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![]() in Computer, Schermi, Tecnologia il 07 Marzo 2025, 18:08 Introduzione La gestione del colore è fondamentale per chiunque si occupi di fotografia e post-produzione . Uno degli elementi chiave di questo processo è la corretta calibrazione e profilazione del monitor , essenziale per garantire che i colori visualizzati a schermo siano accurati e non distorti. Ho deciso di approfondire questo argomento in un articolo, con l'obiettivo di offrire strumenti e conoscenze utili per migliorare il flusso di lavoro. In questa prima parte, ci concentreremo sui concetti fondamentali della gestione del colore ICC , spiegando il ruolo dei profili colore e perché è essenziale inserire il monitor in questo sistema. Introduzione alla gestione colore ICC: La gestione del colore è un aspetto fondamentale della fotografia digitale, poiché garantisce coerenza e fedeltà cromatica lungo l'intero workflow, dalla fase di scatto fino alla stampa o alla pubblicazione online. Senza un controllo accurato del colore, le immagini possono apparire diverse a seconda del dispositivo su cui vengono visualizzate, compromettendo l'intento creativo del fotografo. In questo contesto, il monitor gioca un ruolo cruciale: se non è correttamente calibrato e profilato, introduce variazioni cromatiche che rendono impossibile una valutazione accurata del colore. Inserire il monitor in una gestione colore corretta significa lavorare con una rappresentazione affidabile dell'immagine, evitando sorprese in fase di stampa o di consegna al cliente. La gestione del colore ICC (International Color Consortium) è un sistema standardizzato che permette di mantenere la coerenza cromatica tra dispositivi diversi, come fotocamere, scanner, monitor e stampanti. Ogni periferica ha una propria interpretazione del colore, influenzata dalle caratteristiche fisiche del sensore o del display, ed è per questo che deve essere descritta attraverso un profilo ICC dedicato. Un profilo ICC è un file che mappa il comportamento cromatico di un dispositivo per garantire una riproduzione accurata. Le fotocamere generano file in base ai loro profili di acquisizione, i monitor necessitano di calibrazione per mostrare i colori reali, e le stampanti usano profili specifici per gestire l'interazione tra inchiostri e supporti di stampa. Questo flusso di lavoro assicura che l'aspetto cromatico di un'immagine rimanga fedele alle intenzioni originali del fotografo, indipendentemente dal mezzo utilizzato per visualizzarla o stamparla. Al centro del sistema ICC troviamo il PCS (Profile Connection Space) , uno spazio colore indipendente dai dispositivi che funge da punto di riferimento per la conversione cromatica tra diverse periferiche. Il PCS è costituito da due spazi standard: CIELAB o CIEXYZ , è rappresenta il cuore del CMS (Color Management System) nello standard ICC, garantendo che i colori siano interpretati in modo coerente lungo l'intero flusso di lavoro. Un aspetto cruciale del PCS è l'uso del punto di bianco D50 , che corrisponde a una temperatura colore di circa 5000 K, scelta per la sua vicinanza alla luce naturale diurna e per la sua affidabilità nelle applicazioni di prestampa e fotografia. Grazie al PCS, il sistema ICC può tradurre accuratamente i colori da un dispositivo all'altro, compensando le differenze tra gli spazi colore delle varie periferiche. Questo permette, ad esempio, di convertire un'immagine da un monitor con spazio colore AdobeRGB a una stampante con un gamut più ristretto, minimizzando le variazioni cromatiche e mantenendo la fedeltà dell'immagine originale. ![]() Il sistema ICC si basa su un flusso di conversione in cui ogni dispositivo coinvolto nella gestione del colore deve essere descritto da un profilo ICC dedicato. Esistono due principali classi di profili: Input e Output . I profili Input , noti anche come profili scanner , descrivono dispositivi di acquisizione come fotocamere e scanner, e il loro percorso va da device-dipendent (lo spazio colore nativo del dispositivo) al PCS (Profile Connection Space). Questi profili sono tipicamente monodirezionali , poiché servono esclusivamente per tradurre le informazioni cromatiche del dispositivo in uno spazio colore standard. I profili Output , invece, sono utilizzati per dispositivi di riproduzione come monitor e stampanti, e il loro percorso va dal PCS allo spazio colore del dispositivo . A differenza dei profili Input, i profili Output sono spesso bidirezionali , permettendo non solo la conversione colore in fase di riproduzione, ma anche la soft-proof o prova colore , una simulazione che consente di prevedere il risultato finale su un determinato supporto di stampa direttamente dallo schermo. In assenza di una gestione del colore: In assenza di gestione del colore, i valori RGB di un'immagine vengono inviati direttamente al monitor senza alcuna compensazione o conversione, risultando in una riproduzione imprevedibile che varia a seconda delle caratteristiche del display. Questo accade perché ogni schermo ha un proprio gamut e una propria risposta cromatica, che possono differire sensibilmente dallo spazio colore in cui è stata creata l'immagine. Ad esempio, il colore Magenta in AdobeRGB verrà visualizzato in modo diverso su tre monitor con gamut differenti: ![]() Gestione del colore attiva: Quando la gestione del colore è attiva, ogni colore dell'immagine viene prima convertito nello spazio colore di riferimento PCS (Profile Connection Space) e poi adattato al profilo ICC del monitor su cui viene visualizzato. Questo processo assicura che il significato colorimetrico del colore originale venga preservato, anche se il dispositivo di output ha un gamut differente. Riprendendo l'esempio del Magenta in AdobeRGB , la gestione del colore elabora la coordinata attraverso il profilo del monitor, modificando i valori RGB in modo che il colore percepito rimanga invariato, indipendentemente dallo schermo utilizzato: ![]() Grazie a questa compensazione, l'utente percepirà il Magenta corretto su tutti i monitor , indipendentemente dal loro gamut nativo. Questo processo dimostra l'importanza della gestione colore: senza di essa, lo stesso file apparirebbe in modi diversi su ogni schermo, rendendo impossibile un controllo accurato della resa cromatica. Come inserire il monitor nella catena del colore correttamente: Per inserire correttamente un monitor nella gestione del colore è necessario misurarne e controllarne il comportamento cromatico attraverso un processo in tre fasi: calibrazione, caratterizzazione e profilazione . Questo richiede un colorimetro o spettrofotometro e un software dedicato. 1- Calibrazione : in questa fase si regolano i parametri fondamentali del monitor, come luminanza, punto di bianco e TRC . L'obiettivo è stabilire condizioni di lavoro ottimali e ripetibili. Alcuni monitor professionali offrono una calibrazione hardware , che agisce direttamente sulla LUT interna del display, migliorando la precisione. 2- Caratterizzazione : il software misura una serie di patch colore visualizzate sullo schermo e registra come il monitor le riproduce rispetto ai valori attesi. Questa fase serve a mappare il comportamento cromatico del display . 3- Profilazione : i dati raccolti vengono utilizzati per generare un profilo ICC , che descrive il comportamento del monitor e permette al sistema di gestione del colore di compensare eventuali differenze, assicurando una visualizzazione accurata delle immagini. Il profilo ICC viene poi assegnato al sistema operativo. Durante la fase di calibrazione , è necessario prendere alcune decisioni fondamentali in base all'ambito di lavoro, e tra tutti i parametri regolabili, il punto di bianco è il più critico. In teoria, si potrebbe scegliere qualsiasi temperatura colore, ma gli standard internazionali hanno stabilito due riferimenti principali: D65 e D50 . D65 (6500K) è considerato il punto di bianco ideale per fotografi e grafici che si occupano di post-produzione digitale. Questo valore è molto vicino alla luce naturale diurna e risulta essere il più comune nei monitor e nei sistemi operativi. Inoltre, il D65 garantisce un miglior adattamento cromatico dell'osservatore , poiché si armonizza meglio con l'illuminazione ambientale media di uffici e studi fotografici. Per chi lavora con le immagini destinate al web, alla fotografia digitale o alla grafica, il D65 rappresenta la scelta più appropriata. D50 (5000K) è invece lo standard di riferimento nel mondo della prestampa . Questo valore corrisponde alla temperatura colore delle lampade certificate utilizzate per il controllo delle stampe professionali e per la verifica di provini hard-proof nella riproduzione industriale. Poiché un monitor calibrato a D50 apparirà visibilmente più caldo rispetto a uno settato su D65, questa impostazione è consigliata solo a chi lavora direttamente nella gestione colore per la stampa o nella profilazione di dispositivi. Scegliere il punto di bianco corretto è essenziale per garantire che il monitor riproduca i colori in modo coerente rispetto all'ambiente di lavoro e agli standard del settore. Una calibrazione errata potrebbe portare a errori di percezione, con il rischio di produrre immagini troppo fredde o troppo calde rispetto al risultato finale desiderato. Altro parametro da impostare è la TRC (Tone Response Curve) , spesso indicata semplicemente come gamma . Tuttavia, a differenza del punto di bianco, la scelta della gamma ha un impatto meno critico nella gestione del colore, poiché la maggior parte dei software professionali e dei sistemi operativi moderni sono in grado di gestire correttamente le differenze tra le curve di risposta tonale. Esistono due principali opzioni consigliate: Gamma 2.2: è lo standard più diffuso nel mondo digitale e corrisponde grossomodo alla curva tonale nativa della maggior parte dei monitor. L*: è una curva di risposta tonale basata sulla percezione umana, derivata dallo spazio colore CIELAB . È particolarmente utilizzata in ambiti di stampa professionale . In generale, per la maggior parte dei fotografi e dei creatori di contenuti digitali, la scelta più pratica è gamma 2.2 . Nei sistemi in cui la gestione del colore è attiva non farebbe nessuna differenza, dato che la TRC di calibrazione del monitor è compensata. La luminanza , espressa in candele al metro quadro (cd/m²) . Questo valore determina la luminosità dello schermo e deve essere scelto in base all'ambito di lavoro e alle condizioni ambientali. A differenza degli ambienti di riproduzione colorimetrica industriale , dove esistono standard precisi e vincolanti, nel settore della fotografia e della grafica non c'è un valore assoluto di riferimento, ma piuttosto una gamma consigliata che dipende dall'utilizzo specifico: Post-produzione fotografica e grafica digitale: la luminanza ideale varia tra 130 e 110 cd/m² . Questo range offre un buon bilanciamento tra visibilità dei dettagli nelle alte luci e fedeltà nella percezione del contrasto, evitando al tempo stesso un'eccessiva stanchezza visiva. Un valore troppo elevato renderebbe le immagini più brillanti di quanto apparirebbero in stampa o su altri dispositivi, portando a un'elaborazione errata dell'esposizione. Prestampa e proofing: in questi settori si tende a lavorare con valori più bassi, tra 100 e 80 cd/m² , per avvicinarsi alle condizioni di visualizzazione delle stampe sotto illuminazione standardizzata (come le cabine luce D50). Questo aiuta a ridurre le discrepanze tra la resa a monitor e il risultato su carta, evitando di sovraesporre le immagini durante la preparazione del file di stampa. La fase di caratterizzazione è quella in cui si raccolgono i dati necessari per mappare le caratteristiche cromatiche del monitor , creando una relazione tra i valori nativi RGB del pannello e le misurazioni effettuate dallo strumento di calibrazione. Durante questa fase, si esplora come il monitor riproduce i colori, misurando una serie di patch colorate, che rappresentano una gamma più o meno ampia di tonalità. L'obiettivo è ottenere un set di dati che descriva il comportamento del monitor e possa essere utilizzato per correggere le distorsioni cromatiche attraverso un profilo ICC . La quantità di misurazioni da effettuare dipende dal tipo di profilo che si vuole ottenere e dalla precisione desiderata : Profilo a matrice: questo tipo di profilo è più semplice e richiede un numero limitato di misurazioni (tipicamente 100 patch ). La trasformazione che si effettua è lineare, il che consente di gestire bene le transizioni di colore e le gradazioni. I profili a matrice sono sufficienti per molte applicazioni, come la post-produzione fotografica, dove è importante ottenere una corrispondenza cromatica accettabile senza la necessità di una precisione assoluta. La creazione del profilo è rapida e i tempi di misurazione sono relativamente brevi. Profilo a tabella: per un profilo più preciso e dettagliato , si può optare per un profilo a tabella. Questo tipo di profilo richiede una quantità di misurazioni molto superiore, solitamente oltre mille patch , per ottenere una mappatura molto più accurata delle tonalità e dei colori. La qualità finale del profilo dipende fortemente dal set di dati raccolto , quindi un numero maggiore di misurazioni contribuisce a una maggiore precisione. Tuttavia, la creazione di un profilo a tabella comporta tempi di misurazione significativamente più lunghi e un maggiore carico computazionale per elaborare i dati. In sintesi, la fase di caratterizzazione consente di decidere quanto dettaglio si desidera nel profilo del monitor, con una scelta tra velocità e accuratezza . Un buon profilo a matrice è ideale per la maggior parte dei flussi di lavoro, ma un profilo a tabella è preferibile quando è necessaria una resa cromatica estremamente precisa, ad esempio in ambienti di prestampa o per lavori professionali in cui la massima accuratezza del colore è cruciale. La fase di profilazione è l'ultima fase del processo di calibrazione e caratterizzazione del monitor, in cui viene effettivamente calcolato il profilo ICC in base alle informazioni raccolte nelle fasi precedenti. A seconda delle scelte fatte, ovvero se si è optato per un profilo a matrice o a tabella . Questa fase è generalmente trasparente all'utent e, poiché il software di calibrazione si occupa automaticamente di tutto il processo. Dopo aver analizzato le misurazioni raccolte, il software applica la matematica necessaria per costruire la curva di risposta tonale (TRC) e la matrice di trasformazione o la tabella di lookup (LUT), a seconda del tipo di profilo scelto. Inoltre, durante la profilazione, il software aggiungerà automaticamente tutti i tag ICC necessari al funzionamento del profilo. Questi tag contengono informazioni cruciali per il sistema operativo e i programmi di editing, come il punto di bianco , la gamma , la luminanza , e altre caratteristiche che permettono di interpretare correttamente i colori sul monitor. Infine, una volta che il profilo ICC è stato creato, il software provvede a installarlo nel sistema operativo, rendendolo disponibile per l'uso nelle applicazioni di editing e per la gestione del colore a livello di sistema. Da quel momento in poi, ogni applicazione che supporta la gestione del colore utilizzerà il profilo appena creato per garantire che i colori vengano visualizzati correttamente in base alle caratteristiche specifiche del monitor. Strumenti per la misurazione del monitor: Per eseguire una corretta calibrazione e profilazione del monitor , è necessario utilizzare strumenti di misurazione che permettano di rilevare con precisione il comportamento del display. I dispositivi principali utilizzati a questo scopo sono i colorimetri , gli spettrofotometri e gli spettroradiometri , ognuno con caratteristiche specifiche adatte a differenti esigenze. Colorimetri: sono i dispositivi più diffusi per la calibrazione dei monitor. Utilizzano filtri colorati per simulare la percezione visiva umana e misurare i valori RGB emessi dallo schermo. I dati forniti sono colorimetrici , ossia espressi in spazi standard come LAB o XYZ , e sono direttamente utilizzabili nei sistemi di gestione colore ICC. Sono strumenti rapidi, relativamente economici e ideali per la profilazione di display retroilluminati , ma la loro precisione dipende dalla qualità dei filtri interni, che possono degradarsi nel tempo. Spettrofotometri: si passa a un livello più profondo di analisi. Questi strumenti utilizzano una griglia di diffrazione per suddividere la luce nelle diverse lunghezze d'onda, permettendo di misurare non solo il colore percepito (LAB o XYZ), ma anche lo spettro della luce emessa o riflessa . Sono più versatili rispetto ai colorimetri, in quanto possono essere utilizzati non solo per la calibrazione del monitor , ma anche per la profilazione di stampanti e carte fotografiche . Si adattano quindi sia alla fisica della luce in riflessione che in quella della fisica a luce emissiva. Spettroradiometri: rappresentano la soluzione più avanzata e precisa per la misurazione del colore, spostandosi completamente su un livello fisico . A differenza dei colorimetri e degli spettrofotometri, che lavorano con modelli colorimetrici o con la riflettanza della luce, gli spettroradiometri analizzano l'emissione luminosa in termini radiometrici , fornendo dati estremamente dettagliati su tutto lo spettro visibile e oltre. Questo li rende strumenti essenziali in ambiti scientifici, cinematografici e industriali , dove è richiesta la massima fedeltà e ripetibilità della misura. Tuttavia, il costo elevato e la complessità d'uso li rendono poco pratici per la maggior parte dei fotografi e grafici. La scelta dello strumento più adatto dipende dalle esigenze dell'utente: un colorimetro di buona qualità è sufficiente per la maggior parte dei fotografi e grafici, mentre uno spettrofotometro è indicato per chi lavora anche con la gestione colore della stampa . Inoltre gli spettrofotometri garantiscono la piena compatibilità con qualsiasi schermo, essendo dispositivi “assoluti” , non necessitano di specifica compatibilità con la tecnologia del pannello da misurare. Gli spettroradiometri restano invece strumenti di nicchia, destinati a chi necessita della massima accuratezza scientifica e di misurazioni spettrometriche complete. Il Metamerismo: Un aspetto fondamentale della gestione del colore è il metamerismo , un fenomeno spesso citato in modo negativo ma che, in realtà, è la base stessa della riproduzione del colore. Per comprenderlo meglio, sfrutteremo le potenzialità delle misure spettrofotometriche , che ci permettono di analizzare in dettaglio la luce emessa da un monitor e confrontarla con standard di riferimento. Il metamerismo da osservatore si verifica quando due sorgenti luminose con spettri di emissione diversi appaiono dello stesso colore a un osservatore umano. Questo accade perché il nostro sistema visivo non percepisce direttamente lo spettro della luce, ma ne integra le componenti attraverso i tre recettori dei colori primari (coni). È grazie a questo fenomeno che possiamo riprodurre fedelmente il colore su monitor, stampe e dispositivi diversi , anche se fisicamente la luce emessa o riflessa da ciascuno ha una composizione spettrale differente. Quando parliamo di calibrare il monitor su un punto di bianco specifico , come D50 , ci riferiamo a un preciso standard CIE , che normalizza gli illuminanti della classe Daylight , riferiti alla luce solare naturale. Tuttavia, è essenziale distinguere tra la natura spettrale dell'illuminante D50 e la sua cromaticità . ![]() Sebbene i due spettri siano completamente diversi , risultano metamerici per l'osservatore standard , producendo la stessa percezione di colore. Tuttavia, questo assunto è valido solo finché l'osservazione non è contemporanea : se si confrontano direttamente una stampa illuminata da una sorgente D50 e un monitor calibrato a D50, possono emergere differenze dovute proprio alla loro diversa natura spettrale. Questo è uno degli aspetti critici nella soft-proofing e nella gestione del colore tra monitor e stampa. ![]() Uniformare due monitor in una postazione di lavoro: Dopo aver compreso la differenza spettrale tra le sorgenti di luce e il fenomeno del metamerismo, affrontiamo un aspetto cruciale per chi lavora con più schermi: l'uniformazione di due monitor nella stessa postazione . Anche se entrambi i monitor vengono calibrati e profilati correttamente, possono comunque presentare differenze visibili dovute a vari fattori, tra cui: Tecnologia del pannello (IPS, OLED, VA, ecc.), che influisce sulla resa cromatica e sull'uniformità dell'illuminazione. Spettro di emissione della retroilluminazione , che può variare tra modelli o persino tra unità dello stesso modello. Livello di invecchiamento del pannello , che modifica la resa dei colori nel tempo. Per ottenere un risultato il più uniforme possibile, è necessario adottare alcuni accorgimenti: 1- Calibrare entrambi i monitor con lo stesso strumento: usare lo stesso colorimetro o spettrofotometro assicura che eventuali variazioni di misura siano costanti su entrambi i dispositivi. 2- Impostare lo stesso punto di bianco e la stessa luminanza: se un monitor è più “freddo” dell'altro, bisogna allinearli a un valore comune, tipicamente D65 per la fotografia o D50 per la prestampa . La luminanza dovrebbe essere identica per evitare percezioni diverse tra uno schermo e l'altro. 3- Scegliere la stessa curva di risposta tonale (gamma): per evitare che le transizioni tonali appaiano diverse tra i due schermi. 4- Verificare l'uniformità spaziale del pannello: alcuni monitor professionali permettono di compensare variazioni di luminosità tra il centro e i bordi. 5- Considerare la differenza spettrale: se uno dei due monitor ha uno spettro di emissione molto diverso, si potrebbe percepire una variazione di colore anche se i valori numerici sono identici. In questo caso, potrebbe essere utile un monitor con spettro più vicino agli standard di riferimento. Infine, se i due monitor sono molto diversi per tecnologia e spettro , ottenere una perfetta corrispondenza può non essere possibile. In questi casi, è consigliabile scegliere un monitor principale per il lavoro critico sul colore e usare l'altro solo per strumenti di supporto, come pannelli di controllo o anteprime non color-critical. Per comprendere in modo pratico le difficoltà di uniformare due monitor con caratteristiche diverse, prendiamo come esempio la calibrazione di un Eizo in D50 confrontata con quella di un MacBook Pro XDR in modalità Photography D65 P3 : ![]() La diversità degli stati di calibrazione si evince chiaramente dalla distribuzione spettrale del bianco, inoltre sono diversi anche i livelli di luminanza. Ho deciso di allineare l'Eizo al MacBook Pro XDR anziché fare il contrario. Questa scelta è stata fatta per diverse ragioni, tutte legate alla maggior versatilità e precisione che la calibrazione hardware avanzata dell'Eizo offre rispetto al MacBook Pro XDR. Vediamone il risultato dopo aver allineato il punto di bianco, la luminanza e la TRC: ![]() Dopo aver allineato i due monitor, ho osservato che lo spettro di entrambi i dispositivi si è fatto molto più simile , quasi sovrapponibile . Questo non significa solo che la cromaticità del bianco dei due monitor è ora la medesima, ma anche che lo stimolo spettrale che raggiunge i miei occhi è sostanzialmente simile. Cosa Implica Questa Somiglianza Spettrale? Quando si allineano due monitor in questo modo, la coerenza visiva tra i dispositivi aumenta notevolmente, il che facilita una uniformità di visione molto più precisa. La percezione del colore diventa omogenea tra i due schermi, riducendo le differenze evidenti che si potrebbero notare durante il lavoro di post-produzione. Questo rende l'ambiente di lavoro coerente e predicibile , poiché il colore visualizzato su uno dei monitor può essere considerato come rappresentativo anche sull'altro. In questo caso specifico, possiamo affermare che la tecnologia dei due monitor è sufficientemente simile, il che ha contribuito a ottenere un risultato soddisfacente. La calibrazione hardware avanzata dell'Eizo, combinata con la tecnologia di alta qualità del MacBook Pro XDR, ha portato a una convergenza dei colori e dello spettro che rende questi dispositivi compatibili tra loro. Un Vantaggio della Tecnologia Moderna Siamo stati fortunati che, nonostante le differenze tecnologiche tra i due dispositivi, la calibrazione abbia portato a uno spettro quasi identico . Questo non è sempre il caso, poiché alcune tecnologie di monitor possono comportarsi in modo molto diverso, a seconda delle specifiche del pannello, delle tecniche di retroilluminazione e dei livelli di precisione nella calibrazione. L'ambiente che ci circonda: Un aspetto spesso trascurato nella gestione del colore è la coerenza tra la luce ambientale e la natura spettrale della luce emessa dal monitor . Se l'ambiente in cui si lavora è illuminato da una sorgente di luce con caratteristiche spettrali molto diverse da quelle del monitor, l'osservatore potrebbe percepire i colori in modo alterato a causa di un adattamento cromatico errato . Per esempio, se si utilizza un monitor calibrato su un punto di bianco D65 (tipico per la fotografia e il web) ma la stanza è illuminata con lampade a incandescenza tendenti al giallo caldo, il cervello dell'osservatore tenderà ad adattarsi alla luce della stanza, facendo apparire il monitor più freddo di quanto sia realmente. Al contrario, se si lavora con un monitor calibrato in D50 (standard per la prestampa) ma l'illuminazione ambientale è una luce bianca fredda da ufficio (6500K o superiore), la visione potrebbe risultare innaturale e incoerente. Per ottenere una percezione cromatica stabile , è quindi essenziale che la luce ambientale sia in armonia con la calibrazione del monitor . Nel mio caso ho fatto di necessità virtù e ho cercato di calibrare le luci nella mia stanza in modo che la cromaticità corrispondesse il più possibile a quella di calibrazione del mio monitor (D50). Questo il risultato: ![]() Lo spettro è diverso da quello del mio monitor, ma è normale che lo spettro di illuminazione di un ambiente presenti delle differenze. Tuttavia, il CCT è praticamente perfetto e l'indice Ra è di buon livello. Questo non solo favorisce un migliore adattamento cromatico, ma contribuisce anche a ridurre lo stress visivo, migliorando il comfort durante le sessioni di lavoro prolungate. Beh, spero sia stato utile ![]() That's all Folks! (per ora) 34 commenti, 2187 visite - Leggi/Rispondi ![]() in Fotocamere, Accessori e Fotoritocco il 11 Settembre 2024, 17:13 Ciao a tutti ![]() Cobalt sta per cambiare veste grafica con un nuovo sito (e nuovi prodotti). Vorremmo avere foto più belle. E dove chiedere se non nel luogo dove tutto è iniziato? Sarebbe bello poter sfoggiare qualche bella foto di fotografi italiani sulla nostra piattaforma. Per tutti quelli che vorranno contribuire, oltre alla nostra infinita gratitudine, saremmo più che orgogliosi di evidenziare il nome del fotografo in ogni foto. I generi più gettonati saranno: Ritratto, Paesaggistica, Reportage Non dimenticate, i colori saranno fondamentali nella scelta ![]() IMPORTANTE : Ci servono le foto in formato RAW, è indispensabile perché dobbiamo svilupparle con i nostri profili ed emulazioni. Grazie! 12 commenti, 931 visite - Leggi/Rispondi ![]() in Blog il 27 Marzo 2024, 16:32 Salve ragazzi ![]() Oggi apro un post per condividere con il pubblico di Juza un nostro traguardo importante: siamo ufficialmente sull'app store di Apple. La prima App di Cobalt-Image è stata appena approvata. E' stata una lunga corsa e adesso che finalmente è pronta quasi non ci credo. Quindi, prima di andarmi ad ubriacare con il succo d'ananas (so astemio), vi rendo partecipi del grande evento. E sono felice di farlo qui, dove tutto è iniziato quasi per gioco. L'idea dell'app era un sogno remoto quando abbiamo iniziato a parlarne, sembrava quasi fantascienza. Poi però abbiamo iniziato a lavorarci e durante l'ultimo anno ci abbiamo sudato sopra. Volevamo portare le nostre emulazioni anche nel mondo mobile e l'universo Apple era la scelta più congeniale. Ma come realizzarla? Potevamo prendere una SDK per trattare le immagini e poi appiccicarci le nostre Lut, ma non sarebbe stato abbastanza, non sarebbe stato da Cobalt. Per questo abbiamo pensato a una struttura di sviluppo capace di coniugare la fotografia computazionale avanzata di Apple con i sui file HEIC unita alla nostra esperienza nella colorimetria e trattamento delle immagini. Volevamo un programma che non solo potesse applicare delle Lut, con controlli basici, ma un vero editor, in grado di fare cose evolute come nessun altro. Il risultato è stata la pipeline Cobalt. Vi mostro lo schema logico (immagini forti ![]() ![]() Per molti di voi l'immagine non dirà molto, quindi qualche nota da nerd è d'obbligo. Il primo nodo interessante nella pipeline è l'OKLab; che cosa è esattamente? Come il nome suggerisce è un Lab, ma totalmente nuovo rispetto al comune CIELAB che tutti conosciamo; quello che esiste anche in Photoshop per intendersi. L'OKLab è un modello di color appareance che risolve due dei nodi cruciali che CIELAB lasciava irrisolti; l'uniformità percettiva e il blending dei colori con crosstalk. Il CIELAB, risalente al 1976, prometteva di essere un modello percettivamente uniforme, ma, per chi ha seguito le puntate del magico mondo della colorimetria, fallì il compito e ancora oggi stiamo affinando la formula per il calcolo del DeltaE in uno spazio che percettivamente uniforme non lo è manco per il cacchio. CIELab: ![]() OKLab: ![]() OKLab riesce a predirre con grande accuratezza gli atributi di colore come lightness, chroma e hue ed è perfettamente ortogonale come spazio; ossia separa la componente lightness dalla chroma, senza contaminazioni. La morfologia dello spazio consente anche un blending dei colori senza errori; cosa che su CIELab non veniva proprio benissimo... e sui blu era un disastro: ![]() Addio cieli insomma. Che ruolo ha OKLab nella nostra pipeline? Quello del bilanciamento del bianco. Esatto, anche se stiamo parlando di file HEIC o Jpg la nostra pipeline consente una capacità di manovra sul WB che in molti casi non vi farà rimpiangere il RAW. Infatti l'asse a – green/red rappresenta la tinta, mentre l'asse b – blue/yellow rappresenta la temperatura. E nella nostra app potrete gestire il WB a vostro piacimento, in modo manuale oppure con il picker: ![]() Prima: ![]() Dopo: ![]() Con un semplice click Potevamo fermarci qui, ma volevamo stupirvi. Dopo il WB la palla passa al re dei modelli di color appareance, il CIECAM16. Il più moderno e perfezionato modello di color appareance attualmente disponibile (e anche il più rognoso ovviamente). Che ruolo gioca il CIECAM16 nella nostra pipeline? E' in questo modello che avvengono le trasformazioni di Brightness, Contrast e Saturation. Ogni trasformazione ha la sua specifica coordinata e questo consente di isolare quello specifico attributo del colore, soltanto quello. Potrete cambiare l'esposizione senza veder degradare i colori, aggiungere contrasto senza introdurre over saturazione o shift e giocare con la saturazione senza devastare l'immagine... o anche azzerarla e avere un bianco e nero scientificamente corretto. E poi uno dei nostri piatti forti, la curva Luma. Ci sono molti modi di implementare una curva Luma, perché di fatto non c'è un riferimento a un modello specifico o normativa. Una curva Luma può essere basata sull'asse L* di CIELAB, su Y di xyY, su H di HSV, ecc ecc... che sono però quasi tutti dei modelli con predettività assai scarsa e uniformità che va dallo scarso allo schifo. La nostra Luma è la coordinata J (Lightness) di CIECAM16, la migliore. E ci potrete giocare così: www.cobalt-image.com/wp-content/uploads/2024/03/Untitled.mp4 Come nemmeno su Lightroom. Finita qui? No no.. ci sono anche le curve RGB; queste implementate nel miglior spazio RGB, il ProPhoto. Ed è in questo spazio che vengono applicate le nostre Lut di emulazione. Più altre chicche... Ad esempio, quando si sceglie l'editing in bianco e nero la prima proposta di conversione non è data da un semplice algoritmo basico. Ad entrare in gioco è una Lut di conversione derivata dal modello CIE luminous efficiency, una sorta di osservatore standard monocromatico. ![]() Per derivare questa speciale lut ho impiegato un set di campioni spettrali artificiali distribuiti nel gamut di ProPhoto: ![]() I campioni vengono integrati sull'illuminante D50 e poi processati sul modello CIE luminous efficiency. Si tratta di 15,625 patch... quindi è abbastanza preciso ![]() E tutto questo solo per la conversione BW semplice e gratuita. Come ciliegina finale, per l'editing a colori, è presente anche una Lut di compressione. In questo modo sarete sicuri che nel vostro output in P3 Display non saranno presenti fuori gamut fastidiosi a rovinarvi le foto: ![]() Insomma... spero vi piacerà ![]() La trovate sull'app store ovviamente : apps.apple.com/us/app/cobalt-image/id6445825171 Fateci sapere poi, i feedback di chi vorrà provarla saranno preziosi per noi. 15 commenti, 739 visite - Leggi/Rispondi ![]() in Fotocamere, Accessori e Fotoritocco il 27 Gennaio 2024, 19:13 Salve ragazzi In una ottica di miglioramento ed espansione della nostra offerta stiamo cercando delle fotocamere da emulare. Per farlo abbiamo bisogno di poter scattare un target nel mio piccolo laboratorio. Cerchiamo quindi fotografi e amatori coraggiosi, disposti a inviarci i loro amati tesori e a separarsi da essi per qualche giorno. Ovviamente le spese di spedizione sarebbero a carico nostro (e vorrei ben vedere) e saremmo più che felici di ricompensare chiunque vorrà contribuire con due pacchetti base e una emulazione a scelta. Per il momento cerchiamo i seguenti modelli: Canon R5 Canon R3 Nikon Z8 Nikon Z9 Nikon ZF Hasselblad X2D 100C Hasselblad X1D II 50C Grazie a chiunque vorrà contribuire ![]() 48 commenti, 3925 visite - Leggi/Rispondi ![]() in Fotocamere, Accessori e Fotoritocco il 27 Maggio 2023, 19:58 Tempo fa io e Giuseppe abbiamo pensato di migliorare le nostre emulazioni di pellicole e ci siamo messi a progettare l'impresa. Il primo scoglio era ovviamente la reperibilità del materiale, che per alcune pellicole ormai scarseggia. Giuseppe è riuscito a rintracciare molti rulli ottimamente conservati di molte pellicole, Fuji, Kodak, Ilford... Ma dove esporle? Ci serviva uno studio con l'esperienza necessaria, maturata in decenni di analogico; e lo abbiamo trovato a Firenze. Per catturare quante più informazioni abbiamo usato un particolare target di 999 patch in un ambiente calibrato. Le condizioni di luce erano critiche, ma siamo riusciti ad avere un Ra praticamente perfetto: ![]() Dopo aver scattato per due interi giorni abbiamo inviato il tutto a Bologna, dove uno dei pochi service seri ci ha fornito i negativi sviluppati rispettando i vari processi di sviluppo. A questo punto ci siamo fatti carico internamente della digitalizzazione, per una acquisizione il più possibile precisa del colore originale. ![]() Profilato lo scanner con target IT8.2 trasmissive e scansioni wet con liquido specifico KAMI SXL2001 (per fortuna non ho preso fuoco visto che è altamente infiammabile ![]() ![]() E alla fine... il calcolo delle lut, che mi ha impegnato per giorni e giorni. Ma ne è valsa la pena. ![]() Fuji Pro400H ![]() Kodak Portra800 ![]() Fuji Superia400 E altre arriveranno.... che ne dite? 224 commenti, 13851 visite - Leggi/Rispondi ![]() in Computer, Schermi, Tecnologia il 09 Ottobre 2022, 22:07 Chiedo consiglio a chi è più esperto e preparato di me. Sto ultimamente pensando di rispolverare la voglia di scrutare il cielo. Magari per fare anche qualche foto. Ho posseduto tanti anni fa un telescopio della Meade con cui mi sono divertito, ma al tempo l'astro-fotografia era molto più complessa e costava una legnata. Quindi pensavo.. magari un 8" di apertura, configurazione Schmidt-Cassegrain, roba buona con tracker e possibilità di adattare la Monochrom per degli scatti. Quindi ditemi voi, quanto male mi dovrei fare? ![]() 50 commenti, 2314 visite - Leggi/Rispondi ![]() in Fotocamere, Accessori e Fotoritocco il 21 Gennaio 2022, 16:57 Confesso di aver ceduto al demone che da anni sedeva sulla mia spalla sinistra, sussurrandomi desideri folli. In un raptus notturno ho ordinato la M10 Monochrom. Alla conferma dell'ordine la carta di credito ha lanciato un rantolo e poi è morta. L'ho quindi deposta in una scatola di cartone, insieme a qualche fattura, per tenergli compagnia e poi l'ho seppellita in giardino, scavando la nuda terra con occhi rigati da lacrime amare. Oggi, a sorpresa, è arrivata sua teutonica maestà, in anticipo di tre giorni. In concomitanza è arrivata anche l'ottica, la mia prima per Leica, un 28mm f/2 Voigtlander. Confesso che incute un certo timore, nera, severa. Giurerei di aver sentito sibilare un certo "Pagliaccio italiano...dov'è tuo mandolino?". Però che dire, fascino ha fascino. Sembra un fossile tecnologico; qualcosa di dimenticato, di antico lignaggio. Quella nobiltà che non vuole arrendersi alla verità del calendario. ![]() Nei prossimi giorni mi divertirò a fare figure barbine, a illudermi di essere un fotografo vero, ma soprattutto a divertirmi come uno scemo. L'impronta, così dai primi test, sembra diversa sia dalla CCD che dalla Type246, come mi aspettavo. Ma farò test più approfonditi e vi terrò informati. Giusto due scatti per provarla: ![]() ![]() Interessante notare che di default viene aggiunta una curva di contrasto nel pannello di sviluppo, che può essere rimossa. Mentre la classica curva ACR rimane codificata internamente e impossibile da rimuovere... niente file lineare (almeno su Adobe). E niente, son felice. Povero e felice (maledetti loro che tranvata). 113 commenti, 10721 visite - Leggi/Rispondi ![]() in Tema Libero il 02 Settembre 2021, 2:10 Siccome sono ignorante come una zucca in merito di audio; chiedo a chi ne sa più di me. Mi balena per la mente di affiancare un sistema audio decente al mio pc, in modo da non tenere sempre le cuffie mentre lavoro. L'idea sarebbe sfruttare la mia attuale scheda audio Xonar Phoebus (che non dovrebbe essere male), aggiungendo due buone casse e relativo amplificatore. Senza spendere un patrimonio ovviamente. Il punto è: quali casse, quale amplificatore? So che le soluzioni possono essere milioni. Siate clementi con la mia ignoranza ![]() Grazie per ogni consiglio che potrete darmi. 58 commenti, 2026 visite - Leggi/Rispondi ![]() in Fotocamere, Accessori e Fotoritocco il 04 Febbraio 2021, 22:57 Ho pensato di parlare un attimo dei colori dei sensori, esulando però dalla fase di caratterizzazione. Quindi niente profili questa volta, solo i sensori, con le loro capacità grezze nell'identificare i colori. Così tanto per rispondere alla curiosità di come i sensori se la cavino in autonomia. Idealmente in queste prove la catena di sviluppo si interrompe dopo : Linearizzazione -> Bilanciamento del bianco La metodologia: il campione di test è una immagine multispettrale del ColorChecker SG, matematicamente sviluppata sulle curve ssf di una Canon 5dmk2 e di una Sony A7r2, più un riferimento sotto l'osservatore standard 2010 10°, il migliore che oggi abbiamo per la definizione del colore. Le immagini ricavate sono, per comodità, riportate a uno spazio ProPhoto e integrate nell'esposizione. Cosa è una immagine multi spettrale? Si tratta in pratica di un file, o raccolta di file, che definiscono una immagine con i dati spettrali degli oggetti presenti in scena. Quindi, invece dei soliti dati RGB, nell'immagine multi spettrale sono riportati, per ogni pixel, i dati di assorbimento spettrale. L'immagine multi spettrale dell'SG che ho costruito è formata da 36 tiff monocromatici, una foto per ogni 10nm di spettro, da 380 a 730. Una cosa così: ![]() Solo che il valore del singolo pixel non rappresenta un "grigio", ma una misura della sezione spettrale. E ora veniamo ai confronti.. Per D65: ![]() Per StdA: ![]() Per F2: ![]() Come vedete sono molto simili; magari più di quanto ci si potesse aspettare. Questo perché pur essendo sensori usciti in tempi diversi e con diverse filosofie progettuali, il loro compito è il medesimo. E la famosa color science è sempre la stessa per tutti. Ma alla fine chi fa meglio? Chi si avvicina di più già prima della fase di caratterizzazione? Canon, in ordine da sinistra a destra D65, StdA, F2: ![]() ![]() Sony, in ordine da sinistra a destra D65, StdA, F2: ![]() ![]() In questi tre illuminanti il sensore Sony ha una performance grezza migliore. Ma considerato il tempo che separa questi due modelli credo che non ci sia nulla di strano. Potremmo anche estendere il set di prove ad altri illuminanti e magari vedere la Canon prendersi una rivincita (me ne dubito). Per concludere: i problemi sono gli stessi per tutti e l'ingegnerizzazione di un sensore deve sempre fare i conti con la fisica e la scienza del colore; che quelle sono, c'è poco da farci. Entrambi i sensori fanno un eccellente lavoro, fornendo al raw converter informazioni già approssimamene corrette. Idealmente starebbe poi al profilo colmare il gap tra il dato grezzo e il riferimento reale e questo, come già ampiamente dibattuto, è una cosa spesso e volentieri del tutto evitata. 14 commenti, 1211 visite - Leggi/Rispondi ![]() in Fotocamere, Accessori e Fotoritocco il 24 Gennaio 2021, 22:33 La Kodak ha fatto la storia della fotografia, ha raccontato per immagini i decenni del '900. Dalla quotidianità delle vacanze alla guerra mondiale, le rivoluzioni del'68 e il Vietnam. Ci ha portato immagini da tutto il mondo quando Internet ancora non era nemmeno immaginato. Ha formato l'immaginario collettivo di quasi ogni fotografo o appassionato; anche di chi, come me da ragazzino, non sapeva che cosa era e come funzionasse una pellicola. Non ho mai scattato una foto con il Kodachrome, eppure quei colori sono lì, nella mia testa. Un ricordo latente che fa a pugni con il nuovo digitale, più preciso, più comodo, più economico e veloce, più tante cose... ma anche meno evocativo. Il Kodachrome si è spento nel 2010; se ne è andato in punta di piedi, quasi a togliere il disturbo dal nuovo mondo dominato dai cellulari e dalla fotografia di massa. Dietro di se ha lasciato il mito, la storia e anche il mistero. Il mistero di come gli alchimisti di Rochester avessero potuto concepire quella pellicola e il processo K14. Adesso, dopo anni di tarlo nel cervello, Cobalt si impegna nella riscoperta del Kodachrome, nella sua ultima incarnazione, il Last Roll. Nome quanto mai azzeccato per esprimere la nostalgia di un tempo che è passato. La ricerca non è facile, è durata tanto e forse solo adesso possiamo dire di essere sulla strada buona. Il Last Roll, da Kodak a Cobalt, dall'analogico al digitale: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() e non ci fermeremo qui... www.cobalt-image.com 219 commenti, 13274 visite - Leggi/Rispondi ![]() in Fotocamere, Accessori e Fotoritocco il 24 Dicembre 2020, 16:30 Giusto in tempo per il natale ![]() Sono felice di annunciare la versione 2.1 dei profili di base e del pacchetto Smart. Le novità, per i profili di base, riguardano il profilo Repro DNG. La LookTable è stata ridisegnata per avere una maggiore qualità sul roll-off delle alte luci e una migliore separazione del segnale una volta aggiunto il contrasto. Per C1 invece on cambia nulla ![]() Per il pacchetto Smart, a grande richiesta, torna il profilo Pure. Completamente ridisegnato. Come sempre, l'upgrade è gratuito per tutti quelli che già possiedono la v2.0. Per ricevere la nuova versione mandatemi una mail a raamiel@hotmail.com (non messaggi privati qui sul forum per favore). Non mi dilungo in altre spiegazioni o presentazioni... perché se no che senso ha avere un sito? ---> www.cobalt-image.com Buon natale gente ![]() E visto che siamo generosi... un bel coupon di risparmio per tutti gli amici di Juza forum. -->> FORUMWELCOME2020! <<-- Inserite questo per avere un 20% di sconto. Da usare per un singolo carrello, composto anche da più elementi, entro il 10 Gennaio 2021. E speriamo che il nuovo anno inizio meglio per tutti ![]() 141 commenti, 17038 visite - Leggi/Rispondi ![]() in Fotocamere, Accessori e Fotoritocco il 11 Settembre 2020, 17:24 So che in molti lo aspettavano ![]() Il pacchetto di emulazione Fuji si rinnova e si espande. L'architettura dei profili è stata rifatta da zero, per renderli ancora più fedeli e resilienti alle varie condizioni di luce. Adesso il pacchetto comprende l'emulazione della GFX100, della X-Pro2 e della X-T3. Sono stati aggiunti anche i nuovi profili Eterna, Classic Neg e Bleach Bypass. Tutti i nuovi profili sono di tipo modulare e si agganciano allo specifico Cobalt Modular; sono strutturati come LookTable e l'intensità è regolabile da 0 a 100% (tranne che per gli Acros ovviamente). L'architettura modulare ha permesso di offrire il color grading Fuji per tutti, con il non trascurabile fatto che l'emulazione è tecnicamente più valida dello stesso originale. I profili "Camera" di Fuji che potete trovare in Lightroom e CameraRAW sono infatti a singolo illuminante e la peculiare (e povera) architettura comporta seri problemi. La scomposizione della fase di caratterizzazione pre e post controlli utente ha effetti disastrosi se toccate alcuni slider. Un esempio del problema con un raw di una X-T3: Velvia come da profili "Camera": ![]() Velvia emulazione Cobalt: ![]() Il color grading è lo stesso in sostanza, ma a far sminchiare il primo esempio è l'architettura del profilo. Singolo illuminante e stadio di colorimetria parzialmente deputato alla LookTable. Quando tocchi qualcosa i colori vanno a pallino... E adesso un bel video di presentazione del nuovo pacchetto Fuji 2.1: La nuova versione è gratuita per tutti quelli che hanno un pacchetto Fuji 2.0. Gli altri... beh quelli pagano, che credevate. ![]() Al solito, e-mail a raamiel@hotmail.com (per favore non messaggi privati qui sul forum, aiutatemi a non far macello) 27 commenti, 3235 visite - Leggi/Rispondi | 10273 messaggi, 31 foto Invia Messaggio Privato Aggiungi Amico Raamiel ha ricevuto 298486 visite, 952 mi piace Registrato su JuzaPhoto il 29 Aprile 2012 |
Possa la Bellezza Essere Ovunque Attorno a Me