| inviato il 14 Maggio 2019 ore 14:05
Chi è il padrone? Possiamo sostenere che il padrone è colui che in ultima istanza decide? al momento, nonostante tutti gli automatismi in essere, il padrone è chi ha il potere di far aprire l'obiettivo è riprendere quindi ciò che è inquadrato. La macchina può scegliere la messa a fuoco, il tempo, l'apertura, gli Iso etc, ma al momento il padrone siamo noi. Certo con tutti gli automatismi attuali siamo sempre più pronti a demandare tutto alla macchia, e quindi a perdere il controllo. Un software ci dirà, esaminando l'ambiente circostante, quale punto di ripresa scegliere per avere la foto più bella possibile, lo farà confrontando la foto ancora da scattare con il suo database di immagini e feedback, prevedendo quindi l'apprezzamento che quella foto non ancora scattata ricevera'. Quindi si, il padrone sara' la macchina, o meglio la AI e che la governa. Avete presente quell'aereo che a causa di un sensore difettoso, ha impedito ai piloti di compiere la giusta manovra per non precipitare? Siamo destinati a cedere il controllo di tutto, e lo faremo anche volentieri. Se sia un bene o un male non so dirlo, ma lo faremo. |
| inviato il 14 Maggio 2019 ore 14:06
Alten.... nulla da aggiungere se non... perdona se magari ti è parso ti spingessi a scrivere, oltre quel che ti va Caro Caputo... Spesso ami scrivere in modo un po' "iniziatico" e credo tu lo sappia Tuttavia qui apprezzo davvero tanto la chiarezza quanto i contenuti. Sposti forse un po' il tiro, ma il tema fondamentale è poi quello. Mi ripromettevo di aprire in questi giorni un altro topic, in qualche modo sempre riferito al mezzo, ma da un punto di vista diverso ancora: e cioè non solo si può non aspirare necessariamente all'ultima e più evoluta tecnologia, ma si può anzi valutare l'importanza (positiva) del limite in sé. Limitarsi, deliberatamente, non per economicità o snobismi. E men che meno per faccende di volpi e uva. Limitarsi per essere più stimolati a fare (che non è certo una novità), alla faccia del risultato il quale, se la fotografia è passione, non è forse la cosa che conta di più. Per me certamente no. |
| inviato il 14 Maggio 2019 ore 14:06
Francesco, ho letto la sintesi da te proposta. Premetto che culturalmente sono una capra, quindi l'ho letta tre volte. Mi sono quindi cascati gli occhi sulla data del libro: 1983. A questo punto, se il discorso riferito alla realtà attuale è perfettamente comprensibile, faccio fatica a capire come l'autore (Vilelm Flusser) possa aver colto le prime avvisaglie e con un anticipo di ben 35 anni essere riuscito a vedere le conseguenze sul mondo fotografico nel suo insieme. All'epoca la fotografia "auto/programmata" era ben scarsa. I modelli si contavano sulle dita di una mano... per es: Canon AE1, Nikkormat EL, ecc. Non mi sembra che all'epoca vi fosse già questa sorta di gara per emergere, che di fatto si fonda però sull'emulazione di stili standardizzati, che le fotocamere attuali e i programmi di elaborazione contengono nel loro DNA. Ero ancora un giovincello, e forse la cosa mi era sfuggita. Personalmente andavo di OM1 con 24/50/135, e quando sono apparse le fotocamere "autotutto" ho pensato: ma a che servono? Tutto quanto è preconfezionato va contro l'essenza stessa della Fotografia, che dovrebbe fondarsi sulla sensibilità individuale, sull'originalità e perché no, sulla trasgressione. Il tutto per trasmettere qualcosa di personale, di unico: la propria visione delle cose. Anche il discorso sulla "realtà" è interessante. |
| inviato il 14 Maggio 2019 ore 14:13
“ Mi sono quindi cascati gli occhi sulla data del libro: 1983. A questo punto, se il discorso riferito alla realtà attuale è perfettamente comprensibile, faccio fatica a capire come l'autore (Vilelm Flusser) possa aver colto le prime avvisaglie e con un anticipo di ben 35 anni essere riuscito a vedere le conseguenze sul mondo fotografico nel suo insieme. „ In realtà Roberto, gli elementi credo ci fossero già tutti negli anni '80. La fotografia era già diventata di massa e chiunque poteva fotografare con facilità, sbagliando poco. Tutti i produttori avevano modelli dotati di buoni automatismi e, comunque, l'immagine fotografica sui giornali era già qualcosa di solido, acquisito, ordinario. E preponderante. Ed era già l'epoca in cui Drive In ci cambiava antropologicamente Diciamo che quel testo, probabilmente, è oggi molto più significativo e attuale di allora, questo si |
| inviato il 14 Maggio 2019 ore 14:16
Il limite é sempre stato lo stimolo che l'umanità ha avuto per progredire, superare le colonne d'Ercole, viaggiare più veloci, vivere più a lungo. E' il limite che ci spinge in avanti, tuttavia ci spinge perché è reale, non perché ce lo imponiamo "fingendo" che lo sia. Autolimitarsi porta a migliorarsi? non saprei, forse si, o forse ci serve perché rinunciando a superare quelli reali, siamo appagati dall'idea di poter superare quelli che ci diamo da soli. |
| inviato il 14 Maggio 2019 ore 14:18
@ Francesco Merenda “ Alten.... nulla da aggiungere se non... perdona se magari ti è parso ti spingessi a scrivere, oltre quel che ti va ;-) „ No, no, ribadisco che è stato un piacere. Penso che in futuro preferirò i topic che, zoomando su qualche argomento specifico, non facciano correre "quei rischi là" ; e, magari, consentano anche qualche spunto di controllato umorismo (quello che hai anticipato mi invoglia...) |
| inviato il 14 Maggio 2019 ore 14:23
“ Chi è il padrone? Possiamo sostenere che il padrone è colui che in ultima istanza decide? al momento, nonostante tutti gli automatismi in essere, il padrone è chi ha il potere di far aprire l'obiettivo è riprendere quindi ciò che è inquadrato. „ Ma è davvero così Enzillo? Lasciamo da parte gli automatismi per un attimo: possiamo scattare a 3.000.000 di iso? Con un campo inquadrato di 360°? E la sfocatura meravigliosa, possiamo ottenerla perché siamo bravi e creativi o perché il progettista ha creato obiettivi ultraluminosi? E' un caso che molti obiettivi attuali sono ottimizzati in termini di resa ottica alle massime aperture? E' un caso che il paesaggio lo facciano in tanti con focali cortissime, ora che le focali cortissime sono abbordabili? E' un caso che lo stesso formato, il 35mm, era considerato "quello piccolo" ieri e "quello grande" oggi, per chi sogna il passaggio da Aps-C? Non è solo questione di automatismi, l'influenza che ha l'apparecchio su quel che facciamo, che desideriamo, che idealizziamo... |
| inviato il 14 Maggio 2019 ore 14:37
Il parallelismo "immagine-da-sogno / mezzo-per-ottenerlo" parte dal Mulino Bianco, passa per tutte le case automobilistiche e arriva in rete, attraverso personaggi fichissimi, come tutti vorrebbero essere con i prodotti che "garantiscono" tale risultato, e per finire arriva alla fotografia. Qui se vuoi essere al top del risultato, devi possedere il top dell'attrezzatura, con la quale pubblicherai fotografie "bellissime" che alimenteranno ulteriormente questo meccanismo. Si tratta di un circolo vizioso il cui unico scopo è quello di vuotare i nostri conti in banca. Beh... queste mie sono un po' cose già dette... |
| inviato il 14 Maggio 2019 ore 14:47
Lo strumento senza dubbio ha una enorme influenza, e ci permette di ottenere risultati che altrimenti non potremmo ottenere. Il cannocchiale ci ha permesso di osservare i satelliti di giove, prima non li vedevamo. Pero' Galileo ho deciso di puntarlo in quella direzione, il fatto e' che non sara' sempre cosi', anzi. Forse non e' molto pertinente, ma lo racconto. Ieri mia moglie ha ricevuto il nuovo elettrodomestico Bimby. Sul touch screen ha selezionato una ricetta e poi lo schermo le dava ordini: Versa 500g di farina (la bilancia integrata le intimava di smettere appena suprato il limite). Prepara il burro per la casseruola e poi premi avanti. Schiaccia il bottone della centrifuga etc etc... In somma, senza dubbio era mia moglie a eseguire i compiti dettati dall'elettrodomestico, e non il contrario ;-) |
| inviato il 14 Maggio 2019 ore 14:49
“ ...In somma, senza dubbio era mia moglie a eseguire i compiti dettati dall'elettrodomestico, e non il contrario ;-) „ E credo sia esempio su cui riflettere... |
| inviato il 14 Maggio 2019 ore 14:56
La cucina è un buon parallelismo! La stessa cena preparata in casa, magari con la propria verdura o insalata, sarà infinitamente più apprezzata che se gustata in ristorante. Parlo in particolare di soddisfazione personale. |
| inviato il 14 Maggio 2019 ore 14:58
“ Il limite é sempre stato lo stimolo che l'umanità ha avuto per progredire, superare le colonne d'Ercole, viaggiare più veloci, vivere più a lungo. E' il limite che ci spinge in avanti, tuttavia ci spinge perché è reale, non perché ce lo imponiamo "fingendo" che lo sia. Autolimitarsi porta a migliorarsi? non saprei, forse si, o forse ci serve perché rinunciando a superare quelli reali, siamo appagati dall'idea di poter superare quelli che ci diamo da soli. „ Una giusta considerazione Enzillo, che merita un piccolo supplemento di chiarificazione, circa la "apologia del limite" che ho fatto prima... Sempre per quell'intendersi che richiamava Altenmich. Nel ragionamento che facevo è essenziale separare le aree di "utile necessità" del vivere umano da quelle deputate al nutrimento dello spirito... Se parliamo di un ascesso a un dente, sono decisamente favorevole a ogni abbattimento dei limiti che determinano inutile dolore Ma se parliamo dei limiti, che so, del pedalare (la domenica, per piacere) rispetto ad andare in auto, la faccenda è diversa: sono libero da scopi specifici e il limite (compresa la fatica) diventa quel qualcosa che, magari, mi regala un benessere interiore. Quindi la mia idea della positività di un limite è legata a quegli ambiti in cui l'importanza di un particolare esito finale è assente o poco rilevante E, a quel punto, il limite stesso diventa l'elemento di stimolo a far di più e meglio per la parte che compete a noi, come ingegno e pratica. |
| inviato il 14 Maggio 2019 ore 15:02
La differenza fra cucina e fotografia è che se la ricetta e il cuoco sono buoni, un piatto di lasagne cucinato sempre uguale, all'infinito, non stufa mai, mentre che le tre cime di Lavaredo riprese sempre dallo stesso punto, con una PP perfetta, colori impeccabili, nitidezza al top, dopo un po'... Il fatto è che il mondo fotografico odierno ci spinge tutti a far le stesse cose, ad emulare e ripetere all'infinito le stesse ricette . Questo per incentivare le vendite degli apparecchi e della soft che permettono il loro raggiungimento. E qui si chiude il cerchio. Aggiungo i viaggi fotografici, che portano tutti alle stesse mete, per scattare le stesse foto. Che tristezza... |
| inviato il 14 Maggio 2019 ore 15:22
Il limite è quello che ti costringe a tirar fuori il meglio di te, ti costringe ad impegnarti a fondo. Alla fine ti regala la soddisfazione per il risultato raggiunto. Per un amatore la fotografia consiste nell'affinamento delle proprie capacità, nell'esercizio, nello sforzo per il raggiungimento della propria soddisfazione personale. per un pro la cosa è diversa: prioritario è il risultato, non importa come viene raggiunto, basta che sia veloce ed efficace, per il raggiungimento della pagnotta. |
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