| inviato il 15 Febbraio 2025 ore 19:31
@Claudio percettivamente si vede di più in un grandangolo che in un tele. È una questione degli angoli in gioco. È sempre la solita storia: se uno non ha intuizione fisica l'unico rimedio è prestare fede a chi ce l'ha! |
| inviato il 15 Febbraio 2025 ore 21:49
Grazie Valerio. |
| inviato il 16 Febbraio 2025 ore 16:22
@Valerio, come promesso qualche dettaglio di cui la vetusta d2h e' capace:
 Crop ritaglio, rettangolo rosso:
 Caratteri medio-piccoli, direi il "minimo sindacale"..... |
| inviato il 16 Febbraio 2025 ore 17:47
Piramidi di Zone immagino |
| inviato il 16 Febbraio 2025 ore 18:30
Esatto |
| inviato il 21 Febbraio 2025 ore 18:55
@Simone la D2H è stato l'ultimo tentativo Nikon di usare sensori propri con una tecnologia CCD abbastanza sofisticata ma non CMOS. Canon ha surclassato Nikon con la 5D FF (CMOS). Uno che era qualcuno in campo semicon come il sommo Faggin capì subito che i sogni di gloria Foveon per i telefonini erano stati spazzati via dai CMOS Canon. Ercole Colombo era il fotografo ufficiale Ferrari. Diceva sempre che il suo obiettivo standard era un 500 mm. Ebbene, quando cominciarono i GP notturni vendette precipitosamente il corredo Canon e passò alle D3 Nikon. Emil Martinec amava fotografare uccellini con macchine Canon. Fu preso in contropiede dalle Nikon FF. La D2H era sì aps-C però usava NEF non compressi. In seguito Nikon ne ha fatte di tutti i colori coi NEF. Ha perso il mercato dell'astrofotografia perché per abbassare il rumore perdeva anche le stelle (succederà anche a Sony qualche anno dopo...). Non sono anti-Nikon: negli ultimi tempi ho preso una D70 (la D40 non ha il cacciavite per l'AF dei Nikkor) e una D3s (evoluzione della tua D2H). |
| inviato il 25 Febbraio 2025 ore 11:06
Affermare "questo obiettivo risolve 55 lp/mm" non è sufficiente. Bisognerebbe aggiungere con quale MTF. Per i principianti: le MTF vanno da 0 a 100% oppure da 0 a 1. MTF alte (vicino al 100% o 1) significa che una mira perde poca nitidezza una volta fotografata. Generalmente si fissa MTF50 (MTF0.5), e significa che l'ottica ha perso metà del contrasto di una mira. Mettiamo che la mira sia fatta di righe parallele bianche e nere. Nero è mancanza di segnale, bianco è la riflessione massima, ci sono dentro tutti i colori del visibile. In Fisica Tecnica si ricorre spesso all'analisi dimensionale. 55 lp/mm significa "cinquantacinque coppie di linee bianche e nere per ogni mm", per cui sono 110 linee per mm e si scrive 110 l/mm, non lp/mm. Se invertiamo 110 l/mm otteniamo: 1/110 mm/l, con tre decimali 0.009 mm per linea. In un mm ci sono 1000 µm (micrometri, micron). Quindi abbiamo scoperto che un obiettivo capace di 55 lp/mm è un obiettivo che risolve linee di 9 µm di spessore. Ma non è capace di risolvere linee di 4 µm di spessore, per esempio. 9 µm misura quindi l'indeterminazione ossia il "rumore" insito in uno scatto. Niente a che fare col rumore percepibile sotto forma di coriandoli colorati e pseudo-grana. Un obiettivo capace di risolvere linee spesse 9 µm è seguito da un sensore nella fotografia digitale. Un sensore al silicio (Si) è costituito da sensel approssimati a quadrati di dimensioni pari al pixel pitch (si trascura l'isolante fra i sensel perché è dell'ordine dei nanometri (nm)). In 1 µm ci stanno 1000 nm. Il numero dei sensel che costituiscono un sensore non è casuale, è rapportato alla risolvenza dell'obiettivo e ai dettagli di una scena. Anche i sensel sono affetti da imprecisione (rumore), nel senso che se ad un sensel arrivano dall'obiettivo linee troppo sottili non è in grado di risolvere le linee bianche e nere. A questo punto esaminiamo la famosa relazione di Katz che Kodak aveva introdotto per le pellicole: 1/R^2(sistema)=1/R^2(ottica)+R^2(pellicola) (1) R può essere espressa in lp/mm o l/mm, non è critico questo. La relazione è la composizione di due "rumori" che abbiamo precedentemente definito, 1/R^2 (ottica) e 1/R^2(pellicola). Assumendo che un fotografo alle medie o alle superiori abbia imparato il teorema di Pitagora: l'indeterminazione del sistema (come già definita) è l'ipotenusa di un triangolo rettangolo in cui i cateti sono l'indeterminazione dell'ottica e l'indeterminazione della pellicola. Mi fermo qui perché se un fotografo non afferra tutto questo è perfettamente inutile proseguire. |
| inviato il 25 Febbraio 2025 ore 15:52
Quello che segue è dedicato a chi ha capito che due "rumori" (casuali!) diversi non si sommano linearmente bensì quadraticamente nel senso pitagorico. La relazione (1) è valida in generale. Chi non ha mai avuto dimestichezza con la matematica applicata ha un problema: non ha alcuna intuizione sui numeri in gioco. In effetti la (1) non è facile calcolarla a mente, senza farsi aiutare almeno da una calcolatrice o da Excel. Gli esempi sono molto più esplicativi delle formule per chi non ha mai risolto problemi ed esercizi. Lasciando da parte le MTF, se ho un'ottica che risolve 100 l/mm e una pellicola che ne risolve 100 l/mm, quale sarà la risoluzione R del sistema ottica+pellicola? R=70.71 l/mm. La (1) è simmetrica. Dà lo stesso risultato se ci sono in gioco 50 e 100 l/mm alternativamente per ottica e pellicola: R=44.72 l/mm. In sostanza predomina la risoluzione minore in gioco. Proviamo con 100 e 200 l/mm: R=89.44 l/mm. Esageriamo con 100 e 500 l/mm: R=98.06 l/mm. Inutile continuare, la (1) prevede che predomini la risoluzione minore, che viene realizzata al meglio se la risoluzione maggiore è nettamente più alta della minore. In generale era più facile realizzare una pellicola iper-risolvente piuttosto che un'ottica iper-risolvente. La diffrazione c'è sempre stata. Poiché fra le altre cose la diffrazione è funzione del diaframma f/, con le pellicole si cambiava f/ degli obiettivi e si andava a controllare cosa succedeva alla risoluzione totale. f/ non compare nella (1). Occorrevano diverse misure a diverse f/. Quando è possibile una misura sperimentale è preferibile a previsioni teoriche. Cambiando f/, cambia il grado di aberrazione presente in un'ottica. Il progettista di un obiettivo ha in mano tutte le equazioni impiegate nel progetto ottico per cui si può permettere di citare MTF con/senza diffrazione, come fa Sigma che spesso parte da f/1.4 con le sue ottiche. Non considerare la diffrazione a f/1.4 non significa eliminare le aberrazioni che per lo più sono meglio controllate a f/4 o f/5.6. Questa discussione preliminare si può chiudere con la constatazione che se era importante la combinazione ottica/pellicola, lo deve essere anche in fotografia digitale con la combinazione ottica/sensore. In particolare abbiamo bisogno di una relazione in cui compare f/ che influenza fra l'altro la diffrazione. |
| inviato il 25 Febbraio 2025 ore 21:28
Le MTF sono usate nell'industria ottica da quasi settant'anni. Fu Zeiss ad abbracciare le MTF fin dall'inizio, predisposero addirittura un computer analogico per fare le trasformate di Fourier (le FFT arriveranno nel 1965 per i computer digitali). Una cosa che magari pochi sanno è che una lente SEMPLICE e SINGOLA esegue una trasformata di Fourier di un oggetto e lo trasforma in una immagine. Morta lì, sarebbe troppo bello se aggiungendo più lenti si potesse calcolare un'ottica attraverso le FT. Niente, funziona per una lente semplice e basta. Se un'immagine è a fuoco significa che i punti di un certo piano oggetto sono arrivati nel fuoco allo stesso tempo. È una conseguenza del principio di Fermat. Tutte cose note prima che arrivasse la meccanica quantistica negli anni '20 del XX secolo. In effetti la quantistica serve più che altro per spiegare il comportamento del silicio Si come rivelatore nel visibile (VIS) e se uno non conosce la teoria dello stato solido la sua fotografia digitale non ne soffrirà di certo. Abbiamo già visto che la relazione (1) di Katz non cita esplicitamente f/ e quindi la diffrazione associata a f/. La (1) è utile quando si conoscono le caratteristiche delle ottiche, non si menzionano neanche esplicitamente MTF di ottiche e pellicole. Funziona lo stesso perché concettualmente combina due "rumori" in un certo modo che risulta sperimentalmente verificabile. Il risultato della combinazione di ottica+sensore è descritto da una convoluzione: MTF(sistema)=MTF(ottica)*MTF(sensore) (2) Questo potrebbe sorprendere chi è passato per la penosa esperienza di calcolarsi una convoluzione fra due funzioni sotto segno di integrale. Questa sopra è una convoluzione e non si vedono integrali di sorta! È la bellezza delle trasformate di Fourier. Una convoluzione da calcolarsi essenzialmente con un computer diventa una semplice moltiplicazione * a patto di usare le MTF che sono imparentate con le FT! È tutto quello che un fotografo deve sapere delle FT, non occorre altro. Confrontando la (2) con la (1) si vede che c'è un prodotto al posto di una somma quadratica. Non è la stessa cosa. In effetti in rete ci sono innumerevoli MTF(sistemiche) misurate su certe ottiche con certe macchine. Una conseguenza immediata della (2) è che, se abbiamo un obiettivo prefissato (ossia con una certa MTF sua propria), si può migliorare MTF(sistema) agendo su MTF(sensore). Così a parità di obiettivo se un sito usa una FF da 24 Mpx e una FF da 61 Mpx, la MTF sistemica della megapixellata sarà maggiore. In realtà si conviene di normalizzare a MTF(50) a prescindere dai Mpx, per cui risulta che 61 Mpx contro 24 Mpx tirano fuori più lp/mm a pari MTF(50). |
| inviato il 25 Febbraio 2025 ore 21:43
Molto interessante, grazie! |
| inviato il 26 Febbraio 2025 ore 14:28
61 Mpx contro 24 Mpx tirano fuori più lp/mm a pari MTF(50). A pari MTF(50)... sottolineato |
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