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Lula, Su Battileddu: una Vedova!...

Su Battileddu

Vedi galleria (9 foto)

Lula, Su Battileddu: una Vedova! inviata il 15 Marzo 2019 ore 19:03 da Giosa. 8 commenti, 1885 visite.

a 55mm, 1/125 f/3.5, ISO 400, mano libera.

A Lula, in Sardegna, ogni anno si celebra un Carnevale del tutto particolare, molto distante dalle colorate (e commerciali) mascherate cittadine. Si tratta di un rituale allegorico antichissimo, giunto inalterato fino ai giorni nostri grazie alla tenacia degli abitanti di questo paesino nel salvaguardare le proprie tradizioni. È un Carnevale che non rinnega i lati più oscuri ed apertamente pagani che stanno all'origine di questa festa, incentrato com'è sul sacrificio e sulla crudeltà. Il protagonista del Carnevale lulese è chiamato su Battileddu (o Batiledhu), la “vittima”, che incarna forse proprio Dioniso stesso – dio della natura selvaggia, forza vitale primordiale e incontrollabile. L'uomo che lo interpreta è acconciato in maniera terribile: vestito di pelli di montone, ha il volto coperto di nera fuliggine e il muso sporco di sangue. Sulla sua testa, coperta da un fazzoletto nero da donna, è fissato un mostruoso copricapo cornuto, ulteriormente adornato da uno stomaco di capra. Le pelli, le corna e il viso imbrattato di cenere e sangue sarebbero già abbastanza spaventosi: come non bastasse, su Battileddu porta al collo dei rumorosi campanacci (marrazzos) mentre sotto di essi, sulla pancia, penzola un grosso stomaco di bue che è stato riempito di sangue ed acqua. Per quanto possa incutere timore, su Battileddu è una vittima sacrificale, e la rappresentazione “teatrale” che segue lo mostra molto chiaramente. Il dio folle della natura è stato catturato, e viene trascinato per le strade del villaggio. Il rovesciamento carnascialesco è evidente nei cosiddetti Battileddos Gattias, uomini travestiti da vedove che però indossano dei gambali da maschio: si aggirano intonando lamenti funebri per la vittima, porgendo bambole di pezza alle donne tra la folla affinché le allattino. Ad un certo punto della sfilata, le finte vedove si siedono in cerchio e cominciano a passarsi un pizzicotto l'una con l'altra (spesso dopo aver costretto qualcuno fra il pubblico ad unirsi a loro); la prima a cui sfuggirà una risata sarà costretta a pagare pegno, che normalmente consiste nel versare da bere. In questo chiassoso e sregolato corteo funebre, intanto, su Battileddu continua ad essere pungolato, battuto e strattonato dalle funi di cuoio con cui l'hanno legato i Battileddos Massajos, i custodi del bestiame, uomini vestiti da contadini. È uno spettacolo cruento, al quale nemmeno il pubblico si sottrae: tutti cercano di colpire e di bucare lo stomaco di bue che il dio porta sulla pancia, in modo che il sangue ne sgorghi, fecondando la terra. Quando questo accade, gli spettatori se ne imbrattano il volto. Alla fine, lo stomaco di su Battileddu viene squarciato del tutto, e il dio si accascia nel sangue, sventrato. Si alza un grido: l'an mortu, Deus meu, l'an irgangatu! (“l'hanno ucciso, Dio mio, lo hanno sgozzato!”). Ecco che le vedove intonano nuovi lamenti e mettono in scena un corteo funebre, ma le parole e i gesti delle “pie donne” sono in realtà osceni e scurrili. Nel frattempo un altro capovolgimento ha avuto luogo: due dei “custodi” sono diventati bestie da soma e, aggiogati ad un carro come buoi, l'hanno tirato per le strade durante la rappresentazione. È su questo carro che viene issato il corpo esanime della vittima, per essere esibito alla piazza in alcuni giri trionfali. Ma la finzione viene presto svelata: un bicchiere di vino riporta in vita su Battileddu, e la festa vera e propria può finalmente avere inizio. Questa messa in scena della passione e del cruento sacrificio di su Battileddu si ricollega certamente agli antichi riti agricoli di fecondazione della terra; la cosa davvero curiosa è che la tradizione sarebbe potuta scomparire quando, nella prima metà del '900, venne abbandonata. È ricomparsa soltanto nel 2001, a causa dell'interesse antropologico cresciuto attorno a questa caratteristica figura, nell'ambito dello studio e valorizzazione delle maschere sarde. Ora, il dio impazzito che diviene montone sacrificale è di nuovo tra di noi. Tratto da http://bizzarrobazar.com/2013/11/02/su-battileddu/





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user42139
avatar
inviato il 15 Marzo 2019 ore 19:38

Ottimo ritratto ed interessantissima didascalia. Complimenti

avatarsupporter
inviato il 16 Marzo 2019 ore 9:58

Foto di forte impatto ed ottimamente realizzata, come le altre della serie. Soggetti davvero singolari, in sintonia con quanto scrivi nell'interessante didascalia. Ciao.

avatarsenior
inviato il 16 Marzo 2019 ore 10:03

Complimenti Giosa!

avatarjunior
inviato il 16 Marzo 2019 ore 11:16

stupenda immagine

avatarsenior
inviato il 16 Marzo 2019 ore 12:26

Complimenti per questa galleria e questa immagine....
Ti ringrazio per l'approfondimento, davvero interessante!
Complimenti
Un saluto
Fonzie

avatarsenior
inviato il 16 Marzo 2019 ore 13:21

Grazie dei commenti e per l'apprezzamento!

avatarsenior
inviato il 16 Marzo 2019 ore 23:46

Ottima la forte luce radente, un gran bel ritratto da....paura.Bravo Gio....;-)
ciao stefano

avatarsupporter
inviato il 29 Aprile 2019 ore 15:56

Ritratto alquanto inquietante ma adeguato a quanto descritto in didascalia. Applausi a chi si prodiga nel conservare usi e costumi del posto. Amo la Sardegna come la mia regione. A Lula ci sono stato in bici partendo da Posada, lago di Torpè, salita a S.Anna, traversata fino a Lula e ritorno da Siniscola. Posti dove il tempo si è fermato. Un ricordo indelebile. Congrats Giosa.
bye gios ;-)




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