Sul tetto della Sicilia in Articoli il 09 Settembre 2011, 11:46
Rincorrere un desiderio è sicuramente una delle più belle esperienze della vita, soprattutto quando quella tanto travagliata meta è attraversata lottando con interminabile pathos e dove, alla fine, ci attende l'incommensurabile soddisfazione, quale premio delle sospirate fatiche, in seguito, collezionate nei nostri ricordi con valore inestimabile. Per me, uno dei desideri più attesi che ho vissuto è stato raggiungere ed affacciarmi in quello che amo definire come il "tetto della Sicilia", lì, dove l'estremità più alta dell'altura si contrappone all'estremità più bassa della terra, lì, dove si apre l'immenso portale verso le profondità misteriose degl'inferi magmatici, dove l'uomo diventa un elemento assolutamente estraneo e superfluo, dove la sua volontà è del tutto soffocata ed ininfluente di fronte a quelle immense forze della natura, lì, dove tocchiamo con mano l'estrema punta del vulcano dell'Etna.
Lassù, in quel mondo finale, si respirano forse le atmosfere più surreali che si possano immaginare, di cui forse ne possiamo trovare riscontro solo in passi letterari e poetici; la realizzazione di questa concretezza diventa, dunque, il motore che spinge alcuni temerari ad affrontare l'interminabile salita del vulcano, a vincere il timore di trovarsi faccia a faccia con forze così potenti che in pochi attimi potrebbero spazzarci via come foglie al vento. Anche solo la ricerca dell'emozione di transitare in mezzo ad uno spartiacque così estremo e totalitario, fra due mondi così distanti e tentare di diventarne quasi il ponte d'unione fra la natura quieta e la natura violenta, basterebbe solo questo a generare un richiamo atavico ed irresistibile. E' quindi naturale pensare come tutto ciò possa trasformarsi, a lungo andare, in ossessione, l'ossessione di osservare la cima estrema, tanto da essere martellati sempre da quell'idea di raggiungerla, di toccarla con mano, di sapere quali emozioni vi risiedano nascosti.
Ma quando e come nasce un tale portento naturale? I primi vagiti dell'Etna avvennero 500.000 anni fa e scossero quello che era un tranquillo golfo naturale, qui, attraverso diverse faglie, furono emessi ingenti quantità di magma sottomarino. All'epoca esistevano più bocche eruttive ma con il tempo s'iniziò a definire un condotto principale che condusse alla formazione di un primo edificio vulcanico, il quale progressivamente colmò il precedente golfo lagunare divenendo subaereo. In quel periodo l'attività vulcanica si manifestava, avvolte, con fenomeni esplosivi tipo il Vesuvio ma anche con emissioni fluide, generando lunghe colate. Tuttavia, circa 200.000 anni fa l'attività eruttiva migra gradualmente verso nord-ovest, sviluppando diversi edifici vulcanici consecutivi,...
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