| inviato il 28 Giugno 2016 ore 13:45
Sulla faccenda social, non concordo. O meglio, sulle "due strade". Il motivo è molto semplice: credo sia sotto gli occhi di tutti che nel mondo "vero e stampato" ormai una mostra non se la nega più nessuno, e al tempo stesso, i Salgado piuttosto che gli Scianna hanno i loro spazi su Facebook. I social sono semplicemente contenitore di tutto. E quindi come contenitore dovrebbero essere osservati. E del resto, quando guardiamo con (giusta) ammirazione all'opera stampata su libro, magari pure di qualità sopraffina, possiamo negare che nel contenitore libreria a predominare siano opere commerciali e di modesto spessore? Non mi sfugge ovviamente che la natura di un contesto tenda (sottolineo tenda, anche se pesantemente) a influenzare il modo di interpretare cose e fenomeni. Ma in questo caso il problema non è tanto il social in quanto tale, ma la rete con la sua natura, visto che in tutti i luoghi della rete esistono conformismi più o meno stratificati, potenziati appunto dalla natura del mezzo... |
| inviato il 28 Giugno 2016 ore 14:23
Siamo d'accordo che la fotografia è messaggio senza codice? Se non siamo d'accordo cacciatemi dal forum, perché vuol dire che non ho capito nulla ed è bene (per tutti) che io ne stia fuori. |
| inviato il 28 Giugno 2016 ore 14:40
Scusami, allora nel momento in cui viene presentata in un contesto piú ampio (che puó essere anche un festival) viene automaticamente meno l'interpretazione? Mi sembra, come hai detto tu stesso un modo di vedere la Fotografia un filino drastico. |
| inviato il 28 Giugno 2016 ore 14:47
“ Io sarei molto più drastico, il solo fatto che una foto vada sui social ne fa un oggetto percettivo, negandole ogni finalità interpretativa. „ Non sono molto diplomatico, per conto mio Gerr.nat quando afferma cose come quelle sopra o peggio: “ Siamo d'accordo che la fotografia è messaggio senza codice? „ Può anche cominciare a fare le valigie “ ed è bene (per tutti) „ . Apprezza la sincerità Gerr.nat ma quanto affermi é semplicemente insopportabile oltretutto è diseducativo. Un saluto. |
| inviato il 28 Giugno 2016 ore 15:23
Anziché invitarlo a fare le valige sarebbe opportuno chiedergli x' è magari potrebbe anche convincerti del x' non ha un codice...... |
| inviato il 28 Giugno 2016 ore 15:54
“ Apprezza la sincerità Gerr.nat ma quanto affermi é semplicemente insopportabile oltretutto è diseducativo. Un saluto. „ Ti ringrazio per l'apprezzamento, ti sarei grato se mi spiegassi il motivo del disappunto e a quale educazione ti riferisci. Ricambio i saluti. |
| inviato il 28 Giugno 2016 ore 16:27
“ Scusami, allora nel momento in cui viene presentata in un contesto piú ampio (che puó essere anche un festival) viene automaticamente meno l'interpretazione? Mi sembra, come hai detto tu stesso un modo di vedere la Fotografia un filino drastico. „ In parte sì, secondo me, ma non pretendo consenso sulla mia motivazione che vuole solo proporre un punto di vista. Sono drastico ma non categorico . Io credo che la presentazione ad una mostra implichi già un superamento del momento intrpretativo, l'attestazione è precedente, per l'autorevolezza dell'autore già riconosciuta nell'ambito che gli è proprio, e non come accade per l'orinatoio famoso. La mostra, o festival, o social sono una cornice, un luogo dove Salgado (et al. citati prima) non vanno per presentare ex novo; diverso è il caso del fotografante che presenta le foto per ottenere una visibilità cui dovrebbe succedere il riconoscimento eventuale. Quanto alla "fotografia messaggio senza codice" non è mia invenzione, magari, ma è opinione abbastanza diffusa e generale. Se volete cito referenze accreditate. Perciò chiedevo se siamo d'accordo, altrimenti è inutile discutere. P.S. “Ogni fotografia attende d'essere spiegata o falsificata da una didascalia”, Susan Sontag. |
| inviato il 28 Giugno 2016 ore 17:07
Per cui ogni forma di condivisione intacca l'interpretazione intrinseca di un progetto fotografico? In tal senso non conosco nessuno immune, anche perché senza condivisione la Fotografia non avrebbe senso di esistere. |
| inviato il 28 Giugno 2016 ore 17:23
Non "ogni forma di condivisione", la condivisione mediante social, per il semplice fatto che diventa messaggio connotato: il contesto social aggiunge quel "deciframento" che altrimenti non avrebbe, in quanto la fotografia origina come messaggio denotato, privo di qualsiasi codice. |
| inviato il 28 Giugno 2016 ore 17:50
E qui è secondo me l'errore. Il Social, proprio perchè espressione di totale possibilie varietà, potenzialmente è quel che meno di tutto può stabilire, di per se, un "deciframento". Se poi intendi che il social è inevitabilmente in "larga parte" una certa cosa è facile concordare. Ma così non è il social: così è il mondo. Per questo, al di la di ogni definizione più o meno sensazionale e colta, mi pare che la suddivisione proposta, tra "d'autore" e "social" sottintendesse una distinzione tra una forma "alta" e una "bassa" (quale che sia il criterio attraverso il quale tali si possano definire). E in questo senso non condivido affatto l'idea che necessariamente nel reale viva la prima, mentre il social sia invetabilmente il contenitore proprio della seconda. Aggiungo: è verissimo che Salgado non "va per presentare ex novo". Ma converrai che il 90% delle mostre propongono esattamente fotografanti in cerca di visibilità. Anzi, è sempre più strumento d'eccellenza Non è un caso che, se frequenti un po' i social, ti accorgerai che la banalità più frequente è il fotografante che "non ne può più del virtuale e che, ora si, si dedicherà al reale". Con la sua... mostra PS: chiudo qui il discrso per rispetto dell'autore del topic, visto che il tema proposto questo non era.... |
user39791 | inviato il 28 Giugno 2016 ore 17:59
Sono andato a ripescare questa interessante considerazione di Smargiassi. ............... La logica del flusso, tipica dei social, contro quella della fotostoria classica che ha un inizio e una conclusione (il modello Life, sapientemente editato, alla W. Eugene Smith per capirci), la struttura aperta, la soglia di accessibilità bassa che permette di intervenire ai fotografi “radicati” (anche nei paesi poveri i fotofonini esistono), stanno creando uno spazio, per la fotografia come testimonianza, nel vuoto lasciato purtroppo da tanti fotoreporter rinomati che inseguono ormai la strada della foto “espressiva” e “personale” da galleria e da collezione. |
| inviato il 28 Giugno 2016 ore 18:06
@Gerr.nat “ Non "ogni forma di condivisione", la condivisione mediante social, per il semplice fatto che diventa messaggio connotato „ Credo che non si tratti di concordare o meno con Barthes ("fotografia messaggio senza codice") ma di accettare, come proponi tu, che la fotografia, attraverso la condivisione sui social, diventi SEMPRE un messaggio connotato (e quindi con un codice). Una tesi che non mi sento affatto di accogliere. In ogni caso, discuterne qui - non volermene - ritengo esuli dagli scopi di questo thread. Sarò, viceversa, ben lieto di leggere e partecipare ad un trhead che vorrai aprire sull'argomento. |
| inviato il 28 Giugno 2016 ore 18:15
@Francesco.merenda Concordo pienamente |
| inviato il 28 Giugno 2016 ore 18:27
ok. |
| inviato il 28 Giugno 2016 ore 18:59
@Beckerwins “ Tuttavia da parte mia continuo a considerare un aspetto assolutamente cruciale (oltre alla consapevolezza) nei discorsi fatti poco sopra, ovvero, il contesto. Questo é un aspetto che va considerato ed é fondamentale. In un luogo ove vige lo stereotipo, come posso ispirare la profonditá di pensiero? „ Non sono sicuro di aver inteso correttamente questo tuo pensiero. In ogni caso, con i miei thread, non ho per nulla lo scopo di ispirare profondità di pensiero (non ne sarei neppure capace!). Tantomeno qui mi propongo di criticare le dinamiche dei più diversi contesti. “ Inoltre, lo dico con molta franchezza. Non credo che tutti abbiano la capacitá di esprimere e scandagliare concetti interessanti tramite la Fotografia, perché non siamo tutti geni (quanto meno non tutti nello stesso ambito). Se devo essere sincero a me sta benissimo cosí. Mi piace questa (A)varietá che rende anche meno banale i lavori di chi veramente ce l'ha dentro quel qualcosa in piú. „ Concordo pienamente! “ Infine caro Franco che dire...questi topic fanno sicuramente bene, ma alle volte é necessario un modo piú concreto per proporre soluzioni. „ Non so cosa tu intenda per "più concreto". Oltre a non sapere proprio che soluzioni concrete pensare, non sono nemmeno sicuro che sarebbe opportuno proporle. In queste discussioni non si dovrebbero mai cercare delle risposte ma piuttosto degli stimoli per una personale riflessione. Questa mia iniziativa è molto banale ma se dovesse servire a qualcuno per ripensare alla propria fotografia, avrei raggiunto i miei scopi. |
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