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joel meyerowitz







avatarsenior
inviato il 19 Febbraio 2016 ore 9:50

L’americano Joel Meyerowitz, nato a New York nel 1938, comincia a fotografare nei primi anni sessanta, dopo un’esperienza come art director di un’agenzia di marketing e pubblicità.

Ispirato dalle fotografie di Robert Frank, che conosce occasionalmente nel 1962 durante le riprese di un servizio fotografico che questi sta realizzando per una campagna pubblicitaria, lascia la professione intrapresa per dedicarsi alla fotografia, ed è oggi considerato, insieme a William Eggleston e Stephen Shore, uno dei più rappresentativi esponenti della New Color Photography.

I cinquant’anni di carriera di Meyerowitz si dividono in due fasi creative fondamentali, quella della street photography e quella del paesaggio, fino ad arrivare al monumentale lavoro eseguito sulle rovine di Ground Zero, dove documenterà con minuziosa dedizione l’opera di soccorso e recupero a seguito degli attentati dell’ 11 Settembre 2001.

Due incontri fondamentali per lo sviluppo della sua personalità artistica sono quelli con Garry Winogrand e Henri Cartier-Bresson.
Col primo nasce un’amicizia che si trasforma in un vero e proprio sodalizio.
Insieme iniziano a percorrere le strade di New York, registrando le storie più semplici, i piccoli momenti casuali e rivelatori, ordinari e fortuiti, e influenzandosi a vicenda ma con due stili assolutamente differenti.

Dopo una breve esperienza in bianco e nero, Meyerowitz si converte quasi subito al colore, dando di questa scelta una motivazione semplice ma esemplare, stupefacente nella sua evidenza: “Ho scelto il colore e ho creduto fortemente nel suo potenziale. Perché non avrei dovuto? Il mondo è a colori!”.

Ciò che Meyerowitz cerca nella realtà è il modo in cui le persone reagiscono alle circostanze impreviste, la simultaneità di cose che avvengono in contemporanea e la relazione che si crea tra di esse, orientando il suo gusto verso quegli elementi, nel quotidiano, che portano con sé una certa ambiguità, un mistero, che fungono da punto di svolta e contengono un messaggio nascosto.

Le fotografie di strada a colori di Meyerowitz non sono altro che comuni fotografie di street photograohy eseguite su pellicola a colori, senza alcun artificio cromatico di tipo pittorico.

Egli compone le immagini come fossero frammenti di realtà, obbligando lo spettatore a individuare tutti gli elementi del puzzle e a percepire come i movimenti delle persone, i colori, le forme, i tagli di luce lavorino all’unisono per dare vita alla fotografia.
Anche quando la centralità di un elemento dell’immagine è immediatamente individuabile, gli altri elementi - colori, piccoli gesti, sguardi, luci - si aggiungono ad esso per creare qualcosa di unico.

La prima presentata in questo post è tra le fotografie di strada più famose di Meyerowitz: “Tutti, intorno a quell’uomo caduto per strada, lo stavano a guardare, per terra, ma erano paralizzati, nessuno che tendesse una mano, addirittura l’operaio con il martello lo scavalca come fosse della spazzatura. In quel momento ho letto tutta l’inumanità delle città moderne”.

images.huffingtonpost.com/2014-08-31-JoelMeyerowitzParis.jpg

www.kunsthauswien.com/images/stories/Ausstellungen/2015/Meyerowitz/Joe

www.i-mag.info/wp-content/uploads/2014/07/Dairyland_Provincetown_1976_

imag.altervista.org/_altervista_ht/immagini/2013/10/Joel-Meyerowitz-08

theredlist.com/media/database/photography/history/street/joel-meyerowi

www.i-mag.info/wp-content/uploads/2014/07/meyerowitz_2011-221.jpg

avatarjunior
inviato il 19 Febbraio 2016 ore 13:43

Ho visto una sua mostra un paio di anni fà....stampe di grande misura e abbastanza datate...non certo l'ultima produzione. ma di sicuro impatto visivo. Le sue fotografie si guardano molto volentieri, non ti violentano la testa, forse perchè anche a colori...cmq, una produzione molto di spessore, con delle solide radici. Uno dei grandi ancora in attività.....

avatarsenior
inviato il 19 Febbraio 2016 ore 14:29

Io ho visto mostra a Milano qualche mese fa e mi è piaciuta moltissimo.
C'erano diverse stampe da alcune molto vecchie in BN a altre più recenti fino hai grandi formati relativi a 11 settembre.
Diversi scatti mi hanno colpito molto, certe foto sono davvero intense

user39791
avatar
inviato il 19 Febbraio 2016 ore 17:11

Fu l'unico autorizzato a fotografare da vicino Ground Zero subito dopo gli attentati. E' diventato famoso per essere stato uno dei primi ad usare il colore nella street, scelta difficile a mio avviso perchè questo genere a colori rischia fortemente di produrre risultati banali. Lui, spesso, è riuscito ad evitarlo alla grande. Non è uno dei miei preferiti, ad ogni modo sta di diritto tra i grandi della fotografia americana.

avatarsenior
inviato il 19 Febbraio 2016 ore 17:36

Ti dirò, dopo aver visto foto dal vero mia opinione è aumentata, la mostra l'ho trovata molto interessante

avatarsenior
inviato il 19 Febbraio 2016 ore 18:11

Si, mondo se si sapeva, ma fu anche il primo a sdoganare il lavoro, sino a quel momento sconosciuto, di V.Meier.
Il riscontro poi positivo anche di B.White e del pubblico consacrò la Meier.

avatarsupporter
inviato il 20 Febbraio 2016 ore 2:33

Fu l'unico autorizzato a fotografare da vicino Ground Zero subito dopo gli attentati.


Scusa la pedanteria, ma anche McCurry era già lì la mattina del 12 settembre, come si legge nella didascalia alla quarta foto in questa pagina dal suo blog:
stevemccurry.wordpress.com/tag/911/
www.slideshare.net/guimera/in-memoriamseptember-11-2001-steve-mccurry-

Se mi concedete una nota personale, trovo una coincidenza vagamente inquietante nel fatto che nell'identica posizione di questa foto di Meyerowitz:
www.istantidigitali.com/wp-content/uploads/2015/06/meyerowitz_2011-09-
io esattamente dodici anni prima, ovvero ai primi di settembre del 1989, ho scattato questa:
www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1380840

Se guardate l'angolazione degli edifici sullo sfondo, latitudine e longitudine sono quelle, tutt'al più uno spostamento minimo.
Ero giusto qualche metro più in alto perché la soletta sotto alla pavimentazione della piazza è collassata. Questo lo si deduce dal pilastro, che non mi pare corrispondere a uno della Torre Sud (erano più massicci, per via del sistema di trasferimento dei carichi al pianterreno e ravvicinati, e poi l'angolazione non coincide); ma è probabilmente uno di quelli che reggevano la soletta della piazza. Si nota anche, da quel che resta della Torre Nord, che il suoi portali d'ingresso si trovavano qualche metro più in alto rispetto al PdR di Meyerowitz.

user39791
avatar
inviato il 20 Febbraio 2016 ore 8:25

Da quello che ne so furono in tanti a fotografare all'inizio ma dopo poco venne tutto chiuso e lui fu il solo fotografo autorizzato a entrare e fotografare da vicino.

avatarsupporter
inviato il 20 Febbraio 2016 ore 8:34

da sempre uno dei miei preferiti, grande streettologo a colori, personalmente preferisco ancora il bn per la street ma a lui riesce in maniera magistrale il colore, credo sia la sua principale caratteristica

avatarsenior
inviato il 20 Febbraio 2016 ore 8:40

È come dice Filiberto, fu unico fotografo autorizzario a entrare gli altri sono entrati successivamente

avatarsenior
inviato il 20 Febbraio 2016 ore 8:48

Sicuramente street di ottimo livello.
C'è da dire che un fotografo di street se è di New York parte con chilometri di vantaggio.

avatarsupporter
inviato il 20 Febbraio 2016 ore 9:17

Da quello che ne so furono in tanti a fotografare all'inizio ma dopo poco venne tutto chiuso e lui fu il solo fotografo autorizzato a entrare e fotografare da vicino.


Quindi a questo punto hanno sbarrato l'accesso persino a McCurry, che all'epoca era già famosissimo, e autorizzato solo Meyerovitz. Questo la dice lunga del prestigio di cui gode.
A dire il vero non so se gli hanno fatto un gran favore, perché in tal modo ha respirato delle gran porcherie, tra cui amianto polverizzato (il W.T.C. risale ai primi anni '70). Come è noto, parecchi di quelli che hanno lavorato sulle rovine di Ground Zero si sono ammalati.

user39791
avatar
inviato il 20 Febbraio 2016 ore 9:28

Già!;-)

avatarsupporter
inviato il 20 Febbraio 2016 ore 9:32

Dopo una breve esperienza in bianco e nero, Meyerowitz si converte quasi subito al colore, dando di questa scelta una motivazione semplice ma esemplare, stupefacente nella sua evidenza: “Ho scelto il colore e ho creduto fortemente nel suo potenziale. Perché non avrei dovuto? Il mondo è a colori!”.


La stesso finale di questa frase l'ho sentito in un intervista a McCurry, e non penso sia un caso. Probabilmente ha citato il collega, di dodici anni più anziano.
Comunque Meyerowitz ha fatto una scelta controcorrente; all'epoca la convenzione secondo cui la foto d'autore dovesse essere in bianco e nero era molto forte.

avatarsenior
inviato il 20 Febbraio 2016 ore 12:51

A chi ama il Meyerowitz paesaggista, consiglio senza dubbio di prendere "Cape Light", finalmente ristampato qualche mese fa (quello con la stessa foto di copertina dell'originale; evitare l'infelice riedizione pubblicata anni addietro)!

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