| inviato il 11 Novembre 2016 ore 13:12
Ciao Ulisse.....purtroppo la Leitz ed il vetro fatto in casa non esiste più. Ormai ( prima gruppo Hermes,profumi, ora non so....) c'è Leica che è un 'altra cosa e lo vedi dalla filosofia delle sue ultime realizzazioni.....un 90-280 con 23 lenti!!!!!I vecchi della Leitz si rivolterebbero nella tomba! L'artigianalità si è ridimensionata, i tempi cambiano. Una volta si distinguevano per cercar di togliere una lente e mantenere la stessa qualità....ora si sono giapponesizzati un pochino. |
| inviato il 11 Novembre 2016 ore 13:19
ho avuto ( e sono conservativo....) decine di corpi M e R. Anche all'interno della stessa Casa esistono i dualismi ! Riconosco che la vera "Leica" è il sistema M che l'ha resa famosa in tutto il mondo prima,durante e dopo la seconda guerra mondiale. Personalmente ,invece, preferisco il sistema R ( reflex) poiché prediligo ottiche macro e teleobiettivi. Il sistema M va bene per chi ama la focale28/ 35/50/75 soprattutto. Già con un 90 è preferibile la R per non parlare poi del 135..... |
| inviato il 11 Novembre 2016 ore 13:31
Ho fatto un giro nelle recensioni del forum, la serie M non è tra quelle più usate per le macro, ma è anche vero che i suoi terreni ideali sono altri. Certo che la sorte dell'industria fotografica tedesca è stata davvero triste. Un tempo erano leader sia per qualità che per quantità, poi i giapponesi gli hanno fatto le scarpe, le ciabatte e anche gli stivali. |
| inviato il 11 Novembre 2016 ore 13:32
“ Gli Inglesi dicono, con ragione, che prima di aprire bocca, va messo in moto il cervello. „ Andrebbe fatto anche prima di sparare a zero su un brand e soprattutto sugli utilizzatori dello stesso senza cognizione di causa |
| inviato il 11 Novembre 2016 ore 13:39
Salve Giuliano. Per le grosse produzioni commerciali, condivido che ormai è tutto "giapponese", ma le lenti innovative, asferiche ecc.. credo che la Leitz le faccia ancora "in casa", almeno sinoacché quella ricetta non viene sostituita da una migliore, per cui si può permettere di farsi "rubare" la vecchia. Ormai sono quattro decenni che Leitz acquista lenti pronte commissionate alla Hoya, ma cedere a un cooperatore (intrinsecamente competitore) le ricette strategiche, è sempre una faccenda delicata. Comunque le lenti da fare in casa sono talmente poche, in tipi e quantità, che il valore della questione è quasi prettamente di principio. Credo che il filmato sia veritiero, anche per il fatto che obiettivi che arrivano e superano i quattromila euro, contenenti tecnologie di avanguardia, conviene assemblarli in casa per tenere e allenare una compagine effettiva di propri esperti. Fossi Leitz farei così e non ultimo... le bugie si scoprono... e dai tedeschi proprio non me lo aspetto. |
| inviato il 11 Novembre 2016 ore 13:39
Vero Stefano.....e pensa che sono stati i primi nello studio dell 'AF e pure con il digitale..... Un po come l'Olivetti......manager sbagliati....fine. |
| inviato il 11 Novembre 2016 ore 13:41
C'è stato un periodo che si facevano costruire gli zoom dalla Sigma. |
| inviato il 11 Novembre 2016 ore 13:56
“ Prima di sparare stupidaggini, pensa. „ Pollastrini è quello che suggerisco anche a te, poiché se parliamo di un micron su un metro, la cosa persino peggiora, in quanto questa qualità non è possibile in nessun caso con il metodo ad asportazione di truciolo, ma soltanto con la molatura. Probabilmente parli di macchine combinate, che asportano e molano restituendo un pezzo finito. Se è così spiegati e se non è così... Mi sono già espresso. “ Gli Inglesi dicono, con ragione, che prima di aprire bocca, va messo in moto il cervello. Hanno ragione, certo, ma sempre che.......... uno il cervello ce l'abbia. „ Da uno che definisce ingenui o sprovveduti, quelli che usano ancora i filtri nell'era digitale, trascurando gli ND e i polarizzatori, credo che sia proprio il caso di dubitare che un cervello lo abbia... |
| inviato il 11 Novembre 2016 ore 14:01
“ C'è stato un periodo che si facevano costruire gli zoom dalla Sigma. „ Sì l'ho avuto sulla Leica RE e la stessa ottica su Nikon F 801. Quello vestito Leica era leggermente diverso dal Sigma originale, ma il cromatismo non era corretto in stile Leitz. Correggo... non del tutto corretto, ma comunque erano colori cupi e infatti scattai un rullino e lo misi via. L'avevo preso nel kit, a un prezzo molto conveniente, soltanto per avere la "terna magica" di quel tempo R5, RE e R7. |
| inviato il 11 Novembre 2016 ore 14:10
“ le bugie si scoprono... e dai tedeschi proprio non me lo aspetto. „ Il caso Volkswagen insegna che anche i tedeschi non sono irreprensibili. Giuliano la storia di Olivetti è davvero triste, un tempo quell'azienda era motivo di orgoglio per il paese, sia per i prodotti che per la gestione innovativa. |
| inviato il 11 Novembre 2016 ore 14:17
“ Il caso Volkswagen insegna che anche i tedeschi non sono irreprensibili. „ Ebbene sì, però... in quel caso va considerato che la WW ha "barato" costretta, a suo dire, da regole troppo restrittive in fatto di emissioni. Rimane comunque che produce eccellenti automobili! Il cattivo "baro" è quello che ti vende acqua al posto del vino. |
| inviato il 11 Novembre 2016 ore 14:23
Sono con il telefono quindi perdonate eventuali errori. Ho provato a cercare in internet, ma non ho capito che tipo di macchina è la SIP 9000. Per la verità non l'ho neanche trovata... Con le rettifiche sicuramente si riescono a tenere tolleranze strettissime, la cosa che mi lascia perplesso è, che senso ha avere tolleranze così, quando con la semplice dilatazione termica un pezzo di acciaio si allunga/accorcia di 1 centesimo ogni grado di differenza di temperatura. Probabilmente negli accoppiamenti, ma i materiali devono essere gli stessi... Non sono sarcastico, vorrei solo capire... |
| inviato il 11 Novembre 2016 ore 14:31
“ Sono con il telefono quindi perdonate eventuali errori. Ho provato a cercare in internet, ma non ho capito che tipo di macchina è la SIP 9000. Per la verità non l'ho neanche trovata... Con le rettifiche sicuramente si riescono a tenere tolleranze strettissime, la cosa che mi lascia perplesso è, che senso ha avere tolleranze così, quando con la semplice dilatazione termica un pezzo di acciaio si allunga di 1 centesimo ogni grado di differenza di temperatura. Probabilmente negli accoppiamenti, ma i materiali devono essere gli stessi... Non sono sarcastico, vorrei solo capire... „ Non soltanto! Non ha senso un tornio o una fresa che tiene i micron, in quanto la rifinitura superficiale a mola è obbligatoria nelle robe di precisione. Sarebbe soltanto uno spreco di soldi e di sofisticazione dove non è necessario. |
| inviato il 11 Novembre 2016 ore 14:34
Però mi sà che Pollastrini non ha detto che è un tornio o una fresa... Io di quella azienda ho trovato banchi di misura e vecchie frese. Però ripeto sono col telefono... |
| inviato il 11 Novembre 2016 ore 14:39
Enzo Ferrari disse, durante un'intervista (cito a braccio) che la Ferrari è differente da tante altre marche. Puoi comperare A, B, C, D e porti a casa un'auto eccellente, ma quando compri Ferrari, Porsche o Rolls Royce porti a casa la storia dell'automobile. Ho il sentore che quella sia l'interpretazione corretta. Una macchina fotografica non ha alcun valore intrinseco. Il suo valore razionale è puramente funzionale: serve a fotografare, in funzione di come lo fa, vale. Se non fotografa più, è un ferrovecchio. Questo in generale, poi esistono dei prodotti di nicchia che hanno anche un grande valore emozionale, probabilmente Leica e Leitz sono tra questi. Chi compra Leica porta a casa la storia della fotografia, al pari di chi compra Zeiss (a proposito, siamo sicuri che anche per costoro non valga il discorso? Vivaddio, obiettivi tutti manuali a 2-3-5000 euro...). Probabilmente lo hardware dei prodotti Leica (e anche Zeiss...) vale una frazione del prezzo finale, poi entra in gioco il valore emozionale. Che, siamo d'accordo, non ti da foto migliori. Ma nepure un cronografo di Hublot o Audemars Piguet ti da una misura del tempo migliore di un radiocontrollato Casio da 150 euro, e costa cento o duecento volte tanto... Neppure un gioiello di Cartier ti migliora la vita, men che meno il patrimonio... Sono le (apparenti) incongruenze in cui ci si imbatte quando si frequentano i piani alti della piramide di Maslow...   |
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