| inviato il 02 Dicembre 2020 ore 18:02
per BLVE:quale rip mi consigli per un plotter canon pro2000 senza spendere una cifra folle.e' l unica cosa che mi rimane da prendere per completare il mio workflow.ho sempre rimandato per via dei costi molto alti dei software rip, almeno che ne esistano di validi ad una cifra adatta.per dirla chiara stare sui 500 euro. |
| inviato il 02 Dicembre 2020 ore 18:03
biberon, Il tuo occhio lavorerà meglio a 160cd/m² che a 80. questo è sicuro. Lavorando a 160 in un ambiente luminoso lavorerai meglio che a 80 in una catacomba? Perché in editoria si lavora ancora più alti di luminosità di 160cd/m² in ambienti molto ben illuminati? ti sei mai fatto la domanda? Leggiti da dove arrivano gli 80cd/m² |
| inviato il 02 Dicembre 2020 ore 18:05
prendete una foto a colori, guardatevela a 80cd/m² e a 160cd/m² in una stanza luminosa. Osservate dove vedete meglio i colori nelle ombre. |
| inviato il 02 Dicembre 2020 ore 18:20
“ Il tuo occhio lavorerà meglio a 160cd/m² che a 80. questo è sicuro. „ Questo è sicuro,ma dipende dalla luce che c'è nell'ambiente! “ Leggiti da dove arrivano gli 80cd/m² „ Ho letto grazie per le info! “ prendete una foto a colori, guardatevela a 80cd/m² e a 160cd/m² „ stampatela a 160 cd\m² e se vedi la stessa esposizione sia delle ombre che delle luci offro da bere... Non so se ci fai oppure sei veramente sicuro di quello che dici...non so cosa non ti è chiaro tra preview e osservazione di una stampa |
| inviato il 02 Dicembre 2020 ore 18:26
biberon, a 80cd/m² hai l'anteprima di una stampa illuminata a 80cd/m². a 160cd/m² hai l'anteprima di una stampa illuminata a 160cd/m². Dove è che vedi meglio la stampa? dove vedi meglio le ombre? In editoria si lavora su illuminazioni ancora più forti di 160cd/m², proprio per vedre bene anche le ombre. Paradossalmente, metti lo schermo a 80cd/m² all'esterno. ci vedi qualcosa? no, vedi tutto nero, è troppo buio. Pero' non c'è niente di meglio che osservare una stanza in piena luce. La prima cosa è avere una illuminazione coerente su dove si guardano le stampe. una luce sufficiente e di buona qualità è la miglior soluzione. La cosa da cercare non è un valore magico, ma far lavorare bene il proprio occhio. Se ci si è abituati a lavorare a 80cd/m² in una catacomba ci si troverà meglio cosi, ma sicuramente vedi meglio se lavori in un ambiente luminoso con un monitor regolato di conseguenza. |
| inviato il 02 Dicembre 2020 ore 18:39
Pie11 ho letto tutta la storia, interessante, posso condividere anche alcuni punti di vista, come quello dell'editoria che usa valori più alti (dove traffico io lavorano a 120/160 candele/m) ma semplicemente perchè gli ambienti sono molto luminosi ... ti ripeto, forse tu sei troppo avanti e forse potresti avere ragione ma, nel nostro mondo di artigiani si usano degli standard poichè spesso i lavori, sopratutto di post produzione e pre stampa vengono svolti da diversi laboratori e quindi dobbiamo uniformarci a uno standard per avere coerenza di dati, a volte facendo anche il matching dei monitor (software Eizo che costa una mezza fortuna) ... |
| inviato il 02 Dicembre 2020 ore 18:44
per Miguelandiaz ... gran plotter io uso il Pro4000 per le foto ma abbiamo anche plotter Roland per la stampa commerciale ... Nel settore foto il RIP di riferimento è EFI, in Italiano e abbastanza facile da usare, ha senso se prendi il modulo base + il modulo profing e il color profiler per fare i profili colore, se non fai i profili il RIP serve a poco, un grande vantaggio dei RIP è la possibilità di fare l'InkLimit cioè verificare l'assorbimento del colore sulla carta e decidere quanta inchiostrazione togliere per ottimizzare il risultato ... ma parliamo di: EFI Fiery XF 7 Production - € 2390 Pacchetto per Produzione, Foto Fine Art EFI Fiery XF 7 Proofing - € 2640 Pacchetto per Prove colore EFI Fiery XF Color Profiler - € 1590Modulo opzionale per creare profili ICC ovviamente più iva ... |
| inviato il 02 Dicembre 2020 ore 18:50
Io lavoro a 80 cd/m2, in stanza con pareti bianche e ......a circa 30 Lux di illuminazione ambiente, che è una penombra da antro di Polifemo, con sorgente luminosa dietro il monitor. E su 80 cd/m2 di monitor, in ambiente con penombra scura, si apprezzano anche le variazioni tonali e cromatiche minime. Ovviamente non puoi mettere dei badilanti a lavorare in penombra scura, altrimenti si addormentano, e dunque negli studi di grafica usano ambienti illuminati ben di più e monitor molto più luminosi. In penombra scura a 30 Lux e con monitor luminoso a 80 cd/m2 si hanno le condizioni ottimali di percezione e non ti stanchi gli occhi, mentre con ambienti illuminati forte e monitor molto luminosi, ti stanchi gli occhi. A me lo suggerì personale Adobe quel tipo di illuminazione ambiente e di monitor e mi ci sono sempre trovato benissimo, lo uso dal 2008. Comunque, in Fotografia conta solo ed esclusivamente quello che si vede in immagine finita, stampata, e tutto quello che non ci si vede, non conta un razzaccio di nulla, zero. Considerando questa Verità Assoluta, se altri fanno il fotoritocco con monotor illuminati al livello luminoso di una saldatrice ad arco, in ambienti molto luminosi, e così lacrimano, o si accecano, sono squisitamete ed esclusivamente razzi loro, l'importante è che ci facciano belle stampe. |
| inviato il 02 Dicembre 2020 ore 18:58
Blve adesso che mi dici così mi mangio le mani per non aver prezzo l'ipro2 e il software EFI in allegato...era quello per stampante cmyk ma credo che si potesse anche fare il profilo per rgb e il tipo che stampava su ceramica mi diceva essere fenomenale!!! “ post produzione e pre stampa vengono svolti da diversi laboratori e quindi dobbiamo uniformarci a uno standard per avere coerenza di dati „ è proprio questo il succo! |
| inviato il 02 Dicembre 2020 ore 20:13
Biberon, capisco perfettamente quanto mi hai detto e non mi spaventa così tanto studiare, studiare, studiare: è una cosa che devo fare per forza praticamente ogni giorno nel mio lavoro. Mi spaventa un eccessivo tecnicismo che sembra (ma probabilmente sbaglierò io) piuttosto fine a se stesso. Il fatto che diversi di noi in certi discorsi tra voi 3-4 esperti afferrano solo una parte dei concetti sa molto da addetti ai lavori. Però capisco il senso del tuo discorso e, ripeto, studiare per migliorare è sempre necessario, studiare per il piacere di sapere e di dimostrarlo (ma non mi riferisco a te in particolare, ma ne faccio un discorso generico) può avere la sua valenza, ma, in un'arte applicata come la fotografia, a me interessa fino ad un certo punto. E poi non so valutarne i risvolti pratici: un po' di anni fa (ora ho veramente poco tempo) ho partecipato con stampe digitali fatte da me a diversi concorsi e ne ho vinto qualcuno, ho qualche portfolio di mie stampe corredate da miei scritti pubblicati su alcune riviste fotografiche, una mia modesta mostra a Milano e anche singole foto pubblicate un po' qua e un po' là . Ma io mi domando: nessuno si è accorto che stampavo senza troppi tecnicismi, senza valutare gamut e via discorrendo, ma solo facendo delle stampe carine? Ripeto, senza presunzione, solo cose decenti. Qualcuno ci avrà visto qualche merito... |
| inviato il 02 Dicembre 2020 ore 21:55
BIBERON: anche il mio era un discorso modesto, conoscendomi lo capiresti in un secondo. Non mi vantavo (oltretutto penso che non interessi a nessuno se in casa ho qualche coppetta di metallo "pregiato"... taroccato o se ho vinto qualche soldino); però, qualcosina l'ho fatta. E non volevo nemmeno tacciarti di "sapientone": penso che sapere certe cose ti faccia piacere. Non sono nemmeno un maestro della post: utilizzo Lightroom e Photoshop ad un livello medio, forse meno che medio. Ma tengo sempre presente che il risultato è la foto, nel senso che deve comunicare (brutto termi ne)qualcosa. Se vai sui blog di obiettivi troverai spessissimo dei "superesperti" di curve MTF, di linee per millimetro, di schemi ottici, dell'importanza del rivestimento di fluorite, "dicomefaiafareunafotosenzaLeicaoSigmaArt", di schemi Zeiss obsoleti e altre amenità, mentre vedo che fotografi (anche qui presenti su Juza) che fanno bellissime foto, originali e interessanti, non parlano mai di post o di questi argomenti. Mi domando quanto c'entri per fare belle foto il piacere di dissezionare i propri strumenti e se veramente questa capacità faccia fare a grandi fotografi grandi fotografie. Ti ripeto, sinceramente, senza nessuna polemica, così come senza nessuna polemica mi divertirei di più a guardare tue foto o le foto di chi partecipa a queste discussioni magari facendo capire sul campo, con un esempio pratico, quali foto gli hanno permesso e per quali motivi una stampa esaltante |
| inviato il 02 Dicembre 2020 ore 22:20
Ci siamo capiti Claudio condivido tutto sul la foto, nel senso che deve comunicare (brutto termi ne)qualcosa. questa affermazione soprattutto!!! che io non mi faccio pippe sull'attrezzatura anzi a parte i lunghi fuochi che devo usare per forza facendo sport non ho cose esoteriche che non credo servano...dopotutto i grandi hanno fatto capolavori con un 28 o un 35 o un 50 in manual focus e spesso con un telemetro poi... Stasera profilerò la Baryta felix e la metal...posso scegliere l'iiluminante ecco cosa scrive xrite: Il software i1Profiler offre la possibilità di creare profili per tutte le condizioni di illuminazione. Sulla pagina di illuminazione, è possibile scegliere tra l'illuminazione standard D50, altri illuminanti CIE, temperatura di colore personalizzata luce del giorno e anche l'uso di misurazioni personalizzate delle proprie condizioni di illuminazione. L'illuminazione ha un grande impatto sul colore. Un'immagine stampata avrà un aspetto diverso in condizioni di illuminazione diverse. Utilizzando le opzioni di illuminazione nel software i1Profiler, è possibile specificare in quali condizioni di illuminazione l'output verrà visualizzato correttamente in termini cromatici. Gli illuminanti luce del giorno standard includono D50, D55 e D65. La luce D50 è correlata alla luce del giorno a 5000 K ed è paragonabile alla luce diurna calda. La luce D65 è correlata alla luce del giorno a 6500 K ed è paragonabile alla luce diurna a mezzogiorno. La luce D55 è leggermente più fredda della D50. Gli illuminanti della serie F rappresentano diversi tipi di luce fluorescente. F1, F2 e F3 simulano la luce fluorescente standard. F7, F8 e F9 rappresentano la luce fluorescente a banda larga. F10, F11 e F12 rappresentano la luce fluorescente a banda stretta. A meno che la vostra applicazione richieda specificatamente altrimenti, la X-Rite raccomanda l'uso della luce D50 per la maggior parte delle applicazioni. I sistemi di gestione del colore presuppongono che tutti i colori saranno valutate sotto condizioni di visualizzazione standard D50. La maggior parte delle cabine di visualizzazione disponibili in commercio simula la qualità della luce D50 per aiutarvi a vedere il colore corretto. Se si desidera creare il colore per altre condizioni di visualizzazione standard (non D50), scegliere l'illuminante CIE che meglio rappresenta la vostra condizione. Gli illuminanti standard sono definizioni di luce matematicamente create per l'utilizzo nel calcolo dell'apparenza di un oggetto sotto una serie di diverse condizioni di illuminazione. Il software i1Profiler fornisce la possibilità di scegliere tra gli illuminanti A (luce comune ad incandescenza per uso domestico), D (luce del giorno) o F (luce fluorescente). io li farò in D50! |
| inviato il 02 Dicembre 2020 ore 22:33
Vero!... |
| inviato il 02 Dicembre 2020 ore 23:39
Claudio hai ragione da vendere quando sottolinei che molti hanno perso di mira l'essenza del fotografare per dilungarsi in eccessive discussioni attinenti al mero tecnicismo. Così come ha ragione Alessandro nel ripetere ogni qual volta se ne presenti l'occasione che alla fine ciò che conta è il risultato, l'immagine stampata e ciò che sa dire. Ciò nondimeno occorre riflettere sul fatto che la fotografia, tra le tante forme espressive possibili, è una delle più equivoche nonché, oggi molto più di ieri, una delle più facili dal punto di vista della tecnica: la Fotografia, sottolineava Ando Gilardi, è una meretrice, va con tutti e si presta a tutto (dalla foto segnaletica del detenuto, alla foto ricordo, alla foto di cronaca, fino a quella con pretese artistiche). Anche sotto l'aspetto della stampa fotografica il progresso ha fatto in modo di consentire facilmente a tutti, come ha già sottolineato Bive, dei buoni risultati. La prima stampante con 6 inchiostri lanciata da Epson, la mitica Stylus Color, con cui iniziai la mia avventura nel mondo della stampa digitale a getto di inchiostro, risale al 1996 e da allora molta acqua è passata sotto i ponti. Io ho seguito e praticato in prima persona il lungo cammino che ha consentito l'enorme miglioramento della qualità della stampa dalla data sopra indicata fino ad oggi: ho visto introdurre la tecnologia degli inchiostri ai pigmenti accanto a quella nativa a base acqua; ho sperimentato gli inchiostri ai pigmenti di puro carbone introdotti da J. Cone con i suoi Piezograpy; ho preso confidenza con strumenti quali lo spettrofotometro e il colorimetro; ho imparato a comandare singolarmente ciascun canale colore della stampante creandomi delle apposite curve col mitico Quadtone Rip e i mitici inchiostri di Paul Roarck, chiamati Ebony; ho imparato a crearmi dei profili icc curando la linearizzazione ed il limite max. della inchiostrazione; ho appreso come controllare strumentalmente l'asse del grigio al fine di ottenere dagli inchiostri la maggiore neutralità possibile in relazione al punto del bianco della carta; ho capito come destreggiarmi tra metamerismo , bronzing, gloss differential ecc. Non è stato un percorso semplice né breve; ha richiesto studio, tempo ed anche esborsi economici di non poco conto. Ma, con tutto ciò, non mi rivedo affatto tra coloro i quali hanno inseguito, come dici tu, un tecnicismo eccessivo e fine a sé stesso. Se oggi anche senza avere approfondito la materia tu oggi sei in grado di fare delle buone stampe lo devi anche a questi ricercatori, soprattutto americani, che hanno saputo indagare e portare avanti la tecnologia della stampa a getto di inchiostro. Quanto a me, che mi sono limitato a seguirli senza nulla saper inventare, posso dirti in tutta coscienza che l'unica ragione per cui ho voluto percorrere questa strada è stata l'amore per la Fotografia, il desiderio di ricerca del miglior risultato possibile con la stampa digitale, soprattutto nella sua declinazione in bianco e nero, quella che ha certamente creato i maggiori problemi e le più grandi difficoltà; così come ai suoi tempi avevo fatto con la camera oscura, sperimentando formule chimiche, i più disperati agenti rivelatori ecc.. Sono infatti convinto che quell'aspetto che più mi interessa di questa "meretrice" che è la Fotografia, cioè quella volta a comunicare emozioni e/o a far riflettere su certe situazioni ed accadimenti, sia pur sempre una forma di linguaggio espressivo di cui è importante conoscere la sintassi e la grammatica; il che vale a dire che in anche in Fotografia la conoscenza della tecnica, sia essa di ripresa che di sviluppo e stampa, è fondamentale proprio al fine di poter meglio esplicitare il messaggio che l'autore di volta in volta si propone di trasmettere. Dunque, per concludere, il disquisire su questioni tecniche specialistiche attinenti alla ripresa di fotografie, piuttosto che allo sviluppo del raw o alla stampa, non necessariamente assume i connotati di vuote ed inconcludenti discussioni teoriche, essendo invece auspicabile un confronto tra esperienze, anche semplicemente empiriche, vissute e sperimentate dai fotografi volenterosi di curare, oltre che il messaggio, anche il veicolo atto a trasmetterlo. Nulla vieta peraltro che si possa lecitamente scegliere di non occuparsi di siffatte problematiche, sfruttando tutta la tecnologia oggi offerta al servizio della fotografia, mirando esclusivamente al messaggio recato dall'immagine ed accontentandosi della qualità, comunque buona, consentita dalle odierne apparecchiature (video e stampanti che siano). Del resto accadeva così anche nell'era dell'analogico. Ci sono stati parecchi grandi Maestri della Fotografia che odiavano la camera oscura e si servivano di stampatori di fiducia, in grado di capire ciò che essi volevano trasmettere e come realizzare i loro intenti nel migliore dei modi. Comunque, Claudio, hai fatto benissimo ad esternare le tue perplessità che, ad essere sincero, mi hanno indotto a riflettere e meditare. Un caro saluto. |
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