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Hbd
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Recensioni di fotocamere, obiettivi, treppiedi, teste e altri accessori pubblicate da Hbd


canon_xc10Canon XC10

Pro: compattezza, autonomia, compatibilità con batterie lp-e6 e successive, qualità d'immagine nei video, software di derivazione eos cinema, sistema di dissipazione attivo del calore

Contro: assenza del dual pixel cmos, assenza del formato raw in modalità fotografica, assenza di waveform, mancanza di una ghiera e qualche pulsante aggiuntivo. Avrei preferito due schede sd uhs-II, rispetto alla combinazione cfast+sd

Opinione: La macchina in oggetto, che da nuova costava oltre 2500 euro, era un prodotto primariamente dedicato ai fotogiornalisti. Ha un sensore da 1 pollice da 13,36 megapixel totali, formato 4:3: questo garantisce 12 megapixel in modalità fotografica, e risoluzioni video fino a 4k UHD (3840x2160). Il formato video è quindi simile al super 16mm. In 4k, la macchina registra con bitrate di 305 o 205Mpbs, in 4:2:2 (8 bit): con il full-hd, la macchina effettua la registrazione in 4k, scalando poi a 1920x1080. Purtroppo gli unici framerate disponibili sono 25 e 50p: per ragioni a me ignote, non è disponibile l'opzione 24fps. Inoltre, mentre persino la 5d mark II aveva l'opzione PAL/NTSC, la xc10 destinata al mercato europeo è solo PAL. La fotocamera ha uno schermo orientabile (ma non snodabile): non è presente un mirino, ma viene fornito a corredo un loupe da fissare allo schermo, così da avere una sorta di mirino. Tuttavia, così facendo, si perde la possibilità di sfruttare la funzione touch dello schermo. In termini di ergonomia e comandi, la macchina ha l'impugnatura ruotabile come altri modelli della serie cinema. Tuttavia, vi è solamente una ghiera, e i pulsanti disponibili sono pochi. Per contro, vi è un sistema di raffreddamento attivo. Il software è di derivazione eos cinema, con numerose opzioni: ovviamente è presente il Canon log (non log 2 e 3, dato che la macchina registra a 8 bit), con il quale la sensibilità iso parte da 500. E' presente un filtro nd integrato da 3 stop. Sorprendentemente, non sono presenti waveform o istogrammi, e per l'esposizione ci si può affidare solo alla funzione zebra. La fotocamera applica una riduzione del rumore automatica, che tuttavia non è disattivabile: fa un discreto lavoro, ma avrei preferito avere l'opzione di disabilitarla, dato che con i software dedicati si può sicuramente fare di meglio, preservando maggiormente il dettaglio utile. Per quanto concerne l'autofocus, all'epoca il dual pixel cmos era già stato implementato su diverse fotocamere eos cinema, ma sulla xc10 viene utilizzato un sistema a rilevamento di contrasto: sono disponibili le funzioni inseguimento e riconoscimento volti, e il sistema funziona abbastanza bene su soggetti statici o in lento movimento, ma quando vi sono situazioni maggiormente dinamica, il gap rispetto al dual pixel cmos è evidente. L'ottica integrata è un 24-200 f2.8-5.6 equivalente: non è parafocale, ma la corsa dello zoom è sufficientemente lunga per avere una buona gestione durante il video. Vi è una stabilizzazione ottica, alla quale si può aggiungere una stabilizzazione digitale. Nel complesso, è una macchina ancora molto versatile: l'ho utilizzata ad esempio per riprendere saggi teatrali, dove ho apprezzato l'ampia profondità di campo garantita dal connubio tra ottica e sensore di piccola dimensione, così da poter lavorare senza problemi alla massima apertura del diaframma. La parte fotografica, invece, non è nulla di eccezionale: l'autofocus è poco performante con soggetti in movimento, la velocità di scatto è bassa, e la fotocamera scatta solo in jpeg. Sono convinto che avrebbero potuto implementare la modalità raw con un aggiornamento di firmware: tuttavia, evidentemente il marketing Canon aveva altre idee... In rete ho letto recensioni al limite del surreale, dove sedicenti esperti comparavano la xc10 alle fotocamere bridge dell'epoca. Ecco, questo significa non avere la minima idea del prodotto che si ha in mano, dato che l'unica analogia con una fotocamera bridge è la dimensione del sensore. Su molti camcorder professionali vengono utilizzati sensori di piccola dimensione per questioni operative, ad esempio per contenere gli ingombri delle ottiche, ma questo non li mette di certo sul medesimo livello delle fotocamere compatte o bridge...

inviato il 23 Gennaio 2024


canon_1dx_iiCanon 1DX Mark II

Pro: Qualità d'immagine, autofocus, velocità di scatto, buffer, mirino, ergonomia, ampie possibilità di personalizzazione

Contro: manca il Canon log, non è presente la modalità af-servo in live-view per le foto, per i video in 4k è disponibile solamente l'opzione di registrare in mjpeg

Opinione: E' il modello che ha sostituito la 1dx e, anche se sulla carta alcune specifiche sono simili, la macchina è stata riprogettata nelle sue componenti principali. Lato autofocus vi è stato un miglioramento sotto numerosi aspetti: velocità, punto di messa a fuoco disponibili (con certe combinazioni di ottiche ed extender è possibile avere tutti i punti af attivi anche se l'apertura massima è tra f6,3 e f8), funzionamento in condizioni di bassa luce. In generale, l'autofocus è più reattivo e affidabile di quello della 1dx. In termini di qualità d'immagine, tra 18 e 20 megapixel non cambia molto, ma hanno migliorato molto la gamma dinamica a sensibilità iso base. A quelle più elevate, invece, non cambia praticamente nulla rispetto al vecchio modello, in termini di snr e gamma dinamica (almeno se si scatta in raw, dato che in jpeg conta molto la riduzione del rumore attuata dalla fotocamera). Vi è stato un notevole miglioramento a livello di buffer: anche scattando in raw su entrambe le schede, si possono superare i 100 scatti (ovviamente dipende dalla sensibilità iso, scena fotografata, velocità di scatto ecc.) continuativi. La velocità di scatto passa da 12 a 14fps, con autofocus attivo, e si raggiungono i 16fps in live view. Purtroppo, in quest'ultimo caso manca la modalità af-servo, per le foto, per cui il dual pixel cmos è utilizzabile solo per soggetti statici. A detta dei progettisti, la scelta è dovuta al fatto che non avevano giudicato sufficienti le prestazioni del dual pixel cmos (è una macchina del 2016), per una eos 1, per cui hanno preferito non implementare tale modalità. Una nota: sul forum appaiono spesso confronti tra la 1dx mark II e la r6, e alcuni utenti sostengono che quest'ultima superi la prima "in tutto". Non è assolutamente così: velocità di messa a fuoco con i superteleobiettivi e gli extender, velocità di scatto con l'otturatore meccanico (e con i flash), shutter lag, opzioni di configurazione, autonomia, mirino privo di latenze di risposta e con gamma dinamica molto più ampia di un evf, sono tutti aspetti in cui la 1dx mark II surclassa la r6 (per non parlare poi dell'ergonomia, degli schermi lcd e pulsanti aggiuntivi ecc.). Lato video, rispetto alla 1dx vi è stato un salto abissale: in primis vi è il dual pixel cmos, che consente di avere la messa a fuoco continua, e inoltre la macchina può registrare video in 4k fino a 60fps. Vi sono, tuttavia, alcune limitazioni. In 4k la macchina registra solo in mjpeg, con un bitrate elevato: questo comporta una notevole occupazione di spazio: sospetto che il problema sia hardware, nel senso che probabilmente i processori digic non sarebbero riusciti a gestire la compressione h264, in 4k. In 4k, inoltre, la macchina non registra con l'intera larghezza del sensore, ma utilizza una "porzione" 4k del sensore: anche qui, credo che si tratti di un limite hardware, dovuto ai processori e alla velocità di lettura del sensore (che incide sul rolling shutter). Infine, mentre sulla 5d mark IV hanno aggiunto la possibilità di installare (a pagamento) il Canon log, nulla è stato fatto per la 1dx mark II. Ho avuto modo di chiedere delucidazioni a Canon Usa e, a quanto pare, il problema non è hardware, ma semplicemente non hanno ricevuto molte richieste per l'aggiunta di tale funzione, sulla 1dx mark II: purtroppo, il marketing Canon colpisce ancora...

inviato il 18 Febbraio 2022


canon_24_f1-4Canon EF 24mm f/1.4 L USM

Pro: Apertura massima di f1,4, distorsione contenuta, ingombri e peso inferiori a modelli omologhi più recenti, prezzo da usato

Contro: Microcontrasto e correzione delle aberrazioni non eccelse, ricambi non più forniti da Canon

Opinione: Si tratta di un obiettivo prodotto dal 1997 al 2008, con uno schema ottico oramai di vecchia concezione. Chi è in cerca di prestazioni ottiche da obiettivo macro è meglio che si orienti su altro. Infatti, soprattutto alle aperture elevate del diaframma, il microcontrasto è basso (inferiore a quello del 35 f1.4 L o 50 f1.2 L), e decade in modo evidente nelle zone periferiche delle lenti: inoltre le aberrazioni cromatiche non sono molto contenute, e vi sono anche problemi di astigmatismo. La vignettatura è abbastanza marcata, come accade usualmente con ottiche simili. In compenso la distorsione è contenuta. Detto ciò, se si sfrutta l'ottica in condizioni d'uso che non ne esaltino i difetti, è un obiettivo che ancora può risultare soddisfacente. Personalmente trovo apprezzabile il basso microcontrasto in certi frangenti, unita alla leggera velatura data dall'aberrazione sferica che si ha a f1,4 (sia nelle foto che nei video). L'ottica è dotata di un motore usm, che garantisce una messa a fuoco sufficientemente accurata e abbastanza rapida. Trattandosi di un obiettivo abbastanza datato, Canon non fornisce più i ricambi, per cui è bene essere cauti nella scelta dell'esemplare usato, dato che la riparabilità può divenire un serio problema.

inviato il 31 Maggio 2020


canon_200_f2-8_v1Canon EF 200mm f/2.8 L USM

Pro: Compattezza, paraluce integrato, qualità d'immagine, velocità di messa a fuoco

Contro: assenza di stabilizzatore, disponibilità solo parziale dei ricambi

Opinione: Un 200mm f2.8 da meno di 800g e con una lunghezza di 13cm, con una buona qualità d'immagine, acquistabile nuovo per 700 euro. In breve, ciò descrive le attrattive principali dell'ottica: nessun 70-200 f2.8 è altrettanto compatto e leggero. L'ottica è stata in commercio dal 1991 al 1995, per essere poi sostituita dalla versione II. Dopo aver effettuato delle verifiche sul catalogo ricambi ho appurato che lo schema otico è identico: i gruppi di lenti hanno il medesimo codice dei ricambi. Cambiano il paraluce, che sulla prima versione è integrato, ed eventualmente il circuito autofocus, a seconda dell'anno di produzione dell'ottica. Questo, unitamente alla struttura di altre parti dell'ottica, che tuttavia non influiscono sull'utilizzo pratico, anche se possono creare qualche problema in termini di disponibilità di ricambi, in quanto le parti comuni con la versione II vengono ancora fornite, mentre le altre no. Personalmente ho preferito la prima versione per il minor prezzo di acquisto e il paraluce integrato, in modo da ridurre al minimo gli ingombri durante il trasporto. L'ottica è ancora valida, dal punto di vista ottico: i moderni 70-200 f2.8 L II/III is usm offrono minori aberrazioni e maggior microcontrasto al centro delle lenti, ma perdono qualcosa nelle zone periferiche. L'ef 200 f2.8 L usm ha un motore autofocus del tipo ring usm che, pur se di vecchia concezione, fornisce buone prestazioni. L'ottica è compatibile con i moltiplicatori di focale, tuttavia con il 2x il calo di resa ottica è davvero marcato, per cui è bene non illudersi: un 100-400 II o 400 f5.6 L usm forniscono una qualità d'immagine ben superiore, a 400mm. Detto ciò, il 200mm f2.8 consente una maneggevolezza decisamente maggiore, anche con l'extender 2x, vista la limitata lunghezza dell'ottica e peso contenuto.

inviato il 17 Dicembre 2019


canon_70-300doCanon EF 70-300mm f/4.5-5.6 DO IS USM

Pro: Ingombri ridotti, aberrazioni cromatiche contenute, prezzi interessanti se acquistato usato

Contro: Livelli di microcontrasto non molto elevati, soprattutto lato tele, ottica molto sensibile al controluce

Opinione: E' stata la prima, nonché l'unica (almeno alla data della presente recensione) ottica zoom prodotta da Canon con tecnologia DO. Tale tecnologia consente di contenere gli ingombri dell'ottica, rispetto ad una soluzione tradizionale, volendo un pari livello di correzione delle aberrazioni: infatti, nel secondo caso sarebbe necessario un maggior numero di lenti, con materiali particolari (es. fluorite). Per contro, la lavorazione è estremamente complessa, tanto che a detta di Canon per l'elemento DO la precisione richiesta arriva al micrometro: conseguentemente i costi sono piuttosto elevati, e hanno uno spiacevole impatto sul prezzo dell'ottica (è fuori produzione dal 2016, anche se al momento risulta ancora a listino), sostanzialmente pari a quello del 70-300 f4-5.6 L is usm. Insomma, i punti di forza sono le dimensioni ridotte (almeno con lo zoom in posizione grandangolare) e la buona correzione delle aberrazioni, oltre ad una buona qualità costruttiva (migliore dei 70-300 di fascia media, che tuttavia sono meno costosi). Per contro, il microcontrasto non è molto elevato, soprattutto lato tele: io sapevo cosa aspettarmi, e ho acquistato l'ottica consapevole di tale limitazione. E' senz'altro meglio di un 75-300, ma già non raggiunge i livelli dell'attuale 70-300 II is usm. Il 70-300 DO ha diversi problemi di flare in controluce: era uno dei difetti delle prime generazioni di obiettivi DO di Canon, con l'aggiunta che all'epoca i trattamenti antiriflesso delle lenti non erano comparabili con quelli odierni. Riguardo all'autofocus, l'obiettivo è stato commercializzato nel 2004, e adotta una unità ring usm di vecchia concezione, meno sofisticata di quelle odierne: discorso analogo per lo stabilizzatore, rumoroso e meno efficace rispetto a quelli attuali. Sotto tali aspetti, il divario rispetto al 70-300 II is usm è considerevole, visto che l'unità nano usm è molto rapida, e lavora meglio con il dual pixel cmos, soprattutto nei filmati; lo stabilizzatore del 70-300 is II è maggiormente silenzioso e decisamente più efficace. Insomma, a meno di interessi collezionistici, non consiglierei tale ottica: il 70-300 is II è mediamente superiore sotto tutti gli aspetti, e si trova nuovo alla cifra a cui si può trovare un 70-300 DO usato, in un negozio. Nel mio caso, invece, il fattore ingombri era il punto chiave (possiedo sia un 70-200 f4 is che un 100-400 II, ma in certi casi sono eccessivamente ingombranti e vistosi), e ho trovato un esemplare di 70-300 DO ad un prezzo molto basso, causa problemi autofocus, poi risolti con la sostituzione del motore usm (150 euro).

inviato il 08 Ottobre 2019


canon_1dxCanon 1DX

Pro: Velocità di scatto, qualità d'immagine, sistema di messa a fuoco, ergonomia, autonomia

Contro: fotocamera vistosa, pesante e ingombrante

Opinione: Ha sostituito le precedenti serie 1d e 1ds, anche se all'atto pratico è sostanzialmente una 1d con sensore full-frame (il ruolo di fotocamere con file ad alta risoluzione è stato invece acquisito dalle 5ds e 5dsr). Si tratta di un modello professionale: è vero che tale dicitura è in parte dovuta alle strategie di marketing, ma vi è anche qualcosa di concreto, che va oltre le mere specifiche delle singole componenti. Rispetto agli altri modelli di eos coevi, infatti, il sistema af offre prestazioni superiori, il sensore è quello con le migliori prestazioni lato snr e gamma dinamica, il mirino offre maggior confort visivo, e la costruzione meccanica/affidabilità e longevità della componentistica si colloca su un altro livello, per non parlare dell'ergonomia e autonomia. Non è, ovviamente, una fotocamera ideale per chiunque, ma offre indubbiamente un punto di equilibrio che le altre eos non raggiungono (anche se magari offrono file con maggior numero di pixel ecc.). L'autofocus è uno dei punti di forza della fotocamera, anche se ovviamente non beneficia delle più recenti soluzioni tecniche adottate sulla 1dx mark II (che offre uno stop di vantaggio in condizioni di scarsa illuminazione, maggiore stabilità nel mantenere la messa a fuoco, e la possibilità di avere fino a 61 punti af operativi, anche con ottiche ed extender con apertura massima di f8). Lato qualità d'immagine, l'unico vantaggio della 1dx mark II è di avere uno stop di gamma dinamica in più a iso 100, beneficio che salendo con la sensibilità iso va progressivamente a ridursi, fino a scomparire. A sensibilità iso elevate, infatti, i due sensori sono sostanzialmente alla pari (e surclassano le varie 5d e 6d attualmente in commercio). Per quanto concerne i video, a parte il fatto di non registrare in 4k e di fermarsi a 30p in 1920x1080, il vero limite della 1dx, rispetto alla 1dx mark II, è l'assenza del dual pixel cmos. In full-hd la qualità d'immagine offerta dalle due fotocamere è simile, ma la 1dx richiede un sistema di follow focus o similare, per registrare certi tipi di video, mentre la 1dx mark II offre un sistema di messa a fuoco affidabile e di semplice utilizzo. Lato buffer, con una scheda cf 1066x udma7 si possono scattare più di 40 foto consecutive, in raw (dipende molto dalla scena e sensibilità iso impostata), a 12fps. Per chi necessitasse dell'unità wireless wft, segnalo che la 1dx è compatibile con il modello wft-e6, ma non con il successivo wft-e8 (ideato per la 1dx mark II): la cosa è seccante, dato che l'unità più recente offre diverse funzioni aggiuntive, oltre al fatto che è più semplice da reperire.

inviato il 02 Luglio 2019


canon_1d4Canon 1D Mark IV

Pro: rapporto qualità prezzo, velocità di scatto, qualità d'immagine (in relazione al formato del sensore), sistema autofocus affidabile, buona autonomia

Contro: impossibilità di regolare i livelli audio manualmente nei filmati, disponibilità di ricambi problematica

Opinione: Si tratta dell'ultima eos 1 prodotta con sensore aps-h, ed è stata oramai introdotta sul mercato 10 anni fa. La disposizione dei comandi è simile alle eos 1 più recenti, anche se queste ultime hanno un secondo multicontroller duplicato per lo scatto verticale, oltre a qualche pulsante aggiuntivo: a differenza della precedente 1d mark III, lo schermo lcd ha una risoluzione dignitosa. Sulle 1dx e 1dx mark II hanno migliorato ulteriormente l'ergonomia dell'impugnatura, ma la 1d mark IV rimane ancora molto ben bilanciata, a mio avviso. Al lancio la 1d mark IV era la eos con la miglior qualità d'immagine a sensibilità iso elevate, arrivando a superare anche la 5d mark II, il cui sensore aveva livelli di rumore a pattern fisso ben più elevati. Oggi, comunque, surclassa tutte le reflex/mirrorless eos con sensore aps-c sotto tale aspetto: visionando i file raw la differenza è evidente. Le eos 1 sono sempre stati modelli dedicati a specialistici, e la 1d mark IV lo è in modo particolare, a causa del formato del sensore: per un utilizzo sistematico di ottiche grandangolari potrebbe non essere la scelta migliore. Il sistema autofocus era, all'epoca, il migliore prodotto da Canon: tuttavia 10 anni sono molti, e oggi persino prodotti come la 80d offrono un sistema autofocus che per certi aspetti supera quello della 1d mark IV, in particolare in condizioni di scarsa illuminazione. Tuttavia, in condizioni di illuminazione meno critiche, il sistema af della 1d mark IV risulta mediamente più stabile in ai servo. Parte dei limiti è anche dovuta alla potenza di calcolo della 1d mark IV, e questo limita anche la velocità di messa a fuoco quando si utilizzano dei moltiplicatori di focale (anche per limiti hardware del sistema autofocus). Con la 1dx vi è stato un deciso salto qualitativo, e con la 1dx mark II il distacco è notevolmente aumentato. Per contro, è vero che i sistemi af delle eos 1 più recenti sono maggiormente prestazionali, ma al contempo richiedono molte più regolazioni lato utente, per essere sfruttati al meglio, a seconda di cosa si fotografi. In ogni caso, la 1d mark IV è ancora ampiamente fruibile, lato autofocus. Tra l'altro, è l'unica eos ad avere la seguente funzione: è possibile selezionare contemporaneamente due punti af (affiancati orizzontalmente), così da aumentare l'area campionata dal sistema af. E' un peccato che sulle eos 1 più recenti la cosa sia andata perduta, dato che in certi casi tornava molto utile. La velocità di scatto è di 10 fps, e la fotocamera supporta le schede cf udma 7: purtroppo la fotocamera non è invece compatibile con le schede sdxc, e quindi la velocità di scrittura con le sd è piuttosto bassa. In compenso, se si utilizza l'accessorio wireless wft-e2 II è possibile collegare alla porta usb un dispositivo di memoria compatto (es. Lexar jumpdrive), così da avere la scrittura contemporanea su ben tre supporti di memoria: ovviamente il buffer si satura rapidamente, ma in certi contesti la cosa torna utile. La 1d mark IV è stata la seconda reflex eos a consentire la registrazione di video: la qualità d'immagine è ovviamente inferiore a quella delle eos 1 attuali, ma è ancora fruibile. Il vero problema è l'impossibilità di regolare manualmente i livelli audio, cosa che obbliga ad utilizzare un preamplificatore con funzione "agc disable", qualora si voglia registrare l'audio direttamente con la fotocamera (e un microfono esterno, beninteso). Il fatto curioso è che Canon ha aggiunto tale funzione sia sulle 7d che sulla 5d mark II, tramite aggiornamenti di firmware, mentre la 1d mark IV è stata totalmente abbandonata sotto tale aspetto (pur essendo più recente di tali modelli). In sintesi, la 1d mark IV è un prodotto a mio avviso ancora valido, ma personalmente non lo raccomanderei per un utilizzo professionale - o almeno non come fotocamera primaria - essenzialmente per l'assenza del supporto CPS, e la ricambistica sempre più a rischio.

inviato il 21 Marzo 2019


canon_eos_m50Canon EOS M50

Pro: rapporto qualità prezzo, versatilità di utilizzo per foto/video, dual pixel cmos migliorato, qualità d'immagine (in relazione al formato del sensore)

Contro: mirino elettronico, autonomia, limitazioni nella modalità video, limitata quantità di pulsanti e ghiere

Opinione: E' la terza eos della serie m che possiedo: le precedenti sono state delle m e m3. La m50 è un modello di fascia bassa della gamma m, ma di fatto offre il sistema autofocus con le migliori prestazioni, rispetto ai modelli di fascia superiore (m5 inclusa) e ha la modalità video più avanzata. Ero indeciso tra la m50 e m5, in quanto i prezzi sono simili e, quantunque quest'ultima avesse dei vantaggi lato ergonomia, autonomia, disposizione dei comandi e buffer, alla fine ho optato per la m50, in quanto il divario prestazionale del dual pixel cmos - soprattutto in condizioni di scarsa illuminazione - ha fatto la differenza, unitamente ai formati di registrazione video. Rispetto alle m e m3 è enormemente più versatile e, volendo, si riescono anche a scattare foto a soggetti in movimento: non siamo a livello di una reflex di fascia medio-alta, ma senz'altro vi è stato un notevole miglioramento. Il dual pixel cmos offre una copertura del fotogramma superiore rispetto alla m5 (almeno con certe ottiche), migliore operatività in condizioni di scarsa illuminazione, e nuove funzionalità. Una di esse è la modalità "eye-af" per il riconoscimento occhi: personalmente preferisco sempre selezionare manualmente la zona da mettere a fuoco, senza lasciare l'onere decisionale alla fotocamera, ma sono funzionalità che vanno di moda sulle mirrorless, e quindi era prevedibile che avrebbero agito in tal senso. Il sensore è di derivazione 80d e, grazie al digic 8, consente di avere jpeg di qualità superiore, grazie ad algoritmi di riduzione del rumore migliorati, e funzioni come l'ottimizzatore obiettivo digitale. La gamma di sensibilità iso standard spazia tra 100 e 25600, ma rispetto a una m5/80d le prestazioni a sensibilità iso elevate non sono migliori, se si visionano i file raw. Detto ciò, è comunque uno dei migliori sensori aps-c prodotti da Canon. Lato video, la qualità d'immagine mi sembra superiore a quella di una m3/m5, ma non si raggiungono i livelli di una 5d mark IV. La registrazione di video in 4k avviene sfruttando una porzione 4k del sensore, e quindi l'angolo di campo effettivo si restringe notevolmente, rispetto alla modalità full-hd. Nel mio caso la cosa non è negativa, in quanto sfrutto tale modalità di registrazione per soggetti relativamente distanti: purtroppo, come già scritto, il dual pixel cmos non è operativo, e la messa a fuoco a rilevamento di contrasto è lenta e inadatta a soggetti in movimento. Inoltre, per le usuali e discutibili strategie commerciali di Canon, vi sono forti limitazioni lato firmware, per quanto concerne la modalità video. Ad esempio, non è possibile regolare i livelli audio durante la registrazione del video, il formato di compressione all-i non è disponibile, e nella registrazione video in 4k è disponibile solamente la modalità di messa a fuoco a rilevamento di contrasto. La fotocamera è più compatta di una m5, e purtroppo si perdono alcuni pulsanti e ghiere. Per ridurre il più possibile gli ingombri hanno utilizzato la medesima batteria della prima eos m (lp-e12), e questo limita l'autonomia. Vi è un kit per alimentare la fotocamera da rete elettrica, ma qualche mente sopraffina del marketing Canon ha deciso di interromprere la produzione (si tratta del medesimo modello previsto per la eos m), nonostante sia necessario sia per la m50 che m100. Fortunatamente sono riuscito a reperire i due accessori che compongono il kit, ma in futuro la cosa sarà sempre più ardua. Concludo, infine, con il mirino, che a mio avviso è uno dei punti deboli della fotocamera. E' un evf di piccole dimensioni (come accade anche con i mirini ottici delle reflex con sensore aps-c di fascia bassa, comunque), sensibile al flicker e con gamma dinamica non eccezionale. Inoltre, come tutti gli evf risulta affaticante per la vista, nell'uso prolungato. Tuttavia, considerate che giudico mediocre anche il mirino elettronico della eos r, dato che sono piuttosto esigente in tal senso...

inviato il 20 Marzo 2019


canon_6d_mark_iiCanon 6D Mark II

Pro: Versatilità nettamente migliorata rispetto alla 6d: sistema autofocus più reattivo e con maggiore densità di punti autofocus, maggiore velocità di scatto, sistema di esposizione più avanzato, dual pixel cmos nelle modalità live view/video, schermo orientabile, maggiori opzioni di configurazione

Contro: qualità d'immagine nei video inferiore a modelli come 5d mark IV, 1dx e 1dx mark II, assenza di alcune funzioni video facilmente implementabili via firmware (usuali politche di marketing Canon), resa a sensibilità iso elevate non superiore a quella della 6d.

Opinione: Ho acquistato la fotocamera in sostituzione della 6d. Gli elementi principali che cercavo erano i seguenti: 1) sistema autofocus più reattivo, maggiore velocità di scatto e buffer 2) sistema dual pixel cmos per le modalità video/live view 3) miglior qualità d'immagine sia per i video (nitidezza e dettaglio) che per le foto (in particolare migliore snr e gamma dinamica a sensibilità iso elevate). La 6d mark II soddisfa i punti 1) e 2), e offre anche altre funzioni che ho trovato molto apprezzabili, come lo schermo orientabile. In aggiunta, le nuove opzioni di configurazione per i pulsanti e ghiere, nonché le informazioni aggiuntive presenti nel mirino (come la livella su due assi attiva in modo continuativo), consentono di scattare foto e cambiare impostazioni senza allontanarsi dal mirino. Inoltre, dato che la fotocamera tiene separatamente in memoria le impostazioni di scatto per modalità fotografica/video/live view, il tutto semplifica il passaggio da una modalità all'altra, in particolare se si vogliono scattare foto e passare alla modalità video rapidamente. Il nuovo sistema di esposizione gestisce molto meglio il bilanciamento del bianco, eliminando la sgradevole dominante gialla che si ha con certi tipi di luce al neon: la cosa è molto utile nei video, dove correggere certi problemi in post-produzione può essere una seccatura. Altre funzioni interessanti sono la modalità antiflicker e la gestione dell'opzione auto iso, che ora consente di impostare tempi minimi tra una gamma abbastanza ampia di valori (fino a 1/4000s). Anche la gestione dei flash in modalità e-ttl è migliorata. Il sistema autofocus è simile a quello della 80d. Non è al pari con quello di una 5d mark IV, ma ma è un significativo miglioramento, rispetto a quello della 6d: con la 6d mark II posso anche dedicarmi alle foto di volatili in movimento, con un ef 100-400 II, eventualmente anche aggiungendo un extender 1.4x (rimangono attivi 27 punti autofocus). Il dual pixel cmos è molto valido in modalità video, e ha una copertura abbastanza ampia (80%x80%): per l'ambito fotografico, tuttavia l'area coperta dalla singola zona af è abbastanza ampia, e il dual pixel cmos non è sufficientemente reattivo, per soggetti in rapido movimento. In ogni caso, è una valida alternativa per foto paesaggistiche o eventualmente a soggetti in lento movimento. Lo schermo con funzione touchscreen è risultato utile in molte situazioni, sia per i video che per scattare foto in posizioni poco agevoli. Anche per fotografie con lunghe esposizioni, la possibilità di mettere a fuoco e scattare semplicemente sfiorando lo schermo evita di trasmettere vibrazioni alla fotocamera, e di necessitare di un telecomando. Anche la modalità wireless è migliorata, e gestire messa a fuoco e scatto in remoto è decisamente più agevole. All'inizio avevo citato tre punti su cui avrei gradito miglioramenti. Purtroppo, il punto 3) è quello che ho trovato maggiormente deludente: la qualità d'immagine nei video è simile a quella della 6d, anche se vi è meno aliasing, ma inferiore a quella di 5d mark IV, 1dx mark II e 1dx. l file è mediamente meno nitido, e si deve compensare con un incremento di nitidezza in post-produzione, cosa che aumenta in tempi necessari ad elaborare il tutto. Inoltre, non vi è il formato di compressione intraframe (all-i), presente sulla 6d. L'aggiunta della modalità fuIl-hd 60p, in compenso, è senz'altro gradita. Per quanto concerne la qualità d'immagine in ambito fotografico, vi è un aumento di 6d megapixel, tra i benefici. In termini di gamma dinamica e snr, tuttavia, il nuovo sensore arriva al più a pareggiare la resa della 6d. Detto ciò, in fase di stampa i risultati sono mediamente migliori, rispetto alla 6d (grazie anche all'aumento di risoluzione), quindi non posso dirmi insoddisfatto. Insomma, una buona fotocamera, ma che avrebbe potuto essere molto superiore con qualche investimento (lato costruttore) in più.

inviato il 28 Novembre 2018


canon_100-300_f5-6lCanon EF 100-300mm f/5.6 L

Pro: Resa ottica, rapporto qualità prezzo

Contro: motore di messa a fuoco di vecchia concezione, lento e rumoroso, assenza di stabilizzatore, ricambi non più disponibili

Opinione: Si tratta della prima ottica zoom ef serie L prodotta da Canon, introdotta nel 1987. Lo schema ottico era per l'epoca di pregio, e conteneva una lente in fluorite e una ud per contenere le aberrazioni (le lenti super ud non erano state ancora ideate, all'epoca). Ancora oggi, la resa ottica è ancora valida: in passato ho avuto l'ef 70-300 f4-5.6 is usm, e per microcontrasto e contenimento delle aberrazioni risultava decisamente inferiore al 100-300 f5.6 L. Ovviamente, l'ef 70-300 f4-5.6 L is usm supera il 100-300 f5.6 L sotto tali aspetti, ma si tratta di un prodotto ben più recente e costoso. L'ottica è dotata di un sistemza di zoom flottante (come il primo 100-400), dalla corsa piuttosto corta: non sono presenti sistemi di blocco o frizioni per variare lo sforzo necessario ad azionare lo zoom. La costruzione dell'ottica è ben differente da quella degli obiettivi serie L odierni, e non è molto diversa da quella del 100-300 f5.6, anche se ovviamente la parte ottica e alcune componenti meccaniche e strutturali sono diverse. Insomma, ricorda un 70-300 odierno di fascia media, con largo uso di plastica per i rivestimenti esterni. Il punto debole dell'ottica è senz'altro la messa a fuoco. La corsa dell'elicoide è piuttosto elevata, e viene utilizzato un motore afd, piuttosto lento e rumoroso. Durante la messa a fuoco la parte anteriore dell'ottica ruota e si estende. L'accuratezza della messa a fuoco è buona in one shot, mentre in ai servo dipende molto dalla velocità dei soggetti: a causa dei limiti del motore afd, e del circuito di messa a fuoco, anche con fotocamere di fascia alta (1dx, ad esempio) può essere problematico fotografare soggetti rapidi e con accelerazioni improvvise. Lo stabilizzatore è ovviamente assente, dato che la prima ottica ef ad averne uno è stata introdotta nel 1995. A questo si aggiunge la problematica dei ricambi, dato che Canon non fornisce più nemmeno una vite. D'altro canto, l'ottica in oggetto è stata il predecessore del 100-400 f4.5-5.6 L is usm, ed è uscita di produzione nella seconda metà degli anni '90... In sintesi, è un'ottica ancora valida per certi aspetti, ma per certi tipi di utilizzo è meglio orientarsi su prodotti più recenti.

inviato il 21 Novembre 2018


canon_38-76Canon EF 38-76mm f/4.5-5.6

Pro: compattezza e leggerezza - costo di acquisto contenuto

Contro: gamma di lunghezze focali molto inusuale - velocità di messa a fuoco appena discreta - forte distorsione a 38mm - resa ottica non eccezionale

Opinione: L'ottica è stata introdotta nel 1995, all'epoca delle reflex a pellicola. La peculiarità del prodotto è indubbiamente la gamma di lunghezze focali: è uno zoom 2x, ma la scelta di optare per un 38-76mm, in luogo di un più comune (per l'epoca) 35-70 o 35-80, è piuttosto singolare. Sui siti del costruttore si trovano poche informazioni, e l'ottica non appare nemmeno sui volumi dell'"Ef lens work", in commercio dal 1992 e sistematicamente aggiornato con i vari modelli di ottiche ef prodotte. L'unica ragione per cui ho acquistato l'ottica è proprio per la curiosità verso tale oggetto: avendone reperito un esemplare usato per 9 euro, su ebay, l'acquisto era quasi obbigatorio. La messa a fuoco avviene tramite un micromotore dc: è molto più silenzioso rispetto ai vetusti motori afd, ma maggiormente rumoroso rispetto ad una unità usm. Inoltre, la velocità di messa a fuoco non è molto elevata. La parte anteriore dell'ottica si estende, durante la messa a fuoco. La resa ottica è in linea con quella di altre ottiche coeve, di lunghezza focale simile: erano adeguate per stampe di piccole dimensioni, diciamo fino al formato A4, e anche oggi per tale utilizzo possono fornire ancora una resa dignitosa. Un difetto fastidioso è la distorsione che l'ottica offre lato grandangolo: nonostante siano ben 38mm, sembra quasi di lavorare con un 28 o 24mm. Come ottica zoom di emergenza, street photography o per avere un obiettivo da viaggio molto compatto, può avere la sua ragion d'essere. Il tutto se si trova accettabile la gamma di lunghezze focali...

inviato il 31 Agosto 2018


canon_22-55usmCanon EF 22-55mm f/4-5.6 USM

Pro: Ottica estremamente compatta e leggera - Escursione focale da ultragrandangolo a lunghezza focale normale - Obiettivo poco vistoso e versatile, ottimo per la street photography - prezzo di acquisto (usato) estremamente contenuto

Contro: - considerevoli problemi di flare (il ghosting è invece relativamente ridotto) - resa ottica non eccelsa, in termini di microcontrasto e contenimento delle aberrazioni - ricambi non più forniti dal costruttore

Opinione: Si tratta di un'ottica introdotta in commercio nel 1998, e specificamente destinata alle reflex a pellicola aps (molto vicino alla superficie e rapporto d'aspetto di un sensore aps-h). Avendo un attacco ef è comunque utilizzabile su tutte le reflex eos finora prodotte. Il pregio primario è indubbiamente la compattezza: gli attuali ef-s 18-55 sono più pesanti e ingombranti. Inoltre, poter passare da una lunghezza focale ultragrandangolare ad una normale è più che apprezzabile. L'ottica dotata di una unità di messa a fuoco con tecnologia micro usm: la parte anteriore dell'obiettivo si estende, durante la messa a fuoco. La velocità di messa a fuoco non è elevatissima, ma quantomeno la rumorosità è abbastanza contenuta. Trattandosi di un'ottica di fascia medio bassa, a livello costruttivo non ci si può aspettare gli standard di un'ottica serie L: vi è largo utilizzo di plastica, anche per quanto riguarda la baionetta di innesto. Tuttavia, trattandosi di un oggetto da 175g, la cosa non causa problemi di sorta. In termini di resa ottica, ovviamente si devono tenere in considerazione gli standard dell'epoca, unitamente ai vincoli di ingombri e costi. Utilizzare lenti in fluorite o ud era quindi inpensabile, e pertanto non ci si può aspettare il livello di contenimento delle aberrazioni e prestazioni mtf analoghe a quelle di un 24-70 f4 is usm. Detto ciò, chiudendo il diaframma a f8 o f11, la resa è dignitosa anche lato grandangolo, per stampe fino al formato A4 (al limite lavorando in post produzione i file). La resa nelle zone periferiche delle lenti, tuttavia, non migliora più di tanto (soprattutto lato grandangolo): ovviamente, correggere la curvatura di campo e contenere la distorsione è piuttosto difficile, senza adottare schemi ottici di una certa complessità e costo. Pertanto, chi è critico in termini di qualità d'immagine è meglio che valuti altro, ma non potrà mai avere simili livelli di compattezza e leggerezza. Un altro limite dello schema ottico, in parte anche dovuto al fatto che non era stato ideato per lavorare con sensori digitali, è la resa in controluce: il ghosting è abbastanza contenuto, ma il flare è piuttosto marcato, tanto che bastano delle luci di lampioni, la sera, per causare problemi. Tuttavia, si può anche sfruttare deliberatamente la cosa per ottenere certi tipi di effetti, nelle fotografie. Per la street photography, magari in accoppiata ad uno dei due ef 55-200 f4.5-5.6 usm, trovo che l'ef 22-55 sia un'opzione interessante: poco vistoso, compatto e leggero, consente di avere una notevole versatilità di utilizzo. L'ottica si può reperire usata attorno ai 50 euro o meno: purtroppo i ricambi non vengono più forniti da Canon, quindi in caso di malfunzionamenti conviene cercare un altro esemplare usato.

inviato il 31 Agosto 2018


canon_28-70iiCanon EF 28-70mm f/3.5-4.5 II

Pro: Rapporto qualità prezzo, compattezza e leggerezza, qualità d'immagine ancora discreta.

Contro: Rumorosità del motore afd, messa a fuoco non sempre accurata con i sistemi hybrid cmos af/dual pixel cmos, assenza di ricambi

Opinione: Si tratta di uno dei primi obiettivi zoom standard introdotti per il sistema eos. Non mi è noto cosa sia variato rispetto alla versione precedente, dato che i cataloghi ricambi sono introvabili e la prima edizione della pubblicazione "Ef lens work" di Canon risale al 1992, quando l'ottica era oramai uscita di produzione da tempo... Pertanto non vi sono nemmeno informazioni sui grafici mtf forniti dal costruttore. Oramai si può reperire a meno di 100 euro (solo usato, beninteso), e rispetto agli odierni 24-70 o 24-105 è sensibilmente più compatto e leggero. Ciò che mi ha sorpreso è la resa ottica generale: avevo aspettative molto modeste, considerata la vetustà del progetto, ingombri e prezzo a cui veniva venduta l'ottica, mentre invece è ancora abbastanza fruibile, in termini di microcontrasto offerto. Chiaramente nelle zone periferiche dell'immagine il calo è abbastanza evidente, soprattutto alle lunghezze focali grandangolari e aperture del diaframma elevate. Poi, dipende dalle aspettative e dalla fotocamera in uso: con una 5ds/5dsr, ingrandendo al 100% i file, i limiti dell'ottica sarebbero subito evidenti, in particolare nelle zone periferiche dell'immagine. Come in altre ottiche datate, inoltre, la resistenza al flare non è eccelsa, e si hanno cali di contrasto abbastanza evidenti: tuttavia si tratta di un'ottica progettata all'epoca delle reflex a pellicola, e non studiata per lavorare in accoppiata a sensori digitali. La messa a fuoco è uno dei punti deboli dell'ottica, in quanto il motore af è piuttosto rumoroso, e la velocità è inferiore a quella di un 24-70 o 24-105, pur se non risulta scarsa in assoluto. Circa l'accuratezza e precisione della messa a fuoco, in one shot i risultati non sono male, mentre in ai servo la questione è più delicata, dato che dipende molto dalla fotocamera in uso: curiosamente, con la 6d mark II i risultati sono migliori rispetto alla 1d mark IV. Sarebbe interessante provare l'ottica in accoppiata ad una 1dx o 1dx mark II, per valutare il risultato. Detto ciò, per la street photography credo che possa ancora risultare un obiettivo interessante, dato che è poco vistoso, la gamma delle lunghezze focali è abbastanza versatile, e la qualità d'immagine risulta ancora dignitosa, soprattutto se l'uso di ottiche più recenti e ingombranti comportasse il rischio di perdere lo scatto. Dato che l'ottica non è più in commercio da oltre 25 anni, i ricambi sono oramai irreperibili: non è quindi un'ottica che raccomanderei per un uso professionale, in cui il fattore affidabilità e riparabilità in tempi rapidi sia primario. Per chi fosse interessato ai video, i problemi che ho riscontrato sono essenzialmente tre: - la corsa della ghiera dello zoom è abbastanza breve, quindi è difficile gestire le variazioni della lunghezza focale in modo da avere transizioni progressive. - purtroppo, trattandosi di un'ottica molto datata e con elettronica di vecchia concezione, se si utilizzano i sistemi dual pixel cmos/hybrid cmos af la messa a fuoco potrebbe non essere sempre accurata. - non vi è il full-time manual focus, e si deve intervenire sull'interruttore apposito, per passare alla messa a fuoco manuale.

inviato il 21 Novembre 2017


canon_135sfCanon EF 135mm f/2.8 SF

Pro: Compattezza, sistema soft focus regolabile su tre posizioni, compensazione automatica del focus shift nelle due modalità soft focus.

Contro: Sistema di messa a fuoco oramai obsoleto, pur se discretamente rapido. Come altre ottiche relativamente datate, il contenimento di flare e ghosting non è eccezionale.

Opinione: Si tratta di un'ottica molto specialistica, che consente di ottenere risultati molto particolari nella fotografia da ritratto (ma anche per quella paesaggistica può essere interessante), e che a mio avviso non è adatta a chi cerchi livelli di microcontrasto elevati alle varie frequenze spaziali (elevata nitidezza anche nei dettagli più minuti). In quest'ultimo caso è bene orientarsi su altre ottiche, come l'ef 135 f2 L usm. La peculiarità principale è la modalità soft focus, ottenuta sfruttando l'aberrazione sferica, che consente di avere una certa velatura nelle immagini, fornendo una sorta di effetto onirico, che diviene molto particolare in presenza di superfici riflettenti. L'intensità della modalità soft focus è regolabile tramite un selettore con tre posizioni (0,1,2): nella prima la modalità soft focus è disattivata, mentre nelle ultime due vi è un livello crescente di effetto flou. L'elettronica dell'ottica è progettata in modo tale da compensare automaticamente il focus shift che si ha, quando si attivano le due modalità soft focus: la messa a fuoco va eseguita dopo aver regolato la posizione del selettore. Oltre che dalla posizione del citato selettore, la resa soft focus è determinata anche dall'apertura del diaframma e distanza di messa a fuoco: canon raccomanda di non chiudere il diaframma oltre f4, e di mantenere una distanza di messa a fuoco di 3-5 metri (assumendo di lavorare con reflex in formato 35 mm). E' determinante anche l'esposizione, e una luce morbida può rendere ancora più evidente la progressività con cui vengono resi i contrasti dall'ottica in oggetto: è necessario sperimentare, per ottenere buoni risultati, e spesso la cosa richiede una certa pratica.

inviato il 10 Gennaio 2017




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