| inviato il 18 Ottobre 2013 ore 17:14
Ma infatti... che problema c'è a cambiare marchio, se deve essere una sofferenza stare in Nikon, c'è ampia scelta tra la concorrenza. Nessuno lo taccerà di tradimento. |
| inviato il 18 Ottobre 2013 ore 17:55
Ermoro pensa che ora sto prendendo il cammello per andare all'oasi e barattare il 24-105 con un 35IS Naturalmente devo aggiungere almeno un tappeto... |
| inviato il 18 Ottobre 2013 ore 17:55
quando ebbi 7 anni andai al campo sportivo e mi intrufolai tra due tifosi .. il pallone si stacco dal piede del giocatore ... e il portiere lo prese. uno dei due tifosi esclamo : guarda che tiro ... l'altro "eh ma l'ha parato" ... : morale non c'è uan verità ma diversi punti di vista. =========================== raamiel ... non è ortodosso il mio modo ma parte dal presupposto di "convertire" o "assegnare" un profilo .. Se a te piace aprire le immagini in "Profoto" PERCHE SECONDO TE è IL PROFILO PIU PERFORMANTE .. FALLO . MA DOVRESTI ALTRESI SAPERE CHE SE ESCI A MONITOR IL RPOFILO ADATTO è IL srgb E SE VUOI STAMAPRE è IL ADOBE 1998 ... PERCHE ... CREDO CHE TU SAPPIA CHE APRENDO LE IMMAGINI IN UN PROFILO PER LA STAMAP TI FA VEDERE COME E QUANDO LO DEVI RIDURRE ... DI COLORE. ERGO CONVERTI IN PROFOTO , ASSEGNI I DUE FORMATI A SECONDO DI QUELLO CHE DEVI FARE. e' INUTILE GIRARE CON UNA PORTAEREI SE POI DEVI DANDARE A SPARE CON LA FIONDA. |
| inviato il 18 Ottobre 2013 ore 17:56
Ma tutto sommato lui dice una cosa vera. 36MP ad oggi sono pressochè inutili, si ottengono piccoli miglioramenti a fronte di diversi "sacrifici". Poi, sul discorso odio verso Nikon.... bhò.... Se avessi Nikon io punterei su una D600 (sana) oppure andrei su una bella D3s usata.... macchina fenomenale... |
| inviato il 18 Ottobre 2013 ore 17:59
Paco punti di vista, per me si ottengono piccoli ma visibili miglioramenti al prezzo di minimi sacrifici...ossia al saldo ci guadagni. |
| inviato il 18 Ottobre 2013 ore 18:17
No wally ti sbagli, il ragionamento che fai matematicamente e' errato Non è che se assegni il profilo sRGB a una foto questa diventa più adatta a una rappresentazione a monitor. Quando una applicazione visualizza una immagine a monitor, se capace di gestire in modo corretto i profili colore, tradurrà automaticamente le coordinate colorimetriche nel profilo hardware di destinazione. L'sRGB si usa per due ragioni, la prima e' che il prophoto richiede un indirizzamento a 16 bit, il che cozza con il formato jpg. È la seconda e' per venire in contro a chi poi visualizza l'immagine con applicazioni che non eseguono il trattamento dei profili colore e che magari nemmeno hanno il monitor calibrato. In questo caso l'sRGB essendo molto più piccolo e' meno suscettibile di alterazioni, ma si tratta solo di un ripiego. |
| inviato il 18 Ottobre 2013 ore 18:21
“ Ma tutto sommato lui dice una cosa vera. 36MP ad oggi sono pressochè inutili, si ottengono piccoli miglioramenti a fronte di diversi "sacrifici". „ Si salvo aver detto il contrario per anni, come potrai leggere. |
| inviato il 18 Ottobre 2013 ore 19:00
ODDIO ... <L'altro spazio colore Adobe RGB (1998), disponibile principalmente sulle reflex digitali, offre con il suo Gamut più esteso immagini più tenui, con un maggior numero di sfumature, e rappresenta con maggiore precisione i colori e le tonalità dell'incarnato. Lo spazio colore sRGB, con una gamma RGB più ristretta rispetto ad Adobe RGB, permette di ottenere immagini più sature ma con minori sfumature, apparentemente più "belle" nella visione a monitor in quanto la gamma del suo spazio colore è molto simile. NON NE SEI D'ACCORDO? |
| inviato il 18 Ottobre 2013 ore 19:22
No Wally .... |
| inviato il 18 Ottobre 2013 ore 19:32
SWEMPRE DETTO IO ... MAI DIFARSI DEI NIKONISTI ... PUR DI AVER RAGIONE RINNEGANO LA LORO STESSA FEDE! www.nikonschool.it/experience/colore4.php POI ... quante sono le persone che stampano con spazi colori cosi estesi? benche la tecnologia avanzi? e quali sono i monitor che riescono a corpire lo spazio colore ProPhoto e quindi lavorare su monitor che non coprono lo spazio colori assegnato è controproducente perché puoi arrivare al fenomeno della posterizzazione lavorando a 16 bit... un buon testo per riflette puo essere A color Managed Workflow di un certo Jeff schewe uno dei guro di Photoshop .. e magari se ve lo consiglia lui di fare ... certe operazioni forse... non sono cosi stramaplate. Se poi chi costruisce le macchine da stampa in un convention ti cosnglia cosi perché..... e se vedi che funziona... perché non farlo? io lavoro in profoto. converto in srgb per il web e in adobe1998 per la stampa. Se mandi in stampa file con adobe 1998 sono meno saturi e più natarli e più corrispondenti ai colori a monitor |
| inviato il 18 Ottobre 2013 ore 20:04
Questo perché nella catena della gestione del colore qualcosa salta... è un discorso matematico, non ha colore né fede. Io cerco di spiegarmi, ma non vorrei essere scambiato per un santone che cerca di imporre un suo modo di vedere, magari sotto le insegne di qualche colore. Cerchiamo di vedere la cosa nella sua obiettività... la periferica che cattura l'immagine, nel nostro caso la fotocamera, fornisce dati grezzi sul RAW, essi sono privi di significato nel colore. Per dargli un significato essi vanno relazionati a un profilo colore appartenente al mezzo hardware, tale profilo nel caso delle fotocamere è di norma contenuto nel software di rendering RAW; al suo interno sono presenti uno o più profili relativi a quella macchina e a vari illuminanti. Siccome il punto centrale dello spazio colore è il bianco a ogni illuminante corrisponde un diverso spazio colore risultante; il software sceglie il profilo hardware corrispondente o ne interpola uno, e con questo provvede alla mappatura dei colori della nostra foto. Per ovvie ragioni ci conviene che questa tabella di destinazione sia la più ampia possibile, per impedire che alcuni valori non siano rappresentabili su di essa. Il profilo teorico di rappresentazione più ampio è il ProPhoto, creato proprio per la fotografia. La foto così ottenuta è un TIFF a 16bit mappata sul profilo colore ProPhoto; quindi se per esempio abbiamo un certo blu con coordinate XYZ e dobbiamo riprodurre tale colore su di un monitor cosa succede? L'applicazione (tipo Photoshop) invia le coordinate al driver video il quale si occuperà di tradurle in quelle del profilo colore hardware del monitor, che deve essere necessariamente profilato e calibrato. Quindi le coordinate XYZ saranno tradotte in quelle x1 y1 z1 dello spazio colore proprio del monitor; nel caso che questo colore esista in entrambi gli spazi e che quindi sia rappresentabile in modo diretto c'è solo una conversione semplice, ma nel caso non esista allora il motore di conversione si occuperà di mappare questo blu con degli intenti di rendering, che sono molteplici (percettivo, relativo...) ci scontriamo nel caso con un limite hardware per cui noi non possiamo vedere quel blu nel monitor, e non lo vedremo mai; però esiste ed è presente nella foto. Ora immaginiamo di tradurre la foto da ProPhoto in sRGB e perdere parte delle informazioni perché alcune sono al di fuori del suo gamut; adesso magari nel monitor non notiamo differenze, perché già il monitor in partenza ci impedisce di vedere alcuni colori. Quindi traduciamo l'immagine e vediamo la stessa cosa, il gamut totale diminuisce ma noi non ce ne accorgiamo, perché la nostra finestra che è il monitor ce lo impedisce. Ok ora immaginiamo di stampare, cioè di tradurre la nostra foto nelle coordinate spazio colore hardware della nostra stampante/carta; partendo sia dalla foto in ProPhoto, sia da quella in sRGB. Entrambe sembrano assolutamente identiche al monitor, ma quando andiamo a stampare le cose cambiano; il blu che abbiamo perso prima nella conversione è andato distrutto in modo irreversibile; mentre è ancora presente nel ProPhoto. E' più che probabile che questo particolare colore, pur non esistendo nello spazio colore del monitor, esista in quello della stampante. Se altrimenti una certa foto occupa un gamut inscrivibile sia nel ProPhoto sia nel sRGB, allora andando in stampa le differenze sono nulle. Questa è la tecnica della gestione del colore, è matematica... non esiste un metodo personale o preferito, esiste quello giusto e quello sbagliato. |
| inviato il 18 Ottobre 2013 ore 20:19
raa.... mi sa che ancora non hai capito tu. il processo matematico l'ho gia fatto anni fa. siamo un po oltre con al stampa. ... perché stai cercando di toccare la psicologia del vedere che ti prego lasciar fuori. mi tocca decidere di dire : tu converti le tue foto per le tue stamapnti .. io converto con i miei metodi per i mieri server. il mio sistema è calibrato in un certo modo . Nn credo che tu voglia insegnare alla TOYO come si fanno a fare le stamapnti o alla Mitsubishi o altro. : buona serata |
| inviato il 18 Ottobre 2013 ore 21:06
Raamiel, il problema del tuo discorso (che trovo tecnicamente corretto) è che (rimanendo al tuo esempio) se la mia stampante può mostrare un blu che il mio monitor non mi consente di vedere quello che accade è che, nonostante tutte le calibrazioni, avrò una stampa con colori diversi da quelli che vedo a monitor. Ora, se da una parte questo consente di "andare oltre ai limiti del monitor" dall'altra non mi consente di controllare l'output in stampa. |
| inviato il 18 Ottobre 2013 ore 21:13
Non so...la gestione del colore è così.. poi se con un metodo non ortodosso ottieni i risultati sperati, allora bon... non è mica una legge. Io queste cose le scrivo sperando possano essere utili a qualcuno, del resto tutti e me compreso abbiamo dovuto apprendere; e se possibile fa piacere restituire quanto appreso per aiutare chi si avvicina a queste metodologie. Tu da quanto scrivi mi sembra di capire usi un metodo che in qualche modo, seguendo vie traverse, arriva al risultato; è ok per te, ma siccome non è un metodo ortodosso negli standard industriali, per altre persone potrebbe essere deleterio. Ma quello da che traspare da ciò che hai scritto, se capisco bene, è che ignori cosa sia la gestione del colore. Se poi a me non vuoi credere perché sono uno schifoso Nikonista giallo nero talebano e cammellato, me ne dispiace. Ma che posso farci... Se a qualcuno questo argomento interessa io sono disponibile anche in privato, per dare una mano con le mie modeste capacità; sono benvenuti anche i Canonisti ovviamente e anche tutti gli altri |
| inviato il 18 Ottobre 2013 ore 21:41
Bhe dipende Andreadefalco... intanto la cosa più importante è la preservazione dell'informazione, come potrebbe essere in un sistema audio; si conserva anche quello che non si sente. Il problema che tu riveli c'è ed è proprio il centro della gestione del colore; intanto il sistema deva appunto SAPERE che un dato colore non è rappresentabile, in quel momento si attiva un intento di traduzione, che nel caso della rappresentazione a monitor è il percettivo di solito. Il sistema si incarica quindi di visualizzare quel dato colore nella forma più prossima a lui possibile. Per fare questo è indispensabile che il profilo colore del monitor sia aggiornato e creato in modo corretto, perché è solo grazie a questo profilo che il driver può regolarsi. Adesso interviene un altro problema; e cioè stabilire cosa si voglia riprodurre esattamente nella stampa.. Nella fotografia artistica di norma si vuole riprodurre ciò che si vede a monitor, che non è necessariamente quello che c'è nel file; nella fotografia di riproduzione quello che interessa è il colore reale di cosa si è ripreso. Limitandoci al caso della fotografia artistica.... il primo passaggio è lo scatto ovviamente e poi la ricostruzione dell'immagine dal RAW; siccome non ci importa molto di alterare i colori della realtà questa conversione avviene su profili generici o approssimativi che descrivono il nostro modello di fotocamera, ma non la NOSTRA fotocamera e soprattutto descrivono il comportamento in situazioni che sono quasi certamente assai diverse dallo scatto. Arriviamo ad avere l'immagine, con i suoi colori e le relative coordinate; di solito si usa il ProPhoto, che conterrà sicuramente tutti i colori senza dover rinunciare a nulla. Questa è l'immagine di riferimento per tutta la catena di eventi. Tale immagine è visualizzata sul monitor nel modo che ho descritto; e in molti casi alcuni colori non possiamo vederli e il driver si adatta. E' vitale che il monitor sia profilato a dovere, questa è la sola finestra sul nostro lavoro; un monitor wide gamut ovviamente aiuta, ma attualmente nessun monitor si avvicina al ProPhoto mentre molti monitor professionali eguagliano l'AdobeRGB, anche se una precisa sovrapposizione è impossibile. Quindi usare AdobeRGB è meglio? NO perché comporta una deprivazione di informazioni in origine, dati che possono essere molto utili. Ad esempio se ci troviamo in una zona limite ProPhoto potrebbe fare la differenza tra posterizzare o meno una immagine, magari la cosa sarebbe evidente solo in fasi successive dell'elaborazione. Per cercare di ovviare a questa deficienza dei monitor si può usare il soft proofing che simula a monitor il risultato in stampa, oppure avvalerci dell'hard proofing e cioè i provini di stampa. Come è ovvio è ben diverso simulare partendo da un gamut più elevato, piuttosto che partire da un gamut più ristretto. |
Che cosa ne pensi di questo argomento?Vuoi dire la tua? Per partecipare alla discussione iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!
Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 253000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista. |

Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info) |