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Pineta1984
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avatarOman, nella terra del Sultano
in Articoli il 20 Febbraio 2020, 20:04


Il profumo di incenso entra nei polmoni, accarezza la pelle e ristagna nella mente. I giochi di luce che il fumo crea, tra i vicoli di case costruite con mattoni color sabbia ed antichi forti aventi memorie di un passato glorioso, rendono l'atmosfera ancora più magica. È la stessa magia che rimane impressa negli occhi quando vedi i negozianti porgere frutta secca per un assaggio o una manciata di spezie per insaporire le pietanze, oppure ancora quando gli olii profumati vengono sparsi nell'ambiente usando preziosi dispensatori con candele o carboncini. Il souq è un posto variopinto dove poter respirare l'Oman, è un modo per entrare in contatto con la cultura Omanita e per capire questo popolo.
È allora via per questa nuova avventura in Oman, fatta di strade, paesini, souq, deserti, montagne e storia.
L'aereo atterra a Mascate o Muscat, capitale dell'Oman. E' una città di medie dimensioni, pulitissima dove si cammina spesso in pavimenti lastricati di pregiati marmi, mentre si osservano le persone in strada attraverso vetri colorati e cancelli in ferro battuto con complicati motivi ornamentali. Giusto il tempo di visitare la grande moschea, che si raggiunge la Royal Opera House.



E' uno degli edifici principali di Muscat, inaugurata nel 2011 dal Sultano Qaboos, appassionatissimo di musica classica ed opera. Lo sfarzo che si trova al suo interno è stupefacente: marmo e fontane pregiate incastonati in strutture di legno.
Cala il sole, dagli altoparlanti dei minareti delle moschee, il muezzin comincia a cantare le preghiere, la città rallenta e si fa sera.



L'indomani si accendono i motori della Jeep 4x4 con destinazione, deserto, passando anche attraverso molteplici paesini e oasi.
La strada che da Muscat porta a Sharqiya Sands è un serpente che si snoda tra piccole montagne rocciose e paesini inseriti tra di esse. Facendo delle pause nelle poche aree di servizio, si può capire quanto questo popolo sia maniaco della pulizia e quanto sia gentile. Sempre pronti a porgere un sorriso ed ad aiutare con indicazioni o consigli. È veramente piacevole passare le ore lungo la strada cogliendo il cambiamento del panorama, da un ambiente marittimo ad uno completamente desertico. I primi cammelli cominciano a farsi vedere con le loro gobbe ed il collo lungo intento a raccogliere i frutti di piccoli alberi in mezzo al nulla. La temperatura sale fino ai 35 gradi e, in lontananza, si intravede una macchia giallognola che disegna all'orizzonte curve fantasiose modellate dal vento, il...


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avatarIsole Lofoten
in Articoli il 28 Luglio 2019, 16:26


Credo che questa storia sia iniziata circa quindici anni fa, quanto, da adolescenti, giocavamo in una piccola, e spesso perdente, squadra di basket della nostra città, Biella. Nati e cresciuti ai piedi delle Alpi certo non si poteva pensare ad un futuro lontano dalle montagne. Ecco, proprio le montagne, che sono state il sottofondo di ogni parte della vita, di decisioni importanti durante le varie passeggiate e di pensieri profondi guardando quell'orizzonte fatto di cime frastagliate e di nevai, sono, in parte, le protagoniste assolute anche di questo breve racconto.
Il telefono vibra e la notifica del messaggio WhatsApp appare sul display. “ok per le ferie, ho la settimana”.
Si comincia a pensare ai vari luoghi possibili, mi sono trasferito in Svizzera per lavoro e le montagne non mancano di certo, e allora vediamo vari possibili trekking da fare in queste mie “nuove zone”. Dalle previsioni meteo sembra bello e quindi comincio a spulciare i vari siti internet dei Gruppi Alpini e studiare i vari percorsi.
E di nuovo su WhatsApp: “E se anziché stare in Svizzera, ci facessimo un viaggetto all'avventura in tenda?”



Una settimana prima della partenza: mi trovo in un albergo a Mosca per lavoro e comincio a cercare qualche meta, dai vari racconti che trovo in internet, le Isole Lofoten sembrano la meta perfetta: campeggio libero, montagne, trekking, sole di mezzanotte e natura. Le previsioni meteo sono anche dalla nostra parte in quanto sembra che sarà sempre sereno.
“Gigi, dai, prenoto gli aerei, al resto ci pensiamo poi…” Detto, fatto. Sabato (tre giorni prima della partenza) tutti i voli sono prenotati e la Domenica anche la macchina (particolare fondamentale) è affittata.
Le Isole Lofoten sono, per gli amanti della natura, un autentico paradiso. Perché quindi non visitarlo avendo la libertà di scoprirlo dormendo dove si vuole e decidendo man mano dove andare?
Si prende il volo per Oslo dove si dorme una notte in aeroporto e, successivamente, per Narvik il mattino presto seguente…che l'avventura abbia inizio.
Già dall'aereo, osservando le cime a picco sull'oceano, si entra in un mondo fantastico dai panorami mozzafiato. Non mi stupirei vedessi correre dei dinosauri attraverso le foreste o le praterie che seguono i crinali della montagna, sembra di essere nella location del film “Jurassic Park”.



Presa la macchina a Narvik, decidiamo di fare un “tour de force” di quasi 6 ore, attraversando tutte le Lofoten fino alla punta più estrema, il paese di...


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avatarMonte Elbrus 5'621m, Russia
in Articoli il 14 Ottobre 2018, 10:18


Tutto iniziò un paio di anni fa sul tetto d'Africa. Uhuru Peak a 5'895 mslm. Questa punta fa parte delle blasonate Seven Summits, cioè le cime più alte di ciascun continente. Ed allora andiamo dai, Monte Elbrus, 5'645 mslm nella profonda Russia Caucasica al confine con la Georgia, cima più alta dell'Europa continentale. Ma proviamoci diversamente, stile completamente alpino, senza portatori, senza supporto, con la tenda e sopratutto all'avventura sulla mitica parete Nord.
Si atterra a Mineralnie Vody per poi andare al campo base a 2'600 m dopo tre ore di jeep, e, specie nell'ultima mezz'ora, in mezzo a panorami mozzafiato e strade sterrate tra spazi sconfinati e praterie incontaminate. Lasciati dalla jeep, il sole all'orizzonte si fa semper più basso mentre le mucche al pascolo ci osservano nel nostro andamento lento fatto di uno zaino da 25 kg sulle spalle ed uno da 15 kg poggiato sulla pancia.
Al calar del sole la prima cosa da fare è attraversare un fiume su un ponte tibetano (fatto con un tubo per l'acqua) e poter, finalmente, piazzare la tenda per la prima notte.



La nebbia sale, l'Elbrus non si fa ancora vedere, ceniamo immersi nelle nuvole alte del campo base per poi pernottare in tenda per la prima volta in questa avventura.
Ci attende un mattino fatto di dislivello e chilometri. L'idea è quella di salire direttamente al campo alto a 3'700 metri ma, da subito, si capisce che non si può fare quel dislivello con 40 kg sulle spalle. Decidiamo quindi di fare il Campo 1 a 3'100 metri su un pratone costeggiato da un fiume appena sotto le Mushroom Rocks (a metri 3'200).
Si piazza la tenda e, prima di cena, di certo non si può evitare di andare a fare una passeggiata defaticante alle Mushroom Rocks, delle pietre che dominano la piana fatte a forma di fungo! Paesaggio lunare…




La luce lascia il posto all'oscurità e così anche la tenda si tinge di colori dorati del tramonto fino a divenire completamente nera. Illuminati dalle sole lampade frontali, si sta ancora un po' fuori a respirare l'aria frizzante del tramonto appena passato e si va a dormire pensando a quella punta tinta di bianco che ci domina dall'alto e che si fa desiderare.
Di notte, un lieve temporale rinfresca (anche se non ce ne sarebbe stato bisogno) l'atmosfera nella tenda ma, il giorno successivo, è fatto di un sole rosso fuoco che illumina le due cime...


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avatarLe mie Svalbard
in Articoli il 12 Settembre 2017, 16:14


Beh, io penso che le emozioni offerte dalle Svalbard non siano solamente paesaggistiche e naturalistiche ma siano soprattutto “interiori”, per ciò che ti lasciano dentro. Penso che nella vita di ciascuno di noi, ci sia spazio per cose inutili e per cose molto utili, c'è chi ritiene utile avere “ la materia ” a portata di mano e chi ritiene utile sapere che, un viaggio, possa cambiare la sua personalità, il suo modo di vedere le cose arricchendosi di un'esperienza che non sia solamente materiale ma che vada ben oltre.
Questo per me sono state le Svalbard, fatte di paesaggi stupendi e pendii immacolati ma soprattutto fatte in solitaria, vuoi per i casi della vita, vuoi per scelte, vuoi per destino o vuoi perché doveva proprio succedere così.






E' un tipo di viaggio particolare, soprattutto per chi, come me, è amante della natura, dei posti incontaminati e del selvaggio, non è una meta “facile”, bisogna entrare nello spirito avventuriero perché, appena atterrati, le Svalbard ti catapultano in un mondo completamente sconosciuto, dove il quotidiano e la visione della vita nel day-by-day sono distorti, dove se non passa il pullman e rischi di rimanere all'aperto è una faccenda seria, dove non si può andare a fare un'escursione a piedi, rigorosamente con guida, senza il fucile, il lanciarazzi e la pistola.
Già sull'aereo che porta a Longyearbyen, cominciano le emozioni, in quanto, alle ore 00:45, quando si scorgono le cime nevose e frastagliate delle montagne avvolte da una luce di pieno giorno, ciò che si pensa è “ ma dove sono capitato? ”. Si è partiti da Oslo che stava imbrunendo e, dopo poco più di un paio d'ore, è di nuovo pieno giorno.
Il capitano dell'aereo comunica di allacciare le cinture, si sta atterrando a Longyearbyen, agli antipodi del globo, nel grande nord, a poco meno di un migliaio di kilometri dal Polo, in un gioiello incastonato tra il settantacinquesimo e l'ottantunesimo parallelo. Lontani da tutto, e la bellezza è proprio lì.



Non voglio narrare delle gite o delle escursioni effettuate, voglio raccontare della loro espressività, dello scricchiolio del ghiaccio sotto i ramponi, del sapore del vento gelido in vetta, del volo degli uccelli inseguendo la scia della barca, dello sbuffo delle balene, della bibita al pub e del silenzio tutto attorno a sé fatto per ascoltare i propri pensieri, sé stessi. Ed è qui che esce ciò che si è dentro, si sente solo la...


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avatarColore export JPG in LR
in Fotocamere, Accessori e Fotoritocco il 18 Luglio 2017, 22:25


Ciao a tutti,
vorrei chiedervi delucidazioni in merito all'export delle foto in JPR su LR.
Faccio tutte le regolazioni del caso nella finestra sviluppo in postproduzione, quando però poi vado ad esportare la fotografia in JPG, i colori della foto esportata sono diversi (principalmente tendenti al blu) rispetto a ciò che vedo sullo schermo di sviluppo di LR.
Esporto in sRGB.

Sapete come posso ovviare a questo inconveniente?

Grazie mille.

Ciao Alex.


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avatarPulizia sensore Canon
in Fotocamere, Accessori e Fotoritocco il 13 Maggio 2017, 14:27


So che l'argomento è trito e ritrito ma vorrei comunque sottoporvi alcune richieste e commentare con voi.
Sono felice possessore di una 6D che uso soprattutto per astrofotografia e quindi è perennemente all'aria aperta collegata al telescopio con lo specchio sempre alzato ed il sensore alla mercè degli agenti atmosferici durante le lunghe ore di posa.
Dopo 6 mesi di assiduo uso, premetto che pulisco il sensore dalla polvere sempre alla fine di ogni sessione, noto che il sensore è "macchiato" nel senso che sembra quasi con una patina di "grasso" (ovviamente non è grasso ma rende l'idea). Inutile dire che compromette le fotografie.
Vorrei chiedervi un parere, non ho mai pulito il sensore con prodotti appositi ma ho sempre solo usato pennello e pompetta, è il caso di passare un prodotto (alcool?) sul sensore per portare via questa patina di sporco? O è meglio rivolgermi (sono passati 6 mesi ormai dall'acquisto) ad un centro Canon che mi pulisca il sensore?

Cosa ne pensate?

Grazie mille.

Ciao Alex.


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avatarTempo scaricamento foto su SD
in Fotocamere, Accessori e Fotoritocco il 03 Febbraio 2017, 12:54


Ciao a tutti,
sono un felice possessore da qualche mese di una CANON 6D e, leggendo in giro su internet, ho comprato come scheda di memoria una SanDisk Extreme PRO 16GB, 95 MB/s, Classe 10 UHS-I.
Premetto che in precedenza ho avuto una Canon 350D con diverse CF (sempre della SanDisk) andate sempre alla grande.
Volevo sapere questo, quando faccio foto, specialmente quando faccio foto a lunghe o lunghissime (per astrofografia) pose, la macchina foto ci mette tantissimo a scaricare l'immagine sulla scheda. Quando dico tantissimo dico che per esempio per una foto RAW+JPG (L) da 30'' di esposizione ci mette 25 secondi per scaricarla sulla scheda (cronometrati) e per foto da 8 minuti di tempo di esposizione (per astrofotografia) ce ne mette altrettanti 8 minuti per scaricarla sulla macchina foto.

Che voi sappiate, c'è qualcosa che non va nella scheda oppure è così che deve essere? La 350D ci metteva un nulla a scaricare le foto.

Grazie mille.

Ciao Alex.


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avatarViaggio in Finlandia per Aurora Boreale
in Viaggi, Natura, Escursioni ed Eventi il 11 Gennaio 2017, 17:28


Ciao a tutti,
vorrei chiedervi un consiglio, per lavoro a fine Gennaio dovrò andare in Finlandia e starò anche per un week end. Vorrei provare ad andare a caccia di aurora boreale, ho però alcune domande, specialmente per quanto riguarda il luogo, magari alcuni di voi ci sono già stati o possono consigliarmi qualcosa.
Atterrerò a Oulu e poi ho intenzione di affittare una macchina per andare per una notte a Rovaniemi e poi per le successive due notti a LUOSTO o SODANKYLA (sono ancora indeciso ma si accettano suggerimenti). Non mi devo allontanare troppo da Oulu in quanto dovrò fare ritorno per lavoro e devo stare in "zona".
Innanzitutto volevo sapere se farmi 300 e più km in pieno inverno su quelle strade è fattibile e poi volevo sapere se qualcuno di voi c'è già stato o sa consigliarmi il paesino dove andare (Luosto, Sodankyla, altri per me non fa differenza) per "provare" a dare la caccia alle famose "Northern Lights". MrGreen

Grazie mille a tutti. Sorriso

Ciao Alex.Sorriso


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avatarKilimanjaro, Uhuru Peak, 5895m
in Articoli il 03 Dicembre 2016, 18:02


PROLOGO
La stanchezza comincia a farsi sentire, siamo solo al Campo 3 (Horombo) a 3750 m, sono altezze alle quali siamo abituati visti i nostri su e giù per le Alpi, ma non è solo stanchezza è – cosa mi aspetterà domani? – adrenalina, preoccupazione, mai stato oltre i quattromila metri, solo la parola mi rende irrequieto.

“Ed allora proviamoci dai!” dico a Francesca, “vediamo fino a dove arriveremo”, il Kilimanjaro è lì davanti.

Siamo sulla cosiddetta Sella, a 4500 m, la cima del “Kili”, chiamato amichevolmente cosi per minimizzarlo nella mia mente, è lì. La posso toccare solamente allungando le braccia... ah no... la prospettiva mi inganna, mancano ancora tutto un giorno ed una notte di cammino.

Pole pole (piano piano nel linguaggio Swahili) arriviamo a Kibo – 4750 m. I giorni di acclimatamento sono andati bene, si mangia, si beve regolarmente, la forma è buona. Il bello deve ancora venire, è la quiete prima della tempesta, me lo sento.

Ore 17:00, “Francy mangia qualcosa e riposati che a mezzanotte si parte per la vetta”. E chi dorme a queste altezze. In branda lo sguardo va verso un buco nel muro da dove cerco di avvicinare la faccia per respirare un po' di aria fredda ed ossigenata (poco), tentando di estraniarmi dal russare del koreano nella branda di fianco – ecco ci mancava pure questo che russa.

Ore 23:30, dormito niente, lo sapevo già – “Francy, hai dormito un po'?” – ok, ho visto la sua faccia...mi basta quello.

Mezzanotte, frontale accesa, scarponi stretti, vento freddo – adesso sono solo con i miei limiti - e si parte.

Notte fonda, 5400 m, crisi...troppo sonno...mi siedo su una pietra, alzo lo sguardo al cielo, la Croce del Sud guarda questo piccolo serpente di persone composto da debole luce delle frontali che tenta di salire: “Toh, ma Orione è al contrario qui”. Dai manca ancora tanto e fai che darti una mossa, penso, o forse dico, non ricordo.

Stella Point 5739 m, 7 ore di cammino. Foto? No, non ho le forze di tirare fuori la reflex dallo zaino, ah ma ho il cellulare in tasca, lo tiro fuori, scatto e via dentro subito nella giacca...si ricomincia ad arrancare...la punta la vedo, finalmente.

Ore 7:20, Uhuru Peak, 5895 m, ferragosto, albeggia, il sole rosso accecante sopra un mare di nuvole calmo e indifferente alla nostra impresa, è fatta, non c'è tempo per pensare, si scende...ma la testa rimane su.




Uhuru Peak...


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avatarGroenlandia Ovest
in Articoli il 03 Dicembre 2016, 17:45


Non voglio fare altro che racchiudere ciò che lascia dentro uno dei più bei viaggi che, a mio avviso, si possono compiere. Partiamo con ordine, la Groenlandia non è una meta, è uno stile di vita, non è un qualcosa da fotografare o osservare, è un qualcosa da vivere fino in fondo a tutta senza mezzi termini perchè, l'aria, il ghiaccio, l'atmosfera ovattata della neve ed il rumore degli iceberg che si rompono in mare, rimane dentro per la vita intera e, quando si chiudono gli occhi, affiorano così tanti ricordi tutti indelebili. Un viaggio del genere è qualcosa che ho sempre voluto fare ed ho sempre cercato di organizzare, l'organizzazione è stata fatta senza alcun appoggio di agenzie esterne che non fanno altro che fare ciò che potresti fare tu ma facendolo pagare profumatamente. Non è difficile trovare i posti dove andare, bisogna però prenotare con anticipo in quanto non vi è molta disponibilità di posti letto.

Partenza per Copenaghen e poi volo (il giorno dopo) per Kangerlussuaq con Air Greenland, cittadina di 500 abitanti dove vi è uno dei pochissimi aeroporti nel quale un aereo "grande" può atterrare. Si arriva e ci si immerge subito nel clima Groenlandese, aria pungente sottile, neve sulle cime (anche se Agosto pieno) e poi giusto quattro strade che portano nei vari ostelli. Dall'aeroporto di va diretti all'Old Camp, ostello poco fuori paese (è un eufemismo) con tutte le comodità. Camera caldissima, bagno in comune ma perfetto e cucina dove poter cucinare quello che si vuole e che si compra nel supermercato davanti all'aeroporto (bisogna fare veloci dopo che arriva l'aereo in quanto porta anche il rifornimento del supermercato!). Ci si mette comodi in hotel e poi via subito con le scarpe da trekking a vedersi intorno.

Il "grande fiordo" (Kangerlussuaq vuol proprio dire grande fiordo) ha una flora e fauna selvatica, le cime sono molto dolci e ci sono vari laghi attorno, l'affluente principale è un fiume abbastanza grande che arriva direttamente dalla calotta polare. Già, la calotta polare, come non andarci. La gita è definitivamente una delle più belle che uno può fare lì attorno, toccare con mano i ghiacci perenni di miliardi di anni dopo un bel trekking in spazi sconfinati in mezzo alla natura incontaminata è "potente".




Dal paesino è molto facile organizzare queste escursioni, attraverso un fuoristrada, lungo una strada di circa 50 km verso l'interno, si passa attraverso il cosiddetto...


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