caucciú, quest'ultimo non può essere facilmente coltivato in modo intensivo in questa regione;
- ergo, l'interazione con questo parassita si traduce in un particolare modello di distribuzione del caucciú in natura;
- ciò riconduce ad una "specifica configurazione" del caucciù: distribuzione uniforme su una vasta superficie invece di essere riunito in gruppi monospecifici;
- il risultato è che il caucciú “esplora” il paesaggio in un modo che rivela un modello specifico ed ogni tentativo di coltivazione intensiva e concentrata che "forzi" in loco questa sua disposizione "formale" è destinato al fallimento.

user250123
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inviato il 04 Giugno 2024 ore 9:20

AMAZZONIA = ACQUA

A causa di fattori climatici globali, biologici e geografici, come è noto, c'è molta acqua nel bacino amazzonico. Inoltre, l'acqua scorre in una sola direzione: verso valle. Il Rio delle Amazzoni è il risultato di ruscelli che confluiscono in fiumiciattoli che confluiscono in piccoli corsi d'acqua che confluiscono in fiumi di volta in volta sempre più grandi fino ad arrivare al Rio e quindi all'Oceano Atlantico. Ciò denota come anche l'acqua possa essere osservata, basicamente, in quanto forma e modello specifico.

Per ragioni relativamente indipendenti esistono, dunque, già due modelli o forme: la distribuzione del caucciú attraverso il paesaggio e la distribuzione delle vie d'acqua. Accade che tali "regolarità" esplorino il paesaggio similmente. Pertanto, dove c'è un albero del caucciú è probabile che ci sia nelle vicinanze anche un corso d'acqua che porta ad un fiume. Siccome questi modelli esplorano il paesaggio nello stesso modo, seguirne uno può condurre all'altro.

user250123
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inviato il 04 Giugno 2024 ore 9:39

ECONOMIA DEL CAUCCIÙ

L'economia del caucciú - sempre basicamente - ha sfruttato ed è dipesa dalle similarità che questi due modelli condividono [caucciù+acqua] . Come ha fatto: percorrendo la rete fluviale verso monte si cercava il caucciú per poi riportarlo a valle sfruttando la stessa acqua. Si è cioè "collegato" a tal punto questi due modelli che gli ambiti fisici e biologici si sono "uniti" facendo emergere un sistema economico che li sfruttava grazie alle loro condivise similarità formali. Naturalmente questo meccanismo non deve essere ricondotto esclusivamente all'ingegno umano visto che - i pesci di quei corsi d'acqua - a modo loro, hanno la capacità di sfruttare l'acqua e le distribuzioni floristiche che vi si riversano [rispondendo, anche in questo caso, a modelli formali] . Anche i pesci fanno "economia" grazie alla forma ed ai modelli, e ciò dovrebbe portarci a contemplare l'auto-similarità su scale differenti - proprio come facciamo quando ragioniamo astrattamente di "economia".

user250123
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inviato il 04 Giugno 2024 ore 10:05

AUTO-SIMILARITÀ

L'auto-similarità è unidirezionale? Si, ma "vediamolo" nella nostra metafora: nella rete fluviale amazzonica i piccoli fiumi si gettano in quelli piú grandi e, a mano a mano che si scende lungo la rete idrografica, l'acqua si concentra maggiormente in una porzione di paesaggio sempre piú piccola. Durante il periodo del boom del caucciú era parimenti "emersa" una vasta rete di "relazioni" tra creditori e debitori che seguiva un modello ripetitivo di auto-similarità innestato su diverse scale, cioè isomorfo alla rete fluviale amazzonica stessa. [Più acqua in meno territorio uguale a più soldi in meno mani] .

Lo spiego meglio: un commerciante di caucciù insediatosi alla confluenza tra due fiumi faceva credito verso monte, mentre a sua volta era in debito con un commerciante piú ricco che si trovava alla successiva confluenza piú a valle. Chiaro? È stato questo modello "innestato" che ha collegato le comunità indigene delle foreste ai baroni del caucciú della foce del Rio e persino a quelli europei - i "consumatori" finali. E di nuovo osserviamo che ciò non appartiene solo all'ingegno umano visto che i delfini amazzonici si "posizionano" esattamente dove il loro modello economico gli suggerisce sia meglio posizionarsi come predatori finali di tutta la catena alimentare, da monte a valle.

user250123
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inviato il 04 Giugno 2024 ore 11:10

STRUTTURA

Ora, vediamo di cogliere semioticamente quanto ne consegue e cioè che "essere nella forma" non richiede alcun sforzo. La logica causale - nel nostro stato di cose - è decisamente differente dalla logica cartesiana di "pressione e trazione" ed è per questo che definiamo come "fluido" l'emergere della semiosi. Non c'è alcun "sforzo fisico" che voi con la vostra mente possiate rappresentarvi. In metafora: il caucciú fatto galleggiare fino a valle finirà per arrivare al porto "da solo". Tuttavia, come è ovvio, anche cosí è necessaria una gran quantità di lavoro per fare si che il caucciù entri in questa forma. Le diverse costellazioni geometriche sottintendono effimere forme create dalla specifica distribuzione o configurazione spaziale sull'asse del tempo.

Che poi, è stessa lezione che possiamo trarre dai cacciatori ecologicamente inseriti in natura: essi non cacciano vagando senza cognizione di causa per la foresta ma, piuttosto, cercano segnali indiretti della "possibile" presenza di selvaggina sul territorio. Non cercano la selvaggina "direttamente" ma, piuttosto, vedendo ad esempio un particolare albero in fiore captano la possibilità che in un dato momento di lì passi la preda che vorrebbero portarsi a casa. E non per nulla, per tornare alla nostra metafora, durante il boom del caucciù emersero anche figure come quelle dei "cacciatori di cacciatori" cioè di persone che cacciavano, come fossero bestie, quei cacciatori autoctoni capaci di "leggere" il territorio [pattern] .

Ergo: il boom economico del caucciù, di fatto, ha amplificato modelli trofici e gerarchici di predazione di fatto già presenti sul territorio combinandoli con un modello coloniale e paternalista e questo lo scrivo solo come cenno antropologico-sociologico, visto che a me interessa più il dietro le quinte dinamico e semiotico. Il boom del caucciú potè esistere e svilupparsi solo grazie ad una serie di "forme" che si sono sovrapposte in modo parziale collegando le loro similarità e facendo emergere una vera e propria "struttura" [geografico-botanico-politico-economica] alla quale era impossibile sottrarsi.

user250123
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inviato il 04 Giugno 2024 ore 14:10

LATENZA

Un piccolo pit-stop chiarificatore sui concetti fondamentali della semiosi: nella mia metafora vi descrivo come “emergenti” quelle forme e modelli che mettono in relazione tra loro gli alberi del caucciú, i fiumi e le economie umane e non umane. Con “emergenti” però non intendo solo “nuove”. Intendo piuttosto la comparsa di proprietà relazionali che forse l'aggettivo “inedite” può descrivere meglio. Specifico ulteriormente che con “inedite” s'intende che “non sono riducibili a nessuno degli elementi costitutivi da cui sorgono”. Se può esservi d'aiuto figuratevi anche la differenza che passa tra il prefisso “pre” ed il prefisso “proto”. Mentre nel primo abbiamo “un prima ed un dopo” statici e fissati arbitrariamente nel secondo si percepisce una “latenza” che fa buon gioco alla prospettiva dinamica delle emergenze semiotiche. Questa differenziazione ha effetti concretissimi in medicina quando si tratta di “riavvolgere il nastro” per capire come sia insorta una patologia mentale e laddove l'adagio “pre-venire è meglio che curare” non può descrivere nulla di clinicamente rilevante. Sarebbe bellissimo se la prevenzione curasse (in un “prima”) tutti i mali ma sappiamo bene che così non è.

user250123
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inviato il 04 Giugno 2024 ore 15:15

MULINELLI

Osservato come abbiamo la forma nel macroscopico, sempre in metafora, affrontiamola nel microscopico con l'esempio dei mulinelli d'acqua. Questi presentano delle proprietà inedite rispetto ai fiumi in cui compaiono, ossia, manifestano un modello circolare coordinato d'acqua in movimento. Questo modello è più vincolato e quindi piú semplice, nei rispetti del fluire dell'acqua nel resto del fiume. Per contro il fiume è più turbolento ed irregolare e meno “ordinato” in un modello.

La forma circolare dei mulinelli “emerge” dall'acqua del fiume ma questo fenomeno non può essere ridotto alle storie contingenti che danno a quest'acqua le sue specifiche caratteristiche. È chiaro che ogni “unità d'acqua” subisce l'effettualità del suo passato acquisendo i suoi attributi specifici (es. più o meno carica di residui) tuttavia tali “storie” in soggettiva non spiegano né prevedono la forma che il mulinello assumerà in questi fiumi e questo emergerà concretamente solo nelle “giuste condizioni”.

Ora: se è vero che la forma del mulinello è indipendente dalla storia delle unità d'acqua è altrettanto vero che tutti i mulinelli hanno bisogno dello “scorrere” dell'acqua per emergere nel mondo. Se blocchiamo questo scorrere i mulinelli spariscono [dissolvenza] pur essendo “indipendenti”. Questa diversità dei mulinelli - nel nostro sistema di cose - è qualcosa di meno e questo “qualcosa di meno” è la ragione per cui ha senso pensare alle entità emergenti come i mulinelli d'acqua in termini di forma. Allora come possiamo rappresentarci questo benedetto mulinello? Come una “ridondanza” [di vincoli] che intrappolano l'acqua [meno vincolata quando libera di fluire nel fiume] in un modello.

Domanda: questa cosa che i mulinelli d'acqua sono - allo stesso tempo - differenti ed in continuità nei rispetti di ciò da cui dipendono non vi fa venire in mente nulla? Dove abbiamo già visto, nelle pagine indietro, “qualcosa” [un segno] che si comporta nello stesso modo?

user250123
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inviato il 04 Giugno 2024 ore 16:16

IMPLOSIONE

Esattamente come i mulinelli d'acqua la referenza simbolica “emerge” per differenza e continuità mostrando proprietà “inedite” rispetto alle icone ed agli indicali da cui dipende e proviene. Ma che cosa è questa caratteristica “in più” ? Beh, torniamo dentro la nostra metafora dicendo, ad esempio, che le disparate cause responsabili della distribuzione del caucciú e dei fiumi diventano “quasi” irrilevanti una volta che il sistema economico le “riunisce” in virtú delle regolarità che condividono. Tuttavia, tale “economia” dipende ovunque ed ovviamente dal caucciú e dai fiumi.

Ciò ci conferma che:
1) i fenomeni emergenti sono “innestati”;
2) vi è un certo grado di “separazione” nei rispetti dei processi d'ordine inferiore dai quali sorgono;
3) la loro esistenza dipende comunque da condizioni d'ordine inferiore;
4) tutto ciò funziona solo in una direzione.

Ergo: l'efficacia [biosociale, nella metafora] della “forma” risiede in una certa misura nel modo in cui eccede le parti che la costituiscono ponendosi allo stesso tempo in continuità con esse. Ma la forma eccede anche la materialità stessa nel senso che, a mano a mano che questi modelli si legano tra loro, le similarità si propagano attraverso ambiti decisamente diversi. In metafora: le regolarità grazie alle quali si è sfruttato il caucciú in Amazzonia sono passate dal fisico al biologico all'umano. Altrettanto ovviamente una volta trapiantato con successo il caucciù nel Sud-est Asiatico la “struttura” amazzonica è implosa su se stessa e non è stata riprodotta in Asia essendo del tutto differente la situazione già in termini di latenza.

Un appunto sulla moralità: essa ha, giustamente, un suo spazio in ogni rappresentazione di carattere etico ed anche la vicenda del caucciù in Amazzonia merita qualche considerazioncella dalla quale l'uomo bianco (occidentale) ne uscirebbe con le ossa spezzate. Io ci sorvolo sopra perché qui non è di mio interesse questo approccio etico tuttavia è altresì importante ricordare che concetti come “gerarchia” e “predazione” sono amorali ed anche se poi vengono innestati in mondi e modi “troppo-umani” [vedi Nietzsche] ciò non invalida la loro utilità e spendibilità scientifica e semiotica.

user250123
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inviato il 04 Giugno 2024 ore 17:38

DISTINGUERE

Ci troviamo ora di fronte ad un guado oltre il quale non-possiamo non-portarci dietro la morale ma, come dicevo poc'anzi, dobbiamo anche evitare considerazioni etiche di “troppo”. Vediamo, anzitutto, il già detto: la moralità - per la prospettiva semiotica - è esclusivamente una proprietà emergente della semiosi simbolica specificamente umana. Eventualmente come link rivedere, a pag. 11, la voce OLTRE MORALE dove situiamo ontologicamente e con precisione la stessa.

La gerarchia che la comunicazione trans-specie implica ha chiaramente un tono “coloniale” [vedere voce POLARITÀ, pag. 12] proprio come nella metafora del caucciù tuttavia, queste gerarchie coloniali, sono le amplificazioni emergenti, caricate moralmente, di gerarchie non-umane piú elementari che, da parte loro, sono prive di valenza morale [amorali] . Distinguere questo da quello è fondamentale perché queste gerarchie “piú elementari” implicano le proprietà innestate e unidirezionali inerenti alla semiosi.

Chi ha poca dimestichezza con la semiosi 9 volte su 10 - agli inizi - in questo preciso passaggio del guado scivola, s'inzacchera e tutto arrabbiato torna indietro sui suoi passi pensando che la semiosi “non funzioni”. Non è così, è solo che ci vuole - come in tutte le cose - un poco di pazienza ed esercizio. Ricordiamo il “motto” della semiosi: le differenze producono differenze! E se ci sono una predazione ed una gerarchia “amorali” allora queste produrranno differenze rispetto agli stessi concetti per come partoriti dal simbolico (moralista) umano. Noi dobbiamo riuscire a tenerle “insieme” senza confonderle.

user250123
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inviato il 04 Giugno 2024 ore 23:52

ENUNCIATI IN FORMA

Diceva l'algido Sherlock Holmes: "Caro Watson, lei guarda ma non osserva"! Allora cerchiamo di "osservare" meglio che possiamo iniziando dal ruolo giocato dalla gerarchia, in particolare quando va a strutturare [vedi voce STRUTTURA] la percezione della distinzione tra i diversi livelli di significazione nei differenti registri semiotici. Prendiamo come esempio trans-specie le vocalizzazioni animali, che sono considerabili essenzialmente come degli “enunciati” ed hanno un loro specifico livello di significanza, mentre i messaggi “umani” di carattere piú generale contenuti a volte in tali vocalizzazioni ripetute possono emergere a un altro livello, un livello superiore.

Cioè: una cosa è la vocalizzazione di un uccello [come manifestazione] , una cosa è la sua imitazione umana [pari-pari] in quanto “manifestazione” e un'altra cosa ancora è il suo inquadramento in un ordine di significanza superiore che va - al di là - della manifestazione sonora in sé. Interpretare il canto di un uccello dall'interno del linguaggio umano è una cosa molto diversa dall'imitare la manifestazione del suono che si è sentito. Siamo d'accordo? E quale dei due modi è il piano letteralmente letterale? Su questo si fa troppo facilmente confusione.

Vediamo: quando noi “ripetiamo” un enunciato animale dall'interno del linguaggio umano lo trattiamo come se, in rapporto al “contrassegno” [token] dell'enunciazione animale, fosse un “tipo” [type] . Quindi il piano letteralmente-letterale non è ripetere “pari-pari” l'enunciato animale ma la sua “tipizzazzione”. Ok? È fondamentale anche insistere sul fatto che l'enunciato animale - in sé e per sé - non è necessariamente privo di significato ed anzi può sempre essere interpretato dagli umani (e dagli altri) come un segno indicale. Tuttavia acquisisce un suo ulteriore significato quando viene visto come manifestazione di qualcosa di piú generale. Il canto della civetta che nella nostra tradizione è un “presagio” di malaugurio, naturalmente simbolico, è un buon esempio.

Tuttavia, distinguere tra i contrassegni animali [token] ed i loro tipi [types] umani, è qualcosa di piú di un'imposizione arbitraria dell'umano o del culturale sulla “natura” perché entra in gioco anche la forma. Se osserviamo davvero bene le distinzioni notiamo che esse "operano" sulle proprietà formali [forma] che distinguono gerarchicamente i simboli dagli indici. Tali proprietà formali, che non sono né innate, né convenzionali, né necessariamente umane conferiscono - però - alla referenza simbolica alcune delle sue specifiche caratteristiche "rappresentazionali". È un dare-avere relazionale.

Ma, in altri termini: il fatto stesso che sia possibile - per noi - operare nella semiosi indicale della vita oltreché nella semiosi simbolica degli uomini, diffenziandole coscientemente, è una conseguenza del fatto che tale distinzione sia generata dalla forma in sé per sé e non dalla biologia e tantomeno dalla cultura. Ecco perché la "forma" va trattata come un "generale speciale" [si riveda la voce MORFODINAMICO] ed ecco perché già Platone intuì opportunamente la sua "specialità" ma - a differenza della semiosi di Peirce - fece l'errore watsoniano di posizionarla in un regno trascendente e idealistico.

user250123
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inviato il 05 Giugno 2024 ore 8:50

LATERALE

La domanda ora è questa: essendo la forma un "qualcosa" di "speciale" è possibile contemplare, almeno per la-forma-in-quanto-forma, una qualche possibilità di propagazione laterale? Cioè: posto il fatto che la semiosi, come processo dinamico, sia esclusivamente arborescente - nella forma possiamo cogliere dinamiche in qualche misura rizomatiche? Il suo "sdoppiamento" naturale che la posiziona fuori dal pensiero stesso ma anche al suo interno, quali "proprietà" relazionali proietta sulla forma-in-quanto-forma?

La risposta in semiosi è che - effettivamente - lo status speciale della forma apra il gioco dei significanti alle dinamiche relazionali rizomatiche e ciò accade quando, per un momento, si decide di "ignorare" deliberatamente l'innesto simbolico superiore per consentire alla forma una "risonanza" in-quanto-forma. In questo caso tale risonanza è "in relazione" ad altre immagini e questa comunione fissa per un attimo il simobilco permettendo una propagazione laterale dei significanti stessi.

Deve essere però precisato che questa possibilità di allontanarsi da un determinato significato stabile [fisso-nel-simbolico] non rende questa "esplorazione" non-semiotica. Ci troviamo piuttosto davanti a qualcosa che è significativo senza dover - per forza - significare qualcosa ed è per questa ragione che la semiotica inquadra tale condizione con il termine di "risonanza". È uno stato di sdoppiamento che - figurativamente - rende bene la doppia-disposizione naturale della forma che diventa il "veicolo" affinché questa propagazione laterale/rizomatica sia possibile. Nei rispetti dei segni si può affermare che questa lateralità operi con una logica "iconica" pur ponendo in connessione altro-da-icone e ciò non ci stranisce visto che operare iconicamente presuppone sempre delle dimenticanze [qui descritte come un "ignorare"] .

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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