JuzaPhoto utilizza cookies tecnici e cookies di terze parti per ottimizzare la navigazione e per rendere possibile il funzionamento della maggior parte delle pagine; ad esempio, è necessario l'utilizzo dei cookie per registarsi e fare il login (maggiori informazioni).
Proseguendo nella navigazione confermi di aver letto e accettato i Termini di utilizzo e Privacy e preso visione delle opzioni per la gestione dei cookie.
Puoi gestire in qualsiasi momento le tue preferenze cookie dalla pagina Preferenze Cookie, raggiugibile da qualsiasi pagina del sito tramite il link a fondo pagina, o direttamente tramite da qui:
Ma poi, una volta capito il tuo interlocutore come usi questa tua conoscenza? C'è chi la usa per aiutarlo e c'è chi la usa per inkiappettarlo..
Il termine empatia ha una connotazione positiva: difficilmente chi non ha un coscienza onesta( più che un'etica che è opinabile) può provare empatia.
da Wikipedia copio e incollo:
Nell'uso comune, empatia è l'attitudine a offrire la propria attenzione per un'altra persona, mettendo da parte le preoccupazioni e i pensieri personali. La qualità della relazione si basa sull'ascolto non valutativo e si concentra sulla comprensione dei sentimenti e bisogni fondamentali dell'altro.
Viene fatto anche un bell'esempio di empatia in cui la stessa si contrappone addirittura alla simpatia
In medicina l'empatia è considerata un elemento fondamentale della relazione di cura (ad esempio la relazione medico-paziente) e viene talvolta contrapposta alla simpatia: quest'ultima sarebbe un autentico sentimento doloroso, di sofferenza insieme (da syn- "insieme" e pathos "sofferenza o sentimento") al paziente e sarebbe quindi un ostacolo ad un giudizio clinico efficace; al contrario l'empatia permetterebbe al curante di comprendere i sentimenti e le sofferenze del paziente, incorporandoli nella costruzione del rapporto di cura ma senza esserne sopraffatto (questo tipo di distinzione non è condiviso da tutti, vedi alla voce simpatia). Sono state anche messe a punto delle scale per la misurazione dell'empatia nella relazione di cura, come la Jefferson Scale of Physician Empathy. L'empatia nella relazione di cura è stata messa in relazione a migliori risultati terapeutici (outcome), migliore soddisfazione del paziente e a minori contenziosi medico-legali tra medici e pazienti.[8]
Pensare che dietro ad un sentimento positivo possa esserci un sentimento negativo fa parte di un retaggio personale che ci porta continuamente dubitare delle buone intenzioni del prossimo anche senza un valido motivo: questo timore ci porta a vedere il male e il pericolo anche dove non ci sono e questo può avvelenarci la vita.
Avere empatia non basta, tanti str***i ce l'hanno. Non sono d'accordo: chi ti vuole raggirare o imbrogliare non prova empatia ma possiede l'astuzia necessaria per studiarti e così trarti in inganno; il cacciatore non prova empatia per la sua preda ma la studia per poterla catturare con la trappola più idonea.
user207929
inviato il 10 Settembre 2021 ore 8:46
@Maila hai ragione… si va fuori tema. Diciamo che l'empatia nei rapporti d'affari è auspicabile (anche la vendita di un bottone è un piccolo rapporto d'affari), ma magari non sempre concretizzabile. Parliamo piuttosto di 'atteggiamento empatico', che i due interlocutori cercano di dimostrare l'uno con l'altro per chiudere la trattativa a proprio vantaggio. Non mi riferisco specificatamente alla vendita al dettaglio, ma più in generale. È in questi casi che la gentilezza diventa uno strumento e non un atteggiamento perfettamente genuino. Sul fatto che i tempi siano cambiati non si discute, sopratutto per ciò che attiene alla vendita al dettaglio, che però si sta molto ridimensionando nel rapporto diretto tra interlocutori (causa internet), ma prima della vendita al dettaglio lo stesso prodotto viene venduto anche all'ingrosso. Per le forme di vendita non rivolte al consumatore le armi si sono parecchio affinate, ma sono diventate ancora più subdole. E in questo caso la gentilezza e l'empatia sono veramente solo un'atteggiamento. La mollo qui prima che @Frengod perda con me tutto il suo aplomb garbato e gentile e mi mandi in qualche brutto luogo
È in questi casi che la gentilezza diventa uno strumento e non un atteggiamento perfettamente genuino.
Non credo che se lo si fa per "raggirare il cliente" si possa parlare di empatia ma piuttosto di furbizia. Per fare un esempio: chi si atteggia da innamorato con una persona per ottenere qualcosa, il suo atteggiamento non fa di lui una persona innamorata. Allo stesso modo un certo atteggiamento per quanto apparentemente gentile, non fa di una persona una persona empatica.
Per le forme di vendita non rivolte al consumatore le armi si sono parecchio affinate, Certamente in questo settore di affari così "agguerrito" né il venditore né tantomeno l'acquirente sicuramente si aspettano empatia l'uno dall'altro, almeno che non siano degli sprovveduti: sarebbe come se su un ring, un pugile si aspettasse empatia dal suo avversario
user207929
inviato il 10 Settembre 2021 ore 10:29
@Maila - non si tratta di 'raggirare il cliente' si tratta di affari, business, in pratica di denaro. Non è un raggiro, è un confronto. È un po' diverso dal raggirare. Nel confronto c'è chi vince un po' di più e chi vince un po' di meno, mettiamola così. In effetti io ho parlato di 'atteggiamento empatico', spesso dimostrato in sede di trattativa, invece dell'empatia vera e propria. Anche i clienti possono assumere un 'atteggiamento empatico', quindi dimostrare un'empatia un po' finta, magari con l'intento di ottenere uno sconto, la possibilità di ottenere l'acquisto di un'unità di vendita inferiore da quella prevista, un servizio non sempre incluso, magari il non pagare una consegna o la possibilità di ottenerla anticipatamente… La vendita è spesso un confronto, direi quasi sempre. Ma non ho il minimo dubbio che tu svolga il tuo lavoro nel modo che descrivi e te ne rendo merito. Mi accetteresti come cliente?
“ Non sono d'accordo: chi ti vuole raggirare o imbrogliare non prova empatia ma possiede l'astuzia necessaria per studiarti e così trarti in inganno; il cacciatore non prova empatia per la sua preda ma la studia per poterla catturare con la trappola più idonea. „
Non credo: nelle società primitive, nelle quali la caccia non è uno sport ma serve alla sopravvivenza, ai cacciatori spesso si chiede di "vivere con e come la preda". Per quanto riguarda gli esseri umani credo non si tratti di pura astuzia intellettiva ma di una vera e propria "empatia al contrario" finalizzata ad avere vantaggi a spese altrui. Potremmo chiamarla "neg-empatia" o come volete ma che esista sono convinto, e non credo di essere paranoico.
Credo che voi abbiate un concetto diverso di empatia da quello che ho io. Se si è emptici è impossibile essere negativi infatti il contrario di empatia è proprio negatività o indifferenza nei confronti del prossimo. Se un cacciatore fosse empatico nel confronti della sua preda, smetterebbe di cacciarla L'empatia non può essere finta perchè nel momento stesso che lo diventa non è più empatia ma indifferenza.
Le cose non sono così semplici, i sentimenti sono spesso (sempre?) ambivalenti. In molte popolazioni (quelle che non praticano la caccia per sport ma per la sopravvivenza) nei confronti degli animali cacciati c'è un sentimento di ammirazione e di amore. Un po' come quello di un pastore che ama le sue pecore (altrimenti farebbe un altro mestiere) anche se sa che le sta allevando per mandarle al macello. Un sentimento simile è probabilmente stato anche quello dell'industriale o del proprietario terriero dell'ottocento (il padrone) che pensava di voler bene ai suoi sottoposti, e a suo modo gliene voleva: pur sfruttandoli fino all'osso era convinto che quella fosse la cosa migliore per tutti, anche per loro. E sapeva ottenere questo risultato perché sapeva trattare con queste persone, le capiva a fondo, e con sentimenti di sostanziale benevolenza. Sentimenti simili ci sono ancora oggi, solo che si declinano in modi diversi. Se poi questi atteggiamenti non vogliamo chiamarli 'empatia' ma usare altri termini, vabbé, è solo una questione di parole, ma non sono atteggiamenti che derivano dall'indifferenza o dal semplice calcolo opportunistico. Non sarebbero così efficienti. Insomma, il lato oscuro della forza esiste, eccome...
user207929
inviato il 10 Settembre 2021 ore 14:31
@Maila - Insomma non mi vuoi come cliente… Secondo me fai bene!
Non credo sia questione di avere un concetto diverso. Conosco il significato della parola 'empatia'. Diciamo che ritengo che sia un livello di relazione, tra le persone, che talvolta si verifica, da parte di uno dei due soggetti, o magari da entrambe. Ma non credo si possa sostenere, sempre e comunque, un approccio empatico da chicchessia. Ti sarà pure capitato qualche cliente che sta sulle sue, o no? Alcune persone hanno una personalità introversa e sono poco propense a farsi 'sentire dentro' da qualcuno che non conoscono. Oppure alcune altre sono talmente presuntuose che della tua empatia gli importa poco. Ma ci sono anche i selettivi, che sono quelli che non sopportano quella che interpretano come invadenza di una persona sconosciuta e sono infastiditi dal suo approccio empatico, se non lo ricercano. Io, per esempio. Se vado in un negozio e il commesso o la commessa comincia a farmi domande su cosa voglio, come lo voglio e quanto lo voglio… prendo e me ne vado. Se non lo richiedo io, il consiglio, mi da molto fastidio che mi venga proposto. In genere so perfettamente cosa voglio, prima di entrare in un qualsiasi negozio. E poi… non vado di certo a ricercare empatia da perfetti sconosciuti. Quando un mio interlocutore mi tratta con educazione, mi basta e mi avanza. Il contrario di empatia non è affatto negatività o indifferenza, dal mio punto di vista. In mezzo tra i due estremi ci sono vari livelli di approccio. È la mia opinione.
user207929
inviato il 10 Settembre 2021 ore 14:35
@Miopiartistica - i tuoi esempi sono interessanti.
Gli esempi calzanti di empatia secondo me sono quello della madre nei confronti del figlio o quelli del dottore nei confronti del paziente. Il discorso empatia nelle relazioni commerciali o comunque in cui si parla di denaro è stato introdotto abbastanza recentemente e fino a non molti anni fa vigeva quello del "io sono il padrone" o "arraffa più che puoi" valido ancora come detto, in alcune forme di vendita.
Vittorio senz'altro un cliente è diverso dall'altro e provare empatia significa anche capire cosa quel cliente vuole da te...non servono tante domande per capirlo quando si diventa naturalmente empatici, a volte basta un sguardo o il modo in cui un cliente risponde al tuo saluto. Essere empatici non significa fare mille domande o essere invadenti.
Poi non è che non ti voglio come cliente ma in questo momento sono in cassa integrazione causa Covid...
“ Gli esempi calzanti di empatia secondo me sono quello della madre nei confronti del figlio o quelli del dottore nei confronti del paziente „
Una volta avevo letto da qualche parte che una persona alla quale piacesse vedere scorrere il sangue sarebbe potuta diventare, in circostanze diverse, un raffinato e scellerato torturatore di esseri umani oppure un apprezzato chirurgo o, più modestamente, un buon macellaio. La pulsione di base la stessa ma declinata in modi diametralmente opposti... Quanto l'amore malato di una madre possa avere effetti devastanti sul figlio (o sulla figlia) poi è abbastanza noto. E pur sempre di amore materno si tratta. Non di una forma di indifferenza (esiste anche quella, ma forse fa meno danni). E qui mi fermo, tanto mi pare di essermi spiegato a sufficienza e non mi piace voler fare il bastian contrario a tutti i costi.
Bon, mi fa molto piacere si stia andando al nocciolo della questione.
Si e' partiti dalla gentilezza, una breve sosta presso la stazione "umilta'", uno scambio pericoloso alla deviazione "uguaglianza" - "superiorita'/inferiorita'", a sinistra una vista assolata su "sincerita'", a destra le montagne dell'"opportunita' di parlare", abbiamo attraversato i binari sconnessi dello "sbilanciamento delle certezze incrollabili", rifornimento presso "galanteria", il tutto a bordo del treno "Etica 2000" per ritornare alla stazione "gentilezza" piu' consapevoli e determinati.
Il "so di non sapere", la maieutica, l'ironia socratiane (condite, ancora una volta, con gentilezza ed umilta') devono essere motivate, sorrette, dirette dall'etica al fine di poter portare del bene (nel senso piu' alto del termine).
Penso che il rispetto altrui sia il fondamento di ogni rapporto tra esseri umani e anche tra i viventi in generale. La gentilezza è una raffinata aggiunta al rispetto.
Che cosa ne pensi di questo argomento?
Vuoi dire la tua? Per partecipare alla discussione iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!
Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 252000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista.