| inviato il 26 Aprile 2021 ore 16:30
 Oggi vi voglio parlare di uno degli autori che ritengo, assieme ad Ansel Adams, pilastri della fotografia di paesaggio e natura, famoso per le sue fotografie a colori che ritraggono paesaggi intimi (lui è l'inventore del termine "Intimate Lanscape") ed uccelli con tecniche sofisticate (per l'epoca). Eliot Porter nasce in Illinois nel 1901, ed è fratello del pittore Fairfield Porter. Ha studiato ingegneria e medicina ad Harvard. Dal 1929 al 1939 ha insegnato biochimica ad Harvard, fino a quando il suo hobby preferito, la fotografia di natura, non divenne la sua professione. Il fotografo Alfred Stieglitz elogiò il suo lavoro e accolse le fotografie di Porter nella sua galleria "An American Place" nel 1939. Porter in quel periodo era specializzato nella cattura fotografica di uccelli e le sue prime immagini furono ovviamente in bianco e nero, ma agl'inizi degli anni '40 iniziò ad utilizzare la nuova pellicola Kodachrome, la cui bassa velocità unita all'utilizzo impeccabile dei grandi flash, permetteva di ottenere una corretta esposizione della scena.
 Porter lavorava con ingombranti (ed al giorno d'oggi esotiche) macchine di grande formato, di cui apprezzava l'enorme dettaglio fotografico. A causa degl'ingombri della sua attrezzatura fotografica, Porter trascorreva ore e persino giorni ad aspettare che specifici uccelli gli si appollaiassero vicino. Le sue immagini di animali sembravano veri e propri dipinti ed assomigliavano ai disegni di John James Audubon. Grazie alla sua tecnica, composizione ed al grande dettaglio, le sue fotografia furono importanti ornitologicamente. [IMG]https://media.npr.org/assets/img/2013/01/08/moma_artistschoicetrishadonnelly_porter_bluethroatedhummingbird_custom-3feb7f38b8083ad04ee4782b1df3086636c506f9-s1100-c85.webp[/IMG] Gradualmente la fotografia di Porter cambiò soggetti, e con la stessa tecnica compositiva e fotografica iniziò a rappresentare i paesaggi naturali. Porter, a differenza di Adams che fotografa quasi sempre il paesaggio nella sua interezza/bellezza ed iconicità, si soffermava sul dettaglio del paesaggio e sui piccoli scorci naturalistici, cercando di trasmettere i suoi sentimenti nell'immagine catturata. Fu cosi che venne coniato il termine "Intimate landscape", che non vuole lasciare intendere un paesaggio classico "gran vista" e neanche un'immagine "macro", ma qualcosa che sta da qualche parte nel mezzo. Di fatto Porter è stato il primo fotografo a rompere gli schemi della fotografia di paesaggio e naturalistica. Porter ai super tramonti ed alle super albe preferiva la luce soffusa e con pochi contrasti; alle mete iconiche preferiva i pattern, i colori, le texture, i riflessi, che ritraeva nelle sue composizioni strette e quasi claustrofobiche. Tutto ciò che c'è di bello in natura, Eliot Porter lo ha racchiuso in piccoli spazi, non con lo stesso impatto visivo immediato del grand landscape, ma con altrettanta efficace bellezza rappresentativa della potenza e fragilità della natura. Il suo obiettivo fu quello di fotografare soggetti che altri fotografi avrebbero ignorato, togliendo ogni qualsiasi dubbio dell'osservatore sulle motivazioni della realizzazione dell'immagine. Eccetto Adams, che utilizzò questa idea in alcuni dei suoi lavori, nessun fotografo utilizzava questo approccio fotografico. Porter raggiunse l'apice della sua carriera negli anni 60-70 quando le sue immagini furono usate per combattere alcune battaglie nascenti di alcuni movimenti ambientalisti nascenti. E' da menzionare Wildness is the Preservation of the World, un grande classico scritto da David Thoreau con le bellissime fotografie di Porter. La ricerca di Eliot Porter è stata di fondamentale importanza per la fotografia contemporanea, libera da ogni catena creativa, ma allo stesso tempo una fonte di ricchezza culturale e naturalistica, un grande autore ed artista che merita una grande e fondamentale menzione nella storia della fotografia.



 Link del suo libro scaricabile gratuitamente: www.metmuseum.org/art/metpublications/intimate_landscapes_photographs< |
| inviato il 26 Aprile 2021 ore 16:38
Grazie Catand, lo aggiungo direttamente sul post. AVVERTENZE!!! Onde evitare che il post venga chiuso, siete tutti liberi di commentare, purché i commenti siano costruttivi e non distruttivi. Chi non è interessato o è disprezzante verso il genere farebbe bene a commentare altrove. Grazie |
| inviato il 26 Aprile 2021 ore 19:16
Belle queste discussioni sui fotografi di natura (per natura intendo sia flora che fauna), sono sempre piacevoli ed interessanti (almeno per chi è interessato a questo genere fotografico). |
| inviato il 26 Aprile 2021 ore 19:19
Eheh Eliot è probabilmente uno dei miei punti di riferimento. Non mi stanca mai guardare i suoi lavori |
| inviato il 26 Aprile 2021 ore 19:33
Ho scaricato il libro. E me lo godo con calma. |
| inviato il 26 Aprile 2021 ore 19:36
È una vera goduria per gli occhi e l'anima |
user12181 | inviato il 26 Aprile 2021 ore 19:47
La terzultima e altre simili sto cercando di scimmiottarle con larici verde tenero e ciliegi selvatici in fiore proprio in questi giorni... |
| inviato il 26 Aprile 2021 ore 19:57
Che meraviglia i larici. Ti auguro di raggiungere il risultato |
| inviato il 26 Aprile 2021 ore 20:25
Eliot Porter è la nemesi artistica di Ansel Adams: quando quest'ultimo diventava uno dei più grandi fotografi rappresentando potenti paesaggi in bianco e nero, il primo decideva che un Particolare è importante quanto il Tutto, che l'astrazione è un metodo valido e legittimo per rappresentare la Natura e, soprattutto, che il colore è una parte fondamentale della fotografia naturalistica e di paesaggio. Per chi fosse curioso, qui www.cartermuseum.org/artists/eliot-porter si trovano tutte le sue "carte" donate in eredità, dove è possibile comprendere quanto quest'uomo fosse dentro alla "natura", quanto la amasse (probabilmente è stato uno dei primi ambientalisti moderni) e quanto lavoro - scientifico e tecnico - ci fosse dietro alle sue fotografie. |
user12181 | inviato il 26 Aprile 2021 ore 20:30
Con ciliegi e larici Insieme non sono riuscito a fare foto decenti (forse perché mi fermo ai 100mm del macro, non ho con me il 70-200, lo andrò a recuperare tra qualche giorno, quando andrò a vaccinarmi a Lecco, ma ormai per me pesa troppo). Però ho fotografato sulla costa dietro la "Pòsa del fén"(1) larici insieme a latifoglie, noccioli, ontani, betulle, con le foglioline colpite dalla luce, un effetto grafico e luminoso che mi piace, ma, dopo la PP, un po' sopra le righe, per essere porteriano... Complessivamente però rimane entro i limiti dell'istogramma, se non si pretende troppo rigore con la luminosità delle singole foglioline. (1) "Tratto di sentiero, tra 'al canal di bóri' e 'la costa' nel percorso Tiöl-Vedait, dove gli alpigiani carichi di fieno solevano sostare per un breve riposo."(G. Antonioli, Territorio comunale di Grosio, Inventario dei toponimi valtellinesi e valchiavennaschi, vol 14, Società storica valtellinese, Sondrio 1983). |
| inviato il 26 Aprile 2021 ore 20:36
@Antonio Aleo, grazie per aver condiviso e descritto questo artista della fotografia! Non si finisce mai di imparare! Ciao Giovanni |
user6372 | inviato il 26 Aprile 2021 ore 20:37
Molto interessante, grazie. Mi guarderò il PDF con calma durante le attese nel capannino. |
| inviato il 26 Aprile 2021 ore 20:50
Caspita quelle del Great Smoky Mountains Park vorrei averle scattate io. Meravigliose |
| inviato il 26 Aprile 2021 ore 20:53
Grazie mille Antonio |
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