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[Evento]dalmine maggio fotografia - 8a edizione -

Segnalazione mostra fotografica | 04 Maggio 2019 | Vedi Evento


avatarAdda mia
in Viaggi, Natura, Escursioni ed Eventi il 23 Gennaio 2015, 7:58


Tra il freddo tagliente di primo mattino mi mescolo nel tuo silenzio.
Le luci di fabbriche ancora attive e le loro sirene spezzano l'atmosfera surreale della nebbia d'autunno. Il lavoro di molti circonda le tue sponde, la fatica e il sudore si mescolano alla naturalezza dello scorrere. Solo un tappeto di stelle corona la scena, solo quel fusto raccoglie in se le gesta di storie passate. Il blu della notte copre il mistero del tuo corso, quel blu cobalto tagliato dai fumi che disegnano atmosfere nello scivolare del tempo. Percorro sempre quella gelida via, tagliente come una lama il freddo mi fa sentire vivo. La nebbia ferma lo sguardo quasi a cancellare la direzione ma colui che conosce trova sempre motivo di camminare nelle perfetta simbiosi di un mondo tanto naturale quanto famigliare.





Dall'alto lo sguardo corre lungo il tuo corso, spettri di un passato manzoniano colorano il cielo. Volteggia nell'aria una luce calda che per soli pochi istanti colora, compito di chi guarda fermare l'attimo per renderlo eterno. Solca quella terra quasi ad inciderla per sempre lasciando la firma di un fiume che, dalle forme di un nastro, stringe la valle. Lavoro e vita si mescolano in quella piana, storie di figli e di padri che vivono nel tuo vivere, che credono ancora nella conservazione del luogo, nella protezione di tradizioni antiche che fin dai tempi dei nostri avi si conservano e si tramandano di generazione in generazione. Impossibile poterti scorgere sempre così, come la più bella tra le donne riesci sempre a colpire per le tue metamorfosi, per il tuo saper mutare nella bellezza del tempo. Il fascino di una giovane donna disegni in ogni ansa, quasi a seguire un profilo semplice ma dalle giuste curve.





Timida nel tuo essere nascondi lo sguardo di chi attende.
Aspetto di poterti vedere di nuovo in quel gioco di luci e ombre che definiscono le tue forme. Attendo un soffio di vento o il caldo raggio di sole per poter togliere quella candida coperta che ti avvolge. Solo le chiome respirano, le acque gelide dell'inverno avvolgono i tronchi stringendone l'anima fino a farla rinascere nel prossimo raggio di sole. Luce che porta consiglio, luce che accarezza ricordi, luce che svela un mondo tanto piccolo quanto immenso. Spettina quei rami come vento e rivela a tutti le tue gesta, racconta le sciie delle tue barche, firme evanescenti di vite passate.









Quel casolare avvolto da quella particolare alba prendeva le sembianze di un vecchio cascinale dove mio padre trascorse i suoi primi anni di vita. Immaginavo la vita del tempo nonostante il gelo e la brina non mi lasciavano spazio per poter restare lì per molto. A -15°C ricordai i racconti di colazioni consumate tra i muri spessi e ammuffiti con un bicchiere di latte caldo appena munto tra le mani e quei pochi stracci riciclati per potersi vestire. Povertà e condizioni di vita dimenticate oggi ma che allora davano spazio al rapporto umano tra le persone.
L'acqua del fiume ai tempi consentiva freschi bagni d'estate ora rimane tutto un ricordo nonostante L'Adda non abbia mai cercato di cambiare in peggio.
Dei pettirossi curiosi cercano qualche briciola da consumare, bello rimanere per qualche istante ad osservarli in quell'intrigato canneto.





Persi nel silenzio come argonauti in orbita, tutto cancelli riportando la dignità comune di ognuno sulle stesse note di semplicità e contemplazione.
Non si resiste al fascino, lo si interpreta nel profondo silenzio che ancora il mattino conserva. La monocromia della luce rende tutto ovattato, lontano, forse irraggiungibile. I cigni hanno ancora il collo ricurvo sulle proprie piume sonnecchiando gelidamente tra le tue basse acque. Qualche gabbiano taglia silenziosamente l'aria, radente all'acqua alla ricerca di un lauto pasto. Tanti di loro invece rimangono in attesa sulla superficie dell'acqua quasi fossero avvolti dalla tranquillità dell'essere. Il sole fa capolino al di sopra della cima, il sipario si snoda sul giorno che verrà, tutto ricomincerà presto, la magia di Marte sparirà lasciando spazio alla routine quotidiana.





Scivoli via nel tuo corso mescolando toni caldi con i freddi.
Cumuli di fumo rallentano lo sguardo creando una profondità di vista unica.
La brezza spettina il canneto in un silenzioso fruscio spezzato solo dal canto dei cigni. Restare lì soli ad osservare la quiete ci fa navigare tra acque senza sapere dove. Il tempo lì spesso svanisce, dimentica la fretta e la continua foga di correre. Non puoi sottrarti all'invito di percepire la stagione, il giorno, l'ora, l'istante. E' il saper vivere in quel preciso istante il tempo che completa la nostra dimensione umana. La pelle del viso si bagna della rugiada del mattino, un brivido freddo percorre le viscere lasciando un sapore di vita indescrivibile.





Quali schemi e geometrie creare incontrando la terra? La nostra natura umana ci fa essere spesso poco creativi con essa, il vomere solca il duro terreno disegnando sullo sfondo trame, geometriche statiche, volutamente ripetitive. In fronte a me la tua fantasia si contrappone alla nostra schematicità di vita. Il massimo estro ti rende capace di disegnare un isola tra le tue acque, quasi fosse uno spartitraffico naturale che definisce il perimetro di un ecosistema unico. Cormorani, germani, aironi e tante altre specie trovano rifugio in quella lingua di terra come a ritagliare una privacy che piano piano gli stiamo rubando. Il miglior pittore non avrebbe dipinto meglio, solo la forza della natura a volte permette di rimanere di stucco davanti ad una naturale opera d'arte.





Avvolgi le vite di molti quasi per viverle ad una ad una.
L'acqua corre via tra gli amori di sempre, sponde che narrano vite avvolgendo segreti. Spesso scenario di un primo bacio, di un anello scambiato, di un lucchetto appeso tra le inferriate di Brivio, segno d'amore eterno. Quanti gelati consumati in quel paese, quante pedalate sugli sterrati che disegnano i tuoi argini. Eppure tutto ritorna sempre in ogni istante, ripetitivo, ma immensamente vivo.
Il campanile rompe il silenzio con i suoi rintocchi annunciando la festa.
Il bacio del sole dà inizio a nuove avventure, un nuovo amore verrà nel caldo tiepido dell'alba d'inverno.





Posai quelle foglie accanto alla tua riva. Mi domandai perchè in un primo momento, ma poi capii che era l'accento di colore che mancava in quella giornata uggiosa.
La stagione le aveva consumate rendendole fragili, come se fossero fatte di carta velina. Mi piaceva il contrasto, nota calda in un inverno gelido e poco piovoso.
I miei stivali affondavano nella rena e mi trattenevano lì vagheggiando all'orizzonte tra quei monti famigliari. Non mi permisi di lasciare orme se non quelle due che mi permettavano di rimanere lì in silenzio per scattare. Confesso, ritornai per un istante bambino, sorridendo mi sentii di poter giocare ancora.
Giornata grigia quella, solo il rosso poteva accendere in quel preciso istante la curiosità di una vista apparentemente piatta. Vedere all'orizzonte quell'accento di luce sulla Grigna mi riempiva nuovamente di tradizione e di amore verso una natura unica ma sempre molto vicina e alla portata di tutti.





Mi incuriosii della strana geometria che quelle nuvole disegnavano sul quello spaccato di cielo. La loro forma ad imbuto non poteva che guidare lo sguardo da sinistra a destra nel fotogramma quasi a percorrere una via immaginaria. Serviva la presenza di qualcuno per sottolineare il punto di vista, occorreva un passante per immaginare di camminare. L'attesa fu ripagata come sempre, la silouette di un cigno novello si scorge lungo il tuo corso. Attendo un poco per poterlo riprendere in quel punto e in quel preciso punto mi regala ciò che volevo senza ricompense chieste in cambio.
Le sagome dei rami come spettatori immobili a gustare la scena, lento lo scivolare dell'animale verso quel controluce che non potevo gustare appieno. Ritagliai la scena solo fino in quel preciso punto, oltre ad esso il sole mi avrebbe accecato di luce, non permettendomi più di riconoscere la sagoma.





Ogni mulinello d'acqua colpito dal primo sole può disegnare forme astratte, mollicce, vellutate. Un oro avvolgente che scivola sul letto ghiaioso delle tue rive. Di nuovo l'immaginazione compone lo scatto quasi volesse plasmarlo nella consapevolezza che così non potrà più essere. Mutevoli i tuoi rigagnoli cambiano aspetto e direzione al mutare della corrente, cogliere forme non è facile ma regala comunque alla vista un qualcosa di magico e deliziosamente fluido. Penso a quante volte ho cercato quelle linee con un semplice bastoncino di legno a quante volte mi sono divertito scagliando sassi per cercare di infrangere la superficie creando movimento.





Come non cercare la tua luce lungo i sentieri che costeggiano il tuo corso. Qualcuno corre, lo si percepisce in lontanza quasi ad udire il suo ritmo costante come fosse un tamburo.
Preferisco camminare per godere appieno della luce, per contemplare l'atmosfera fino ad immergersi.
La terra accarezza i miei passi, quasi volesse fermare di nuovo per me il tempo.
Il tunnel di luce cancella il pensiero spronando l'immaginazione per una prossima alba.
Quante volte percorrerò la via, non voglio contare ma vivere ogni volta l'oro delle tue sponde.







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