| inviato il 09 Aprile 2024 ore 13:31
“ Andrea.taiana in ogni film, c'è la ricerca del colore, non è un caso poi che nel cinema esiste una mansione che ha un'importanza fondamentale per un regista, "Il direttore della fotografia" che è un fotografo molto attento all'uso delle luci. La ricerca del colore senza un professionista della luce resterebbe piatta e il più delle volte insignificante. „ Non lo so, Ivo. La maggior parte dei film non ha una vera ricerca del colore, come per la maggior parte dei fotografi è abbastanza casuale, o comunque a sentimento senza progetto. A parte viraggi che son facili, ma film dove c'è uno studio evidente e maniacale saranno meno del 10%… |
| inviato il 09 Aprile 2024 ore 14:05
“ Non lo so, Ivo. La maggior parte dei film non ha una vera ricerca del colore, come per la maggior parte dei fotografi è abbastanza casuale, o comunque a sentimento senza progetto. „ Vediamo se nel cinema la cosa è casuale, non per dimostrare qualcosa, ma solo per approfondire un tema ampio come lo studio del colore e di conseguenza lo studio della luce, senza la quale l'unico colore sarebbe il nero. Che un regista voglia un direttore della fotografia che abita oltre oceano per fare un film di guerra ti sembra un caso? Nella ricerca qui si cercava di trasmettere una comunicazione, e la luce il colore hanno avuto in questo film (apocalypse-now) un ruolo importantissimo. Solo che tutto era in funzione della comunicazione e non solo del colore come unica ricerca. www.cinefacts.it/cinefacts-articolo-1230/vittorio-storaro-e-apocalypse Fare un film in ogni caso non è una cosa casuale in ogni suo lato lo analizzi, è una collaborazione che deve portare a un fine comunicativo in cui tutto è importante per raggiungere il risultato cercato. Tutto viene scritto e discusso prima di iniziare a girare. Poi cosa sia una vera ricerca del colore è tutto da stabilire, registi del calibro di Antognoni, Olmi, Fellini non hanno fatto una ricerca del colore? Probabilmente ne hanno fatta una diversa rispetto al film citato, ma l'affermare poi che solo il 10% hanno una ricerca maniacale, già il termine maniacale non ha senso, ognuno ricerca qualcosa poi definire maniacale uno stile di ricerca non lo promuove ad essere il punto di riferimento massimo da usare come metro nel paragonarlo ad altri. Almeno questo è il mio punto di vista sia culturalmente, che tecnicamente e di visione dello studio del colore, del cinema, della fotografia e del mondo che mi circonda. Cerco sempre di avere una visione il più ampia possibile, anche se poi posso fare scelte radicali, ma è proprio per la visione allargata che mi spingo a fare scelte radicali. Buona luce a tutti... |
| inviato il 09 Aprile 2024 ore 14:24
“ Vediamo se nel cinema la cosa è casuale, non per dimostrare qualcosa, ma solo per approfondire un tema ampio come lo studio del colore e di conseguenza lo studio della luce, senza la quale l'unico colore sarebbe il nero. Che un regista voglia un direttore della fotografia che abita oltre oceano per fare un film di guerra ti sembra un caso? „ C'è un'incomprensione logica di base. Io dico che il 10% dei film ha uno studio sul colore solido e forzato. Il 40% abbozzato. Il resto casuale o a sentimento o “famolo più caldo”. Quelli di Storaro e Amelie rientrano nel 10%. |
| inviato il 09 Aprile 2024 ore 14:47
“ Il resto casuale o a sentimento o “famolo più caldo”. „ Secondo me è più un "famolo teal and orange" che sinceramente ha pure stancato. |
| inviato il 09 Aprile 2024 ore 15:01
Lo ho già citato ma vale la pena ricordare un regista come Refn. Mi aveva colpito tantissimo neon demon, ma anche la serie copenhagen cowboy é davvero curata da questo pinto di vista Le immagini citate prima le trovo davvero belle in particolare quella dell'uomo a letto, si nota subito lo studio dei dettagli non solo nei colori ma anche nella posizione di ogni cosa. Prima immagine stupenda con questa l'alternanza che si nota anche nei fiori sul tavolo |
| inviato il 09 Aprile 2024 ore 15:03
“ C'è un'incomprensione logica di base. Io dico che il 10% dei film ha uno studio sul colore solido e forzato. Il 40% abbozzato. Il resto casuale o a sentimento o “famolo più caldo”. Quelli di Storaro e Amelie rientrano nel 10%. „ Vedo di spiegarmi meglio, quello che volevo mettere in luce nel mio post, è che limitare un film, ma anche una fotografia, ad uno stile di colore, ad una palette, al determinare poi una percentuale di chi meglio studia la palette, lo stile, sul solo colore, è in pratica un limitare il cinema, la fotografia ad un solo studio cromatico. Invece il cinema e la fotografia sono una comunicazione, che va oltre lo studio cromatico. Altra cosa sarebbe analizzare il film per come ha saputo comunicarmi un'emozione attraverso l'uso delle scene quasi fotografiche e dei suoi colori che amplificano l'emozione che mi trasmette. In questo caso il colore diventa una comunicazione e non solo uno studio cromatico. Poi ogni testa è un mondo, quindi va bene. Quello che scrivo appunto è il mio mondo non il mondo dove tutti devono stare. Buona luce a tutti.... |
| inviato il 09 Aprile 2024 ore 15:41
A livello amatoriale ci sta che il colore sia gestito a sentimento … e sarebbe comunque fare un torto a tutti quegli amatori che gestiscono il colore con perizia e sapienza. In campo professionale do per scontato che l'uso del colore sia scientemente studiato, voluto e applicato! |
| inviato il 09 Aprile 2024 ore 16:21
Comunque possiamo affermare che fate una foto cinematografica o cinematic come va di moda dire serve un po' di più di un formato 16:9 e applicazione di un preset |
| inviato il 09 Aprile 2024 ore 21:32
"In campo professionale do per scontato che l'uso del colore sia scientemente studiato, voluto e applicato!"... Dal mio punto di vista l'utilizzo delle cromie va studiato, le palette possono essere un punto di riferimento ma non una regola. |
| inviato il 10 Aprile 2024 ore 8:55
Il cinema di Ozu ha fortemente orientato Wenders verso il Giappone (cfr. Tokyo-Ga). |
| inviato il 10 Aprile 2024 ore 9:05
Ho visto tempo fa una serie di interviste a chi ha lavorato con lui e parlavano di un'attenzione quasi maniacale, posizionava esattamente gli oggetti per avere l'inquadratura pensata prima con esattamente qui colori che dovevano avere una precisa proporzione. Ozu è un riferimento per tanti registi sia nel modo di lavorare che di inquadrare, trovo sia molto "fotografico" nel senso che molti frame di suoi film sarebbero foto bellissime e composte benissimo |
| inviato il 10 Aprile 2024 ore 9:06
Tokyo Ga è un documentario su Ozu. Lo hai visto? |
| inviato il 10 Aprile 2024 ore 9:15
No ma ho visto che dovrebbe essere su prime video lo guarderò |
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