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e dopo la morte?


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user14286
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inviato il 14 Dicembre 2017 ore 13:28

@Cesare: mi dispiace per la tua perdita.
Le discussioni lasciano il tempo che trovano, soprattutto su un forum, e soprattutto su un argomento come questo, dove tra razionalità da un lato e propensioni religiose dall' altro non si approda mai a nulla.
Solo il tempo potrà aiutarvi a trovare la via migliore per elaborare questo dolore. Fatevi forza.

avatarsenior
inviato il 14 Dicembre 2017 ore 13:31

Io sono concorde sul fatto che il buddismo sia una religione (o fede per me cambia nulla in questo contesto), ma è una cosa comunque dibattuta, non tutti lo accettano e accetto il fatto che Ooo non la reputi tale.

Per me (e tanti altri) anche l'ateismo è una religione.

Dovresti essere più elastico e lasciare che ognuno la pensi come meglio crede senza giudicare e senza avere la pretesa di essere il dententore della verità

avatarsenior
inviato il 14 Dicembre 2017 ore 15:57

a meno che tu non possa produrre prove scientifiche che attestino la ciclicità della vita direi che CREDERE nelle rinascite non si possa catalogare in altro modo se non come atto di fede.

guarda che il positivismo è finito da un pezzo.
non è che tutto ciò che non è ascrivibile alla scienza sia parte di una realtà fasulla, anche perchè molte cose facenti parte della realtà non sono ascrivibili a criteri scientifici.
La stessa scienza è un percorso lastricato di teorie verosimili, che sono poi riviste inevitabilmente non appena se ne sa un po' di più.

Per la ciclicità della vita io non devo produrre alcuna prova, è sufficiente osservare come è fatta la vita. è un ciclo continuo, con nascite e morti. Il fatto che tu non colga una connessione tra una vita e l'altra, allo stesso modo in cui lo colgo io, non significa che tu abbia una visione più corretta della mia.
Un tempo la gente credeva anche che il leone fosse il leone, ben distinto dal gatto e dall'iguana, e anche dalla quercia e dalla ginestra. Sembrava che la realtà fosse quella con fondamenti creazionistici. Poi un certo Darwin ha notato che invece tutto era correlato e che c'era un'evoluzione. Alcune persone sono più predisposte di altre nel trovare connessioni logiche, altri guardano alle cose per compartimenti stagni.

i fondamenti su cui si basa il buddhismo non sono fidelistici ma sono esperenziali, questo pare sfuggirti nel suo senso più profondo anche se dici di averne consapevolezza, i buddhisti più radicati non sono i fedeli (ci sono anche quelli eh) ma sono coloro che hanno fatto esperienza dei fondamentali buddhisti, che non si contraddicono l'un l'altro a differenza di alcune vertenze scientifiche che si prendono a pugni come l'astrofisica e la fisica quantistica.
I principi buddhisti quali la causalità/effetto, l'impermanenza, il karma, portano tematiche che sono state solo successivamente viste e "scoperte" dalla scienza, dalla fisica, ma che erano già ben radicate nella consapevolezza buddhista, che non si fregia della targa "scienza", per il principio che non si cambiano un paio di scarpe vecchie ma molto buone e comode solo per il fatto che ne vengono prodotte nuove e scintillati (la scienza).

L'esperire di qualcosa che travalica la memoria, travalica la materia, lo vuoi affrontare con la scienza? Buona fortuna.

Le cose si fanno con i mezzi appropriati. per dare il bianco rullo e pittura, per pescare canna, amo e lenza, ecc...
tu vuoi affrontare l'argomento del dopo morte con la materia scientifica? va bene, fai pure, per me è un po' come voler costruire una sedia con degli strumenti spuntati ma fai pure, dal momento che alla scienza pare che tu attribuisca la quota massima.
Evidentemente della scienza hai fede. MrGreen

Il metodo scientifico è stato contestato più volte ed è apparso in tutti i suoi limiti proprio con Eisten. Infatti l'esperimento deve essere ripetibile in condizioni invariate, ovvero nelle stesse condizioni. Peccato che si denoti quanto l'osservatore sia variabile e l'osservatore dell'esperimento sia anch'esso parte delle condizioni, quindi interferente con l'esperimento, che risulta quindi non ripetibile mai allo stesso modo, e qualcuno aveva già dato la premessa di questo:
Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell'impetuosità e della velocità del mutamento si disperde e si raccoglie, viene e va. (Eraclito).
Un concetto questo già noto al buddhismo e a molte altre scuole di pensiero visto che Eraclito era un contemporaneo greco di Siddharta. Dovranno passare 2400 anni prima che la scienza con Einstein faccia propria questa considerazione, che per certi versi rivede tutto il pensiero del Positivismo, anche se esso è duro a morire e lascia tuttora strascichi chiaramente palpabili. Ma la scienza è un po' come altri ordini di pensieri tra la gente, tende a conservare meglio i concetti precedenti, anche se superati.

avatarsenior
inviato il 14 Dicembre 2017 ore 16:18

Il problema grosso secondo me sta nel fondamentalismo, esiste nella religione, nell'ateismo e persino nella scienza.
Quando si comincia a pensare che qualcosa è certo, sicuro, si comincia a cadere nella presunzione di poter sapere e spiegare tutto. Secondo me ci si deve porre 2 limiti, 1) le conoscenze attuali in qualsiasi campo sono incomplete, non abbiamo raggiunto l'apice della conoscenza in nessuna materia per cui quando si discute di qualcosa va considerato sempre in base alle conoscenze attuali, un domani potrebbero essere diverse e stravolgere molte delle certezze che si avevano; 2) nessun essere umano è onnisciente, nessuno conosce tutto di tutto, per cui già le conoscenze in qualsiasi campo sono incomplete, ci si aggiunge la nostra ignoranza e la frittata è fatta.

La mia filosofia è che tutto è possibile e nulla è certo

Dalle mie parti si dice "sicura ie a motti" (di sicuro c'è solo la morte), ma vale ora, se un domani si scoprisse come non invecchiare e morire, nemmeno quella sarà più una certezza

avatarsenior
inviato il 14 Dicembre 2017 ore 16:39

questo è un controsenso: la religiosità esclude il rigore nella "ricerca".

a meno che tu non possa produrre prove scientifiche che attestino la ciclicità della vita direi che CREDERE nelle rinascite non si possa catalogare in altro modo se non come atto di fede.

Il problema è che la scienza parla solo per ciò che è tangibile, ovvero la materia; detta così sembrerebbe di poter affrontare tutto attraverso la scienza, ma anche la scienza soffre del medesimo limite "prima/dopo" della fede: la scienza non prevede una creazione dal nulla in senso materico, cioè prevede che tutta la materia esista da sempre, ma se la stessa scienza pone come inizio dell'Universo attuale il Big Bang, come si potrà indagare scientificamente cosa c'era prima? La cosa più impressionante è che perfino la scienza ammette la possibilità di eventi ciclici per l'Universo (anzi, per una successione di Universi), attraverso continue espansioni, contrazioni ed eventi come il Big Bang, appunto; quindi perché sarebbe assurda una ciclicità anche per la vita?
Anche perché l'alternativa è un Universo che continuerà ad espandersi all'infinito, ma allora il Big Bang assume connotati pericolosamente vicini a quelli della Creazione in senso religioso. Insomma, non appena si va al di là di ciò che è verificabile "al presente", anche la scienza contiene elementi alquanto "fideistici"

avatarjunior
inviato il 14 Dicembre 2017 ore 17:04

@Mamba Nero :
solo il tempo potrà aiutarvi a trovare la via migliore per elaborare questo dolore. Fatevi forza.
. Lo pensavamo anche noi invece sono passati due anni e non passa giorno senza lacrime anzi sembra quasi più forte il dolore oggi .
Il tuo nick name mi fa pensare a quando siamo andati in Guinea Bissau e durante la visita a un villaggio in un'isola il prete italiano che ci accompagnava aveva un fucile per proteggerci da eventuali incontri con il mamba nero !!!

avatarjunior
inviato il 14 Dicembre 2017 ore 17:08

@RobBot credo che tu abbia ragione infatti non fotografo più da due anni perché non "sento" il desiderio di guardare e "vedere". Non che prima io fossi un eccellente fotografo ma me la cavavo ora non più.

avatarjunior
inviato il 14 Dicembre 2017 ore 17:12

@Bernalor :
mi dispiace per la tua perdita. Non deve essere una cosa facile da accettare, il mondo è spesso ingusto. Ma bisogna cercare di andare avanti con serenità, come credo avrebbe voluto anche lei.

E' quello che ci dicono i pochi amici intimi che abbiamo ma è difficile controllare un dolore così grande.
Si può perdere un figlio ma la norma è che dopo 18-20 i figli se ne vanno , hanno una vita autonoma , una famiglia etc.. ma nel caso di una persona down la vita è in simbiosi ...sempre

avatarsenior
inviato il 14 Dicembre 2017 ore 17:14

Ma avete pensato o provato ad intraprendere un percorso seguito da uno psicologo? A me 2 anni sembrano troppi. Io ho avuto un problema simile, non sono riuscito ad elaborare un lutto (in media ci vogliono 3 mesi, me lo disse una psichiatra). Tutta questa sofferenza alla lunga la pagherete cara (mi è successo) non fate come me che ho aspettato il tracollo per fare qualcosa

avatarjunior
inviato il 14 Dicembre 2017 ore 17:14

@Trimoto:
Grazie, apprezzo il tuo messaggio e il tuo consiglio.
Molti ci hanno suggerito uno psicologo ma non siamo pronti a questo anzi , ci siamo rinchiusi in noi (grosso errore lo sappiamo) e ho escluso dai miei contatti molti amici carissimi che non hanno capito (e li capisco) ma dovrei spiegarti cosa vuol
dire avere per quasi 50 anni una persona che dipende da te anche per le cose più banali come vestirsi, andare in bagno etc..
Nonostante questo abbiamo girato il mondo con lei anche in posti difficili e molto molto lontani e averla con noi ci dava felicità perché lei era felice. E dobbiamo dire che lei ci ha dato gioia vederla andare a scuola, imparare a scrivere (male) leggere ogni giorno la Gazzetta dello Sport e vederla ogni mattina voleva dire avere un giorno felice davanti a noi.

avatarsenior
inviato il 14 Dicembre 2017 ore 17:17

quoto Trimoto.
l'elaborazione del lutto quando risulta difficile va aiutata, così come voi avete sempre aiutato vostra figlia.

è quello che sta accaddendo qui ora. Ma sarebbe meglio discuterne con delle persone che lo fanno di mestiere, che hanno una preparazione professionale specifica per queste cose.

avatarjunior
inviato il 14 Dicembre 2017 ore 17:27

@Ooo . il tuo suggerimento è giusto e razionale (come quello di Trimoto) e vi ringrazio di cuore .

Ma ora non voglio che questo thread diventi uno scambio di post che riguarda solo il mio problema con il rischio di diventare noioso e "one way mind" quindi rimando al titolo del thread "e dopo la morte ? "

avatarsenior
inviato il 14 Dicembre 2017 ore 17:32

Anch'io quoto Trimoto. La nostra psiche è parte di noi stessi esattamente come il nostro corpo. Appena hai qualche problema di salute si va dal medico senza grandi problemi, perché non curare anche il nostro stato d'animo?
È giusto provare dolore per una perdita, ma non lasciare che questo dolore rovini anche te.

Edit: ho visto adesso la tua risposta, hai ragione, ma pensaci seriamente

avatarsenior
inviato il 14 Dicembre 2017 ore 17:38

Immaginavo che avevo proposto qualcosa di già detto, volevo solo portarti a conoscenza della mia di esperienza in merito visto che se a te sembrano tanti 2 anni sappi che in confronto ai miei sono ancora pochi, 7 anni di lutto non elaborato sfociato 6 anni fa in pesante depressione con complicazioni e che sto ancora curando. Quindi è da 13 anni che ci sto male. Comunque ti capisco, nemmeno a me mi va di parlarne nello specifico e la chiudo qui augurandovi di trovare presto la serenità ;-)

user12181
avatar
inviato il 14 Dicembre 2017 ore 18:01

perché non curare anche il nostro stato d'animo?


Perché so da quali scuole viene una buona parte degli psicologi (soprattutto psicologhe) italiani... (ovviamente non tutti) e poi purtroppo ne vedo alcuni in televisione... (anche in questo caso non tutti, ovviamente...).

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