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| sent on July 24, 2021 (15:04) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Dear Roberto, This monochrome version, although for the evident mastery of compositional execution, fascinates me even more than the previous ones for the elegance of atmosphere that it returns; my most vivid and sincere congratulations ... what were the "reasons" that, illo tempore, induced the municipal administration of Milan to demolition? A kind greeting.
As estimate, Ben-G Gentile Roberto, Questa versione monocromatica, ancorchè per la palese magistralitá d'esecuzione compositiva, mi affascina ancor piú delle precedenti per l'eleganza d'atmosfera che restituisce; i miei piú vivi e sinceri complimenti [ ... ] ... quali furono le "motivazioni" che, illo tempore, indussero l'amministrazione comunale di Milano alla demolizione ? Un gentile saluto. Con stima, Ben-G |
| sent on July 24, 2021 (16:10) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Grazie gentile Ben-G. Gianni Berengo Gardin che, come certamente sai, fotografa esclusivamente in bianco e nero, giudica il colore "un elemento di disturbo". Io non sarei sempre così drastico, ma in questo caso gli do ragione. Nella fotografia di architettura, con il B&N viene dato risalto agli elementi strutturali ecompositivi, agli spazi e alle proporzioni. Per contro il colore veicola informazioni sui materiali e i rivestimenti. Ma, in questo caso, il Teatro Continuo è costituito solo da elementi monocromatici: Il grigio del cemento a vista; il bianco e il nero dei sei monoliti (ho il sospetto che l'idea dei monoliti neri gli sia venuta da 2001 di Kubrick). In considerazione di ciò, il colore non comunica informazioni importanti. En passant, qui ne ho ricavata una versione con un taglio differente (la motivazione è nella didascalia): www.juzaphoto.com/galleria.php?t=4000352&l=it Riguardo alla demolizione del Teatro Continuo, ho trovato questa intervista all'ex sindaco Pillitteri: milano.repubblica.it/cronaca/2014/10/03/news/paolo_pillitteri_il_teatr Evito qualsiasi commento che, trattando di quel signore, sarebbe come sparare sulla croce rossa. Ricambio il gentile sauto e la stima. Roberto P |
| sent on July 27, 2021 (16:44) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Gentile Roberto, immagino ... ,su quel "plateau", un abaco di possibili e molteplici variazioni/ relazioni paratattiche nelle giaciture dei setti ... si da costituire differenti "spazi" coperti da una lama e d'un involucro-pelle immateriale, declinazioni indebite d'una Farnsworth House ... ciascuna quasi... come dire... di testimonianza d'una particolar scena, o, se si vuole, d'una "Variazione sul Tema"... Ciascuna variazione quale ... accidente d'un racconto abitativo ... sia pur esso urbano ... Sul rapporto colore-materia ora pur mi interrogo fra il candore della Farnsworth H. e la ricercatezza "elitaria" dei setti (e dei pilastri) nel padiglione barcellonese ... e, con maggior respiro rispetto ad un linguaggio bauhaus-De Stijl, fra l'opera d'un Valerio Olgiati e quella di Louis Barragan... rappresentazione, messa in scena, dello spazio, quindi comunicazione dell'Architettura e Sua dinamica essenza (anarchetipa?!) secondo una possibile (plausibile? ...) coerenza fra materia - tettonica e linguaggio ... gentile Roberto ... in ogni caso mi pare che di certo fatalmente aleggi l'Analogon di Rossiana memoria, che non si possa per esso rifuggire da una precisa cultura dell' Architettura e della Cittá, direi ... , per mia ostinata ingenuitá, ad una dimensione identitaria e pluralista ... Circa la demolizione, ... mi sovviene, tralasciando "la firmitas perduta" ( od il mito della leggerezza), l'iniziale scambio d'un dialogo fra due maestri: Gardin e Piano; Piano confessa da subito la fortuna di lavoro di Gardin, riferendola alla congenita "eternitá della Fotografia" ed avanzando dunque l'ineluttabile precarietá dell'Architettura ... Ma... in che misura possono queste due categorie generalmente stabilirsi se riferite al solo cospetto d'una "facile" dimensione materiale ? Credo sia piuttosto, questa dell'esser ancora in vita, o della precarietá del'Architettura, una questione anzitutto culturale ove la costante e rinnovata attualitá sono da ricercarsi instancabilmente nell'Etica e quindi nella Politica, pur quando, per altre ragioni, si riconosca agli edifici (Moneo docet) la loro "solitudine". Questo puó dirsi anche riguardo alle culture orientali ove la demolizione, da tempo immemore, veste gli abiti d'una conseguente ed incessante ricostruzione, nonostante le parallele piaghe della globalizzazione. divisare.com/projects/376075-ludwig-mies-van-der-rohe-cemal-emden-farn divisare.com/projects/395780-ludwig-mies-van-der-rohe-cemal-emden-barc divisare.com/projects/17013-valerio-olgiati-atelier-bardill www.polpettas.com/it/luis-barragan-beautiful-architecture/ divisare.com/books/70-la-solitudine-degli-edifici-rafael-moneo www.academia.edu/20058309/Alberto_Burri_s_Teatro_Continuo_ENG_ Felice serata, Ben Ps. I links non sono ovviamente indirizzati a Te ... (che sai ... ), bensí a quanti eventualmente desidereranno, pazientemente, e non senza una buona dose di curiositá, procedere ad ulteriori indagini ... |
| sent on July 27, 2021 (17:47) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Gentile Ben-G La menzione alla Farnsworth House è molto arguta e appropriata. In effetti non penso che le analogie siano casuali. In particolare la piattaforma di cemento e la rampa di accesso; per la verità nella Farnsworth c'è una scala, ma la pendenza è simile... Per l'uso dei setti-monoliti il referente lo vedrei più nel già citato padiglione di Barcellona. Vero che lì sono larghi e bassi, mentre qui sono alti e stretti; del resto a Barcellona vi è una copertura che qui non abbiamo. Ma in fondo i concetti sono simili. Come ho detto, sono convinto che tali analogie non siano casuali. Alberto Burri ha qui realizzato qualcosa di insolito per lui, a cavallo tra scultura e architettura. Non è la sola occasione in cui l'ha fatto: un'altra è stato il "Grande Cretto" di Gibellina; in cui tuttavia il sito (quindi il genius loci) e la scala dimensionale erano completamente differenti; e in effetti ha scelto un linguaggio che appunto richiamava i suioi "Cretti"; mentre a Milano ha optato per una rigorosa configurazione geometrica ortogonale e, dato il suo spessore intellettuale, diamo per scontato che conoscesse molto bene l'opera di Mies e che ne abbia fatta un'esplicita citazione. Quel documentario in cui Piano commenta la fortuna di Gardin l'ho visto un due o tre settimane or sono e penso che abbia centrato il punto. Chiaramente nelle Culture Orientali Tradizionali (ma anche in quelle Occidentali Tradizionali) i nostri concetti di conservazione, restauro, ricostruzione, filologia, documento storico, patrmonio artistico ecc. si pongono in maniera completamente differente; oppure non si pongono. Mi sovviene del Santuario di Ise in Giappone che, ogni 20 anni dal 690 d.C., viene completamente ricostruito seguendo un rigoroso rituale. Felice serata, Roberto |
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