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immagino la ricchezza di grigi di uno scrauso schermo del cellulare Ma ci credete sul serio quando le sparate? Ah sì, dev'essere come la storia del sensore tridimensionale... mha.... Povero forum
meno male che ci sei tu a controbilanciare questa ignoranza imperante....
Ragazzi.... tutti leoni da tastiera......
Il sensore tridimensionale ce l'hai in testa tu, prima di sparare minkiate, leggi bene quello che scrivo.
Probabilmente hanno ragione quelli che mi scrivono in MP dicendomi "ma chi te lo fa fare".
Condividere conoscenza, al di là dei luoghi comuni (credimi cannondale che da una foto anche da cellulare capisci molte cose).... ma mi sa che questa volta passerò.... volevo condividere un po' di informazioni preziose sulla scansione, cose che non fanno nemmeno i laboratori ma...... chi me lo fa fare?
Io tra qualche giorno tornerò nella mia Sicilia per le vacanze natalizie e metterò mano a qualche negativo BN e a qualche dia. Vediamo che ne esce fuori. Ho fatto sviluppare anche un rullo 35mm (purtroppo) della nuova Ektar 100. Vedremo Io in altri post ho già scritto come ho operato. Vedrò di capire se servono altri impostazioni o altri trucchetti. Anche se non ho avuto nemmeno un secondo per poter studiare nuove strade.
“ Ma se tu pure leggi, quello che ho scritto io, parlo in termini di sola qualità. „
Maserc, che cosa è la qualità? Che cosa significa "in termini di sola qualità"? Una stampa con una ricchezza di toni maggiori ma con ombre chiuse o luci bruciate è forse migliore di una con una minor ricchezza di toni ma che salvaguarda importanti dettagli che scomparirebbero nelle ombre o nelle luci? Direi che la risposta (come spesso accade) è: "dipende!" Dipende da caso a caso e da cosa è più importante in quella foto o per l'autore. Oppure: è migliore una foto un po' meno dettagliata ma più ricca di toni oppure una meno ricca di toni ma più dettagliata? Anche in questo caso direi che la risposta è : "dipende!". E potrei continuare con molti altri esempi.
Io, come credo di aver già detto, per il B&N preferisco mantenere l'intera filiera nell'ambito del processo tradizionale, e questo pur avendo a disposizione tutti i file ottenuti da scanner professionale. La ragione forse è più irrazionale che razionale, tuttavia i risultati ottenuti mi piacciono, impazzisco di meno (non ho a che fare con profilazioni monitor, profili carte, ecc.) e mi piace l'idea che tutta la filiera sia tradizionale. Ciò non toglie tuttavia che mi renda conto che certe foto beneficerebbero di interventi che in camera oscura sono molto complessi o impossibili; in quel caso non fatico ad ammettere che la foto stampata da file forse sarebbe migliore (comunque nelle mani di un esperto di PP digitale), "migliore " da intendersi nel senso ampio e cioè "miglior compromesso tra varie caratteristiche". In fondo la fotografia, quasi in ogni momento della filiera, non è forse frutto di scelte che sono compromessi? Credo sia raro trovare situazioni in cui tutte le condizioni si compongono nella maniera ottimale. Può darsi che: - si debba scegliere un'accoppiata tempi-diaframmi che sia un compromesso tra ciò che vogliamo come profondità di campo e tempi di scatto per fermare il movimento; - si debba scegliere un piano di messa a fuoco che ci assicuri "una ragionevole profondità di campo" ma che non assicuri la massima nitidezza del soggetto principale; - si scelga di avere la massima nitidezza del soggetto sacrificando un po' la PdC; - si scelga una sensibilità più elevata per avere tempi di scatto idonei ma che ovviamente si ripercuote su un aumento di grana o di rumore; - ecc. ecc. Devo continuare? Gli esempi potrebbero essere infiniti! A mio modesto avviso occorre imparare che non sempre si può avere la perfezione. Da questo punto di vista la fotografia a pellicola, con le sue peculiarità ed idiosincrasie verso tante situazioni e trattamenti credo insegni molto in questo senso e ci insegna ad accettare a volte "imperfezioni" che agli occhi di tante persone ormai abituate a spaccare i pixel sono inaccettabili. Proprio ieri mostravo una foto che a me piace molto e che mi è costata molti tentativi (in termini di ricerca della luce e condizione meteo giusta), la foto presenta una grana un po' strana in alcuni punti, sicuramente non è perfetta ma ho imparato ad accettare questi piccoli difetti, proprio come si accetta la non perfezione in certi manufatti fatti a mano (che sia un tappeto, una borsa in cuoio, una pentola battuta a mano, un vaso in ceramica dipinto a mano...) che, proprio per questo, sono "unici" e non come milioni di pezzi realizzati in serie da uno stampo. Questa è la mia modesta opinione e modo di vedere, spero di essere riuscito a trasmettere il messaggio, indipendentemente dal fatto che questo possa essere condiviso da tutti o no.
Io parlavo in termini di qualità assoluta, come resa di b/n. La fotografia c'entra nulla. Considerazioni come ombre chiuse e luci bruciate, appartengono più al mondo digitale. Nelle stampe full analog, non sono mai (relativamente parlando) state un problema. Semmai una scelta stilistica. Oggi pare che si analizzi tutto col bilancino elettronico. Purtroppo... ...perdendo di vista cose più importanti.
“ Io parlavo in termini di qualità assoluta, come resa di b/n. „
Scusami ma continuo a non capire che cosa tu intenda per "qualità assoluta". Anche io non ho parlato di "fotografia" come "contenuto o messaggio" (credo tu intenda questo, no?) ma in termini semplicemente tecnici che comunque sono sempre dei compromessi e quindi, dal punto di vista tecnico, non credo che esista una "qualità assoluta".
“ Considerazioni come ombre chiuse e luci bruciate, appartengono più al mondo digitale. „
Ti assicuro che esistono anche nel mondo della pellicola (e ripeto, ieri ne ho mostrato un esempio).
“ Oggi pare che si analizzi tutto col bilancino elettronico. Purtroppo... „
Io non sono tra questi; ciò non toglie che sia in grado di vedere certe aree di miglioramento possibili in alcuni casi. Che poi intenda perseguirle ad ogni costo è un altro conto (e di solito non mi capita).
Ci sono leoni da tastiera (che parlano senza portare esempi concreti) e leoni da grande formato ( che non essendo capaci sperano che l'hardware possa colmare le lacune). A ogniuno il suo
Come descrivere la qualità? Vediamo...avere l'impressione che l'immagine sia nella carta e non, sulla carta. Avere la percezione dei volumi nelle ombre e non il simulacro di ciò che offre il digitale. Passando al piacere tattile, all'odore ed a tutte quelle sfumature che la vera foto stampata ti dà. Sto esagerando? Probabile. Ma se vado a guardarmi "genesi" ed ho l'impressione di trovarmi di fronte a delle stampe inkjet, anziché a delle fotografie, significherà qualcosa? Per me sì.
“ Io parlavo in termini di qualità assoluta, come resa di b/n. La fotografia c'entra nulla. Considerazioni come ombre chiuse e luci bruciate, appartengono più al mondo digitale. „
Non è affatto vero!
Proprio nell'esempio di ieri di Diego, una scansione, avrebbe apportato benefici riducendo il sacrificio di ombre chiuse.
E, sposo in pieno lo scritto di Diego, non esiste una qualità migliore "in senso assoluto", come non esiste un "tutto qui" buttato là, tanto per dire qualcosa di dispregiativo..... (orecchie fischianti).
“ leoni da grande formato ( che non essendo capaci sperano che l'hardware possa colmare le lacune). „
Grande Cannondale, l'appellarsi alla mia incapacità, denota che sei rimasto a secco di argomenti.
No problem, io sono incapace, poi però mi sono sentito in dovere di andare nelle tue gallerie per capire da che pulpito veniva la predica.........
Giusto per farvi capire come la commistione e l'utilizzo di entrambe le tecniche (digitale ed analogico) possa realizzare risultati sorprendenti e molto apprezzati a livello internazionale, vi metto un video di Tyler Shield, un fotografo americano che mi piace molto, ricalca un po' le orme di Crewdson ma ha un suo stile che lo differenzia.
Passa da medio formato, banco ottico a Hasselblad digitale a seconda di quelle che sono le sue necessità, spaziando molto sulle tecnologie di stampa, se trovate 18 minuti per guardarlo, vedrete che è interessante.
Volevo dire che ombre chiuse e luci bruciate, se fatte consapevolmente, erano addirittura punti di forza. Scelte stilistiche. Tra bronzing e difettucci vari, in digitale verrebbero un obbrobrio.
“ Come descrivere la qualità? Vediamo...avere l'impressione che l'immagine sia nella carta e non, sulla carta. Avere la percezione dei volumi nelle ombre e non il simulacro di ciò che offre il digitale. Passando al piacere tattile, all'odore ed a tutte quelle sfumature che la vera foto stampata ti dà. „
Guarda che con me sfondi una porta aperta! A me non piace l'effetto delle stampe ink-jet, è per questo che prima nel mio messaggio ho detto anche della possibilità (quasi mai presa in considerazione) di stampare su vera carta B&N ai sali d'argento anche da files digitali. Riguardo al processo totalmente ottico (o analogico se preferite chiamarlo così), perché a questo credo tu ti stia riferendo, ribadisco che a volte può essere preferibile passare da uno step intermedio digitale per ovviare a certe difficoltà o impedimenti del processo ottico. Poi come ho detto, se non si apprezzano le caratteristiche della stampa ink-jet (e io sono uno di quelli che non le apprezza) si può sempre stampare su vera carta B&N ai sali d'argento.
Onestamente non mi fa impazzire, abusa troppo di questi effetti "miniatura" un po' dozzinali.....
user120016
inviato il 17 Dicembre 2019 ore 18:34
Caro Cannondale, proprio ieri sera, rientrando dalla cena analogica di cui ha scritto Paco, si parlava di quanto sarebbe bello se gli scambi di opinione (ieri su alcuni argomenti le vedute erano un po' differenti) potessero avvenire pacatamente come tra amici di fronte ad una birra. Poi leggo interventi come i tuoi che, sono certo, di persona avrebbero avuto ben altro tenore. Ora, ognuno è libero di esprimere il proprio disaccordo e ci mancherebbe altro, ma non capisco perché debbano essere gratuitamente aggressivi ed al limite della maleducazione. E purtroppo di esempi se ne leggono quotidianamente. Scusami se te lo dico, ma "povero forum" viene da pensarlo a me...
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