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“ stia emergendo l'imprescindibilità dello stile fotografico e dell'opera della Mayer dalla sua originale e complessa personalità, e di conseguenza la necessità di dare una lettura del suo lavoro alla luce di ciò che sappiamo della sua vita e del suo carattere. „
E' così in tutti i fotografi che fanno buona fotografia
Narciso affogo' nel vedersi riflesso nell'acqua..L'aspetto narcisista dell'artista e'inequivocabile,una sorta di conferma che imprime e lascia nei suoi scatti.Una sorta di mania,che la portava a farsi innumerevoli autoscatti.Ma come gia detto secondo me vanno divise le sue foto..I suoi autoscatti che ne delimineano la sua personalita'e lo street.Quest'ultimo fatto senza timore,avvicinandosi molto al soggetto da lei scelto,quasi come per sentirlo vicino.Credo che la fotografia l'abbia aiutata in qualche modo a socializzare,era un modo di farsi avanti.
Vero, Matteo, ma di molti fotografi, anche buoni, si possono apprezzare e capire le opere anche senza conoscere la loro vita privata, vuoi perché hanno una progettualità più definita e di cui loro stessi ci hanno parlato, vuoi perché l'aspetto "soggettivo" non è necessariamente la chiave di lettura dei loro lavori, per quanto possa contribuirne alla conoscenza. Con V.M. abbiamo una personalità che qualcuno non ha esitato a definire "disturbata". Sicuramente aveva una grande personalità e viveva un conflitto interiore che è chiaro, avvertibile in tutto i suoi autoritratti e che probabilmente l'ha messa in condizioni di sviluppare una particolare sensibilità verso ciò che aveva intorno. Innegabile poi che al di là del valore intrinseco della sua opera ciò che ci affascina di questa fotografa è l'alone di mistero che circonda la sua vita e la storia della sua scoperta. In questo senso comprendo lo scetticismo e la prudenza di chi si trova a dover valutare la sua opera in maniera "asettica", slegandola dal mito e dalla storia personale della fotografa. Tuttavia ritengo, ed è questo che intendevo dire prima, che un'analisi di questo tipo sia squalificante e parzializzante, e che non si possa ancora fare una critica esaustiva su un corpus fotografico vastissimo ma di cui alla fin fine non conosciamo ancora circostanze e moventi. Oltre a conoscerne una minima parte. Dove sono le migliaia di foto?
Nei libri pubblicati ci sono già molte foto di cui parlare. Anche nel Sito c'è un bel compendio di quello che è stato stampato. Il lavoro sarà complesso tra tutte quelle pellicole da sviluppare, provinare, analizzare e stampare. Continuate a mettere le sue foto che possiamo cercare di analizzare...
Questa foto ha un impatto emotivo e compositivo che non scherza...ha messo le stampelle in diagonale, parallele al marciapiede. Chissà poi quale storia dietro dietro quell'uomo così mutilato...guerra , incidente ??? Un caso che sia di colore, mentre tutti i passanti sono bianchi?
da notare anche la bimba che guarda in camera. Alcuni degli scatti qui proposti non li conoscevo, e non fanno altro che aumentare la stima che nutro nell'opera di questa autrice. Quella del vassoio (e non solo) tuona.
Si l'ho scelta per la bambina, è come se tutti fossero diventati indifferenti al dolore. Unica che si accorge dell'uomo è la bambina ancora pura. Mi colpisce perchè è come se VM spiasse l'alta società rivelandone diverse cose e atteggiamenti.
Ricordo in particolare questa immagine fra le tante esposte al MAN di Nuoro, e fra quelle che scorrono nel documentario, proprio per la sua drammaticità. Stampata in grande su gelatina d'argento ha una ricchezza di dettagli ed una tragica bellezza, unite a quel rigore formale, che è difficile superarla indifferenti. Bene ha fatto Skyler a notare il rigoroso allineamento delle stampelle rispetto alle fughe del pavimento, quasi ad accentuare quell'immagine di scacchiera e pedine: c'è quella che gioca "coi neri", ferma e mutilata sulla sua posizione, e le pedine bianche, alte e troneggianti come pezzi importanti, che si muovono libere e indifferenti su questa scacchiera... tranne una, la più piccola ed umile delle pedine bianche, che si volta indietro. V.M. ha aspettato che la pedina bianca si girasse? Che le due signore troneggianti nei loro cappotti sfilassero in quel punto lì, affiancate come cavalli di razza in una pariglia? Non so quanta consapevolezza del "momento decisivo" avesse questa fotografa, ma tutto o quasi in questa fotografia sta dove dovrebbe stare. p.s. un'altro dettaglio, quasi una firma, stavolta casuale: la scritta VIM in alto a destra
user46920
inviato il 08 Settembre 2015 ore 19:47
scusate il crop (volontario) ... del "momento decisivo"
.. ma mi son chiesto se la bambina potesse essersi girata a guardare magari anche la fotografa (???) ... ma non si vede lo sguardo
Bellissima. Io non avevo nemmeno notato alcune delle preziose qualità di questo scatto, la configurazione delle stampelle e la bambina per il ruolo che forse ha. Mi ha fatto piacere leggere i vostri commenti. Ce ne sono di perle nel suo Portfolio!!!
E questa? Potentissima, dirompente!
user62173
inviato il 08 Settembre 2015 ore 19:56
Io ho una riflessione sulle foto della Maier e sui casi simili. Essere obbligati ad inquadrare il mondo dentro ad un quadrato piuttosto che sul più classico rettangolo 3:2 non cambia per forza di cose il modo che si ha di comporre e la conseguente reazione di chi guarda la foto ?!!!
Quadrata o rettangolare (2 quadrati) cosa cambia? Se proprio volete vedere i terzi ci sono cmq..
Che cosa ne pensi di questo argomento?
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