user39791 | inviato il 11 Febbraio 2017 ore 14:53
Attraverso la sua ricerca fotografica Candida Höfer continua a ritrarre in modo sistematico e rigoroso ambienti interni di edifici pubblici e privati. Nata nel 1944 a Eberswalde, nella Provincia di Brandeburgo, Candida inizia a lavorare come fotografo ritrattista per alcuni giornali. Si iscrive alla Kunstakademie di Düsseldorf per studiare cinema nel 1973, ma ben presto decide di proseguire gli studi in fotografia (1976), diventando allieva di Bernd Becher fino al 1982. Influenzata dal processo di rinnovamento della fotografia documentaristica, perseguito dai coniugi Becher, Candida diventa uno degli esponenti di spicco della cosiddetta “scuola di Düsseldorf”, che ha profondamente modificato la scena e il mercato della fotografia, formando autori come Thomas Ruff, Thomas Struth e Andreas Gursky. Le immagini di Candida Höfer si reggono su un rigoroso equilibrio formale. Gli scatti vengono, quasi sempre, eseguiti da un punto di vista frontale. Le colonne, i ripiani, le pareti e i soffitti creano un effetto tunnel, in cui i lati sembrano retrocedere mentre il centro sembra spostarsi in avanti verso lo spettatore. Musei, biblioteche, teatri, uffici, banche e palazzi storici vengono ritratti in condizione di totale assenza dell'uomo e con particolare attenzione nei confronti dei dettagli decorativi, illuminati rigorosamente dalla sola luce naturale. La fotografa tedesca costruisce una messa in scena architettonica funzionale alla rappresentazione teatrale del bello. Immagini che si caratterizzano per l'uso di un grande formato di stampa, con opere che arrivano a raggiungere i due metri e mezzo di ampiezza, permettendo allo spettatore di calarsi completamente nei particolari dell'opera. Ma grattando questa patina di magnificenza, gli spazi raccontano un profondo silenzio contemplativo. La Höfer mostra ciò che siamo a partire da ciò che occupiamo. Le persone non ci sono, ma i luoghi fotografati dalla fotografa tedesca sono stati costruiti per gli uomini. Le immagini, allora, sembrano catturare i fantasmi che si muovono attraverso questi spazi spopolati, lasciandoci le loro invisibili tracce. Paradossalmente l'uomo, nonostante la sua assenza, diventa protagonista nella mente dello spettatore che ricrea gli ambienti animandoli. fotogartistica.blogspot.it/2015/05/gli-ambienti-interni-di-candida-hof saramunari.files.wordpress.com/2015/09/candida-hc3b6fer-teatro-comunal saramunari.files.wordpress.com/2015/09/29mag-look-opera-slide-5u0b-jum www.artslife.com/wp-content/uploads/2014/01/01-Candida-Hofer.jpg webodysseum.com/wp-content/uploads/2012/05/Beautiful-Libraries-Candida img.washingtonpost.com/rf/image_1484w/2010-2019/WashingtonPost/2011/11 webodysseum.com/wp-content/uploads/2012/05/Beautiful-Libraries-Candida www.metalocus.es/sites/default/files/file-images/metalcous_candida_hof d32dm0rphc51dk.cloudfront.net/ijkZjJCDoDk5A6yD-IYFfw/larger.jpg theredlist.com/media/database/photography/contemporaine/architecture/c www.dailyscandinavian.com/wp-content/uploads/2015/02/130215-candida-ho thelast-magazine.com/wp-content/uploads/2015/07/NW_CandidaHofer03-1230 s-media-cache-ak0.pinimg.com/originals/2c/cd/14/2ccd1432dd95e25cce5e25 s-media-cache-ak0.pinimg.com/originals/fa/27/a4/fa27a475b0ad5ebc551a85 s-media-cache-ak0.pinimg.com/originals/13/1c/d1/131cd1bec61eeecff09429 www.architektur-ausstellungen.de/sites/default/files/exhibitions/32180 |
| inviato il 11 Febbraio 2017 ore 20:29
Fotografie apparentemente «semplici» ma che sono il frutto di un lavoro profondo e attento anche nella preparazione dei luoghi. Interessante anche la scelta del punto di vista, spesso collocato in alto. Tra i suoi lavori più belli quello sulle biblioteche. Da apprezzare anche la sua «apertura»: ormai da anni utilizza fotocamere digitali senza che questo sia un problema per la sua ricerca maniacale della qualità. Grazie ancora una volta a Filiberto per questa preziosa segnalazione. |
| inviato il 11 Febbraio 2017 ore 21:02
Una piccola curiosità che ho scoperto tempo fa riguardo alla Höfer. Tra le rare fotografie con un punto di vista non «centrale» (e con persone) c'è quella della bellissima biblioteca comunale di Stoccolma (progettata da Gunnar Asplund):
 A fotografarla con rigore - oltre a reinterpretarla (qualcuno dirà che non è «vera» fotografia) - ci ha pensato il suo «collega» Andreas Gursky:
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user39791 | inviato il 11 Febbraio 2017 ore 21:30
Interessante! Grazie a te! |
| inviato il 13 Febbraio 2017 ore 12:01
Non conoscevo queste particolari ricerche della Höfer. Grazie per la segnalazione Roberto. Hai ragione a dire che le foto viste sul Web danno solo una pallida idea del suo lavoro (e la cosa vale per tanti altri fotografi che stampano molto grande). Purtroppo pure i libri non rendono molto (tra l'altro io ne ho alcuni e non sono nemmeno stampati benissimo). Sul Web consiglio di fare una ricerca per immagine e impostare di vedere solo quelli di grande dimensione: www.google.it/search?q=candida+hofer&espv=2&biw=1920&bih=1099&source=l Se ne trovano alcune che si possono visualizzare a quasi 3000 pixel di lato. Anche la Höfer utilizza da qualche tempo (probabilmente non in maniera esclusiva) macchine digitali: nei dati Exif presenti in qualche immagine ho trovato il dorso digitale Phase One P45+ (ma si tratta di foto non recentissime). Probabilmente lo utilizza con qualche fotocamera come le Alpa. P.S. In un libro sul Neues Museum di Berlino con le sue fotografie, c'è anche una foto della Höfer con il suo gruppo di lavoro sul posto: 5 assistenti... |
| inviato il 13 Febbraio 2017 ore 15:05
Domanda forse banale: ma è medio formato o lastra? |
| inviato il 13 Febbraio 2017 ore 15:18
Sicuramente usava - e credo continui ad usare «in parallelo» (come ho letto in una sua dichiarazione) - il banco ottico. Ma da anni scatta soprattutto con fotocamere digitali. P.S. In ambito «analogico» credo utilizzi anche formati più piccoli: sul Web ho trovato una sua foto in cui la si vede usare un'Hasselblad. In ambito digitale non esiste un «grande formato» (qualcuno dirà che non esiste nemmeno un vero medio formato). |
user39791 | inviato il 13 Febbraio 2017 ore 16:27
Grazie a tutti per il contributo che avete dato. |
| inviato il 13 Febbraio 2017 ore 16:45
Grazie e te per aver aperto questo thread su quella che considero uno dei più grandi fotografi d'architettura contemporanei. Ho trovato questa interessante intervista con allegata un'ottima selezione di sue foto: www.klatmagazine.com/art/candida-hofer-interview/9516 |
| inviato il 13 Febbraio 2017 ore 21:10
Interessante l'intervista e interessanti alcune delle foto che non conoscevo. E tra queste (stranamente) quelle della Galleria Borghese. Anche perché per la prima volta si tratta di un luogo che conosco molto bene (visitato più volte) e fotografato a lungo poco più di un anno fa. Non posso che «levarmi il cappello» ancora una volta davanti alla Höfer. Riesce a far apparire con la massima naturalezza viste in cui ha utilizzato sicuramente grandangoli piuttosto spinti (a naso, focali equivalenti simili vicini ai 14-15 mm). Si può notare come preferisca punti di vista piuttosto alti che gli permettono di decentrare molto poco. P.S. Le foto della Galleria Borghese sono state scattate tra il 12 e il 15 febbraio 2012. Proprio cinque anni fa. La dimensione delle stampe finali è circa cm 180x215 (la larghezza in realtà varia di pochi centimetri tra una foto e l'altra). |
| inviato il 14 Febbraio 2017 ore 6:15
“ La dimensione delle stampe finali è circa cm 180x215 (la larghezza in realtà varia di pochi centimetri tra una foto e l'altra). „ Quindi ha scelto l'altezza come costante variando leggermente la larghezza per evidenti ragioni di ottimizzazione compositiva. Penso che sia dovuto alla destinazione espositiva delle sue foto: le stampe in grandissimo formato sono destinate a venir appese in sequenza a delle pareti o a dei pannelli e l'altezza costante di ben m 1.80 dà una migliore sensazione di ordine e coerenza, mentre la variazione di qualche centimetro nella larghezza neppure si nota. “ Non posso che «levarmi il cappello» ancora una volta davanti alla Höfer. Riesce a far apparire con la massima naturalezza viste in cui ha utilizzato sicuramente grandangoli piuttosto spinti (a naso, focali equivalenti simili vicini ai 14-15 mm). „ Qui c'è un'altra selezione di foto realizzate dalla Höfer in Itlaia artblart.com/tag/candida-hofer-teatro-scientifico-bibiena-mantova-i/ In questa del proscenio del palladiano Teatro Olimpico di Vicenza: artblart.files.wordpress.com/2013/03/candida-hc3b6fer-teatro-olimpico- comparandola a certe mie foto prese dallo stesso PdR deduco che abbiamo un angolo equivalente a un 20-22mm circa su 24x36 (o FF). Qui, nello stesso teatro: artblart.files.wordpress.com/2013/03/candida-hc3b6fer-teatro-olimpico- mi sembra un angolo simile a quello di un normale. Qui invece, nel Palazzo Ducale di Mantova, mi sembra che abbia fatto uso di un grandangolo più spinto di quello utilizzato per il proscenio del Tetro Olimpico: artblart.files.wordpress.com/2013/03/candida-hc3b6fer-palazzo-ducale-m Comunque, tramite la scelta del PdR e un attento taglio ai bordi degli elementi da includere nella composizione, si nota un grande controllo di quelli che sono i principali "effetti collaterali" nell'uso dei grandangoli, ovvero il senso di dilatazione degli spazi e la deformazione anamorfica verso i bordi di tutto ciò che non è parallelo al piano del sensore o della pellicola. “ Si può notare come preferisca punti di vista piuttosto alti che gli permettono di decentrare molto poco. „ Ho infatti notato che nelle biblioteche o in ambienti in cui sono presenti soppalchi o balconate lei li utilizza sistematicamente: www.google.it/search?q=candida+hofer+teatro+olimpico&biw=2048&bih=1024 Un po' come facevano gli Alinari, che molto spesso fotografavano piazze e monumenti dalle finestre poste a una certa altezza: www.alinariarchives.it/it/search?isPostBack=1&panelAdvSearch=opened&ar Qui, nel Palazzo Medici Riccardi di Firenze: s-media-cache-ak0.pinimg.com/564x/5c/2f/9b/5c2f9be36c61e36799c8e5b3530 se si considera la distanza tra lo schienale delle poltroncine trasparenti (di Philippe Starck) e la linea d'orizzonte, direi che la macchina era a circa due metri dal pavimento; quindi deve aver fatto uso di qualcosa per mettersi a quell'altezza. |
user39791 | inviato il 14 Febbraio 2017 ore 7:19
Grazie ancora per il vostro prezioso contributo. |
| inviato il 14 Febbraio 2017 ore 8:15
Non posso che concordare con tutte le osservazioni fatte da Roberto. Nelle foto realizzate dentro la Galleria Borghese penso abbia preferito una focale particolarmente corta perché era importante restituire l'intero spazio: le foto erano relative alla «ricostruzione» degli ambienti attraverso la collocazione momentanea di opere che facevano parte dell'antica collezione Borghese e ritornate dalla Francia in occasione di una mostra. www.arte.rai.it/articoli/i-borghese-e-lantico/2748/default.aspx |
| inviato il 14 Febbraio 2017 ore 10:09
Rimpiango di essermela persa quella mostra. Sarebbe valsa la pena di prendere il Frecciarossa e venire a Roma per vederla. Quelle opere sono rimaste al Louvre perché Napoleone le aveva regolarmente acquistate e pagate a quell'xxx del cognato. Invece il Laoconte e altri capolavori trafugati sempre al Louvre sono ritornati a Roma dal momento che li aveva proditoriamente saccheggiati. Così è stato anche per i Codici Leonardeschi e il manoscritto delle opere di Virgilio, appartenuto e annotato dal Petrarca e con il frontespizio miniato da Simone Martini (commissionatogli da Petrarca mentre erano entrambi alla corte papale di Avignone). Napoleone, appena arrivato a Milano, si era recato alla Biblioteca Ambrosiana per prenderli di persona e portarseli dove alloggiava. Pare che abbia detto "questa è roba mia!" (non so se ha aggiunto "e guai a chi me la tocca!"). Mi sembra che negli anni successivi li abbia tenuti nel suo studio a Fontainebleau. Era un gran ladrone ma bisogna ammettere che aveva un gran gusto. I codici di Leonardo e il Virgilio Ambrosiano sono tutt'ora all'Ambrosiana e al Virgilio hanno lasciato la rilegatura fatta realizzare da Napoleone, con la "N" dorata circondata da foglie d'alloro. Ho trovato sul sito della Treccani questo articolo su una mostra della Höfer a Napoli: www.treccani.it/scuola/itinerari/una_mostra/una_mostra23.html Lo allego per la foto del Pantheon, purtroppo in formato francobollo e che non è possibile ingrandire. Qui mi sembra che abbia utilizzato un PdR ancora più elevato rispetto al pavimento che non in Palazzo Medici Riccardi; probabilmente ha fatto uso di un trabatello o qualcosa del genere. |
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